Il presidente degli industriali reggini, Giuseppe Nucera, premette subito che questa due giorni vuole indicare un percorso, aprire un dialogo su cui imbastire una – giusta – protesta contro il mancato sviluppo. Occorre – dice Nucera – mettere a fuoco quello che si può fare per aiutare a far crescere il territorio: questa regione, dopo 50 anni di regionalismo, è ancora l palo. E la repiutazione è ai minimi termini: come possiamo attrarre investimenti se non si cambia rotta?».
La due giorni di Palazzo Campanella, a Reggio, dal deciso titolo La Calabria che vogliamo, promossa da Confindustria con la collaborazione della Fondazione Mediterranea e l’Università Mediter ranea, ha l’obiettivo di dire a chiare lettere tutto quello che non funziona e perché non funziona. Il rettore della Mediterranea, prof. Marcello Zimbone – come si può ascoltare nell’intervista video a Calabria.Live – ha sottolineato che ci sono le risorse, le intelligenze e le capacità sia per crescere che per attrarre investimenti». Ma, evidentemente, manca una qualsiasi idea di progetto su cui costruire modelli di sviluppo.
E l’amministratore delegato di Invitalia, Domenico Arcuri, un’altra eccellenza calabrese prestata alle istituzioni, nel pomeriggio, in una vivace tavola rotonda coordinata dal giornalista Alessandro Plateroti del Sole 24 Ore, ha ammesso la fallimentare politica che ha segnato questi lunghi anni di improduttività e di totale assenza di progettualità. Ha fatto un esempio molto semplice, ma significativo: dei 48 miliardi (una parte) di fondi UE destinati dal fondo di coesione e sviluppo è stato utilizzato appena il 7% dalle regioni meridionali. Che significa? Che i fondi ci sono, ma non vengono utilizzati per mancanza di competenze e per incapacità operativa di chi governa centralmente, ma soprattutto localmente. Non bastano i soldi per fare impresa, c’è da considerare il tempo necessario per realizzare l’investimento. In questo – sostiene Arcuri – non ci batte nessuno: sono bastati anni per ampliare il canale di Suez (da parte di un’impresa italiana), ne servono il doppio solo per mettere insieme le carte e attendere il nulla osta per procedere in qualsiasi progetto in Italia. Con queste premesse quale sviluppo ci si può attendere? Ma non bisogna essere pessimisti, come racconta Domenico Arcuri a Calabria.Live nell’altra intervista video che proponiamo in queste pagine.
Al mattino si è parlato di regionalismo, con la partecipazione del vicepresidente della Camera Ettore Rosato, del presidente del Consiglio regionale Nicola Irto, del presidente della Fondazione Mediterranea Enzo Vitale e del sindaco di Reggio Giuseppe Falcomatà. Al tavolo anche il prof. Marco Ginanneschi, commercialista e docente della Link Campus University e l’economista Matteo Olivieri. Nel pomeriggio, invece il tema si è spostato su investimenti, infrastrutture e logistica, con la partecipazione del prof. Felice Arena e della sindacalista Rosi Perrone. Quest’ultima ha fatto un infervorato intervento difficilmente non condivisibile sulla mancanza di progettualità ed errato utilizzo delle risorse. Ha concluso, però, sottolineando che lo sciopero nazionale del 22 giugno terrà a Reggio la sua manifestazione, con il preciso intento di richiamare il governo sulle colpevoli disattenzioni nei confronti del Sud.
Domani si parlerà al mattino di agricoltura e turismo e nel pomeriggio di internazionalizzazione. Due dibattiti su temi fondamentali, guardando a crescita e sviluppo. Da seguire. (s)