di SANTO STRATI – Il conto è presto fatto: col centrodestra diviso, senza l’appoggio degli Occhiuto la candidata a presidente della Regione Jole Santelli rischia di non vincere. È una considerazione che diventa difficile non fare se si valutano i pro e i contro di una guerra fratricida che porterebbe a una disfatta sicura. È intervenuto Berlusconi in persona con una lettera che dovrebbe “scatenare la pace” tra gli Occhiuto e la Santelli: la politica, si sa, è l’arte del possibile e gli insulti della sera possono venire dimenticati il mattino dopo. Basta riconoscere di avere sbagliato, quanto meno nella forma, e porgere le dovute scuse. È già successo tra Zingaretti e Mario Oliverio, quando la catastrofe del centrosinistra sembrava più drammatica di quella del centrodestra a proposito delle sfide interne che indebolivano entrambi gli schieramenti. Oliverio ha tenuto duro fino all’ultimo concedendo la “grazia” al PD, previa pubblica ammenda di Zingaretti che si è sperticato di elogi (fatalmente e visibilmente di comodo) per riconoscere l’onore delle armi al suo fiero avversario interno. Il tempo giocava (e gioca) contro, e in amore e in politica – si sa – ogni mezzo è lecito e quello che conta è il risultato.
Senza scomodare Machiavelli che non l’ha mai scritto nel Principe, il fine anche stavolta giustifica i mezzi e l’obiettivo di evitare una catastrofe nello schieramento di centrodestra autorizza qualunque tentativo di “aggiustare” le cose: Mario Occhiuto è stato estromesso (al di là delle sue pendenze giudiziarie su cui può decidere solo la magistratura) per un “capriccio” salviniano, probabilmente per fare un favore ai fratelli Gentile, notoriamente schierati contro il sindaco di Cosenza e la sua “corte”. Anche lui merita l’onore delle armi: ha fatto una bella campagna elettorale, stilato un programma ammirevole (che sarebbe un peccato disperdere), aveva saputo raccogliere tanti consensi e, probabilmente, sarebbe stato un antagonista molto forte contro qualunque candidato. Ma gli conviene continuare a combattere una battaglia in solitaria per levare voti al centro-destra? No, non gli conviene, né conviene a Forza Italia perdere il fratello di Mario, Roberto Occhiuto, giovane e capace vicecapogruppo alla Camera, che con molto orgoglio ha rivendicato la difesa dell’onore politico e del cognome Occhiuto. Quindi? L’intesa è vicina, nella notte che precede la consegna delle liste solo in pochi hanno potuto ascoltare sussurri e grida che delineavano le diverse posizioni pro e contro la battaglia interna di Mario Occhiuto con le sue tre liste, pensando a quando pesano i suoi voti se riversati sulla Santelli.
Berlusconi ha parlato, nella sua lettera, di comprensibile amarezza personale, ma ha invitato caldamente i fratelli Occhiuto a rinunciare «a scelte che avvantaggerebbero solo i nostri avversari». Quanto abbia contato l’invito di Berlusconi nella decisione finale di Mario Occhiuto lo scopriremo nei mesi futuri, ma il debito di riconoscenza non solo di Forza Italia ma di tutto il centrodestra andrà pagato. Berlusconi ha ammesso la sua debolezza ma ha offerto un assortito bouquet di sentito rincrescimento che riconosce la validità e le capacità non solo del sindaco di Cosenza, ma anche del fratello. »Sono convinto – ha scritto il leader azzurro – che, per ragioni diverse, sia Mario che Roberto sarebbero stati ottimi presidenti della Regione Calabria. Purtroppo questo non è stato possibile per ragioni che non dipendono da noi. Tuttavia vi sono dei momenti nei quali un leader deve assumersi responsabilità anche dolorose, nei confronti di amici stimati. In questo caso ho dovuto far prevalere la necessità di tenere unita la coalizione, pensando al bene dell’Italia, di Forza Italia, della coalizione di centro-destra e soprattutto della Calabria, la terra che voi tanto amate. È troppo importante imprimere una svolta, cambiare il futuro di una Regione costretta all’immobilismo da anni di cattiva gestione che hanno trasformato una terra splendida, con una popolazione straordinaria, in una delle zone più profondamente disagiate del nostro Paese».
Gli Occhiuto rappresentano l’ala moderata e se, vogliamo, antisovranista e salviniana, del centro destra. Sarebbe una grandissima cavolata lasciarli andare e, probabilmente, la Santelli – da fine politica – saprà riconquistare il sorriso degli ex sodali con un adeguato posizionamento degli Occhiuto: a Mario – nel caso di vittoria del centro-destra – una vicepresidenza o un assessorato di peso non mancherà; a Roberto dovrebbe toccare il coordinamento regionale di Forza Italia. Anche se in un post dell’altro ieri il giovane deputato cosentino allontanava quasi sdegnato questa ipotesi. Ricordiamoci, però, che le incazzature passano, la realtà politica rimane.
Pippo Callipo, dal canto suo, ha la sua buona parte di affanni. L’industriale vibonese sta facendo un’ottimo lavoro di raccolta del consenso, anche se le sue scelte e le sue esclusioni hanno già cominciato a far venire il mal di pancia a più di un democrat convinto di tornare facilmente in gioco. Callipo, sostenuto anche psicologicamente da Antonino De Masi, l’industriale antimafia suo mentore e primo sostenitore, ha messo in chiaro che farà di testa sua, senza condizionamenti e qualcuno degli ex della Regione mostra qualche palpitazione. «Dietro la composizione delle liste si nascondono ostacoli – ha detto Callipo – ma il mio impegno sarebbe inutile se cedessi anche su solo uno di questi punti». Tradotto in parole povere: non mi interessa quante preferenze porta in dote un aspirante candidato, ma esigo «legalità, trasparenza e rottura con il passato».
La sfida, a questo punto, vede restringersi la rosa dei candidati presidenti: restano a fronteggiarsi Pippo Callipo, Jole Santelli, Francesco Aiello e Carlo Tansi. Le alleanze fino a domani notte si siglano e si rompono in un complicato gioco di specchi capace di far venire giramenti di testa. Quelli che non avranno i calabresi se avranno un’offerta politica chiara da qualsiasi parte essa venga per poter indicare la propria scelta. Ultimo avviso per l’imbarco immediato sabato 28, ore 12: destinazione Germaneto. Gli elettori non disertino le urne: ascoltino tutti, valutino e decidano serenamente. Ne abbiamo bisogno tutti, la Calabria e i calabresi. (s)