di FRANCESCO SAVINO – Domenica scorsa abbiamo iniziato l’Avvento con l’esortazione a vigilare. Nella liturgia della Parola di questa seconda Domenica in attesa del Natale, il profeta Isaia e Giovanni Battista ci indicano come preparare la via al Signore.
Rivolgendosi al popolo, Isaia annuncia la fine dell’esilio in Babilonia e il ritorno a Gerusalemme. Egli dice: “Una voce grida: «Nel deserto preparate la via al Signore […] ogni valle sia innalzata, ogni monte e ogni colle siano abbassati»”. Papa Francesco, commentando questa profezia, ha detto: “Le valli da innalzare rappresentano tutti i vuoti del nostro comportamento davanti a Dio, tutti i nostri peccati di omissione. Un vuoto nella nostra vita può essere il fatto che non preghiamo o preghiamo poco. L’Avvento è allora il momento favorevole per pregare con più intensità, per riservare alla vita spirituale il posto importante che le spetta. Un altro vuoto potrebbe essere la mancanza di carità verso il prossimo, soprattutto verso le persone più bisognose di aiuto non solo materiale, ma anche spirituale. Siamo chiamati ad essere più attenti alle necessità degli altri, più vicini […].I monti e i colli che devono essere abbassati sono l’orgoglio, la superbia, la prepotenza […]. Dobbiamo assumere atteggiamenti di mitezza e di umiltà, senza sgridare, ascoltare, parlare con mitezza e così preparare la venuta del nostro Salvatore, Lui che è mite e umile di cuore (cfr. Mt 11, 29)” (Angelus II Domenica di Avvento 2017) .
Il messaggio del profeta Isaia è consolante perché annuncia che l’esilio è finito; la paura è un brutto ricordo, è giunta la liberazione: è l’ora della gioia. La consolazione e la gioia si compiono e si realizzano concretamente in Colui che è venuto, che viene e che ritornerà: Gesù, Cristo, Figlio di Dio.
L’evangelista Marco apre la sua narrazione dicendo che la bella notizia, il Vangelo è proprio Gesù Cristo. La salvezza è giunta a compimento, l’antico testamento si è completato e Giovanni il Battezzatore conferma la parola profetica di Isaia sulla voce che grida nel deserto (Is 40,3) e quella di Malachia che annuncia un messaggero inviato davanti al Signore (Ml 3, 1). Giovanni Battista rivela la venuta di Gesù, ormai presente nella storia, ma nascosto e non ancora manifestato nella sua identità.
Nel deserto, Giovanni parla, ma la sua voce è un’eco della Parola che grida: “Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri”. Il Battista proclama il battesimo di conversione: “Accorrevano a Lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme”. Egli è sintesi dell’attesa dell’intero Israele e, contemporaneamente, dell’intera umanità.
Giovanni Battista invita alla conversione per la remissione dei peccati: Il Signore non chiede che apriamo una strada davanti a noi e la percorriamo per andare da Lui, ma esattamente il contrario: chiede di sgomberare la strada sulla quale Egli ci raggiunge, viene verso di noi. La strada non è nostra, ma sua, del Signore! Egli ci viene incontro con misericordia e perdono; noi possiamo incontrarlo solo se riconosciamo il nostro peccato. Il peccato è, infatti, contraddizione al Signore, è voltargli le spalle, è rinnegarlo. Noi riconosciamo il nostro peccato con un “cuore spezzato”, con un cuore che si riconosce nella colpa e la confessa. Giovanni Battista vive nell’essenzialità e nella semplificazione, nella sobrietà del cibo e nella povertà del vestire. Egli è presentato nell’umiltà che consente l’incontro con il Signore: il suo ministero è riferito a Colui a cui egli apre la strada, è tutto teso a Gesù. “Egli è il messaggero di fronte al Veniente, la voce di fronte alla Parola, il servo davanti al Signore, colui che battezza con acqua di fronte a colui che battezzerà con lo Spirito Santo” (Luciano Manicardi).
Nel Battista possiamo comprendere come è necessaria la mediazione di un uomo per poter preparare la strada del Signore. Possiamo dire che Giovanni, che precede Gesù e nella cui scia Gesù si porrà, è figura di accompagnamento spirituale.
Il Vangelo di Marco inizia nel deserto dove Giovanni grida e annuncia. Nel deserto, luogo di solitudine e di silenzio, di ascesi e di ritiro, la voce di Giovanni manifesta la sua forza profetica. É lontano dai centri di potere, politico e religioso, che l’annuncio di salvezza acquista la sua forza, la sua limpidezza e la sua autorevolezza. Nel deserto, la Parola, libera da mistificazioni e idolatrie, da luoghi comuni, conformismi e accomodamenti, ci richiama a camminare per incontrare il Signore, che è Colui che è venuto, che viene e che verrà.
Buona Domenica.
+ Francesco Savino
Vescovo di Cassano allo Ionio