;
Terme Luigiane

Il dissesto finanziario per il Comune di Acquappesa potrebbe complicare la questione Terme Luigiane

di FRANCO BARTUCCI – Fare il punto sulle Terme Luigiane, dopo quanto è avvenuto nei giorni scorsi con l’azione forzosa unilaterale adottata dai due sindaci di Acquappesa e Guardia Piemontese, per venire in possesso di quei beni ubicati all’interno del compendio termale di proprietà degli stessi comuni, ed utilizzati dalla Sateca per garantire i servizi termali ai tanti curanti abitudinari degli stabilimenti termali, è alquanto mai necessario alla luce degli eventi verificatisi  in questi ultimi giorni e, soprattutto, con la dichiarazione per il Comune di Acquappesa di dissesto finanziario attuato su richiesta degli organismi di revisori dei conti regionali.

Quest’ultima notizia è stata resa pubblica, attraverso una nota stampa dallo stesso sindaco Francesco Tripicchio, il quale ha tenuto a precisare che, in base all’articolo 244 del testo unico sugli enti locali, con il dissesto finanziario, l’Amministrazione comunale rimane in carica, con il suo sindaco, giunta e consiglio comunale, che assumono l’onere, in questo caso dal 1° gennaio 2020 di ripartire con l’azione amministrativa mediante il cosiddetto bilancio riequilibrato.

Ancora più preciso nella successiva frase: «È stata fatta una scelta di responsabilità, giunta dopo alcuni mesi di riflessione, rispetto alla quale non ci siamo voluti tirare indietro, se non prima di avere avuto la certezza che quasi nulla sarebbe cambiato per i nostri concittadini, sia sotto l’aspetto della pressione fiscale, che per quanto riguarda i servizi. Infatti, gli squilibri strutturali del bilancio, non influiranno in alcun modo sulle tasche degli acquappesani e né sui servizi che il Comune offre loro».

Per il sindaco Tripicchio la situazione di dissesto finanziario per un importo di dieci milioni di euro parte da lontano e cioè dal 1990 se non ancora prima.  «Avremmo potuto iscrivere, in fase di accertamento – puntualizza nella sua dichiarazione il sindaco Tripicchio – il nuovo canone di concessione termale in fase di definizione o altre procedure in entrata in fase di predisposizione, ma non lo abbiamo fatto, proprio perché i bilanci devono essere veritieri».

Esattamente così, le cose debbono essere veritiere e la questione dissesto Terme Luigiane camminano, da oggi in poi, di pari passo e non sembra che quanto è accaduto nei giorni scorsi con l’appropriazione forzosa unilaterale dei beni del compendio termale, utilizzati dalla Sateca per l’erogazione dei servizi curativi sanitari, consentirà al comune di Acquappesa di contare sul canone di concessione termale, essendo tutto bloccato e messo nelle mani della magistratura per l’impugnazione sia del regolamento di distribuzione delle acque termali, che dei comportamenti tenuti dalle due amministrazioni comunali per la vicenda sopra descritta.

Una posizione assunta di acquisizione dei beni senza avere ottenuto un’autorizzazione da parte di un’autorità giudiziaria, e cosa ancora più grave, senza un bene placito ufficiale della Regione Calabria, Ente a cui spetta la proprietà delle acque termali delle Terme Luigiane. Sebbene la legge regionale n.40/2009, che trasforma la concessione da perpetua a temporanea, come la legge n.11 del 27 aprile 2015 e le successive deliberazioni 405/2015, 64/2016, il verbale del 14 gennaio 2019, riconoscono ai due comuni il diritto di concessione delle acque termali e la gestione di un bando per la ricerca di un sub concessionario, a cui affidare il servizio per un tempo previsto massimo, a norma della legge n.152/2006, di quindici anni, prima ancora dell’emanazione del bando stesso, li obbligava all’elaborazione di un crono programma comprendente le fasi ambientale, economico e finanziario per la predisposizione di un progetto tecnico amministrativo, utili alla individuazione di come organizzare un percorso di sviluppo delle Terme Luigiane.

Nulla di questo è stato fatto, se non l’approvazione del regolamento di distribuzione delle acque termali, da parte dei consigli comunali dei due Comuni, con l’opposizione dei consiglieri di minoranza, senza passare dall’attenta valutazione da parte del proprietario delle acque termali, appunto della Regione.

Il dissesto finanziario proclamato, con le Terme Luigiane non funzionanti, in quanto pure sotto vincolo a causa dei processi penali in corso, complica ulteriormente la vicenda per le due amministrazioni comunali, che non avranno né il canone per la concessione e neanche quelle quote finanziarie per le tasse di soggiorno che gli albergatori  dell’area raccoglievano, quanto per i lavoratori e per quel numero abbastanza elevato di curanti, ai quali verrà negato il diritto curativo per la salute, a cui annualmente si sottoponevano.

Alla luce di tutto ciò, sorgono molte domande per il sindaco Tripicchio, che molti lavoratori e curanti si fanno: perché se sapeva dello stato di pre dissesto del suo comune, come anche della disponibilità, da parte della Sateca, di consegnare bonariamente quelle strutture ubicate all’interno del compendio termale di proprietà comunale, ha scelto la forma del prelevamento forzoso unilaterale con danni economici per l’azienda? In una situazione politica locale e regionale debole, con il sindaco ed il consiglio comunale di Guardia Piemontese in decadenza, come anche del consiglio, della giunta regionale e del presidente facente funzioni, non sarebbe stato più conveniente adottare una posizione di maggiore prudenza e saggezza? Se è vero quello che ha detto, e cioè che per gli abitanti del suo comune non cambierà nulla e questo non è vero (basta chiedere a quei cittadini di comuni dissestati), cosa succederà al cosiddetto “bilancio riequilibrato” che dovrebbe partire dal 1° gennaio 2020, nel caso in cui le due amministrazioni comunali verranno condannate per le cause in corso con la Sateca per quanto accaduto nell’acquisizione dei beni nel compendio termale?

La vicenda si è complicata, a meno che le parti si ritrovino responsabilmente ad affrontare il problema in serenità ed in prospettiva, seppellendo l’ascia di guerra, per costruire un futuro di pace e progresso per l’intera area delle Terme Luigiane. Ci vuole un bravo mediatore che sappia riportare la ragione in auge e la lungimiranza progettuale.

Un aiuto potrebbe anche arrivare dall’appello che ha fatto il Presidente di Confindustria Federterme, Massimo Caputi, che ha chiesto al Ministero dello Sviluppo Economico l’attivazione di un tavolo di lavoro per il superamento della crisi. Come non condividere le sue parole, soprattutto ora che per il Comune di Acquappesa è entrato in gioco un dissesto finanziario: «Per noi  è inaccettabile che una delle più importanti aziende termali a livello nazionale possa chiudere i battenti nell’indifferenza generale, soprattutto da parte di quelle istituzioni che dovrebbero avere a cuore la salvaguardia dell’economia e dell’occupazione in territori il cui tessuto produttivo e’ già duramente provato. Confidiamo che il Ministero vorrà convocare il tavolo quanto prima e confermiamo di essere pronti a fare la nostra parte a sostegno di questa importante realtà termale calabrese». (rcs)