di GIUSY STAROPOLI CALAFATI – Chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria! Chi legge avrà vissuto 5000 anni: c’era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l’infinito… perché la lettura è una immortalità all’indietro. (U.E.)
Se la bellezza salverà il mondo, la cultura salverà la Calabria. E come per Ulisse, il più bel viaggio fu il suo ritorno a Itaca, per l’anima, rimane il ritorno intimo alla condizione delle origini. E i libri sono la genesi perfetta, il punto preciso che raccorda l’uomo alla vita. Con essi vi ha nutriti lo spirito e il pensiero. Di essi ha avuto sete e ha avuto fame. E si è dissetato e si è saziato. E con le indicazioni che vi ha trovato nei libri, non si è mai smarrito.
«Vorrei avere tanti libri, per leggerli. Leggerei dalla mattina alla sera, senza mai stancarmi, per imparare e sapere com’è fatto il mondo».
Così scriveva Saverio Strati in Tibi e Tascia, dando voce al piccolo Tibi, che vede nei libri il principale riscatto dell’uomo; la liberazione dai pregiudizi e dalle ideologie, dal disagio sociale e dalla povertà culturale. Libri che per Tibi diventano sconfinamento dell’essere, viaggi di speranza e risarcimento morale e spirituale della povertà dei popoli. La più appagante via d’uscita dalla miseria umana, a cui spesso induce la fragilità di un pensiero che, soggiogato dall’ignoranza, si riscopre incapace di sentirsi libero.
Ecco che dunque il desiderio della conoscenza, viene avvertito dall’uomo come una necessità fisiologica che richiede di essere prontamente va appagata affinché non si tramuti in mancanza di adattamento e dunque in follia.
La Calabria, forse più di altre terre, affonda la sua storia in malloppi di fogli rilegati tra loro, che si chiamano libri. Ed è certamente per questo che ha sempre resistito. Attingendo, al bisogno, a ognuna di quelle pagine. Un esercizio che non ha mai abbandonato e che oggi la vede raggiungere risultati appaganti, con Vibo Valentia, sua più piccola provincia, Capitale italiana del libro.
«Orgogliosamente i primi, orgogliosamente a testa alta in Italia e nel mondo».
Una speranza che tutta la Calabria custodiva da tempo e in segreto dentro al cuore, e la cui sorpresa arriva in picchiata, sfatando ogni pregiudizio e falso mito.
Dopo Tropea, Borgo dei Borghi 2021, tocca a Vibo Valentia. Un podio su cui sale la Calabria intera, e dal quale ci si augura non si scenda mai più.
Mai più ultimi, mai più discriminati, mai più offesi e mai più sofferti.
La Cultura è in Calabria.
15000 km quadrati di argilla con cui Dio fece il suo più grande capolavoro. Che mai potrà andare perduto. Mai, finché a fare la storia di questa terra, terranno alta la testa i libri.
Alla punta della stivale vive un popolo di “calabresi” che ancora ha tutto da scommettere. Che è tutto un crescendo. Sulle tracce della città del Sole di Tommaso Campanella, su quelle di Cassiodoro, di Telesio, di Pitagora, di Gioacchino da Fiore, e quelle folli del vibonese Vincenzo Ammirà.
C’è una sveglia che trilla e forte nella coscienza dei calabresi. E all’adunata si presentano in alta uniforme, desiderosi e desti. «Per la nostra terra» dicono. Ed elevano al cielo una valorosa bandiera.
Se Calabria sale agli onori della cronaca bella, percorrendo le vie della cultura, è perché c’è un esercito di calabresi che non hanno mai smesso di riconoscere in questa terra, la culla della Magna Grecia. Ed è un attimo, dallo sputo schifato, sul nome di Vibo Valentia come ultima provincia italiana, al bacio d’amore sulla sua stessa bocca, che svegliandosi come una principessa, si ritrova più bella che mai, città italiana dei libri. Una fucina di storia, l’antica Monteleone, un covo di onorata cultura, la nuova Vibo Valentia. Una nobile terra, la Calabria.
La post modernità punta sullo sviluppo economico dei luoghi e dei popoli che li abitano. E fa bene. Ma non vi è economia che circoli senza la mente sapiente degli uomini, la cui formazione si deve ai libri. I libri rendono liberi. Insegnano a pensare, ad agire. Danno l’opportunità quanto l’occasione di immaginare, cambiare, modificare. E mettono il singolo in sintonia con il resto del mondo. Sono essi, oltre i fogli di carta e le copertine, le migliori opportunità di crescita. Sono libri, ma sono villaggi viventi di autentica memoria. Una memoria che ha buone probabilità di diventare collettiva quando, leggendo, una comunità ha voglia e coraggio di sommare un certo numero di memorie individuali.
È sul sapere che si giocano il presente e il futuro delle generazioni. E i libri, la lettura, l’arte, la letteratura, la scienza, la storia, sono la chiave di volta essenziale che permette a una società miope di ritornare a vedere.
La Calabria ha spesso rischiato di perdere completamente la vista, ma il desiderio di lasciarsi affascinare dal bello, arriva il momento in cui, fa levare via la testa da sotto la sabbia a tutti, e allora si ritorna a sentire le farfalle nello stomaco, ma soprattutto ad avvertire una forte pulsione, che permette di vedere chiaro quello che è vicinissimo ai nostri occhi. Il valore e il desiderio di ciò che ci appartiene.
Avrebbero potuto eleggerla a città dell’anno, Vibo Valentia, o ancora a città antica, o forse a città d’Italia, in fondo sarebbe potuta essere tante cose, ma città italiana del libro, sa davvero di una grande vittoria. Una sfida che la Calabria vince, contro la staffetta di chi quando agonizza la vorrebbe vedere morta, e di chi quando ride vorrebbe vederla piangere.
I libri sono come le montagne, ti portano a un passo dall’Altissimo.
Ora non resta che animare il titolo ricevuto. Affinché si dica che per colpa dei libri, Vibo, (La Calabria) è in grado di raggiungere qualsiasi vetta.
Leggere, imparare, acquisire, formare…, sono queste le uniche formule che, se applicate, porteranno la nostra regione, a dimostrare che non è un ipotesi e neppure una teoria, quella di essere una vera, ma soprattutto bella città “vivente”. Ricordando a chiunque, che «Un bambino che legge sarà un adulto che pensa». (rvv)