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Addio al reggino Peppino Mavilla

Addio al reggino Peppino Mavilla

di PASQUALE AMATO – Non è più tra noi Peppino Mavilla. Una personalità vulcanica, un reggino iperattivo che ha dato contributi poliedrici in diversi settori. In alcuni Sport è stato a Reggio precursore e pioniere (Sci e prima sciovia di Gambarie, pattinaggio artistico, vela e sport subacquei).

Lo ricordo con profondo affetto e stima e spero che, come succede spesso dopo la morte, gli venga riconosciuto nella giusta misura il grande merito (che personalmente gli ho sempre riconosciuto e di cui mi ha dato atto) di scopritore del relitto di Porticello e della Testa del Filosofo, opera che è compagna di Sala dei Bronzi di Riace perché non è da meno come valore.
Il suo è stato il destino che accompagna i reggini che sono rimasti e hanno operato fattivamente nella comunità, spesso trascurati e annebbiati, perché non corrispondono ai luoghi comuni negativi in cui alcuni sguazzano con masochistico piacere.
Mavilla fu, anche, il sub che scoprì delle due stupende Teste in Bronzo di Porticello. Il relitto fu scoperto nel 1969 a Porticello (Cannitello di Villa S. Giovanni, vicino all’imbocco dello Stretto di Scilla e Cariddi)
Le due stupende Teste in Bronzo di Porticello affiancano i magnifici Bronzi di Riace (Beni Identitari e Inamovibili del Museo Reggino) e costituiscono con essi la massima concentrazione mondiale di capolavori in bronzo originali della scultura ellenica classica nello stesso Museo. I 4 Bronzi originali da soli fanno del Museo di Reggio uno dei più rinomati del mondo.
La Testa del “Filosofo” (l’intellettuale greco per eccellenza) è di eccelso valore e rappresenta il primo ritratto in bronzo di persona realmente vissuta della scultura greca in assoluto. Alcuni studiosi hanno fatto notare le affinità artistiche con i “compagni di Sala” e hanno attribuito quest’opera allo scultore Pitagora di Reggio (considerato tra i cinque massimi scultori ellenici del V sec. A.C.).
La «Testa di Basilea» presenta i tratti somatici di un Re o di un Dio e appartiene anch’essa alla stessa fase felice dell’arte ellenica. In quell’occasione, Mavillo si complimentò con me, sottolineando come «finalmente un vero storico si occupa di me quale scopritore del Relitto di Porticello».
«Purtroppo il mio nome non viene neanche citato negli inesistenti pannelli didattici che dovrebbero informare le vere modalità della scoperta (così come avviene con video-registrazioni per i Bronzi di Riace). Vengono inoltre “nascosti” altri 17 reperti in bronzo consegnati assieme alla Testa del Filosofo, esposti nella prima edizione. Ringrazio vivamente il prof. Amato per avermi citato, perché, la scoperta del Relitto di Porticello, e quanto in esso contenuto, di basano su documentazioni legali, e non su pettegolezzi che sempre accompagnano simili scoperte».
Un commento e un riconoscimento che mi scaldò il cuore. Questo perché noi che abbiamo deciso di restare e di operare nella nostra realtà dobbiamo faticare molto di più dei colleghi che fanno gli stessi lavori in altre realtà.
Ma proprio per questi motivi io cerco di essere molto attento nel sottolineare i meriti dei miei concittadini in ogni campo. In questo caso ho voluto sottolineare che trascurare nelle celebrazioni il valore dei “compagni di sala” dei Bronzi di Riace è stato un danno per gli stessi Guerrieri, per il Museo e per Reggio Metropolitana.
E ho ritenuto di dare a Cesare quel che è di Cesare ricordando te, sub reggino, come scopritore. Piaccia o meno a chi soffre nel vedere evidenziati i meriti di un concittadino per effetto di quell’invidia che Nicola Giunta ha ripetutamente denunciato nelle sue poesie. (pa)