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Palazzo San Giorgio

Beni confiscati, Comune di Reggio si candida per rendere uno stabile a Pellaro un housing sociale

L’Amministrazione comunale di Reggio Calabria ha candidato un bene sottratto alla ‘ndrangheta, situato a Pellaro, fra i progetti che l’Agenzia per la Coesione territoriale valuterà nel programma di valorizzazione di beni confiscati da finanziare nell’ambito del Pnrr-Next Generation Eu.

«La proposta del Comune di Reggio Calabria – ha spiegato Gianluca Califano, consigliere comunale neo delegato ai beni confiscati – punta al recupero innovativo di un grande immobile per interventi di housing sociale e sostegno all’abitazione di persone in difficoltà». Un intervento definito «d’avanguardia, utile ad ampliare i servizi ed aumentare il livello nel comparto sociale cittadino aiutando chi vive condizioni di incertezza e difficoltà» e che si inserisce, «perfettamente, nel solco tracciato, sin dal primo insediamento, nell’indirizzo politico promosso dal sindaco Falcomatà e divenuto nel tempo un esempio virtuoso, nel Paese, per gestione e valorizzazione dei beni sottratti alla criminalità organizzata».

«La Giunta oggi guidata dal sindaco facente funzioni Paolo Brunetti – ha spiegato Califano – conferma dunque quegli indirizzi, presentando un progetto da 2,4 milioni di euro che ha caratteristiche ed ambizioni tali da poter segnare uno dei risultati più importanti da raggiungere nel settore dei beni confiscati».

Il consigliere comunale, quindi, ha espresso «grande apprezzamento per il lavoro svolto dalla giunta comunale, dalla dirigente, Carmela Stracuzza, dai funzionari e dipendenti dell’Ente che hanno realizzato una proposta credibile nel rispetto dei tempi previsti».

«Gli interventi – ha spiegato Califano, rifacendosi alla delibera approvata dalla giunta – prevedono la demolizione e la ricostruzione di un edificio da adibire a Social Housing, che si colloca a metà tra l’edilizia popolare e le proprietà private vendute o affittate a prezzo di mercato. L’obiettivo principale di questa edilizia sociale è fornire alloggi con buoni o ottimi standard di qualità, a canone calmierato, che non superi il 25%-30% dello stipendio».

«Inoltre – ha concluso – il Social Housing è caratterizzato da progetti di tipo sociale che hanno lo scopo di far nascere comunità e sviluppare l’integrazione come, ad esempio, l’utilizzo di spazi e servizi comuni tra gli abitanti. Si rivolge a famiglie o coppie del ceto medio basso o in difficoltà socio-economiche, che non possono permettersi una casa a prezzo di mercato, ma che hanno un reddito troppo alto per accedere all’edilizia popolare. In generale famiglie di lavoratori non assunti a tempo indeterminato, studenti e immigrati». (rrc)