Si è svolta ad Assisi, ieri 10 dicembre, l’annuale Marcia della pace in coincidenza del settancinquesimo anniversario dall’adozione della Dichiarazione universale dei diritti umani. Fra i “costruttori di pace”, presente anche Catanzaro, rappresentata dall’assessore alla Pubblica istruzione Nunzio Belcaro.
I lavori sono iniziati in mattinata presso la Domus Pacis con un incontro di riflessione e proposta. Oltre cento gli Enti locali presenti, insieme con alcuni personaggi di spicco che animano il dibattito pubblico: don Luigi Ciotti, fondatore di Libera, che ha rivolto un appassionato invito a riflettere sulle cause intrinseche alle guerre, a cominciare dai modelli economico finanziari diseguali; Francesca Albanese, relatrice speciale Onu sui territori palestinesi occupati, che si è soffermata sul concetto di antisemitismo utilizzato nel dibattito pubblico e politico contro chiunque parli di “due popoli due Stati” o di apartheid, termine giuridico esatto per definire la situazione palestinese; Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, che ha sottolineato con nettezza il nostro essere già in guerra, dunque ben oltre una situazione probabile, astratta e lontana, mentre allo stesso tempo ha ricordato che non può chiedersi pace senza ripensare il concetto di giustizia sociale.
A margine dell’iniziativa di Assisi, l’assessore Belcaro ha affermato che «viviamo tempi bui nei quali, la parola pace, è difficile persino pronunciarla» e che «non esiste educazione alla cittadinanza senza educazione ai diritti. Ecco perché – ha aggiunto – penso che al di là del costante impegno delle scuole in termini di sensibilizzazione al tema, sia importante anche favorire tra le nuove generazioni la conoscenza dei trattati internazionali. È importante che sappiano riconoscere le ingiustizie, non solo sul piano etico ma anche su quello degli strumenti giuridici che servono o dovrebbero servire ad arginarle. D’altra parte, la guerra è da sempre, prima di tutto, affare dei giovani. Sono loro che vanno a morire per conflitti che, però, sono i cosiddetti grandi della terra a decidere e dichiarare. E i cosiddetti grandi non sono mai giovani. Ecco perché – ha chiuso l’assessore – solo attraverso la consapevolezza delle giovani generazioni possiamo realmente pensare ad un futuro migliore». (rcz)