L’arcivescovo di Catanzaro-Squillace, mons. Claudio Maniago eletto vicepresidente della Cec

Prestigioso incarico per mons. Claudio Maniago, arcivescovo di Catanzaro-Squillace, che è stato eletto vicepresidente della Conferenza Episcopale Calabra, subentrando a mons. Francesco Milito, vescovo emerito di Oppido – Palmi.

L’elezione è avvenuta nel corso della sessione invernale della Cec, presieduta dall’arcivescovo di Reggio Calabria mons. Fortunato Morrone, subito dopo l’inaugurazione dell’anno giudiziario del Tribunale ecclesiastico interdiocesano calabro e del Tribunale ecclesiastico calabro d’appello.

Monsignor Maniago è componente della Presidenza della Cec insieme al segretario, il vescovo di Mileto – Nicotera – Tropea, monsignor Attilio Nostro e al presidente della Cec, l’arcivescovo Morrone.

Monsignor Maniago è nato l’8 febbraio 1959 a Firenze. Dopo la maturità classica è entrato nel Seminario maggiore frequentando lo Studio Teologico Fiorentino. Alunno dell’Almo Collegio Capranica, ha conseguito la licenza in Liturgia presso il Pontificio Ateneo Sant’Anselmo. Il 19 aprile 1984 ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale. Dal 1987 al 1994 è stato rettore del Seminario minore diocesano, direttore del Centro diocesano vocazioni, membro del Consiglio pastorale diocesano e assistente ecclesiastico del Serra Club.

Nel 1988 è divenuto cerimoniere dell’arcivescovo metropolita di Firenze e ha iniziato ad insegnare Liturgia presso la Facoltà Teologica dell’Italia Centrale; nel 1991 è stato nominato direttore dell’Ufficio liturgico diocesano e membro della Commissione ordinandi. Dal 1994 è stato pro-vicario generale dell’arcidiocesi metropolitana, moderatore della Curia arcivescovile, canonico onorario della chiesa cattedrale di Firenze e nel 2001 è stato nominato vicario generale.

Il 18 luglio 2003 è stato nominato vescovo ausiliare di Firenze e consacrato l’8 settembre successivo. Nel 2008 è stato confermato vicario generale. Il 12 luglio 2014 è stato nominato vescovo di Castellaneta. Dal 2015 al 2021 è stato presidente della Commissione episcopale per la liturgia (Cel) e del Centro di azione liturgica (Cal). Dal 2016 è membro della Congregazione per il Culto divino e la Disciplina dei Sacramenti.

Il 29 novembre 2021 papa Francesco lo ha nominato arcivescovo di Catanzaro – Squillace: ha iniziato il suo ministero episcopale in Calabria il 9 gennaio 2022, solennità del Battesimo del Signore.

La Conferenza episcopale calabra ha espresso all’arcivescovo di Catanzaro – Squillace i migliori auguri di buon lavoro per il nuovo ministero a servizio di tutti i calabresi: anche a monsignor Maniago è affidato il gravoso compito di favorire un cammino comune delle Chiese calabresi alla luce del rinnovamento segnato dal cammino sinodale.

Il sindaco di Catanzaro, Nicola Fiorita, ha espresso i suoi auguri a mons. Maniago.

«Abbiamo imparato a conoscere le qualità pastorali di monsignor Maniago sin dall’inizio del suo ministero presso la nostra arcidiocesi, due anni fa – ha detto Fiorita – e per questo siamo certi che egli saprà dare il suo prezioso contributo alla nostra Calabria. A lui, dunque, gli auguri più affettuosi di buon lavoro».

Il Rettore dell’Università di Catanzaro, prof. Giovanni Cuda, ha espresso le più sincere congratulazioni, Sue e dell’intera comunità accademica catanzarese, all’Arcivescovo metropolita di Catanzaro Squillace Mons. Claudio Maniago, eletto Vicepresidente della Conferenza Episcopale Calabra.

«Un incarico importante, di continuità, per Sua Eminenza che già da tempo rappresenta una guida luminosa per la nostra comunità di fedeli», e ringrazia Mons. Maniago per «la disponibilità ad un servizio così importante che certamente svolgerà con passione e dedizione nell’interesse generale della intera collettività calabrese». (rcz)

La calabrese Giusy Utano nella sede Rai di Reggio Calabria

di PINO NANOSi rafforza sempre di più la sede Rai di Reggio Calabria, anche questa una scelta strategica fortemente voluta dal direttore della testata giornalistica regionale Alessandro Casarin che ancora una volta ha scelto il meglio possibile, e che alla crescita della sede calabrese ha sempre dedicato grande attenzione e grande sensibilità.

Dal primo febbraio, quindi da giovedì prossimo, prende servizio alla sede RAI di Reggio Calabria la giornalista Giusy Utano, volto notissimo in città per via dei suoi trascorsi di cronista freelance in città, e soprattutto per via delle sue mille relazioni professionali costruite in tutti questi anni lavorando per la Rai e coprendo l’intero territorio provinciale. Con il suo arrivo salgono ora a 3 i giornalisti in servizio nella città dello Stretto, Pino Guglielmo, Mario Meliadò e lei, Giusy Utano.

Per Giusy Utano è in realtà quello di oggi un ritorno a casa, dopo aver lavorato prima nella redazione giornalistica di Campobasso, Rai Molise, e poi subito dopo nella redazione giornalistica della sede Rai di Bari, Rai Puglia, dove le era stato affidato il compito delicatissimo di seguire uno dei territori più difficili della regione, il comprensorio tra Trani Barletta e Andria e dove in questi ultimi mesi ha seguito i casi più delicati e le inchieste più scottanti di cronaca nera, terra da sempre governata e controllata dalla Sacra Corona Unita. 

La storia professionale di Giusy Utano è una di quelle storie che sembrano uscite dai vecchi manuali di giornalismo, nel senso che lei arriva a fare la giornalista della Rai dopo anni e anni di lavoro durissimo, di chilometri macinati per strada, di testimonianze e di vicende vissute con la propria macchina da presa tra le più eclatanti degli ultimi anni, una free lance senza orari e senza paura, che ha sempre portato a casa il prodotto che i vari capi redattori le chiedevano ogni giorno.

Un racconto professionale che inizia per lei nel 1999 sono gli anni in cui lei frequenta la facoltà di Giurisprudenza all’Università perché ha un sogno segreto nel cassetto, che è quello di diventare un magistrato. Ma in quegli anni parallelamente decide anche di seguire un corso per “guida subacquea esperta”, più esattamente per “guida subacquea specializzata in video riprese”, proprio per via di una insana passione che la ragazza ha nei confronti del mare e del mondo sottomarino. Ma come darle torto? per una giovane donna che come lei vive la sua infanzia e la sua giovinezza di fronte allo stretto di Messina, con questo mare ineguagliabile che visto dal lungomare di Reggio Calabria sembra ancora più bello di quanto in realtà già non lo sia.

Concluso il suo bel corso di “riprese subacquee” Giusy decide allora di mettere a frutto la sua esperienza “sottomarina”, e questa volta fuori dall’acqua, incominciando così a girare le sue prime immagini e i suoi primi filmati tra la gente e in città.

Mesi e mesi di lavoro senza un attimo di sosta, alla fine diventa così padrona della sua macchina da presa che decide di dar vita alla sua “società di produzione televisiva”, e arrivano le prime collaborazioni importanti. Prima fra tutte, la storica emittente televisiva “Reggio Tv” di Reggio Calabria, dove Giusy racconta nei fatti e grazie alle sue immagini la vita reale della sua città natale.

Poi un giorno le capita “l’incontro della vita”. È l’agosto del 2005 quando per via di una pura coincidenza gli capita di incontrare e conoscere un giornalista della Rai, Alfredo Di Giovampaolo, allora lui era in forza alla Tgr di Potenza, quindi Rai Basilicata, e che durante un’immersione subacquea con telecamera al seguito, resta colpito dalle immagini girate da Giusy sui fondali di Scilla, tanto da consigliarmi di provare a rivendere il materiale raccolto alla redazione giornalistica di Rai Calabria.

Le cose nella vita a volte accadono per caso. La giovane free lance si presenta negli studi di Viale Marconi a Cosenza e propone le immagini girate. 

«Parte così la mia stagione Rai – racconta oggi –, e grazie al rapporto di fiducia che riesco ad instaurare con la redazione tutta di Cosenza il mio excursus professionale è un crescendo di incontri, esperienze, inchieste, interviste, dossier e riprese di ogni genere sui grandi fatti di cronaca dell’intera provincia reggina. Una professione non facile, o meglio un mestiere difficile, fino a quel momento sconosciuto almeno per me, ma in realtà non mi sono mai fermata o rassegnata. Sono andata avanti dritta per la mia strada, con grande determinazione e soprattutto con una passione immensa che mi bruciava dentro».

Nel frattempo, Giusy trova anche il tempo e la voglia di concludere i suoi studi universitari, e nel 2006 si laurea in giurisprudenza. Non contenta di questo, due anni dopo si presenta all’esame di stato per l’abilitazione di avvocato e diventa anche avvocato.

In Rai intano la chiamano per coprire mille avvenimenti diversi, e questo la costringe a mollare le sue prime collaborazioni. Lascia Reggio Tv, rinuncia alle commesse di Mediaset, arrivate subito dopo, e si tuffa anima e corpo nel rapporto esclusivo con “mamma Rai”.

Prima diventa giornalista pubblicista, poi nel 2013 diventa giornalista professionista, e da qui il passo successivo è il riconoscimento da parte dell’azienda di un contratto definitivo, cosa che arriva ufficialmente il 6 marzo del 2018.

«Prima destinazione – dice Giusy – Rai Molise, data di assunzione 8 marzo 2018, dove ad accogliermi trovo Giancarlo Fiume, caporedattore del tempo e con cui sin da subito si crea un’intesa professionale importante, che sarà poi determinante nella scelta successiva, quando ad ottobre del 2021, su mia espressa richiesta per esigenze del tutto personali, vengo trasferita in Puglia, e dove chiedo di poter essere trasferita anche perché sapevo di ritrovare a Bari lo stesso Giancarlo Fiume che nel frattempo aveva lasciato Campobasso per tornare nella sua sede i origine che era appunto Bari».

Giusy Utano si fa in Puglia altri tre anni e mezzo pieni. Durissimi. Esaltanti, dice lei. Complessi sotto tutti i profili, finché il mese scorso non decide che anche per lei è arrivato il momento di una sintesi finale. Nonostante abbia sempre avuto con la sede RAI di Bari un feeling del tutto speciale, chiede al direttore di Testata Alessandro Casarin di poter tornare a casa, e questa volta a Reggio Calabria.

Immediata e velocissima la risposta del direttore della TGR, che probabilmente non vede l’ora di rafforzare la sede RAI distaccata a Reggio Calabria e dove una sola unità forse non basta a coprire un territorio così vasto e complesso come lo è la città dello Stretto.

Da giovedì prossimo quindi, primo febbraio 2024, la giornalista Giusy Utano torna a Reggio Calabria, «da dove sono partita nel lontano 2005». Corsi e ricorsi della storia. (pn)

[Courtesy Giornalistitalia]

Il sacerdoce cosentino Don Pasquale Panaro nominato membro del Capitolo della Basilica di San Pietro

Prestigioso incarico per don Pasquale Panaro, giovane sacerdote cosentino che è stato nominato da Papa Francesco componente del Capitolo della Basilica di San Pietro in Vaticano.

Don Pasquale, del clero dell’Arcidiocesi di Cosenza-Bisignano, originario di Paola, ha compiuto gli studi di teologia nel Seminario Teologico Cosentino. È stato ordinato sacerdote il 23 giugno del 2017. Ha svolto per diversi anni il servizio di segretario particolare dell’Arcivescovo Nolè è di viceparroco della Cattedrale.

Ha conseguito anche il diploma di Organo e composizione organistica presso il Conservatorio di Cosenza; attualmente è a Roma per gli studi in teologia Biblica presso la Pontificia Facoltà Gregoriana.

«Apprendo con grande compiacimento della nomina a componente del Capitolo della Basilica di San Pietro in Vaticano, di don Pasquale Panaro, giovane sacerdote cosentino e segretario particolare dell’Arcivescovo di Cosenza-Bisignano, Mons.Giovanni Checchinato, così come lo era stato di Mons.Francescantonio Nolè», ha dichiarato il consigliere comunale Francesco Turco, delegato del sindaco Franz Caruso ai rapporti con le comunità religiose.

«A don Pasquale Panaro, che è anche vicario della cattedrale di Cosenza e organista del coro diocesano, rivolgo, a nome del sindaco Franz Caruso, le più vive congratulazioni dell’Amministrazione comunale per il nuovo, importante e delicatissimo ruolo che gli è stato conferito grazie alla nomina di Papa Francesco – ha detto Francesco Turco –. Consapevole della responsabilità che un tale incarico comporta, sono certo che don Pasquale Panaro saprà assolverlo nel migliore dei modi come è riuscito ad attendere alle funzioni di segretario particolare di Mons. Nolè e Mons. Checchinato, instaurando con l’Amministrazione comunale e con la mia figura di delegato ai rapporti con le comunità religiose, un rapporto di grande collaborazione e disponibilità, nell’interesse della città». (rcs)

Addio al senatore e già sindaco di Gerace Giuseppe Beniamino Fimognari

di ARISTIDE BAVA  – Si è spento serenamente nella sua abitazione di Locri, all’età di 92 anni,  Giuseppe Beniamino Fimognari già senatore della Repubblica, per la Democrazia Cristiana, nella VIII e IX legislatura, dal 1979 al 1987.

È stato anche sindaco di Gerace per circa 20 anni tra il 1966 e il 1932. Professionalmente Giuseppe B. Fimognari è stato medico chirurgo e primario ospedaliero di Patologia Clinica presso il nosocomio di Locri. Nel corso della sua lunga carriera politica è stato anche presidente del Comitato Pareri della Commissione Igiene e Sanità del Senato nella IX Legislatura, nonché membro supplente dell’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa (1986-1987).

Una scomparsa, quella del sen. Fimognari, che rappresenta una grave perdita per tutta la Comunità della Locride e in particolare per chi ha avuto l’onore e il privilegio di conoscerlo, come si legge in una nota diffusa dal sindaco di Locri Giuseppe Fontana, a nome dell’intera amministrazione comunale, che ricorda che «si è sempre distinto per le proprie qualità professionali, bontà d’animo, disponibilità e fervida appartenenza alla sua città natale e pari grado alla sua amata Locri, lasciando un’impronta indelebile nella memoria storica delle due città».

Concetti ribaditi anche dal sindaco ff di Gerace, Vincenzo Galluzzo che in una nota ufficiale del Comune ricorda che Giuseppe Beniamino Fimognari è stato sempre ritenuto dai geracesi  «il Sindaco per eccellenza, colui che diede lustro impulso alla nuova Gerace, a quella città che, grazie alla sua opera ha iniziato il lungo percorso per essere riconosciuta ed apprezzata nel mondo come una delle città più belle».

«A lui riconosciamo – scrive Galluzzo – l’amore spassionato per Gerace, l’attaccamento viscerale verso i cittadini, l’opera costante, minuziosa ed incessante di amministratore attento e integerrimo».

Una città che si unirà coralmente al dolore dei suoi figli, Maria Stefania e Filippo, e dei suoi adorati nipoti.  Grandi attestati di cordoglio sono arrivati anche dai più autorevoli esponenti del Distretto Lions, associazione in cui Fimognari, socio del Lions Club di Locri, ha ricoperto incarichi importanti. Tra gli altri quelli del Governatore Lions, Pasquale Bruscino, dall’immediato Past Governatore Franco Scarpino e del primo e secondo vicegovernatore, Tommaso Di Napoli e Pino Naim.

Le sue esequie avranno luogo nell’amata Gerace domani pomeriggio, sabato, alle ore 16 presso la  Cattedrale. La salma resterà nella sua abitazione di Via primo maggio, a Locri, sino alle ore 12.30 per muoversi poi per Gerace dove sarà allestita una camera ardente nella sala del consiglio comunale, in Piazza del tocco, dalle ore 13 alle ore 15.45. 

Un giusto tributo per il politico, per l’amministratore e per il galantuomo che lascia in eredità il suo grande impegno sociale e civile alla sua Gerace e all’intera comunità della Locride. (ab)

Reggio Calabria piange la scomparsa del dottor Antonino Nicolò

Addio al luminare Antonino Nicolò. La città di Reggio Calabria piange il primario. «Il Grande ospedale metropolitano “Bianchi Melacrino Morelli” di Reggio Calabria – è scritto in una nota- esprime il più profondo cordoglio e la più sincera vicinanza ai familiari del dr. Nino Nicolò, già primario della Neonatologia di questo Ospedale».

Al dr. Nicolò, «in occasione del concerto di fine anno del 30 dicembre, il G.O.M. ha conferito una riconoscimento alla carriera con la seguente motivazione: “Ha contribuito in modo importante a porre le basi, negli anni ’70, ed a sviluppare la Neonatologia, specialità all’epoca quasi sconosciuta, allevando con grande competenza e garbo i professionisti che oggi continuano la sua opera caratterizzata dalla grande umanità cui ha sempre improntato il suo rapporto con i familiari dei piccoli pazienti, elemento essenziale nell’attività diagnostica e terapeutica”».

Continua l’ospedale: «Ieri mattina, il Collegio di Direzione del G.O.M., convocato in seduta straordinaria, al fine di rendere omaggio all’illustre Collega, ha disposto che venga allestita la camera ardente nella Aula “Spinelli” del presidio “Riuniti”, aperta ieri fino alle 20.00, e oggi dalle 9.00 alle 13.00. I funerali si terranno oggi, 4 gennaio, alle ore 15.00, alla Chiesa di San Giorgio al Corso».

«Angelo salvifico per migliaia di neonati che devono la vita alla sua professionalità ed alla sua straordinaria dedizione alla cura del prossimo. L’intera cittadinanza di Reggio Calabria piange addolorata la scomparsa del Dottor Antonino Nicolò, il medico dei bambini, storico fondatore e primario del reparto di Neonatologia agli Ospedali Riuniti di Reggio Calabria, oggi Grande Ospedale Metropolitano, per decenni pilastro insostituibile di una delle eccellenze della sanità cittadina e regionale». Così in una nota il sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà esprime sentimenti di cordoglio per la scomparsa del medico reggino.

«In pensione da qualche anno – ha continuato il sindaco – il Dottore Nicolò è stato per lungo tempo un riferimento della comunità medica e scientifica, non solo a Reggio Calabria, ma in tutta Italia. Medico illuminato, attento ricercatore, capace di unire la sua straordinaria esperienza alla capacità di innovare, utilizzando al meglio le più moderne tecnologie al servizio della medicina sui neonati. Negli ultimi decenni Nicolò è stato un vero e proprio modello per generazioni di medici che si sono avvicendati nel reparto da lui fondato, attingendo alle competenza, alla professionalità ed alla straordinaria umanità che il primario aveva acquisito nel corso della sua lunga e brillante carriera scientifica. Recentemente era stato insignito dal Gom di un riconoscimento alla carriera, che rimane un segno indelebile dell’enorme affetto che la comunità reggina ha sempre tributato nei suoi confronti».

«Alla sua famiglia e a quanti in questi decenni hanno avuto la fortuna di incontrarlo nel corso della sua attività giungano sentimenti di sincero cordoglio da parte delle Amministrazioni comunale e metropolitana. Reggio Calabria – conclude il sindaco – non dimenticherà l’esempio di un uomo che ha saputo fare del suo lavoro una vera e propria missione. Da sempre al servizio della sua comunità, angelo salvifico per migliaia di neonati che devono la loro vita alla sua professionalità ed alla sua straordinaria dedizione alla cura del prossimo».

Si unisce al cordoglio anche il consigliere comunale Massimo Ripepi. «Non avrei mai voluto scrivere queste righe di cordoglio e di commiato perché per tutti noi che l’abbiamo conosciuto e amato, il Dott. Nino Nicolò, o Ninì come lo chiamavamo, ha rappresentato un punto di riferimento stabile e sempre presente, unico e inimitabile – dice Ripepi – Non esisteva ora del giorno e della notte che, nonostante in pensione da molti anni e con importanti esiti di una grave malattia, non rispondesse al telefono per portare avanti la sua missione di clinico d’eccellenza che ha salvato migliaia di vite non solo di neonati e bambini in età pediatrica. Ciò che desidero consegnare a queste righe, non tanto di cordoglio quanto di amorevole saluto, è piuttosto l’affetto fraterno che ha legato Ninì a tutta la mia famiglia, fin dal tempo dei giochi di quartiere nella Repubblica di Sbarre con mio padre Lillo. Prendiamo tutti esempio dalla vita di Ninì, uomo, rheggino e sublime professionista, unico e inimitabile, gigante della morale e dell’etica che ha dedicato ai pazienti e al prossimo tutta la sua esistenza. Ciao Ninì che il Signore Gesù Cristo ti accolga tra le sue braccia, adesso ti potrai riposare nella gioia e nella pace. Ti vogliamo bene e ci mancherai tantissimo». (rrc)

Addio a Diego Tommasi, ex consigliere e assessore regionale

Cordoglio in Calabria per la scomparsa di Diego Tommasi, ex consigliere e assessore regionale dei Verdi. Aveva 62 anni.

Tommasi è stato da sempre impegnato nelle politiche ambientali e di tutela dei territori, in particolare della Calabria, nella sua vesti di consigliere regionale dal 2000 e successivamente, nel 2005 assessore regionale e presidente nella conferenza Stato Regioni degli assessori all’ambiente d’Italia.

Grande appassionato della pesca sportiva, ha ricoperto incarichi anche all’interno del Coni e vinto diverse manifestazioni di carattere regionale e nazionale. Lascia la moglie Ester e due figli, Silvia e Paolo. I funerali saranno celebrati domani alle ore 15 nella chiesa di San Carlo Borromeo a Rende.

«Sono addolorato per la scomparsa di Diego Tommasi, da sempre impegnato in Calabria nelle politiche ambientali e a difesa dei territori. Più volte amministratore regionale e dirigente politico, senza dubbio il suo prematuro addio lascia una grande tristezza. Anche a nome della Giunta regionale esprimo cordoglio e un profondo senso di vicinanza alla sua famiglia», ha scritto il presidente della Regione, Roberto Occhiuto.

«Ci rattrista enormemente e ci coglie di sorpresa la notizia della scomparsa dell’amico Diego Tommasi, ex assessore e consigliere regionale e figura politica di spicco della nostra regione». Lo ha detto il Sindaco di Cosenza Franz Caruso che ha espresso i sentimenti del più profondo cordoglio per la scomparsa di Tommasi.

«Uomo di grande generosità, si dedicò molto al sociale. Da assessore all’Ambiente nella giunta regionale guidata da Agazio Loiero – sottolinea Franz Caruso – Diego Tommasi si distinse per una serie di iniziative a tutela dell’ecosistema e del mare, dando impulso a molteplici attività. Anche più recentemente, da Presidente di “Alleanza ecologica per l’Italia” si era molto battuto – prosegue ancora il Sindaco Franz Caruso – per l’immediata applicazione della legge cosìddetta “Salvamare” indirizzando sollecitazioni in questa direzione ai vertici della Regione Calabria, nel convincimento che la stessa legge avesse finalmente colmato un vuoto normativo che consentiva di intraprendere una nuova fase contro l’inquinamento dai rifiuti in mare, consentendo ai pescatori che li recuperavano di portarli in apposite isole ecologiche a terra, prevedendo, inoltre, a favore dei pescatori più virtuosi delle premialità. La sua vis dichiaramente ecologista, alimentata anche nel corso della sua lunga militanza all’interno della formazione politica dei Verdi, fu messa al servizio della comunità soprattutto durante gli anni in cui fu consigliere regionale e Assessore all’ambiente della Giunta Loiero. Un contributo, quello offerto da Diego Tommasi – afferma ancora Franz Caruso – proprio degli uomini e dei politici del fare e che ha portato avanti instancabilmente e con grande impegno».

Il Sindaco Franz Caruso ha, infine, indirizzato a tutti i familiari le sue condoglianze personali e quelle di tutta l’Amministrazione comunale di Palazzo dei Bruzi. (rcs)

Addio al professor Aristide Macris, studioso della grecità

Si è spento all’età di 84 anni il professor Aristide Macris nella notte fra il 19 e il 20 dicembre. Macris è sempre stato ritenuto un amico del popolo di Bova e di tutta la grecità insieme al figlio Daniele.

Studioso di Matematica all’Università di Messina nel 1959, arrivato direttamente dalla Grecia, ha poi insegnato in diversi istituti italiani prima di approdare in Calabria.

Fu politicamente impegnato nel Psiup e nel Partito comunista, fu una voce democratica contro la dittatura dei colonnelli. Come docente Macris fu fra i primi ad affrontare il tema della tossicodipendenza nelle scuole.

Macris fu anche segretario della Cgil Scuola e dei Cobas. (rrc)

Addio ad Alberto Leonetti, regista e musicista come pochi

di PINO NANOAlberto, meravigliosamente Alberto. Tenerissimamente Alberto. Straordinariamente Alberto. Alberto Leonetti era tante cose insieme da noi alla Rai, un poeta, un visionario, un artista, un grande musicista, ma soprattutto un uomo silenzioso, riservatissimo, che non conosceva una sola smorfia di disapprovazione. Pareva educato ad ascoltare gli altri, e ti dava il suo parere solo se glielo chiedevi. Mai un gesto di intolleranza, mai un’arrabbiatura, mai una parola di troppo. 

Era il garbo fatto uomo, l’educazione di un signore d’altri tempi, quasi borghese, a tratti aristocratico. Alberto ti guardava dritto negli occhi e non profferiva parola, c’erano momenti della nostra giornata di lavoro in cui pareva pensasse “ma qui sono tutti pazzi”, poi sorrideva e spariva. Un’araba fenice, una meteora in un mondo dove le schizofrenie legate al tempo che scappa via, e ai TG da chiudere, sono più di quanto nessuno abbia mai raccontato. 

Noi facevamo la riunione del telegiornale delle 14 alle dieci del mattino e lui arrivava sempre sorridente. Pareva un uomo appagato, felice, sereno, soddisfatto di quello che faceva, ma io che lo conoscevo profondamente bene sapevo che al di fuori di quelle mura, prima in Via Montesano (la sede storica della Rai in Calabria) poi in Viale Marconi (la nuova sede, quella attuale), Alberto aveva un mondo tutto suo che viveva intensamente e che riempiva i vuoti della sua esistenza. Era il mondo della musica, il mondo delle canzoni, il mondo dei parolieri, il mondo delle note e dei teatri. Fino a ieri pensavo di sapere tutto, o quasi, della sua vita, ma non era assolutamente vero.

Su Cosenza Channel il giornalista Marco Cribari ne traccia un profilo professionale che è a dir poco bellissimo, completo, dettagliato come non mai. Immagino che tra di loro ci sia stato un rapporto molto più complice di quello che Alberto aveva con me, ma da questo “ricordo” viene davvero fuori la storia affascinante e avvolgente di un musicista di talento.

«Alberto Leonetti – scrive Marco Cribari su Cosenza Channel – veniva da lontano, dai favolosi anni Sessanta, epoca in cui per i giovani di talento come lui, tutto sembrava possibile. Era la stagione dei complessi musicali e Leonetti ci mette poco a imporsi come uno dei principali interpreti della scena cosentina. Il suo gruppo si chiama “I Limbos” e anima le serate allo Young’s club di via Mario Mari, il primo locale aperto in città per la gioia di baby boomer e figli dei fiori. Alberto suona l’organo e si accompagna a Giampiero De Maria (voce), Franco Falco (basso) Giustino Zappone (chitarre e mandolino elettrico) e Mimmo Palermo (batteria). Già allora mette in mostra tutto il suo talento compositivo. Nel 1967, sotto il nome di Tomahawks, lui e gli altri – con Nicola Carnevale ed Ernesto De Paola sassofonisti di rinforzo – incidono uno dei pochi 45 giri realizzati in quel periodo da band cosentine».

Il programma radiofonico forse più famoso di Alberto Leonetti in Rai aveva anche un sottotitolo, Don Casciotta e Ciccio Panza (Le avventure di un nobile decaduto e del fido servitore in terra di Calabria), parodia in chiave popolare dei due famosi personaggi del Don Chisciotte di Cervantes. I testi e le musiche erano appunto di Alberto. Le prime 13 puntate andarono in onda dal 2 luglio 1988 al 10 ottobre di quello stesso anno, le successive 12 puntate dal 29 dicembre 1988 al primo aprile del 1989. Attori protagonisti, Angelo Lombardi e Gabriele Nicoletti. Questo fu uno dei programmi radiofonici in assoluto più seguiti della storia della Rai, il merito forse fu solo suo, di Alberto, che ne era registra e conduttore, e che col passare degli anni ne fece poi anche un appuntamento fisso di ogni palinsesto, un vero e proprio cabaret radiofonico che trattava fatti e misfatti di Calabria traendo spunto dalla cronaca e dal costume. In studio due attori e un autore che per 43 minuti amavano scherzare con il proprio pubblico. Indimenticabile Alberto.

Ho scritto ieri a Marco Cribari un messaggio personale per ringraziarlo del modo come lo aveva raccontato, ma anche per confessargli che Alberto non mi aveva mai parlato del suo incontro con Gianni Morandi e della canzone che regalò a Morandi perché ne facesse uno dei suoi successi preferiti.

«Gianni Morandi – scrive Marco Cribari – si esibisce al vecchio stadio “Morrone” e alla fine del concerto Alberto Leonetti gli passa le registrazioni dei suoi brani. Finalmente le grandi case discografiche possono accorgersi di lui, pensa, mentre consegna la bobina alla superstar italiana del momento. Attende da lui una risposta, anche solo un cenno. Che, però, non arriverà mai».

Ricordo che in Rai diventava difficile anche fotografarlo. Quando si accorgeva che qualcuno tirava fuori dal cassetto una macchina fotografica per fissare su carta fotografica momenti particolari della nostra vita di redazione, Alberto spariva, come se non ci fosse mai stato prima d’allora in quella che era la mia stanza al primo piano di Viale Marconi, ma prima ancora al terzo piano di Via Montesanto. 

Si nascondeva, scappava via, forse era un modo per sopravvivere a questa sua condizione di regista- programmista, ruolo allora quasi ibrido nella organizzazione interna delle sedi regionali, figura professionale in realtà mai usata a dovere e mai valorizzata. 

Ma lui credo se ne fosse fatta subito una ragione, e la sua vita di giorno era da noi per noi e con noi, e di sera si trasferiva altrove, a spasso con la musica.

«Molti dei suoi temi musicali – “Love island” su tutti – sembrano scritti per il cinema – racconta ancora Marco Cribari – Alberto Leonetti maneggia con sapienza e abilità la samba, il jazz, il blues, il tango e li mescola come i grandi direttori d’orchestra. La sua è musica che mira in alto, ma con un’anima sempre pop. Emulo di Piero Umiliani e Armando Trovajoli. Gli Shadows che incontrano Chopin. Questo era Leonetti. Poteva diventare una star, ma ha scelto di diventare sé stesso».

Alberto aveva 79 anni, e se ne è andato in silenzio, per come aveva scelto di vivere. Ho appreso della sua morte dai social, mi sarebbe piaciuto esserci ai suoi funerali, ma quando ho chiesto ad un collega della Rai quando fossero stati mi ha risposto “hanno già fatto tutto”.

Artista fino in fondo. Poeta più di prima. Musicista di grande talento. Uomo della solitudine e come tutti gli amanti del silenzio grande visionario. 

Ma forse ha ragione Marco Cribari, che lo conosceva meglio di me, quando scrive «Ora che il suo tempo quaggiù è scaduto, ora che lui non è più, v’è la certezza che ad attenderlo, tra le nuvole, abbia trovato un comitato d’accoglienza di tutto rispetto: l’adorata moglie Maria in primis e con lei Rino Cosentino, Dino Pisacane, Ermanno Cammarota, Frank Costa, Giusi Santoro, Raffaele Borretti e tutti gli straordinari interpreti di un’epoca ormai lontana irripetibile. Ognuno armato di strumento per salutare come si deve l’arrivo del maestro. Piace pensare che anche Ennio Morricone, attirato dal clima di festa, si sia fermato a scambiare due battute con lui. E che Totonno Chiappetta, dando di gomito a qualche angelo o santo, se ne sia uscito con una battuta vurpigna delle sue: «Chi è quel simpatico vecchietto che parla con Alberto Leonetti?».

Così va la vita. (pn)

Il “calabrese” Piero Ausilio, direttore sportivo dell’Inter, riceve il “Premio De Agazio”

Piero Ausilio, direttore sportivo dell’Inter, è stato insignito a Vibo Valentia del “Premio De Agazio”. Ausilio, nel corso della serata promossa dal giornalista Maurizio Insardà, oltre che raccontare delle proprie esperienze lavorative ha spiegato alla platea di essere calabrese di origine.

A dialogare con il direttore sportivo sono stati, oltre lo stesso Insardà, la giornalista Marika Giannini; Saverio Mirachi, presidente del Comitato regionale Calabria della Figc e Salvatore Nusdeo della Camera di commercio.

«Pur essendo nato a Milano – ha raccontato Ausilio – sono calabrese a tutti gli effetti e calabrese mi sento: l’amore per questa terra mi è stato trasmesso dai miei genitori, originari di Campana in provincia di Cosenza, e dai miei nonni. Io lo continuo a coltivare».

«Ho amato il calcio sin da bambino – ha continuato il direttore sportivo dell’Inter – giocavo bene poi a 16 anni diversi infortuni mi hanno impedito di proseguire, così ho pensato di vivere il mondo del calcio da una prospettiva diversa. Con passione e un costante impegno, sono arrivato nell’Inter di Moratti. Alla famiglia Moratti devo tantissimo».

Dopo aver ricordato la gioia del triplete del 2010, Ausilio ha ricevuto il “Premio De Agazio”: «Sono onorato di ricevere questo riconoscimento – ha detto – dedicato alla memoria di un grande sportivo al quale mi accomunano sia la calabresità che il legame con i Moratti». (rvv)

Addio al prof. Pasquale Versace, ordinario a Ingegneria dell’Unical

di FRANCO BARTUCCIL’Università della Calabria listata a lutto per la Pace messa a rischio a seguito della guerra in Ucraina, nel Medio oriente, con Gaza sotto distruzione totale, ed in varie altre località del mondo; ma soprattutto da mercoledì 7 dicembre per la scomparsa del prof. Pasquale Versace, Ordinario della Facoltà di Ingegneria dell’Università della Calabria e Professore Emerito di Idrologia, Costruzioni Idrauliche e Marittime della stessa Università, titolo conferitogli a fine carriera  con merito nel 2017, a seguito delle delibere previste a norma di legge dagli Organismi Accademici dell’Ateneo e dell’approvazione del Ministero dell’Università.

Il prof. Pasquale Versace, di origine napoletana, nel 1973 ha preso servizio all’Università della Calabria come Tecnico laureato presso la Facoltà di Ingegneria al seguito del prof. Vincenzo Marone, anch’egli di origine napoletana, che assunse fin dal suo arrivo le funzioni di direttore del dipartimento di difesa del suolo e per un periodo breve anche di pro Rettore del rettore Beniamino Andreatta e di Presidente dell’Opera Universitaria dedita a curare i servizi residenziali per gli studenti.

Il prof. Versace dal 1973 al 1975 svolse il ruolo di assistente incaricato della Cattedra di Idraulica sempre presso la Facoltà di Ingegneria; dal 1975 al 1983 fu assistente Ordinario della Cattedra di Idraulica; mentre dal 1983 al 1986 svolse le funzioni di Professore Associato; dal 1986 al 1989 Professore Straordinario; dal 1989 al 2016 fu Professore Ordinario sempre presso la Facoltà di Ingegneria dell’UniCal. Nel 2017, come sopra già scritto, ebbe la nomina di Professore Emerito di Idrologia, Costruzioni Idrauliche e Marittime, Università della Calabria.

Tutto questo in funzione di 43 anni di carriera ininterrotta arricchita di un intenso lavoro e ricerca svolto nell’Università della Calabria nel campo del dissesto idrogeologico e delle costruzioni idrauliche, tenute sotto osservazione in Calabria come in altre regioni italiane; ma soprattutto da una intensa e ricca attività didattica rivolta a migliaia di studenti che hanno frequentato i suoi corsi nell’ambito della Facoltà di Ingegneria, che lo hanno trovato in moltissimi interessato a dare il suo contributo, come relatore e non, allo sviluppo di tesi di laurea, incidendo nei loro percorsi formativi e professionali nel settore dell’idrologia e delle costruzioni idrauliche e marittime, come dell’ambiente.

Ricchissimo il suo curriculum vitae per funzioni svolte, sia all’interno dell’Università della Calabria dove ha assunto la direzione del dipartimento di difesa del suolo e del dipartimento di Ingegneria Informatica, Modellistica, Elettronica e sistemistica (Dimes); nonché ideatore e direttore del Laboratorio di Cartografia Ambientale e Modellistica Idrologica (CAMIlab); come a livello nazionale assumendo le funzioni di: Direttore del Centro di Competenza del Dipartimento di Protezione Civile della Presidenza del Consiglio dei Ministri;  Componente della rete ICL (International Consortium of Landslides); Membro della Commissione Grandi Rischi del Dipartimento di Protezione Civile della Presidenza del Consiglio dei Ministri ed altro ancora, portando l’immagine in positivo dell’Università della Calabria nei circuiti scientifici e politici nazionali e regionale, come internazionali, ricordando il ruolo svolto in qualità di responsabile dei progetti internazionali tra l’Università della Calabria ed il Politecnico di New York e l’Università Marquette di Chicago.

Ritornando alle funzioni svolte all’interno dell’Università della Calabria sono da ricordare la presidenza del Consiglio del corso di laurea in ingegneria civile dal 1986 al 1989; nonché la presidenza del Consiglio del corso di laurea in Ingegneria per l’Ambiente e il Territorio, dando il suo apporto fondamentale per la sua istituzione come anche all’attivazione del dipartimento di ingegneria per l’ambiente e il territorio a seguito dell’entrata in vigore della legge di riforma universitaria del 2008 del Ministro Gelmini.

Si è occupato molto di protezione civile avendo fatto parte del primo nucleo di protezione civile, costituito nel mese di gennaio del 1973 dal Rettore Beniamino Andreatta all’Università della Calabria, per un intervento assistenziale e di studio nel Comune di Fabrizia, in Provincia di Vibo Valentia, interessato da un vasto dissesto idrogeologico. Una esperienza ed un pronto intervento che l’Università della Calabria ebbe modo di riproporla nel 1978 in occasione del terremoto verificatosi in Irpinia.

In materia di protezione civile è il caso di ricordare le funzioni assunte quale: responsabile scientifico dell’accordo tra Protezione Civile Regione Calabria e Università della Calabria per l’attuazione dell’OCDPC n. 473/2017; nonché di responsabile scientifico dell’accordo tra Protezione Civile Regione Sardegna e CINID per delimitazione delle zone di allertamento e per la determinazione delle soglie pluviometriche. Da segnalare che ha pure svolto il ruolo di responsabile dell’accordo triennale, 2019-2021, con il Dipartimento di Protezione Civile per “criteri di allertamento, valutazione delle conseguenze e preannuncio di eventi idrogeologici estremi relativi al rischio da frana e da Inondazione.

In Calabria si occupò delle alluvioni che coinvolsero Vibo Valentia e Crotone per le quali presentò uno studio idrologico e idraulico e la mappatura delle aree a rischio di inondazione. Per non parlare della frana di Sarno in Campania. Ha curato vari Master all’UniCal di specializzazione in materia di esperti in tecnologie innovative per l’ambiente, come per la previsione/prevenzione del rischio idrogeologico. Ha organizzato numerosi convegni scientifici a carattere regionale, nazionale ed internazionale. Dal suo lavoro di ricerca e studio sono scaturiti oltre 200 pubblicazioni tecnico scientifiche, che saranno di grande utilità per le nuove generazioni di studenti e professionisti del settore.

Essendo entrato in quiescenza nel 2016 l’ultima generazione degli studenti d’ingegneria non ne conoscono la figura ed il ruolo svolto per gli studi d’ingegneria; ma per 43 anni n’ è stato un animatore, per come hanno riconosciuto alcuni docenti dell’Università, suoi colleghi (in tutto 20 ed alcuni di loro anche in funzione di direttore di dipartimento), che hanno manifestato il loro dispiacere e condoglianze alla famiglia mediante il giornale interno di comunicazione “Mercurio”. Ben poca cosa se pensiamo all’intera comunità dell’Università che si assesta, in base agli ultimi dati noti, attorno alle 25 mila unità guardando alla presenza pure dei docenti e non docenti. In questo momento è mancata la comunicazione di lutto da parte dell’intera istituzione dell’Ateneo e questo fa male pensando a quello che hanno dato e consigliato i padri fondatori nella realizzazione della nostra Università che la vedevano come una creatura unica nel nostro Paese, un centro di alta formazione e ricerca innovativa guidato da un profondo spirito umano, sociale e solidale. Era costume e regola che ad ogni scomparsa di docente o non docente l’UniCal ne dava comunicazione attraverso apposito necrologio che veniva pubblicato sui giornali locali tramite l’interessamento dell’ufficio stampa di Ateneo, per non essere una istituzione chiusa e disumana. Primeggiava il valore di una comunità o meglio di una famiglia.

Il prof. Pasquale Versace ha finanche concorso nel mese di maggio 2007 per divenire Rettore dell’Università della Calabria avverso il Rettore uscente, prof. Giovanni Latorre, che la spuntò in una campagna elettorale molto dura per effetto della modifica del regolamento che prevedeva per tutte le figure dirigenziali dell’Ateneo solo due mandati di quattro anni.

Attraverso “Mercurio” il prof. Latorre ha inteso rivolgere al prof. Versace queste parole: «Caro Lino, tu che con la tua grande presenza intellettuale ed umana non sei mai passato inosservato in tutti gli ambienti che hai frequentato te ne sei andato in punta di piedi. Con te se ne vanno anche tanti bei ricordi ed un’antica amicizia nata nel lontano 1972 a Bari, dove eravamo per il servizio militare e dove cominciammo a parlare delle opportunità che si aprivano con la imminente nascita dell’Università della Calabria. Alla costruzione del nostro Ateneo hai lavorato con grande passione e lasci un vuoto incolmabile in tutti quelli che ti hanno conosciuto. Che la terra ti sia lieve, amico mio». 

Chiudiamo questo servizio con il pensiero letto sempre su “Mercurio” del direttore del Dimes, prof. Stefano Curcio, del quale il prof.Versace ne faceva parte negli ultimi anni: «Il Prof. Versace è stato una figura eccezionale, dotata di straordinarie qualità scientifiche e umane. Il suo contributo al nostro Dipartimento e all’intero Ateneo è stato enorme, caratterizzato da una dedizione senza pari all’insegnamento, alla ricerca e allo sviluppo accademico. Le sue lezioni appassionate e il suo impegno instancabile hanno ispirato intere generazioni di studenti, molti dei quali sono oggi nostri colleghi».

«Il suo impegno nella ricerca, i numerosi studi pubblicati, i ruoli occupati in prestigiosi consessi nazionali e internazionali sono chiara testimonianza del contributo che il Prof. Versace ha offerto nel settore della prevenzione dei rischi naturali e, in generale, della protezione civile. In questo momento di lutto, vorrei ricordare il Prof. Versace per il suo spirito instancabile e la sua passione per la conoscenza. La sua assenza sarà profondamente sentita da tutti noi e il suo positivo impatto sull’intera comunità accademica rimarrà sempre vivo nei nostri cuori e nelle nostre menti”. A nome di tutto il DIMES, rivolgo le più sincere condoglianze alla famiglia». 

La sua storia per come dimostra il curriculum vitae ne fa un personaggio pubblico di spessore regionale e nazionale ed è giusto il nostro interessamento anche perché fa parte della storia dei primi cinquant’anni di vita dell’UniCal che il Rettore non ha inteso celebrare per come meritava per gli effetti prodotti. El il prof. Lino Versace ne sarebbe stato un degno testimonial. Di ciò ne sono certo per l’entusiasmo che sapeva creare in segno di partecipazione e senso umano della vita. Ciao Lino. (fb)