Il Coolap di Reggio Calabria – Coordinamento Lavoratori Psichiatria, che hanno chiesto che vengano pagati i servizi resi e che ammontano, a oggi, a cinque mensilità.
«Riteniamo che, senza paura di smentita – hanno spiegato in una nota – dovrebbero essere saldati senza indugio perché nel decreto del commissario Longo, lo stesso, dà mandato all’ Asp di Reggio Calabria “di porre in essere ogni azione utile a garantire la continuità delle cure per i pazienti psichiatrici allo stato non dimissibili e/o assistibili”, anche se la formula usata potrebbe lasciare spazio a facili e non contestuali interpretazioni».
«Non vogliamo sembrare presuntuosi – continua la nota – o non considerare l’impegno speso da parte di varie figure che ringraziamo. Ma siamo, altresì, consapevoli di quanto fatto e che bisogna anche riconoscere che la spinta generatrice e caparbia che ha indotto tante figure istituzionali, politiche e sanitarie a muoversi e conseguentemente a stipulare ed a pubblicare la rete territoriale che dovrebbe (l’esperienza ci fa usare il condizionale) condurre al presunto cambiamento, è sorta da un lavoro costante, senza sosta e di lungo periodo che il Coolap (che è i lavoratori) ha svolto».
«Noi teniamo ad avvalorare, con forza, questo punto – hanno continuato – perché molti sacrifici sono stati fatti per tenere aperti le strutture e perché vogliamo confidare nel commissario Scaffidi che si è dimostrato persona di grande disponibilità. Lo stesso sa benissimo che non ci può essere continuità di cura per i pazienti senza il pagamento del regresso dovuto che serve, appunto, a tenere aperti i servizi che si occupano di ciò e a dare anche sostegno economico a tante famiglie di operatori monoreddito e senza retribuzione da troppo tempo. Portare avanti questa lunga lotta per i diritti, assistendo allo stesso tempo i nostri amici/pazienti, è stato per noi un dovere morale, ma anche un dispendio di tempo tolto alle nostre famiglie, di ferie e energie mentali. Non perdendo mai la speranza e cercando sempre di essere umili e all’altezza nel raccontare tante storie di umana fragilità e di esistenze mancate; per far comprendere a chi ci ascoltava la complessità di tali argomenti e l’urgenza di non far morire un importante servizio».
«La disabilità non è un palcoscenico – dice ancora il Coolap – ma una condizione umana che dovrebbe interessare tutti ed essere tutelata sempre ed a prescindere, senza eccessivi paternalismi o personalismi, con una rete sociale solida e con fatti concreti. Abbiamo incontrato molte difficoltà in questi lunghi anni, anche per la scarsa divulgazione e la totale assenza degli addetti ai lavori, persi più che altro nel loro narcisismo teatrale e poco pragmatico. Il “folle” è sempre stato visto in modo sbagliato, stigmatizzato e messo ai margini della società o addirittura usato nei convegni patinati per tornaconto personale. La diversità, anche la più stravagante, è da considerarsi una ricchezza e bisogna comprenderla senza preconcetti che non ne valorizzano la naturale libertà, a noi preclusa da schemi mentali rigidi che la società di oggi, del consumo e dell’apparire, richiede e ci propina come vita reale, facendoci perdere la bellezza dei rapporti umani».
«Crescere in un ideale di perfezione è pericoloso – continua la nota – perché non accetta e non riconosce la fragilità umana e non ci permette di comprenderla. Questo concetto noi lo abbiamo sempre avvalorato, difeso e divulgato, cercando di smantellare una mentalità burocratica che ha poca attinenza con il sociale. Il covid ha messo a nudo tante fragilità, verità nascoste e una sanità non all’altezza, spiazzandoci e facendoci perdere le coordinate sociali di un “mondo della vita” che prima davamo per scontate. Per quest’ultimo punto, ci spendiamo ininterrottamente da sempre per rendere visibile e per ribadire quanto sia importante e necessario avere dei servizi alla persona e di sostegno, come i nostri, cercando di difenderli pazientemente e facendo capire che non vogliono altro che migliorarci per dare un servizio sempre più adeguato e umano».
«Concludiamo – dice la nota – ringraziando i colleghi che ci sostengono ed a loro ed a tutti i pazienti confermiamo il nostro presente e futuro impegno per far sì che il nostro trentennale operato e il diritto alla cura siano riconosciuti e siano tutelati nelle sedi opportune e nel modo giusto». (rrc)