L’epidemia da coronavirus sarà controllata nei prossimi mesi. Lo dice Giuseppe Nisticò, insigne e autorevole farmacologo calabrese, docente all’Università Tor Vergata di Roma, per 10 anni componente del comitato scientifico e del consiglio d’amministrazione dell’Ema, l’agenzia europea del farmaco, ex presidente della Regione Calabria, che lancia un appello alla calma.
Nei giorni scorsi, lo studioso aveva evidenziato la necessità di procedere con la sperimentazione del farmaco Tocilizumab. «In questo momento di particolare tensione per l’avanzare progressivo dell’infezione da coronavirus, diventata ormai una pandemia, l’appello – dice – che intendo inviare ai calabresi, ma anche a tutti gli italiani, è quello di avere fiducia nelle regole restrittive dettate dal governo, restando in casa, ma anche mantenere uno stato di calma. Quindi un messaggio di speranza motivata. Non serve a nulla reagire con uno stato di ansia, talora attacchi di panico, o rimanere in uno stato di stress cronico. Queste reazioni emotive non controllate dalla ragione, come pure eventuali stati di depressione reattiva al coronavirus, vanno assolutamente tenute sotto controllo perché altrimenti possono peggiorare la situazione. Infatti, in tutte queste condizioni si verifica uno stato di depressione delle risposte immunitarie dell’organismo, per cui si riducono anche le nostre difese contro il coronavirus che diventa più aggressivo e talora letale. Si tratta di un periodo di emergenza – spiega – che nei prossimi mesi riusciremo certamente a controllare, grazie alla ricerca scientifica e all’elevata qualità del personale sanitario in tutto il Paese. È ovvio che in Calabria la Regione dovrà immediatamente organizzare i reparti di terapia intensiva necessari nelle 5 province, facendo affiancare il commissario nazionale, Domenico Arcuri, ottimo manager, con specialisti qualificati in anestesia e rianimazione, presenti all’Università di Catanzaro ma anche nei più importanti ospedali calabresi».
«Il mio intervento nei giorni scorsi – prosegue Nisticò – mirava a dare il via libera da parte del ministro della Salute e dell’Aifa all’uso “off label” del Tocilizumab, il farmaco antiartrite che si sta sperimentando sempre con maggiore successo presso l’ospedale Cotugno di Napoli. Ho apprezzato molto l’intervento della presidente Santelli la quale ha assicurato che la Roche, multinazionale di prestigio che produce il farmaco, lo metterà a disposizione per l’uso in tutte le strutture di riferimento della regione». Ad avviso di Nisticò, «anche con i clinical trials di farmaci già esistenti come quelli contro l’Aids si riesce a salvare, come è successo per l’Ebola, la vita in una certa percentuale di pazienti gravi – ma anche quella di un solo paziente è un obiettivo nobile – e il loro uso va subito autorizzato».
Nisticò ringrazia «doverosamente il Prof. Giovambattista De Sarro, farmacologo e rettore dell’Università di Catanzaro e membro dell’Aifa, il prof. Bruno Sepodes, vicepresidente del comitato scientifico (Chmp), dell’agenzia europea del farmaco (Ema), e il professore John Borg, membro di Malta dello stesso comitato, per la sensibilità con cui – dice – hanno accolto la mia richiesta. Grazie a loro, sia Aifa che Ema, trattandosi di un problema non solo dell’Italia, ma di tutta l’Europa, hanno autorizzato l’immediata sperimentazione clinica e l’uso “off label” di tutti i farmaci che hanno dimostrato effetti promettenti anche se iniziali per il controllo delle gravi polmoniti da coronavirus».
Secondo Nisticò, «un’altra arma potente sarà la messa a disposizione, come stanno facendo i cinesi per il nostro Paese, di anticorpi contro il coronavirus ottenuti dal plasma di pazienti che hanno superato la malattia. Pertanto, in futuro la malattia sarà completamente debellata, sia grazie ai vaccini che saranno prodotti, che evocando una risposta anticorpale riusciranno a prevenire l’insorgenza dell’infezione da coronavirus, ma anche con la sieroterapia con la quale si somministrano direttamente anticorpi che sono in grado di neutralizzare il coronavirus e curare la malattia in corso. In futuro, inoltre, sarà possibile produrre, con tecniche di ingegneria genetica, anticorpi monoclonali da linfociti di pazienti guariti anticorpi che – conclude – sconfiggeranno il coronavirus».
Da tenere, per questo, in grande conto – aggiunge il prof. Nisticò – che l’Università di Utrecht assieme all’Erasmus Mc di Rotterdam ha individuato il primo anticorpo monoclonale al mondo in grado di sconfiggere il Covid-19. L’anticorto 47D11 sarà sperimentabile già entro un mese sui pazienti positivi al coronavirus. Il prof. Frank Grosveld cui si deve il merito della scoperta ha dichiarato che «si tratta di un anticorpo che avevamo già isolato per l’attuale pandemia. L’anticorpo impedisce a SarsCov2 di infettare e può anche aiutare a rilevare il virus». (rrm)