LE VALUTAZIONI DEL PROF. PIETRO MASSIMO BUSETTA SU NECESSARIE MODIFICHE DA APPORTARE ALLA ZES UNICA;
Fare impresa al Sud con la Zes unica

PARTITI GLI INCENTIVI DELLA ZES UNICA
MA NON PER LA NASCITA DI NUOVE IMPRESE

di PIETRO MASSIMO BUSETTASembra che la massima del Vangelo “Non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra” sia stata adottata anche dal nostro Governo.

Parlo del Credito d’imposta della Zes unica. Infatti scatta dal 12 giugno la possibilità di chiedere alle Entrate il bonus per gli investimenti in beni strumentali nelle aree del Mezzogiorno interessate dalla Zes Unica. Ci sarà un mese di tempo per le richieste, visto che la scadenza è fissata per il 12 luglio. 

Le modalità operative di tale provvedimento fanno capire come la Zes unica in realtà stia tradendo  la logica iniziale, trasformandosi in un beneficio per le aziende esistenti già sul territorio.      

Il motivo per il quale si immaginavano le otto zone del Mezzogiorno  é simile all’idea cinese delle Special Economic Zones (Sez). Il concetto è semplice, poiché l’economia cinese pensava di non potercela fare da sola ad innescare quel processo di sviluppo necessario per dare risposte adeguate al sistema economico, immagina delle aree nelle quali assicura una criminalità all’angolo, una adeguata infrastrutturazione che renda raggiungibile le aree  da qualunque parte del mondo, un costo del lavoro molto basso e, infine, una tassazione particolarmente favorevole degli utili di impresa. 

Tali  condizioni per attrarre investimenti dall’esterno dell’area, considerato che il sistema economico cinese non riesce da solo a creare quell’economia che possa far uscire il Paese dal suo sotto sviluppo. L’idea funzionò e in molti in Europa, a cominciare dalla Germania, immaginano che possa essere un sistema per far finanziare il proprio sviluppo dai capitali in giro per il mondo, in cerca di massimizzare i rendimenti. 

Le condizioni che devono soddisfare tali aree  per cui sono individuate in un territorio limitato sono quelle delle Sez. Con il cambiamento in corso d’opera ed il passaggio dalle otto Zes all’unica per tutto il Mezzogiorno, avevo manifestato il dubbio che si potesse perdere quell’appeal che dovrebbe far arrivare gli investimenti dall’esterno dell’area sul territorio meridionale. 

Necessari perché con 20 milioni di abitanti e 6.300.000 occupati compresi i sommersi, rimasti più o meno stabili da dieci anni a questa parte, pensare che il sistema imprenditoriale del Sud potesse riuscire a creare quei 3 milioni di posti di lavoro, che servono per avere un rapporto popolazione occupati simile a quello dell’Emilia-Romagna, era assolutamente impensabile. 

Le norme attuative emanate per una delle condizioni per l’attrazione di investimenti dall’esterno dell’area, riguardante il credito d’imposta e quindi la tassazione degli utili eventuali di impresa, ci fa capire come in realtà si sia snaturato lo strumento. 

Infatti quando le norme attuative dicono che  possono essere inviate dal 12 giugno al 12 luglio 2024 le comunicazioni all’Agenzia delle entrate relative alle spese sostenute dal 1° gennaio 2024 e a quelle che si prevede di sostenere entro il prossimo 15 novembre 2024, per accedere al credito d’imposta riconosciuto per investimenti realizzati nella Zes unica Mezzogiorno, si capisce che piuttosto che all’attrazione di investimenti si pensa a dare vantaggi competitivi alle realtà esistenti. E gli investimenti ammissibili sono quelli riguardanti l’acquisto, anche tramite locazione finanziaria, di nuovi macchinari, impianti e attrezzature varie destinati a strutture produttive già esistenti o che vengono impiantate nella Zes unica e che devono mantenere la loro attività nella Zes unica per almeno 5 anni.

E se anche Il credito è differenziato per Regioni, dimensioni dell’impresa ed entità dell’investimento con una diversa agevolazione  tra  Calabria, Campania, Puglia e Sicilia e Basilicata, Molise e Sardegna, che hanno un beneficio minore, si capisce che tali tempi così ridotti difficilmente potranno  far accedere a questi vantaggi investimenti importanti, che hanno bisogno di certezze diverse per stabilire di arrivare in un territorio sconosciuto. E che la Zes unica avrà la funzione di rendere più competitivo il sistema imprenditoriale esistente, tradendo in realtà il vero scopo dello strumento.       

Contemporaneamente invece viene posta a Cernusco la prima pietra della nuova giga factory dell’idrogeno verde, la più grande fabbrica italiana di elettrolizzatori, 25mila metri quadrati, che faranno del Naviglio una delle green valley lombarde.

La Gigafactory per l’idrogeno verde diventa realtà a Cernusco sul Naviglio, con una struttura da 25mila metri quadrati di De Nora, che darà lavoro a 200 persone direttamente e a 2.000 con l’indotto. Produrrà elettrolizzatori per ottenere idrogeno dall’acqua utilizzando energia rinnovabile.  

Bene questa è la dimostrazione plastica della schizofrenia del Paese, che da un lato finanzia praticamente l’esistente e dall’altro continua a implementare un sistema produttivo, che dovrebbe essere in qualche modo incoraggiato a spostarsi, considerata la mancanza di capitale umano esistente nell’area, in particolare di quello professionalmente formato, che dovrà essere trasferito dalle Regioni meridionali. (pmb)

[Courtesy Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia]