In occasione della Giornata Europea dei Parchi, in programma domani, Guido Leone, già dirigente tecnico USR Calabria, sostiene ed evidenzia l’importanza di «intensificare il rapporto tra il Parco d’Aspromonte e sistema scolastico reggino», questo perchéPar «il Parco Nazionale d’Aspromonte ha subìto una involuzione nell’immaginario collettivo».
Sempre Leone, da “uomo di scuola”, evidenzia come «lo sviluppo di una coscienza ambientale costituisca la carta vincente per la crescita e il consenso necessario alle politiche per le aree protette». Per lui, i luoghi in cui attuare il processo formativo degli studenti, ma anche degli insegnanti, sono sicuramente quelli del Parco e per diversi buoni motivi».
«Il primo – prosegue la riflessione di Leone – è che l’educazione ambientale si fa, non si insegna. Gli alberi, gli animali, le rocce, i fiori non si possono solo insegnare: bisogna viverci in mezzo. Bisogna odorarli, guardarli, toccarli quanto è possibile, bisogna imparare a riconoscerli a sapere come vivono e di cosa hanno bisogno».
«Il secondo motivo – prosegue Leone – è che il parco costituisce il laboratorio privilegiato per attività di didattica e di divulgazione ambientale, il luogo nel quale la tutela dell’ambiente, la comprensione degli equilibri naturali, l’importanza di un approccio globale all’ambiente possono essere toccati con mano».
«Un terzo motivo – prosegue Leone – sta nella necessità di qualificare l’area protetta rendendola centro di attività produttive e culturali compatibili con l’ambiente e nello stesso tempo in grado di garantire un reddito alle popolazioni locali».
Una condizione è indispensabile, sempre per Leone, per aumentare il consenso delle popolazioni locali. Il Parco, infatti, è un sistema territoriale, in cui dentro ci stanno valori naturalistici, ambientali, culturali, della tradizione artigianale, della cucina, etc., cioè tutto l’insieme che rende questa zona particolare, che le dà una identità. E se le popolazioni che rientrano nell’Aspromonte la avvertono, questa diversità, è lo stesso per le comunità scolastiche?
Secondo Leone, «noi siamo uno strano Paese perché abbiamo difficoltà a riconoscerci in un’ unica identità. Nella scuola ciò non penetra con facilità, magari l’identità nazionale passa attraverso Dante e i grandi della letteratura, ma manca il resto. La scuola non comunica il senso dell’appartenenza ad una identità più ricca, articolata e storicamente radicata di quanto non sia in grado di rappresentare, sia pure nella sua qualità, la letteratura».
Da qui, la potenzialità del Parco, perché «esso si costruisce intorno ad alcuni parametri di qualità che già riguardano l’identità del territorio. E questo è un altro elemento da tenere presente nel rapporto tra parco e sistema formativo».
«Ora – prosegue Leone – se la partecipazione è una dimensione indispensabile alla qualità dei parchi, anche il rapporto con le scuole deve cambiare. Per le Scuole, che in particolare insistono nel Parco, sembra importante recuperare la cultura della cura, ma come attenzione al vicino, a ciò che è mio in quanto res publica, cosa di tutti. Educare al cambiamento cambiando vuol dire costruire contesti educativi, in cui l’azione sia parte integrante del percorso educativo».
Per Leone, «ripulire insieme alla propria classe una pertinenza esterna alla Scuola, sia esso un incolto, un giardino abbandonato, è una azione che rimane nella memoria del ragazzo, continua nel tempo a fare cultura. Quindi, i percorsi che si devono costruire sul territorio, nel Parco, non sono solo di tipo informativo, scientifico, cognitivo, ma devono consentire ai ragazzi di fare esperienza in prima persona».
Il Parco, secondo Leone, deve «entrare nel DNA di quella scuola, altrimenti sarà difficile convincere i ragazzi dell’utilità(ecologica, sociale, culturale, economica) del Parco».
«Questa consapevolezza – conclude Leone – passa attraverso la formazione degli insegnanti, e attraverso la costruzione di una adeguata motivazione. In questo modo la Scuola può diventare un soggetto attivo a condizione che sviluppi percorsi che affrontino i problemi del territorio, che facciano ricerca sul territorio. Così operando, le Scuole del Parco, nel parco, diventano una sorta di agenzia di promozione nel parco e per le scuole ad esso esterne». (gsc)