di ALESSANDRO CROCCO – Con l’ultima riunione del Comites New York si chiude il primo anno di attività. I rappresentanti del Tristate hanno all’unanimità espresso grande soddisfazione per il lavoro svolto fin qui.
Promotori e protagonisti di molte iniziative ed eventi di spessore che hanno avuto un grande seguito e un risalto mediatico notevole. Quella che si era presentata sin dall’inizio come una squadra giovane e competente ha mostrato operatività, impegno e grande affiatamento, ingredienti rilevanti in un contesto in mutamento che vede i Comites stessi in una nuova e non facile lettura e interpretazione del loro ruolo.
In un calendario pieno si è contributo a rinsaldare quel legame con la madre patria, facendosi promotore di quell’italianità, del Made in Italy, attraverso la conoscenza della storia, della cultura, delle trazioni, con un occhio di riguardo verso la lingua.
Solo nel mese di novembre si sono ricordate figure come Maria Callas, Pierpaolo Pasolini e Grazia Deledda, facendo diventare New York cassa di risonanza del racconto di quei grandi uomini e donne che hanno dato lustro al nostro Paese e che attraverso la lettura delle loro vite e opere, in chiave moderna, rappresentano un viatico di conoscenza e riscoperta delle proprie radici e identità.
Ogni Commissione ha offerto spunti di riflessione e momenti di aggregazione importanti con le nostre comunità e con le comunità americane in una commistione d’interessi comuni che ha rinsaldato ponti ma ha, anche, aperto a nuove visione e prospettive di esperienze reciproche che, senza dubbio, favoriranno in un prossimo futuro opportunità di crescita condivise. Dallo sport, quindi, agli eventi sull’enogastronomia e sulle eccellenze italiane, dalla scienza all’internazionalizzazione, ai momenti di sensibilizzazione sui diritti civili ai giovani, si è inteso ridare al Comites il suo spazio originario di tramite e interfaccia nei rapporti con gli italiani ivi residenti e le istituzioni.
Tra gli incontri più sentiti e partecipati quello sulla violenza domestica e di genere, promosso con l’intenzione di creare una rete di supporto inclusiva per far conoscere alla comunità italiana e italo-americana quali siano i diritti a New York e come accedere, in sintonia con professionisti, associazioni e istituzioni, ai servizi di sostegno. Un impegno sociale ribadito, anche, in difesa dei diritti LGBTIQ+, che ha visto per la volta la partecipazione del Comites al Pride Parade di New York.
Primo appuntamento, anche, per il ‘Columbus Day’, dove ha sfilato una propria rappresentanza e che ha assunto un significato rilevante: rinnovare un legame antico, riconoscere un grande patrimonio espresso attraverso chi ha creduto in quel sogno e ancora oggi lo trattiene nella memoria e che diventa esempio da trasmette alle nuove generazioni. E proprio i giovani, sono diventati l’ossatura e il movente di questo cambio di passo che offre una nuova visione non solo nelle azioni ma nell’interpretazione del fenomeno dell’emigrazione, che va analizzata non più solo sotto l’aspetto antropologico e sociale ma va rivisto e letto in una nuova ottica che è quella che chi ‘emigra’, nella maggior parte dei casi, lo fa per scelta.
Non si parte più con le valigie di cartone ma con consapevolezza, determinazione, preparazione, per poter raggiungere obiettivi e realizzarsi. Esiste una nuova generazione che va attenzionata proprio per il valore che rappresenta e che esige una nuova collocazione nelle discussioni e nei processi di sviluppo. Offrire occasioni di scambi, di esperienze reciproche che accrescano quell’appartenenza e ancora di più conoscenza delle tante Italie, restituendo l’immagine, persa, svenduta, del ‘Bel Paese’ che tende ad un futuro diverso grazie anche al contributo di quel valore aggiunto che sono gli italiani all’estero.
Su questo tema, diversi sono stati gli incontri, uno su tutti la prima edizione, tenutasi il 1 Maggio, dell’’Italian Community Resource Fair’. Organizzato con lo scopo di aiutare gli italiani della Big Apple a indirizzare al meglio le loro abilità professionali e personali in un mercato complesso e competitivo come quello americano, con un occhio di riguardo verso le nuove generazioni e chi sceglie, oggi, gli Stati Uniti come meta per realizzarsi e investire.
Non sono mancati, inoltre, anche interventi rivolti a stimolare l’azione politica, attraverso il coinvolgimento dei rappresentanti istituzionali, sui temi che stanno più a cuore alle comunità all’estero in merito a quei servizi e quell’ascolto di cui necessitano e hanno diritto: dalla riforma del voto all’estero alla rivisitazione della legge riferita all’Anagrafe e censimento degli italiani all’estero (Aire), a quei provvedimenti che sostengano il rinnovamento di molti degli ambiti, degli enti e degli organismi che promuovono e mantengono le relazioni istituzionali, come i Comites.
A prova di ciò e dell’impegno profuso è intervenuta la Fondazione Migrantes, che ha dedicato il ‘Rapporto Italiani nel Mondo 2022’ (Rim) alla rappresentanza e ai Comitati degli italiani all’estero, con un capitolo che ha esaltato e messo in evidenza proprio il lavoro svolto nel Tristate. Elemento che non è passato inosservato è, anche, il nuovo modo di comunicare attraverso l’utilizzo di un linguaggio più diretto e chiaro, supportato dai nuovi mezzi e strumenti di comunicazione, come i social, che garantiscono non solo una conoscenza più diretta dell’organismo, sia nelle funzioni sia nelle azioni, ma anche quella partecipazione democratica e attiva, su cui il Comites NY ha inteso fondare il proprio agire.
In sintesi, la comunità italiana, con quella forza dirompente, caparbia e consapevole che la contraddistingue, deve essere guidata e indirizzata per rispondere alle sfide del cambiamento e conquistare una dignitosa posizione all’interno dei processi e di quella nuova globalizzazione che, anche e soprattutto dopo la pandemia, guarda sempre di più alle comunità come valore ed essenza delle azioni e delle scelte. (ac)
(Presidente Comites New York)