«Il turismo costituisce un settore vitale non solo per l’economia ma anche per la rivitalizzazione di molti comuni del Mezzogiorno». È quanto ha detto il sociologo calabrese e componente della Siss – Società italiana sociologi della salute e dello sviluppo e già assessore al turismo del comune di Squillace, Franco Caccia, partecipando alla Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico di Paestum, spiegando come «tra gli altri temi, l’evento ha dedicato ampio spazio alla proposta del turismo delle radici, vale a dire l’offerta rivolta agli emigrati, o loro discendenti che tornano nei luoghi di origine per trascorrere le loro vacanze».
Nei mesi scorsi, diversi comuni della Calabria, hanno ricevuto un apposito finanziamento, erogato dal ministero degli esteri, e sono impegnati a realizzare specifiche progettualità capace di appassionare e motivare al viaggio i calabresi residenti all’estero.
«Il turismo delle radici – ha precisato Caccia – costituisce una grande opportunità a patto che nei comuni interessati si attivino delle reti di collaborazione e co-progettazione tra i diversi soggetti, pubblici e privati, impegnati nel campo della promozione culturale e turistica. Pare evidente che il ruolo di promotore della collaborazione debba essere ricoperto direttamente dai comuni beneficiari dei finanziamenti dedicati».
Si pensi alle diverse ricadute derivanti da attività di ricerca storica e sociologica su fatti, persone e tradizioni che raccontano l’identità e la memoria dei luoghi ed al patrimonio di conoscenze che si possono trasferire alle nuove generazioni, così come sarebbe di forte impatto la ripresa di alcune tradizioni popolari, rievocate con il ruolo di giovani interpreti, tra cui anche gli stessi emigrati di ritorno.
Il turismo non si limita solo all’esperienza del viaggio ma è, soprattutto, desiderio di scoprire e di condividere esperienze uniche. Il progetto del turismo delle radici può mettere in atto questa rigenerazione emotiva collettiva dai risvolti assai positivi per le singole persone e per le intere comunità. Sarebbe un grave quanto imperdonabile errore limitarsi all’organizzazione di qualche sporadico evento, esaurito il quale non rimarrà traccia di progettualità e di prospettive future.