Nonostante sia iniziata la raccolta delle olive e la molitura siano partite in Calabria, il quadro previsto dall’Associazione Olivicola Asso.pr.oli, presieduta da Salvatore Oliva, non è rassicurante: «la produzione di olio extravergine d’oliva complessivamente nella nostra regione registra un calo di oltre il 40% causato principalmente dalle anomalie climatiche» rispetto al 2019.
«Con le prime moliture, però – ha aggiunto – i risultati, per quanto riguarda la qualità dell’olio, sono soddisfacenti e si può assaporare un olio fruttato, fragrante e di ottima qualità».
I tecnici dell’Associazione olivicola Asso.pr.oli stimano la produzione della campagna 2020-21, tra 25-30mila tonnellate, mentre nell’annata precedente si era attestata sulle 45mila.
«L’allegagione – ha spiegato Oliva – una fase del ciclo vitale dell’olivo, che si registra nella prima metà di giugno, in cui avviene l’inizio della trasformazione dei fiori in frutti è stata mediamente discreta anche se la fase estiva, con il caldo, ha fatto si che le drupe non si siano ingrossate tanto, sebbene poi si è recuperato in termini di pezzatura con le prime piogge. Nell’ultimo arco temporale la pioggia e il vento forte, in particolare nella sibaritide e nel crotonese, hanno causato una cascola delle olive che ha inciso ulteriormente sulla quantità».
«Se andiamo a veder per zone – ha aggiunto Oliva – si registra un -40/45% in meno sulla fascia jonica con punte del 50%nel lametino. Nelle zone interne del cosentino, si ha un 30% in meno mentre nella zona di produzione del tirreno reggino, i volumi di produzione sono buoni e in linea con le migliori annate. Rassicurazioni giungono dai tecnici di Asso.pro.li sulla Xyella. Ad oggi la Calabria è indenne, ma occorre non sottovalutare nulla e monitorare attentamente e costantemente la situazione mettendo in atto le buone pratiche agronomiche e la prevenzione».
L’olivicoltura in Calabria – ha evidenziato Coldiretti – si sviluppa sul 24% della superficie agricola utilizzata, con oltre 84mila aziende ad indirizzo olivicolo, una superficie investita in olivo di oltre 189mila ettari, circa 25milioni di piante e oltre 100 varietà di olive, un tesoro di biodiversità, con quasi il 50% biologico e un forte impiego di manodopera, nella intera filiera».
«Il nostro impegno è di potenziare e migliorare la filiera che coinvolge in Calabria 692 frantoi il 15% del totale italiano, con tre D.O.P. e una I.G.P. – ha dichiarato Franco Aceto, presidente di Coldiretti Calabria –. Ad incidere negativamente sulle imprese olivicole è stato anche il crollo dei prezzi pagati ai produttori, scesi a valori minimi. Un trend causato dalla presenza sul mercato mondiale di abbondanti scorte di olio “vecchio” spagnolo, spesso pronto a essere spacciato come italiano a causa della mancanza di trasparenza sul prodotto in commercio, nonostante sia obbligatorio indicare l’origine per legge in etichetta dal primo luglio 2009, in base al Regolamento comunitario n.182/2009».
«Ma i pericoli – ha rimarcato il presidente di Coldiretti – arrivano anche a livello internazionale dalla diffusione di sistemi di etichettatura fuorviante, discriminatori ed incompleti, che finiscono per mettere il bollino rosso ed escludere paradossalmente dalla dieta alimenti sani e naturali che da secoli sono presenti sulle tavole».
«Si rischia – ha concluso il presidente Aceto – di promuovere cibi spazzatura e di bocciare un elisir di lunga vita come l’olio extravergine di oliva, considerato il simbolo della dieta mediterranea e per questo è necessario aumentare gli investimenti pubblici e privati sulla promozione del nostro olio che grazie ai produttori è sempre di più apprezzato e sta guadagnando in termini di reputazione». (rrm)