Non ha saputo trattenere la commozione e le lacrime, il sen. Marco Siclari durante il suo intervento in Senato sulla situazione del Covid in Calabria. «A nulla sono servite – ha detto Siclari – le reiterate denunce che ho fatto da due anni a questa parte per attirare l’attenzione del governo sul disastro in cui si dibatte la snaità calabrese. A nulla è valsa la denuncia più volte ripetuta sul fallimento di 12 ani di commissariamento della sanità. 12 anni vergognosamente perduti.
«In 12 anni di inefficienze il sistema commissariale della sanità calabrese ha creato danni alla salute dei cittadini, oggi hanno determinato l’inserimento della Calabria nella fascia rossa ai fini delle restrizioni covid, mortificando le aziende e le famiglie. Lo Stato, direttamente responsabile della gestione commissariale, ha causato non solo un danno diretto a tutti gli ammalati calabresi, alcuni morti o rimasti invalidi per la scarsa o inesistente assistenza sanitaria, ma ha prodotto danni economici enormi non solo alla Regione Calabria costretta a pagare in costi, centinaia di milioni all’anno, dell’emigrazione sanitaria dei calabresi costretti a curarsi in altre regioni, ma anche alle famiglie calabresi obbligate a sopportare i costi, pari a svariate centinaia di milioni di euro, dell’accompagnamento e dell’assistenza ai malati fuori sede, oltre a subire i danni all’attività lavorativa, alle attività economiche e produttive, alla vita sociale e si relazione che la diaspora sanitaria impone e determina.
«Finalmente, con colpevolissimo ritardo, nel decreto legge Covid, oggi in sede di conversione al Senato, ritroviamo le proposte di Forza Italia avanzata da oltre otto mesi. Fin dai primi annunci della possibilità che l’allora epidemia, poi classificata pandemia, abbiamo proposto l’obbligatorietà dell’uso della mascherina anche all’aperto, l’utilizzo dei tamponi veloci, l’acquisto delle prestazioni sanitarie dalle strutture privata fuori budget, un piano straordinario di assunzioni del personale sanitario, medici e paramedici, carente nel sistema sanitario regionale calabrese, un piano straordinario di acquisizione di immobili da adibire ad ospedali covid e non covid, edificando nuove strutture ospedaliere modulari come quello di Milano e Napoli oppure ristrutturando e riconvertendo strutture sanitarie pubbliche e private dismesse o in disuso, accesso ai fondi del MES per migliorare l’assistenza sanitarie elevando i Livelli Essenziali di Assistenza sanitaria e tante altre. Meglio tardi che mai, rimane il rammarico per il tempo perso, per le vittime della pandemia che potevano essere salvate ed invece sono morte di covid per la mancanza di programmazione degli interventi e la cieca volontà del Governo e della maggioranza che lo sostiene di non accettare la collaborazione dell’opposizione nella gestione dell’emergenza».
Il senatore Siclari ha inoltre annunciato la mobilitazione di tutti i primi cittadini calabresi: «Il prossimo 19 novembre, davanti a Palazzo Chigi manifesteranno contro il commissariamento della sanità calabrese e per dotare la Calabria di un’assistenza sanitaria adeguata e dignitosa, i sindaci della regione, ultima in Italia per livello dei LEA, decretata “zona rossa” proprio per la grave carenza degli indicatori di efficienza e funzionalità del SSR. Alla manifestazione parteciperò anch’io come calabrese, come medico e come esponente di Forza Italia assieme ai colleghi parlamentari di tutto il centrodestra che hanno accolto il mio invito a fare fronte comune per il diritto alla salute di ciascun calabrese. Attendo in piazza anche i parlamentari del centrosinistra e del movimento cinquestelle che so condividere la battaglia, ma che finora stanno privilegiando l’appartenenza politica e partitica, non esponendosi contro le scelte governative. Invito il Governo a dare risposte serie, impegnative e risolutive alla protesta che è il grido di dolore di tutto il popolo calabrese offeso nella dignità di cittadinanza, leso per la mancanza ed inefficienza dell’assistenza sanitaria erogata e tradito nelle fiducia malriposta nelle forze che sostengono l’azione governativa che insiste nell’imporre il commissariamento solo come misure di rientro dal debito e non come procedura per migliorare l’erogazione delle prestazioni sanitarie ai cittadini italiani residenti in Calabria». (rp)