di GIUSY STAROPOLI CALAFATI – Se mandassi a fanculo Stanley Tucci, sarei più maleducata o più mafiosa?
Il signor Tucci credo non si porrebbe il problema. Gli basterebbe annotare la mia provenienza, che a qualificarmi non impiegherebbe nulla.
Stanley caro, ma perché la Calabria?
Da quel che si appresta a definire, l’americano, i suoi genitori hanno avuto una mala ventura a nascervi qui. Perché venirvi allora proprio adesso, rischiando incolumità e reputazione, quando altrove il mondo è tutto rose e fiori?
Le dichiarazioni di Stanley Tucci alla CCN, contengono parole dure come pietre. E giustiziano un’intera regione con tutto il suo popolo. Se ne rende conto vero, Tucci?
È una mascalzonata questa qui. Prima scegliete la Calabria, le svuotate l’anima, e poi la lapidate. Usate la sua meravigliosa cornice per immortalare i vostri sporchi giochi, e poi la destinate allo scarto.
La Calabria non è più un’ingenua Melusina, Stanley Tucci, e a farsi fare ritratti così sgradevoli da artisti di passaggio come lei, non ci può stare.
Ci dica, Tucci, e sia onesto, quante minacce ha ricevuto in questo girone di anime nere calabresi? E quante rivoltelle le sono state puntate alla testa, durante il suo soggiorno in questa Calabria “maledetta”? E quante mazzette le sono state chieste, con rituale mafioso, per girare “Searching for Italy” proprio qui, nel cuore della ‘ndrangheta? Lo dica, lo dica pure, Stanley, questa è roba che va denunciata.
Caro Tucci, parlare per sentito dire, sulla base di dannati pregiudizi, è da vigliacchi.
La Calabria, e lo osserva bene Corrado Alvaro, va vissuta e anche sofferta. La semplicità dei viaggiatori si ferma all’estetica. Ed è così che a giudicare è l’impressione. Null’altro di più sinceramente profondo.
E questo massacro mediatico a cui voialtri la sottoponete con ripetizione, da ogni parte del mondo, come se dire mafia alzasse di profilo, è peggio delle disfatte della mafia stessa.
Ha veduto incompiuti, è vero, ve ne sono tanti da queste parti, ma le assicuro che c’è anche altrettanta compiutezza. E in essa è riassunta la nostra storia gloriosa, con cui nessuno si anima mai, di cui nessun altro parla.
Ci faccia capire, Tucci, per arrivare in Calabria è stato corrotto, o lei ha corrotto qualcheduno. Sa, dichiararla terra corrotta senza aver avuto una connessione personale diretta con questo genere di sistema, è davvero un abuso. Un torto a chi quaggiù ama, lavora, si dedica alla vita.
Sono tante le gravità che pesano sulla Calabria, è vero, lo sappiamo bene, Tucci, ma i giudizi di quelli come lei, sono le peggiori. E sono il male da cui intendiamo liberarci.
Quaggiù la gente non torna solo per questione di legami e di radici come dice lei, caro Stanley. C’è chi a venire a Scilla, a Tropea, a Serra San Bruno a Marzi, prova piacere. E per villeggiare vi ritorna 2, 3, 4 volte ancora.
Torni anche lei, Tucci, torni al Sud, ma questa volta senza macchine da presa e sgombro da ogni pregiudizio. In search of Calabria.
Vedrà che, alla domanda di Christiane Amanpour, avrà cose da correggere su quelle già dette, e ulteriori ne avrà da aggiungere. (gsc)