di PINO APRILE – Manco una parola, dai “parlamentari da cortile”, sugli studenti napoletani, a Venezia per una manifestazione in costumi d’epoca, insultati perché “terroni di merda”, da un gruppo di giovani e adulti (loro genitori ed educatori?). La cosa è stata gridata in tutte le varianti della cultura razzista divenuta di governo (non solo di questo, che è solo il peggiore); con aggiunta di altri a sfondo sessuale, in particolare contro le ragazze, e l’invito a tornarsene al Sud.
La vicenda è stata resa nota dalla dirigente scolastica dell’istituto “Archimede” di Ponticelli, Mariarosa Stanziano, con un post in cui annunciava una lettera aperta al sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, e al presidente del Veneto, Luca Zaia. Il sindaco di Venezia ha presentato le scuse a nome della città e sue, invitando i ragazzi offesi a tornare, quali ospiti.
È stato il primo a intervenire. E l’unico. Zaia tace (sai la sorpresa). Ma tacciono pure tutti gli altri e ti chiedi: non hanno niente da dire i parlamentari del Sud che ci spiegano come l’Autonomia differenziata sia l’occasione non per depredare quel che resta al Mezzogiorno dopo il saccheggio ultrasecolare, ma per migliorarlo?
Al solito, c’è stato chi ha tentato di minimizzare, riducendo il razzismo a folclore negativo e gli insulti a battute di cattivo gusto. Sbagliato, profondamente sbagliato. Questi episodi sono frutto e spia di una grave patologia del tessuto sociale. Sminuire è chiudere gli occhi e aggravare il male («…e su, figlia mia. In fondo è tuo marito. Ti ha fatto un occhio nero, ma può succedere a tutti di perdere il controllo. Non è cattivo, è carattere. Se lo denunci, rovini la famiglia, c’è rischio che sia licenziato. E poi che gli dai da mangiare ai figli?»).
Si tende ad attribuire il razzismo all’ignoranza e, quindi, a una causa tutto sommato rimediabile con un dippiù di buona informazione e conoscenza. Non è vero: non è roba da stadio e ragazzacci di strada (ma a Venezia c’erano pure gli adulti…). Il razzismo è una infezione dell’anima che prescinde dal livello culturale: Giorgio Bocca, che si proclamava razzista e antimeridionale, era un pilastro (purtroppo) del giornalismo italiano; Gianfranco Miglio, fieramente razzista e antimeridionale, era (purtroppo) autorevole politologo e docente universitario.
L’espressione “parlamentari da cortile” si rifà, ovviamente, alla distinzione fra schiavi da campo e da cortile, con i secondi schierati con il padrone contro i primi, dai quali si ritenevano diversi e distanti, per il privilegio di servire il padrone in casa e non nei campi, vestirne gli abiti dismessi e non stracci; mangiare gli avanzi del suo pasto e non la fetida sbobba “di quegli altri” (conveniente per le più belle della “mandria” di schiavi, diventare amanti di uno da cortile).
Se la similitudine vi sembra eccessiva, offensiva, considerate che lo schema di potere è lo stesso; a cambiare sono soltanto i termini e la materia trattata.
Possibile che a nessun rappresentante meridionale di questa maggioranza in parlamento (ma quando le maggioranze erano altre cambiava pochissimo o proprio nulla) sia venuto in mente di chiedere che qualcuno si vergognasse per le offese agli studenti napoletani e si adottasse qualche provvedimento per sanzionare e prevenire quel genere di comportamenti? Oppure, che ne so…, che si cercasse, tramite telecamere in zona o video di privati, testimonianze, di identificare i razzisti e punirli?
Il guaio è che i sentimenti incivili da cui derivano tali azioni sono condivisi, diffusi. Altrimenti non ci sarebbe la vergogna di avere come vice capo del governo e capo di un partito votato pure a Sud (sempre meno, certo, ma…), quel Matteo Salvini gravato da una condanna per razzismo contro i meridionali. O un ministro incaricato di devastare la Costituzione con l’Autonomia differenziata, Roberto Calderoli, con tre condanne per razzismo in primo e secondo grado, poi sfuggito a quella prevedibilmente definitiva, grazie alla prescrizione per lungaggini processuali.
Per dire: la Cgia di Mestre, Centro studi orientati a Nordest e sguardo storto a Sud, non risulta abbia mai fatto una ricerca sul razzismo in Veneto. E forse è un bene: avremmo rischiato di scoprire che i meridionali sono razzisti contro i veneti (sono bravi a fare certe “scoperte” alla Cgia).
I parlamentari da cortile del Sud magari non si sono occupati della vicenda degli studenti offesi a Venezia, forse perché impegnati a risolvere problemi ben più gravi. Provo a indovinare: lo scandalo dei prezzi dei biglietti di treni e aerei per destinazioni meridionali, che raddoppiano, triplicano e anche più per le feste, per fottere la tredicesima ai terroni emigrati al Nord per studio o lavoro, e desiderosi di trascorrere qualche giorno in famiglia?
No, non è questo che assorbiva il tempo e le intelligenze (che c’è? Cos’ho detto di male?) dei parlamentari da cortile. Forse erano troppo presi da iniziatiche politiche per sventare l’ennesimo scippo al Sud di fondi del Pnrr: 10 miliardi tolti all’alta velocità ferroviaria in Calabria, per girarli al Nord, dove i lavori rischiano di fermarsi (e capirai! In Calabria, manco cominceranno), perché le società costruttrici lamentano l’aumento dei costi?
No, nemmeno questo. Ci spiegheranno (volete scommettere?) che è colpa della classe dirigente meridionale, se le cose al Sud non si riescono a fare. E per una volta, siamo d’accordo, dal momento che la classe dirigente meridionale sono anche loro. E intanto possono goderne i vantaggi, in quanto dirigono contro il Sud, a beneficio del potere economico e politico padano che li associa al potere “di servizio” (abiti dismessi, avanzi…).
Ho capito! I parlamentari da cortile stavano combattendo, nelle alte aule di rappresentanza e nei corridoi dei loro partiti-padroni, contro lo scempio di un Ponte sullo Stretto che finalmente dicono sarà fatto, ma con soldi della Sicilia, della Calabria e del resto del Sud (i Fondi coesione e sviluppo, destinati per legge al Mezzogiorno, ma non per il Ponte).
E magari i parlamentari da cortile del Sud trovano indecente che per le opere pubbliche nazionali in terra terronica, si debbano usare solo soldi dei meridionali, mentre per quelle al Nord, comprese le Olimpiadi invernali 2026 “a costo zero” si sprecano quelli di tutti gli italiani, che sulla direttrice Milano-Cortina saranno trasformati in stipendi da favola per professionisti di giusta area politica, appalti forse truccati, mazzette (ci sono inchieste giudiziarie già) e figuracce planetarie per inefficienza (come lo sputtanamento pubblico da parte del Comitato olimpico mondiale).
E invece, no, manco questo. (Comunque, a proposito del Ponte, non vorrei la tirino per le lunghe sino alla caduta del governo, per poi dire che se non si fa, è colpa altrui. E magari scoprire che alla società prescelta, la Webuild, toccherebbe pagarlo lo stesso o quasi. Dite di no? Avete dimenticato che siamo in Italia, in mano a questi qua? Si avrebbe il capolavoro dei Fondi coesione e sviluppo bruciati su un’opera che doveva essere finanziata con altre risorse e senza manco avere il Ponte).
Insomma, oltre a votare l’ordine del giorno per alzare le retribuzioni dei docenti al Nord, ad approvare i provvedimenti per finanziare lo spopolamento dei paesi e delle città del Mezzogiorno, ormai sempre più vuoti, pagando (sì, pure con i soldi nostri) la casa a chi si trasferisce al Nord, si può sapere che cavolo fanno i parlamentari meridionali da cortile?
Boh! Ma dev’essere qualcosa di molto importante, perché non possono distrarsi nemmeno per chiedere conto degli insulti dei razzisti veneti contro gli studenti di Napoli.
Eh, sì, dev’essere qualcosa di molto importante, che assorbe tutto il loro interesse e il loro tempo. I fatti loro, forse. Salvo rarissimi esponenti (e senza distinzione di partito, a dirla tutta), al Sud sono eletti dei parlamentari, ma il Sud non è davvero rappresentato in Parlamento.
Questo rende quasi miracolosa l’esistenza dell’Intergruppo parlamentare per il Mezzogiorno, le aree interne e le piccole isole, per la prima volta sorto in 163 anni.
Nemmeno il male è perfetto. (pa)