La Commissione Pari Opportunità pace, diritti umani, relazioni internazionali e immigrazione del comune di Reggio Calabria, ha ascoltato Lina Lizzio e Carla Pavone, rispettivamente presidente e componente dell’Associazione “Romana-Messineo”, in occasione della Giornata Mondiale dell’Alzheimer.
«Il nostro obiettivo – ha dichiarato Lucia Anita Nucera, presidente Commissione – è stato quello di sensibilizzare sempre di più la cittadinanza su un tema delicato ed importante come quello dell’Alzheimer. Una malattia terribile per la quale non esiste al momento possibilità di guarigione, che colpisce tante persone e le loro famiglie che devono fare i conti quotidianamente con situazioni di grande difficoltà nella gestione del malato oltre che con la sofferenza».
«A loro – prosegue la presidente – occorre dare maggiore sostegno, in termini di assistenza sanitaria e di servizi alla persona. È una malattia che sconvolge la vita delle famiglie che non devono essere lasciate sole, ma devono trovare i giusti supporti».
Nei giorni scorsi, il Castello Aragonese è stato illuminato al fine di sensibilizzare sul tema.
«L’interesse per l’Alzheimer è nato per esperienza diretta – ha spiegato Lina Lizzio – infatti, nel 2001 è arrivata la diagnosi di questa terribile malattia che ha colpito il mio papà, all’età di 63 anni. Da quel momento, ho cominciato a documentarmi e ad approfondire questa problematica per capire quale potesse essere il mio impegno verso gli altri anche e soprattutto in questo caso di coinvolgimento emotivo diretto».
«Considerando che la patologia colpisce prevalentemente le donne – ha spiegato ancora – e che la familiarità rappresenta un’ulteriore fattore di rischio, ho ritenuto fosse fondamentale costruire dei percorsi socio-sanitari virtuosi in grado di tutelare chiunque abbia probabilità di sviluppare la malattia».
Sull’Associazione di cui è presidente ha dichiarato: «È stata costituita il 31 maggio del 2004. L’idea di riunire i familiari di malati di Alzheimer era stata promossa da una persona molto attiva nel sociale che pensava fosse necessario aprire una finestra su questo “mondo” dimenticato da tutti. La persona si chiamava Romana Messineo. Purtroppo, non riuscì a portare a termine il suo progetto perché improvvisamente si ammalò e dopo pochi mesi morì, era il 29 maggio del 2004».
«Tuttavia – ha proseguito – il seme era stato gettato e così, anche per onorare la sua memoria, otto soci fondatori, tra cui io, decidemmo di continuare il cammino intrapreso. Nel tempo ho imparato che, nonostante si tratti di una patologia veramente devastante, è possibile affrontarla anzi è assolutamente necessario accettarla e viverla giorno dopo giorno con la consapevolezza che non c’è nulla che con amore e pazienza non si possa superare, ma cosa ancora più importante che bisogna condividere e confrontarsi con gli altri».
Anche la componente Pavone, ha raccontato la sua esperienza diretta: «È stata abbastanza felice perché Nino, “il mio cugino badato”, era una persona serena e con un carattere docile, ed è stato sempre molto calmo, educato e gentile, di grande cultura e intelligenza non ha avuto mai forme violente, come spesso accade ai malati di Alzheimer. Tuttavia, il decadimento psico cognitivo aumenta di continuo, spesso non bastano né le cure farmacologiche e amorevoli né far fare loro una vita più possibile vicina alla normalità».
«Il malato di Alzheimer – ha spiegato ancora – ci fa trascorre momenti belli, momenti tristi, di angoscia, di panico, di gioia, di tristezza, di ilarità. Non va emarginato, va semplicemente tutelato allo stesso tempo tranquillizzato, amato e aiutato a vivere una vita dignitosa circondato da gente preparata che possa sostenerlo e sostenere la famiglia di cui fa parte». (rrc)