Questo pomeriggio, a Reggio, alle 17.30, nella sala conferenze del Museo Archeologico Nazionale, la conferenza Il mito della biga alata a cura della prof.ssa Paola Radici Colace.
L’evento è stato organizzato dal Centro Internazionale Scrittori della Calabria in collaborazione con il MArRC nell’ambito del ciclo Mito ed ermeneutica filosofica in Platone. Dal mito della caverna al mito di Atlantide.
Introducono Carmelo Malacrino, direttore del Museo, e Loreley Rosita Borruto, presidente del Cis della Calabria.
Il mito – raccontato nel “Fedro”, tra i dialoghi più noti di Platone – è una riflessione sull’anima e sull’esistenza umana, condotta da “due cavalli”: lo spirito e il corpo, la materia, nel tema affascinante del rapporto con l’Aldilà.
«Platone è stato il filosofo greco che per primo ha elaborato una “teoria delle passioni”, inserendola nel suo sistema cosmologico – ha dichiarato la prof.ssa Colace -. Gli attori, nel mito della biga alata, sono tre: i due cavalli – uno bianco che rappresenta l’anima spirituale e uno nero che rappresenta l’anima sensibile, legata alla materialità – e l’auriga, che guida il cocchio al quale i due animali sono imbrigliati, per condurlo verso l’alto. In questo movimento, i due cavalli mirano in direzioni opposte: il cavallo bianco verso il mondo Iperuranio, in alto, dove si trovano le Idee; il cavallo nero spinge verso il mondo dei sensi, in basso. Compito dell’auriga (metafora della coscienza, dell’intelligenza umana) è di condurre la biga – continua la filologa –, mantenendo dritta la traiettoria e trasformando le energie delle passioni e la sensibilità in un aiuto per indirizzarsi verso qualcosa di più elevato». (rrc)