Domani, in occasione della Giornata del Sacrificio del lavoro italiano nel mondo, saranno poste a mezz’asta per la giornata di domani le bandiere del municipio di Rende.
«L’8 agosto 1956 – ha spiegato il sindaco Marcello Manna – uno scoppio nella miniera di carbone del “Bois du Cazier” a Marcinelle, sobborgo operaio di Charleroi in Belgio, procurò la morte a 262 minatori, 136 di origine Italiana in gran parte provenienti dalle regioni del sud. Anche la Calabria pagò con un prezzo altissimo l’infrangersi di un sogno di riscatto degli uomini che, nel dopoguerra, lasciavano la propria terra per garantire ai proprio cari un futuro più dignitoso».
«Non è dissimile – ha aggiunto – quella tragedia accaduta più di sessant’anni fa al destino dei tanti uomini e donne che ancora oggi vedono loro negato il diritto alla dignità del lavoro. Quelle catapecchie nelle quali quei minatori erano costretti a vivere in condizioni disumane, sulle spalle orari di lavoro massacranti e alcuna sicurezza garantita, ricordano le baracche di lamiera rovente nelle nostre campagne. Perché la circolarità della storia ha legato a doppio filo la vita di quei migranti senza diritti che partiva alla volta del nord insieme a quella di chi, oggi, dal sud del mondo, cerca di sfuggire alla povertà. L’abnegazione di chi allora lottava per risollevare le proprie sorti è uguale a chi, ancora oggi rivendica i propri diritti».
«Questa giornata – ha spiegato ancora – serve per ricordare chi è costretto alla clandestinità, chi subisce l’emarginazione, chi è costretto al silenzio dal ricatto. La linea di congiunzione che unisce il minatore di Marcinelle alla lavoratrice schiacciata dalla fustellatrice e al raccoglitore di pomodori, rappresenta non solo la morte della nostra Costituzione, ma anche la negazione dei diritti umani».
«Le morti sul lavoro – ha proseguito il primo cittadino – non sono morti bianche, ma morti inaccettabili scriveva qualche giorno fa Antonella, nipote di Carmelo precipitato a Belvedere Marittimo dall’impalcatura di un edificio in ristrutturazione. Oggi, più che mai, in quello che si prospetta essere il dopoguerra della pandemia, bisogna garantire alle minoranze, donne e uomini di differente provenienza, la possibilità di accesso a risultati uguali nel lavoro e nella rappresentanza politica, eliminando gli effetti dei fenomeni di discriminazione e disuguaglianza connessi al genere, all’immigrazione e alla povertà, che caratterizzano le nostre latitudini coinvolte nel processo di globalizzazione».
«È necessario – ha concluso – ripartire dall’equità sociale, dai diritti costituzionali e bisogna farlo diffondendo la cultura della memoria affinché queste tragedie non siano più silenti e ogni uomo e donna possa avere gli strumenti necessari a costruire un futuro dignitoso». (rcs)