«Il piano Next Generation Eu è un’opportunità straordinaria per costruire una Calabria che punti all’innovazione e al digitale per superare alcuni ritardi strutturali» ha dichiarato il segretario generale della Cisl Calabria, Tonino Russo, a conclusione del seminario dedicato alla nuova rivoluzione digitale, organizzato dalla Fim-Cisl Calabria.
L’incontro, dal titolo Obiettivi comuni tra manager e lavoratori nell’industria 4.0, è stato organizzato nell’ambito del programma @calabriadigitale, e ha visto la partecipazione del segretario nazionale della Fim-Cisl, Massimiliano Nobis, del segretario generale della Fim-Cisl Calabria, Ciro Bacci, del prof. Giovanni Mirabelli, del Dipartimento di Ingegneria Meccanica, Energetica e Gestionale dell’Università della Calabria, di Paolo Tramonti, vicepresidente di Fondartigianato, di Pierpaolo Mottola, responsabile relazioni industriali di Confindustria Cosenza e di Tonino Russo, segretario generale di Cisl Calabria.
Il Paese cresce se cresce il Sud, ha proseguito Russo, perciò «mentre attendiamo ancora l’applicazione della clausola del 34%, le risorse del Recovery per il Sud devono crescere». Ha poi indicato alcuni obiettivi prioritari per la nostra regione, a partire dallo sviluppo del sistema portuale e delle infrastrutture viarie e digitali.
«Per centrare questi obiettivi – ha sottolineato il Segretario generale della Cisl calabrese – è necessario il confronto: abbiamo appreso solo dalla stampa dell’invio al Governo, da parte della Regione, di una proposta di oltre cento schede-progetto. Non c’è stato alcun confronto, non c’è una visione di sistema, non emergono priorità. La Cisl vuole, invece, evidenziare le due priorità del Recovery: la transizione ecologica, paradigma dello sviluppo del Paese da qui al 2050, per la quale viene destinato almeno il 30% delle risorse; la transizione digitale, al centro della strategia di specializzazione intelligente dell’Ue».
Alla Calabria serve, superando i troppi ritardi, la realizzazione in tutti i territori della banda larga di ultima generazione, fondamentale per le imprese e per l’intero sistema.
«Rilanciamo, perciò – ha detto Russo – l’appello della Svimez: serve un piano per il superamento dei limiti delle infrastrutture digitali perché le persone possano operare dalla Calabria, prevedendo sia incentivi fiscali e contributivi, sia spazi di coworking che i Comuni potrebbero creare. L’ultima bozza del Piano nazionale di ripresa e resilienza prevede sulla missione 1, “Digitalizzazione della Pa”, la destinazione di 1,2 miliardi per lo sviluppo di infrastrutture ad alta affidabilità ed efficienza per l’erogazione di servizi cloud alla Pa e per lo sviluppo della cybersecurity».
«Si colga l’occasione – ha proseguito Russo – per costruire nuove opportunità, valorizzando e rafforzando l’esperienza importante e qualificata del distretto cybersecurity di Cosenza di Poste Italiane, che ha già come partner Università della Calabria, Cnr e Ntt, creando nuova occupazione; una questione che come Cisl abbiamo già sollevato. Se c’è un punto di forza della nostra regione, sicuramente è il nostro sistema universitario e l’Unical in particolare. Costruiamo a livello regionale una strategia per l’innovazione e facciamolo insieme, mondo del lavoro, imprese, Unical».
Nei giorni scorsi Cgil, Cisl e Uil hanno sottoscritto con il Governo un patto per la Pa e la coesione sociale. Fra gli obiettivi, innovazione e digitalizzazione. Ri-costruire il Paese significa innovare e modernizzare, dare dignità al lavoro, stabilizzare i precari.
«La Pa – ha concluso il segretario generale della Cisl regionale – ha bisogno di un grande piano di digitalizzazione, di assunzioni straordinarie e di formazione del personale perché non possiamo rassegnarci all’idea che per i giovani calabresi il futuro sia altrove».
Il segretario nazionale Nobis, invece, ha sottolineato la convinzione della Fim Cisl che la formazione sia essenziale anche nelle fasi di crisi aziendale. Il cambiamento in atto, accelerato dalla pandemia, nasce in realtà, per il Segretario nazionale dell’organizzazione sindacale, prima dell’emergenza. Il cambiamento climatico obbliga a rivedere l’utilizzo delle materie prime, il ciclo dei rifiuti, l’utilizzo dell’energia e di fonti diverse da quelle che hanno accompagnato lo sviluppo nei decenni precedenti. Inoltre, il Paese invecchia, bisogna cercare nuovi equilibri nel welfare state e nel mantenimento dei livelli occupazionali, in direzione di un nuovo paradigma di sviluppo e benessere.
«La transizione verso l’industria 4.0 coglie in maniera differente gli ambienti di lavoro, ha sottolineato il Segretario nazionale, ed è necessario attuare un percorso di accompagnamento. Basti pensare che, ad esempio, tra le Pmi solo il 19% ha utilizzato negli ultimi anni una tecnologia; di queste, soltanto il 9% ne ha utilizzato tre. L’Italia è in ritardo e sono necessari nuovi investimenti da parte del sistema pubblico. L’organizzazione del lavoro è cambiata radicalmente: il lavoratore deve essere motivato e valorizzato come risorsa dal punto di vista della responsabilizzazione e dell’acquisizione di nuove competenze aziendali: la formazione specifica e non generica, a partire dall’alfabetizzazione digitale, riguarda, quindi, tutti i lavoratori. Per questo, è necessaria una nuova visione nella gestione da parte del management di molte imprese.
Il segretario generale, Ciro Bacci, ha sottolineato che la scelta di «dedicare un percorso all’importanza della formazione nell’ambito delle attività aziendali non è casuale, ma fondamentale per la crescita, come dimostra anche l’impegno della Cisl ai massimi livelli nazionali. Perciò, è importante affrontare argomenti di straordinaria attualità per lo sviluppo come il trasferimento tecnologico, la formazione certificata, le nuove competenze e traiettorie della rivoluzione digitale in atto e affrontarli nel dialogo tra lavoratori, imprese, formatori».
Il prof. Mirabelli, nella sua relazione, ha evidenziato come la finalità comune tra imprenditori e lavoratori sia realizzare un’azienda competitiva, quindi ottimizzare le risorse, aumentare l’efficienza, ridurre i costi e aumentare i ricavi. Si tratta, perciò, di accrescere le competenze aziendali investendo nell’innovazione.
Il prof. Mirabelli ha evidenziato come la pandemia abbia coinvolto tutti i settori nell’utilizzare tecnologie digitali e che sicuramente questa accelerazione forzata porterà ad un loro uso anche nel futuro, oltre la pandemia. La transizione verso l’industria 4.0, la quarta rivoluzione industriale (utilizzo delle tecnologie digitali e delle informazioni in tutti gli ambiti produttivi) prenderà un certo tempo. I vantaggi delle nuove tecnologie abilitanti possono essere molti per una migliore qualità dei prodotti. Il complesso di metodologie da utilizzare e implementare per la trasformazione digitale è fatto di additive manufacturing, realtà aumentata, robot collaborativi, simulazione, industrial internet of things, integrazione orizzontale e verticale, big data, cloud computing, cybersecurity. Fondamentale è, dunque, per il docente Unical l’acquisizione di nuove competenze sulla base di nuove conoscenze e abilità, per costruire nuovi ruoli aziendali. Il Prof. Mirabelli ha, a questo proposito, evidenziato la necessità di specifici percorsi formativi e di investimenti sia in trasformazione digitale, sia in capitale umano. Importante costruire una filiera di tutti i soggetti coinvolti per trasformare le criticità in opportunità.
Tramonti, vicepresidente di Fondartigianato, nel suo intervento ha evidenziato l’impegno dell’associazione nell’offrire ai lavoratori e al sistema delle imprese artigiane un supporto reale e concreto sia sul piano formativo per le nuove tecnologie, sia sul piano delle opportunità per la fruizione di risorse. Ciò, in questa fase di emergenza pandemica, con le sue conseguenze sul piano economico e sociale, ma anche con lo sguardo al futuro. Molte imprese grazie a questo supporto hanno ricominciato a crescere. Si possono aprire, inoltre, nuove possibilità di occupazione.
Pierpaolo Mottola, invece, ha, dal canto suo, sottolineato, tra le altre cose, come quando le aziende si mettono insieme e partecipano ai progetti di sistema, la Calabria è tra le prime regioni nell’accedere a fondi specifici per la formazione al digitale. La parte datoriale spinge le aziende a individuare la formazione, in fase di contrattazione collettiva, come benefit aggiuntivo. L’investimento sulle competenze sarà, infatti, essenziale anche dopo la fase emergenziale dovuta alla pandemia, in cui prevale la preoccupazione delle imprese di sopravvivere, ma anche in prospettiva. In questo percorso il ruolo delle parti sociali è fondamentale. (rrm)