di FRANCO BARTUCCI – Ritengo che sia una cosa vergognosa e deprecabile quanto sta accadendo nella nostra Regione, circa l’istituzione del corso di laurea magistrale in “Medicina e Tecnologie digitali”, deciso a seguito di un comune accordo fatto tra l’Università della Calabria e l’Università “Magna Grecia” di Catanzaro.
Leggere notizie di contestazioni ed interrogazioni di consiglieri regionali, come di ricorsi al Tar avverso a tale delibera ad opera di associazioni catanzaresi, dopo l’approvazione del progetto da parte della Giunta regionale, ci fa vergognare perché sono il simbolo di un’arretratezza culturale d’altri tempi in cui a vigere erano le regole dei campanilismi pericolosissimi per lo sviluppo sociale, culturale ed economico della nostra Calabria. Soprattutto oggi che stiamo vivendo la tremenda esperienza dell’epidemia del Covid-19.
Quella delle polemiche e delle campagne campanilistiche tra le città capoluoghi della nostra regione hanno un’anzianità di circa cinquant’anni di storia con l’istituzione a Cosenza dell’Università della Calabria, in cui né Catanzaro e né Reggio Calabria gradivano tale soluzione, tanto è vero che, con il passare degli anni, abbiamo visto anche in quelle città la nascita delle rispettive Università. Ricordo che finanche il Rettore della prima università statale calabrese, prof. Beniamino Andreatta, per bloccare quelle aspirazioni indipendenti, arrivò a proporre un sistema universitario integrato sotto la direzione della prima Università riconosciuta dalla Repubblica Italiana.
Tale proposta non fu accettata e, qualche anno dopo, alla fine degli anni Settanta, con Rettore il prof. Pietro Bucci, ritornò l’esigenza di avere anche all’Università della Calabria la Facoltà di Medicina. Ricordo, e le cronache giornalistiche ne sono una testimonianza, che il prof. Bucci raggiunse un accordo con il sindaco di Catanzaro dell’epoca, finalizzato ad attivare i primi tre anni di medicina all’Università della Calabria e gli ultimi tre anni di cliniche presso la libera Università di Catanzaro. Ci fu un accordo di disponibilità tra l’Università della Calabria ed il mondo politico istituzionale catanzarese che non fu accettato da quello universitario, chiudendo così ogni rapporto di collaborazione tra le Università che nel frattempo con il passare degli anni vennero riconosciute anch’esse statali dai vari governi che si sono succeduti nella nostra Repubblica Italiana.
In più occasioni, ed in tempi diversi sempre con i Rettore Bucci, Aiello, Frega e Latorre si è tentato l’approccio con l’Università “Magna Grecia” di Catanzaro di attivare all’Università della Calabria la Facoltà di Medicina, avendo come stimolatore il preside della Facoltà di Farmacia, prof. Sebastiano Andò, senza arrivare a questa importante meta, come dimostra la nutrita rassegna stampa di volta in volta predisposta, che finiva per caratterizzare una netta spaccatura tra le forze istituzionali, politiche ed associative, come accademiche, delle due città Cosenza e Catanzaro.
Onore, quindi, agli attuali Rettori delle due Università, prof. Nicola Leone e prof. Giovanbattista De Sarro, che nella storia sono riusciti ad abbattere il muro dei campanilismi e aperto le due Università ad un sistema integrato universitario e di stretta collaborazione, per attivare questo importate corso di laurea magistrale in “Medicina e Tecnologie Digitali”, facendolo approvare dai rispettivi Senati Accademici delle due Università e dal Comitato Regionale di Coordinamento delle Università Calabresi (Coruc), apprezzato dal mondo sociale ed imprenditoriale dei due territori provinciali, con l’aggiunta in questi giorni della Giunta regionale, presieduta dal presidente f.f. Nino Spirlì.
Adesso toccherà di ottenere l’approvazione da parte del Consiglio Universitario Nazionale (Cun) e dal Ministero dell’Università attraverso l’Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario di Ricerca (Anvur), che speriamo arrivi presto affinché il primo anno possa partire con l’anno accademico 2021/2022. Bando alle polemiche campanilistiche prive di contenuti seri tenendo conto che l’obiettivo del progetto è quello di formare i medici del futuro, professionisti che, alla preparazione in campo sanitario uniranno forti competenze in intelligenza artificiale, robotica, data scienze, ingegneria bioinformatica, data mining.
Si tratta di settori che stanno conquistando un ruolo sempre più importante in medicina, con applicazioni che riguardano la prevenzione, la diagnostica, la chirurgia e l’oncologia di precisione, la riabilitazione, lo sviluppo dei farmaci e di terapie personalizzate, ma anche la gestione delle emergenze e la programmazione.
Un corso di laurea magistrale a numero chiuso attivato in Italia solo a Milano ed a pagamento; mentre noi lo potremmo avere nelle condizioni economiche molto basse stabilite dai regolamenti interni, avendo concordato che gli studenti seguiranno i primi tre anni di corso presso le strutture dipartimentali dell’Università della Calabria e i successivi tre anni di cliniche presso l’Università “Magna Grecia” di Catanzaro. In questo, c’è una richiesta specifica da fare ed è bene che tutti concorriamo a chiedere alle autorità accademiche delle due Università, come governative nazionali e regionali, che il criterio di ammissione a detto corso di laurea sia quello previsto istituzionalmente e per legge fin dal primo anno accademico dell’Università della Calabria, che l’80% dei posti sia riservato a studenti calabresi o figli di emigranti calabresi residenti all’estero, per il 15% a studenti di altre regioni italiane e per il 5% a studenti di altri paesi del mondo.
Solo così il progetto avrà un senso completo, e consentirà alla Calabria di crearsi una sua classe medica di prestigio e qualità, di fronte alla forte carenza esistente, come sono le richieste che vengono oggi dalla società calabrese. (rcs)