Dal 16 al 18 maggio nell’Aula Magna dell’Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria saranno proiettati tre film di Federico Fellini. Si tratta di Casanova (16 maggio), E la neve va (17 maggio) e Intervista (18 maggio).
La proiezione chiude il seminario di Gianfranco Angelucci, dal titolo La poetica visiva di Federico Fellini – Sette appuntamenti con i film della memoria. Più che un seminario, un tuffo acrobatico nel mondo visionario, onirico, misterioso e sorprendente del grande maestro del cinema italiano, premiato con cinque oscar e con l’ammirazione del mondo intero.
Un’occasione unica per conoscere di prima mano elementi della sua poetica che furono “fondativi” per i suoi contemporanei e per tutte le arti, decisivi per la formazione e per l’educazione sentimentale dell’uomo Angelucci, sceneggiatore, regista, scrittore, autore televisivo, narratore magnifico, che subito dopo essersi laureato proprio sul Satyricon di Fellini, si trovò catapultato in quel mondo visionario che non ha mai smesso di raccontare e che mette così generosamente a disposizione degli studenti e della platea tutta.
Un’esperienza preziosa anche per quelli che Fellini non lo hanno mai conosciuto, anzi forse soprattutto per quelli che non hanno mai compreso la portata della sua “visione poetica”. Per questo la sede dell’Accademia è particolarmente appropriata: si può essere artisti senza conoscere Fellini? Si chiede Angelucci. Sì, ma sarebbe un peccato! E così prima e dopo le proiezioni, ecco inanellarsi ricordi e aneddoti illuminanti: il set di “Roma” che profumava d’incenso, quello che Federico faceva fluttuare sulla scena per dare quel tono azzurrato alle immagini; la collana di lapislazzuli che fu messa al collo di Giulietta Masina dalla nobildonna inglese che dopo la proiezione londinese di “La strada” le disse «questa è per Gelsomina»; il mosaico con il volto Trimalcione per il quale non si trovavano le tessere, che venne interamente realizzato con caramelle charms; la dimensione inconscia e magico-religiosa, visioni, spiriti, oracoli, sogni, premonizioni, che apre verso sconosciuti orizzonti nell’opera e nella vita del regista.
Un uomo che Angelucci ha seguito quotidianamente e accompagnato amorevolmente fino alla sua scomparsa. Esperienze di vita preziose che ha voluto raccogliere in testi come “Glossario felliniano”, “Giulietta Masina”, “Segreti e bugie di Federico Fellini” e “Federico F.” romanzo incentrato proprio sugli ultimi mesi del regista. Qui, in un magico passaggio di consegne, Angelucci chiama a raccolta una sarabanda di magnifiche creature femminili che sembrano transitare dall’immaginazione dell’artista-mago a quella del suo apprendista stregone, e ci parla della morte del regista come della scomparsa di una supernova, quella enorme massa di energia cosmica inghiottita dall’universo. «La conferma della sua grandezza si ebbe quando, usando il fondale di cielo del film “L’intervista”, allestimmo la sua camera ardente al teatro 5 di Cinecittà – ha racconta Angelucci in Accademia –: dalla mattina alla sera centomila persone sfilarono in silenzio di fronte al corpo di Federico sulle note di Nino Rota, come se tutta la sua formidabile energia si fosse “coriandolizzata” in questa massa di gente, raccontando come il suo cinema fosse entrato nelle profondità dell’animo di ognuno di noi». (rrc)