A Campo Calabro (RC) il grande lavoro coordinato dal sindaco Sandro Repaci per il recupero delle tre antiche fortezze umbertine ha dato già un primo eccellente risultato per Forte Siacci. Ma non basta, serve il sostegno e l’impegno della Regione Calabria perché questo borgo straordinario con le sue bellezze incantevoli (basterebbe la “panchina del tramonto“che si affaccia sullo Stretto a trasformarlo in un luogo del cuore!) possa portare a termine il grande progetto di recupero delle fortezze e di rilancio, in termini turistici e culturali di tutta l’area.
A questo proposito, il sindaco Sandro Repaci ha scritto una garbata lettera alla presidente Jole Santelli, la quale – siamo certi – vorrà interessarsi personalmente delle richieste avanzate. La pubblichiamo integralmente:
«Presidente Gentilissima, non ho mai avuto occasione di incontrarLa, quindi La prego di leggere questa mia come assolutamente priva di ogni pregiudizio personale e politico, ostinandomi ancora a giudicare le persone dalle azioni e dal pensiero e non dalle appartenenze.
Mi rivolgo, nonostante si tratti di tematica specifica, ne agli uffici, dei quali tutti conosciamo capacità e difficoltà, ne all’Assessore competente, perché ritengo che un approccio strategico al problema non possa che passare dalla Presidenza. Come dire che non è un problema della governance, ma della politica.
Premetto che abbiamo profondamente creduto nel sistema dei bandi e delle politiche comunitarie che li finanziano, tanto da istituire un assessorato ad hoc che segue queste problematiche.
Nel campo dei beni culturali, il Comune che ho il privilegio di amministrare assieme ad una infaticabile squadra di governo, da anni persegue l’obiettivo della valorizzazione del Sistema delle Fortezze Umbertine (tre manufatti costruiti nel territorio di Campo Calabro alla fine dell’800, fra i 20 eretti fra Sicilia e Calabria a guardia dello Stretto). Con alterne fortune, fra cambi di interlocutori , brusche accelerazioni, improvvise frenate, stalli, cartolarizzazioni improvvide, nel novembre del 2019 il Comune ha sottoscritto l’atto di trasferimento al demanio comunale del Forte Batteria Siacci, a conclusione di un percorso cui non è stata estranea Regione Calabria, che ha assegnato al bene con delibera GR n. 121 del 2 aprile 2019 un finanziamento di un milione di euro per il quale rimaniamo a distanza di 14 mesi in attesa della emissione del decreto e della stipula della convenzione .
Abbiamo altresì iniziato il doveroso percorso di valorizzazione previsto dall’Accordo con MiBac e Demanio partecipando all’Avviso pubblico per la selezione e il finanziamento di interventi per la valorizzazione del sistema dei beni culturali annualità 2018 e rinnovando, nella prospettiva della storicizzazione dell’evento, l’istanza per l’annualità 19, dal finanziamento della quale siamo stati a nostro parere ingiustamente ed inspiegabilmente esclusi nonostante una forse fin troppo minuziosa istanza di riesame.
A questo quadro di faticosa emersione del nostro Comune e del suo territorio, abbiamo aggiunto la partecipazione al Bando per la valorizzazione dei Borghi, per il quale abbiamo sottoscritto nel novembre 2019 un verbale di intesa relativo alla assegnazione di un finanziamento di 300 mila euro, e del quale abbiamo perso le tracce.
Già a questo punto, ove Ella decidesse di passare ai suoi collaboratori questo testo rubricandolo ad ennesima lamentela di un Sindaco frettolosamente classificato “di parte avversa” verrebbe loro facilissimo ottenere dagli uffici competenti una forbitissima nota piena di riferimenti legislativi, estratti dei bandi, punteggi e quant’altro. Vale a dire le cose stanno così, ci spiace e molti cordiali saluti. Una delle tante noiose incombenze quotidiane del Capo di Gabinetto.
Ma La prego di andare oltre, gentilissima Presidente. Vorrei condividere con Lei una serie di domande, ovviamente retoriche, per sollecitare una conseguente comune riflessione non dei partiti o degli schieramenti, ma della politica. Cioè di quella benemerita attività che si preoccupa di tutti e di tutto.
Perché un piccolo Comune come il nostro (e come tanti altri comuni in Calabria) le cui amministrazioni si sono lodevolmente impegnate in una attività di recupero e valorizzazione di manufatti dichiarati Beni Culturali che potrebbero cambiarne il destino economico e sociale deve attendere 14 mesi per avere emesso un decreto per un finanziamento già assegnato?
Perché la mancata emissione di quel decreto con il quale avremmo dovuto finanziare la progettazione del recupero del bene deve penalizzarci nella ricerca di nuove risorse essendo stati costretti ad inserire un livello di progettazione non definitivo nell’avviso pubblico relativo alla selezione di interventi finalizzati alla riqualificazione e valorizzazione turistico culturale dei comuni delle regioni meridionali finanziato dal Programma di Azione e coesione complementare al PON e Sviluppo (Fers) 2014-2020?
Quando mai riusciremo ad uscire dalla palude dell’abbandono o attrarre quelli che vengono nei bandi definiti “flussi di visitatori” se le premialità ci dicono che dobbiamo essere inseriti in un parco, o essere bandiera arancione, o se abbiamo un bene culturale? E se lo abbiamo, (è il nostro caso) perché il nostro tentativo di ridare decoro, dignità, prospettive al territorio deve essere frustrato da cervellotiche disposizioni dell’Avviso pubblico per la selezione e il finanziamento di interventi per la promozione e la produzione culturale pubblicato di recente secondo il quale “bisogna avervi organizzato 7 eventi negli ultimi 10 anni”?
Come mai gli stessi funzionari che negli anni precedenti hanno riconosciuto il valore di un progetto l’anno dopo sui medesimi criteri soggettivi cambiano improvvisamente idea? Perché dobbiamo essere convocati, firmare atti di rinuncia a ricorsi, annunciare in Consiglio un finanziamento sul Bando Borghi e poi perderne le tracce?
Perché l’Atlante dei Beni Culturali della Calabria dopo più di un anno non riesce ad inserire un bene culturale sul suo sito internet dopo innumerevoli solleciti mentre il FAI lo fa in dieci minuti?
Con quali risorse, attraverso quali attività, con quali politiche Comuni delle nostre dimensioni possono contribuire alla costruzione della Calabria accogliente della quale tutti parlano? Quali sono le politiche per fare diventare siti sconosciuti ma di incomparabile bellezza “acceleratori culturali”?
Che senso ha lavorare per tenere pulite le strade, far funzionare acquedotti e fogne, fare le manutenzioni stradali, curare il decoro urbano se poi molti degli eventi magari si svolgono, benché finanziati lautamente, fra i rifiuti e le erbacce?
Perché dunque in buona sostanza nella nostra regione è praticamente impossibile perseguire una strategia unitaria su turismo e beni culturali mettendo in fila una o due azioni veramente coerenti fra di loro e delle quali la seconda sia conseguenza logica della prima?
Se avessimo voluto solo far prevalere diritti che crediamo ci siano stati negati, saremmo ricorsi alla giustizia amministrativa ove ne avessimo avuto le risorse. Ma non le abbiamo. Non possiamo spender soldi in avvocati per difendere il nostro diritto a sognare un futuro migliore: abbiamo le fogne da far funzionare, l’acqua è sempre poca, Sorical se la fa pagare salata, ed il costo di una tonnellata di indifferenziato è triplicato in sei anni.
So bene Presidente che l’altra risposta da pilota automatico di un amministratore è dire che “abbiamo trovato il caos e stiamo mettendo ordine, siamo arrivati da poco”.
Io personalmente non l’ho mai presa come scusa. Mi sono fatto ugualmente carico del buono e del cattivo ed ho lavorato per migliorare il primo e rendere buono il secondo. E spero che nemmeno Lei si farà scudo delle miserevoli scuse che fanno da paravento a governanti ed amministratori non incapaci, ma semplicemente uguali ai loro predecessori.
C’è un luogo, che certamente Le è sconosciuto, lontano dai clamori della stampa e dagli intrighi della Cittadella che forse sarà propizio ad un suo ancor più sereno ed equilibrato giudizio sulle cose.
È la panchina restaurata da due volontari e issata sul punto più alto dei terrazzi di Forte Siacci. La chiamiamo “la panchina del tramonto”. A strapiombo sullo Stretto, di fronte ad un panorama mozzafiato, unico al mondo.
Quando i visitatori arrivano lassù, chiedono sempre: “perché non lo restaurate?” (la risposta è ” …aspettiamo il decreto.’) oppure ” perché non ci fate i concerti dell’alba?” (la risposta è “...non abbiamo realizzato qua 7 eventi negli ultimi 10 anni e quindi non possiamo accedere ai finanziamenti.”).
Venga a Siacci, che solenne, imponente, come tanti altri monumenti della Calabria attende paziente il riconoscimento della terra della quale è stato muta sentinella per 130 anni. Sono certo che le domande che Le ho fatto verranno in mente anche a Lei, gentile Presidente, e nella Sua sicura intelligenza, forse potrà trovare anche qualche risposta.
Non per Campo Calabro, ma per la nostra terra. Perchè non si sia costretti ad aggiungere anche la politica all’elenco delle calamità che nel breve racconto di Leonida Repaci “Quando venne il giorno della Calabria” il diavolo assegnò alla nostra terra.
E La prego di scusarmi se queste righe Le giungono a cavallo del confronto avviato attraverso i tavoli partenariali sulla programmazione comunitaria. Quindi perdoni, La prego, lo sfogo di un Sindaco di campagna, che cerca di tenere i suoi concittadini abbarbicati a questo estremo lembo della nostra terra, e stia sicura comunque che non ci arrenderemo, anche a costo di vangarla con le nostre mani, ed irrigarla con il nostro sudore». (rrc)