Sapia (Fai Cisl): Investire nel confronto sociale per prevenire sfruttamento, lavoro irregolare e caporalato

È necessario «investire nel confronto sociale al fine di prevenire fenomeni di sfruttamento, lavoro irregolare e caporalato in agricoltura». È quanto ha ribadito Michele Sapia, segretario generale di Fai Cisl Calabria, nel corso della seduta della VI Commissionel, per discutere la proposta di legge di iniziativa dei Consiglieri regionali Tavernise, Gentile e Muraca “Interventi per contrastare il fenomeno del lavoro irregolare e dello sfruttamento dei lavoratori in agricoltura”.

«In Calabria quattro lavoratori agricoli su dieci sono irregolari, si registrano ancora troppe morti, infortuni e tragedie sul lavoro», ha ricordato il sindacalista, sottolineando come «proprio a partire dalla fondamentale legge n.199 del 2016, sarà essenziale affiancare alle misure repressive, condotte dalle Autorità di Pubblica Sicurezza, ulteriori interventi atti a sostenere attività di prevenzione, centralità del lavoro degli addetti, applicazione dei contratti di lavoro, tutela della salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, garantire la parità di genere e sostenere il ruolo della bilateralità».

Rispetto all’articolato della proposta di legge regionale, il segretario Generale della Fai Cisl calabrese ha consegnato al Presidente della Commissione un documento sindacale contenente proposte e riflessioni della Federazione regionale, sottolineando che «aspetti quali il contrasto allo sfruttamento lavorativo, l’uniformità di tutele per la salute e sicurezza sul lavoro e sostegno alla filiera produttiva e distribuzione, sono strettamente correlati, tematiche complesse da affrontare, attraverso il pieno coinvolgimento dei vari attori istituzionali e sociali, in un’ottica integrata.

Serve un’ampia e capillare campagna di divulgazione all’interno delle aziende e individuare strumenti di premialità, in quanto ancora pochissime sono le aziende agricole iscritte alla Rete del Lavoro agricolo di qualità, informando anche sulle diverse opportunità e da quanto previsto dalla clausola di condizionalità sociale contenuta nella nuova Pac.

Inoltre, occorre sostenere in ogni provincia l’istituzione della sezione territoriali della Rete del lavoro agricolo di qualità, prevedendo anche un “Organismo regionale di Coordinamento”. 

Sarà necessario pervenire ad un apposito “Protocollo regionale per il contrasto dello sfruttamento del lavoro in agricoltura” e istituzionalizzare luoghi di confronto regionale quali il “Tavolo regionale permanente sulla salute e sicurezza sul lavoro agricolo” e rendere operativo il “Tavolo Verde”.

Ancora troppo estesa è la rete dei circuiti illegali di reperimento della manodopera agricola, troppe le baraccopoli ed i ghetti, mentre è opportuno realizzare un “Piano regionale” per gli alloggi e traporto dei lavoratori agricoli, per contrastare i luoghi dell’abbandono e le agromafie.

Per questo si rende necessario intervenire anche sul mercato del lavoro, sostenendo il ruolo degli Enti bilaterali agricoli (Ebat) presenti in ogni provincia calabrese, condividere un “Documento regionale per l’agroalimentare made in Calabria” che garantisca giuste retribuzioni ai lavoratori ed esalti l’eccellenza delle produzioni di qualità regionali, sia sul piano della distribuzione che della commercializzazione, incentivare e rendere attrattivo questo settore per giovani e studenti, anche attraverso l’istituzione della “Banca della Terra” una banca dati su terreni incolti e abbandonati da assegnare ai giovani. C’è bisogno di un cambio di passo visto che il settore agricolo calabrese continua a svuotarsi e la carenza di manodopera rischia di aggravare l’attuale situazione. 

«È urgente – ha concluso Sapia – riprendere le trattative e rinnovare in tempi celeri i cinque contratti provinciali agricoli, convinti che le aziende virtuose sono quelle che applicano i contratti, valorizzano bilateralità e sicurezza sul lavoro e investono in formazione». (rrc)

Pubblicato avviso per contrastare il caporalato in agricoltura

È stato pubblicato, sul sito della Regione, l’avviso per interventi di outreaching per assistenza, trattamento e riabilitazione a tutela della salute e di promozione dell’inclusione sociale dei migranti nei territori delle Piane di Sibari e di Gioia Tauro.

Lo ha reso noto l’assessore regionale alle Politiche Sociali, Emma Staine, spiegandone l’obiettivo: «acquisire manifestazioni di interesse da parte delle associazioni del terzo settore e dare così continuità agli interventi complementari al progetto europeo che ha come obiettivo principale il contrasto e il superamento di tutte le forme di grave sfruttamento lavorativo e di grave marginalità e vulnerabilità dei lavoratori migranti presenti sul territorio calabrese. Si tratta di uno step fondamentale per il rispetto della legalità e dei tanti che sostengono, con il loro lavoro, la nostra economia».

Si tratta di un intervento finanziato dal ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, per dare continuità all’azione di contrasto al caporalato in agricoltura promossa nell’ambito del progetto ‘Più Su.Pr.Eme’, a sua volta finanziato dalla Commissione Europea, con 706.500,00 di euro.

L’azione ha lo scopo di fornire una prima forma di assistenza e di monitoraggio delle condizioni sanitarie in cui si trovano i migranti che vivono negli insediamenti delle aree a maggiore vocazione agricola della regione e si inserisce nella strategia che la Calabria, insieme alle altre quattro regioni del Sud (Puglia Basilicata, Campania e Sicilia) sta sviluppando per contrastare la pratica dello sfruttamento, contribuendo alla crescita sana di uno dei maggiori settori produttivi della nostra terra. (rcz)

Usb Calabria: Contro capolarato sono necessari interventi strutturali

Usb Calabria ha evidenziato come «contro il caporalato sono necessari interventi strutturali».

«È notizia di qualche ora – si legge in una nota – fa la conclusione delle attività della task force per la lotta al caporalato a allo sfruttamento del lavoro iniziata a gennaio nel territorio della piana di Gioia Tauro. I dati, come ben facilmente prevedibili, sono drammatici: su 59 aziende controllate 32 sono risultate irregolari e 11 attività sono state sospese, mentre su 246 posizioni lavorative verificate 80 sono risultate irregolari, di cui 33 in nero. Sono numeri drammatici che da soli basterebbero a rappresentare quel sistema infernale di sfruttamento che coinvolge soprattutto i tanti lavoratori stranieri che si riversano nelle nostre campagne durante la stagione agrumicola».

«Ma mentre plaudiamo ad ogni attività di contrasto allo sfruttamento – si legge – allo stesso tempo sappiamo bene che queste operazioni rappresentano una goccia nel mare e che, da sole, poco o nulla riusciranno a scalfire un sistema consolidato. Sono necessari interventi strutturali. La nostra organizzazione sindacale da tempo ha individuato dei punti chiave, a partire dall’emersione dei tanti stranieri irregolari. L’assenza di documenti, per forza di cose, impedisce di poter sottoscrivere un qualsivoglia contratto, lasciando come unica alternativa alla criminalità il lavoro nero: il solo modo per impedire ciò è proprio la regolarizzazione di queste persone».

«Di non secondaria importanza – viene evidenziato – è il riconoscimento del diritto alla residenza e la garanzia del diritto ad un’abitazione, senza i quali sarebbe impossibile dare la giusta dignità ai lavoratori agricoli. Potenziare quindi sia i centri per l’impiego, al fine di favorire il reclutamento pubblico ed evitare così le figure di intermediazione, che gli ispettorati del lavoro, in modo da intensificare i controlli nei campi e nelle aziende».

«La registrazione puntuale e quotidiana delle giornate – continua la nota del sindacato – costituirebbe inoltre un ulteriore strumento di contrasto al lavoro grigio: è paradossale infatti che, nell’epoca della digitalizzazione e della diffusione capillare di smartphone e app, ancora le giornate vengano registrate dopo mesi, impedendo un reale controllo della regolarità del lavoro nei campi e rendendo difficili eventuali denunce e ricorsi da parte dei lavoratori. Sono considerazioni queste abbastanza semplici, cui si sarebbe potuto investire da tempo. Eppure negli anni abbiamo assistito ad ingenti investimenti pubblici, destinati al miglioramento delle condizioni di vita dei braccianti, che poco o nulla hanno prodotto: milioni e milioni di euro spesi in progetti calati dall’alto e senza il minimo coinvolgimento dei beneficiari e di chi, negli anni, è intervenuto al loro fianco per mitigare le indegne condizioni di vita».

«In conclusione ribadiamo che per Usb – conclude la nota – la principale forma di contrasto al caporalato è rappresentata proprio dalla garanzia di diritti, oggi troppo spesso negati, soprattutto per chi è costretto a sottostare ai diktat dei datori di lavoro per non perdere il proprio permesso di soggiorno, così come la stessa legge permette e favorisce. Senza diritti i casi di sfruttamento non potranno diminuire, e il potere di vita e di morte sui migranti sarà sempre nelle mani di organizzazioni criminali pronte a fare affari con pezzi dell’agroindustria». (rrc)

Si è insediato il Tavolo di lavoro regionale per contrastare il caporalato

Si è insediato, ufficialmente, il Tavolo di lavoro regionale di contrasto al caporalato, istituito a dicembre dalla Regione Calabria. Lo ha reso noto l’assessore regionale alle Politiche Sociali, Tilde Minasi, spiegando che il tavolo è in linea con quanto previsto dal progetto Su.Pr.Eme. Italia, il “Sud protagonista nel superamento delle emergenze”, finanziato dall’Amministrazione regionale grazie al Fondo Asilo Migranti Integrazione (Fami) della Commissione europea.

All’incontro hanno partecipato anche Tatiana Esposito, dg dell’Immigrazione e delle politiche di integrazione presso il ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Renato Sampogna, dirigente Divisione II – Dg dell’Immigrazione e delle politiche di integrazione dello stesso ministero, e rappresentanti delle Prefetture, delle Organizzazioni sindacali, dell’Ispettorato del lavoro, dell’Inps, dell’Anci e dell’Anpal servizi.

«L’incontro – ha spiegato l’assessore Minasi al termine dei lavori – è servito a fare un’ampia e proficua ricognizione delle azioni in cui sono impegnati i diversi attori del territorio, allo scopo di avviare uno scambio di informazioni, know-how ed esperienze, così da realizzare un approccio sistemico in grado di guardare non solo al contrasto del caporalato, ma anche all’integrazione socio-economica degli immigrati regolari».

«La costituzione del tavolo – ha concluso Tilde Minasi – rappresenta solo il primo step di una serie di iniziative specifiche: in particolare, come Regione, abbiamo individuato delle tematiche sulle quali, nelle prossime settimane, si terranno sei incontri ad hoc. L’avvio di questi ulteriori percorsi di confronto sarà dedicato ad approfondire la conoscenza dei territori in cui è maggiormente presente il fenomeno del caporalato, per arginare il quale stiamo mettendo in campo risorse, attenzione, e competenze al fine di fornire risposte e superare criticità che non possono rimanere tali». (rcz)