Cgil, Cisl e Uil Calabria: Disponibili a confronto con commissario Longo per rilancio del sistema sanitario regionale

I segretari di CgilCislUil Calabria, Angelo Sposato, Tonino Russo e Santo Biondo hanno rivolto un augurio di buon lavoro al nuovo commissario ad acta della Sanità in Calabria, Guido Longo e hanno chiesto, per i prossimi giorni, «un incontro sul modello che egli intende proporre ai fini del rilancio della Sanità calabrese, un modello che dovrà inevitabilmente essere costruito sulla base delle esigenze delle diverse aree della regione».

«Pensiamo in primo luogo – hanno aggiunto – sia in relazione all’emergenza pandemica, sia in una prospettiva più ampia, a questioni di fondo come la riorganizzazione e il miglioramento della rete ospedaliera, della medicina del territorio e del servizio di emergenza-urgenza. Siamo convinti che in Calabria, sulla Sanità e su altri nodi problematici, il confronto sulle priorità e la condivisione degli obiettivi siano necessari perché, nella distinzione dei ruoli, ognuno faccia la sua parte per garantire ai cittadini una piena fruizione dei loro diritti».

«Siamo dunque pronti – hanno concluso i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil Calabria – a sostenere il percorso per il rilancio del sistema sanitario regionale e a un dialogo franco e costruttivo per il quale, ne siamo certi, il nuovo Commissario della Sanità sarà disponibile».  (rrm)

Sposato (Cgil Calabria): Bene nomina Longo, ora Governo nomini il resto della squadra commissariale

Il segretario generale della Cgil CalabriaAngelo Sposato, ha dichiarato che «la nomina da parte del Governo del nuovo commissario alla sanità calabrese, nella persona del Prefetto Luigi Longo chiude, finalmente, una delle pagine più difficili per la Calabria».

«Chiediamo al Governo – ha aggiunto – di nominare, al più presto, il resto della squadra commissariale. Al nuovo Commissario Luigi Longo, che abbiamo apprezzato negli anni precedenti per il lavoro svolto in Calabria, offriamo da subito il sostegno e la collaborazione della Cgil a tutela della salute dei cittadini calabresi e della legalità, in un settore infiltrato dalla criminalità organizzata e pervasa da ingerenze politiche, familistiche e clientelari».
«Chiediamo al nuovo commissario – ha proseguito Sposato – di dotarsi della collaborazione delle migliori donne, dei migliori uomini dell’autorità scientifica e sanitaria di cui dispone la Calabria. Servono competenze sanitarie specifiche per ridisegnare la rete ospedaliera rideterminando il ruolo degli ospedali chiusi in case della salute, la medicina territoriale, la rete dell’emergenza urgenza, le Usca, per abbattere le liste di attesa e bloccare la mobilità sanitaria in altre regioni che costa 300 milioni all’anno. Serve una squadra integerrima che possa scandagliare il sistema degli accreditamenti nella sanità privata, degli appalti, delle forniture e bonificare il sistema amministrativo».
«Il nuovo commissario, auspichiamo – ha detto ancora il segretario generale Cgil Calabria – possa chiedere al Governo di sterilizzare il debito della sanità calabrese prodotto da anni di cattiva politica e gestione commissariale e chieda di sbloccare le assunzioni del personale necessario per garantire la continuità assistenziale e la salute dei cittadini calabresi».
«Al nuovo commissario, che ringraziamo per l’atto di generosità verso la Calabria – ha concluso – chiederemo da subito un incontro unitario per una disamina delle criticità della sanità calabrese». (rrm)

L’appello di Cgil, Cisl, Uil Calabria al Presidente Mattarella: intervenga sul Governo per voltare pagina su sanità calabrese

I tre segretari di Cgil, Cisl e Uil Calabria, Angelo Sposato, Tonino Russo e Santo Biondo, al termine della protesta davanti la Cittadella regionale, hanno incontrato il prefetto di Catanzaro, Maria Teresa Cucinotta.

I sindacati, infatti, erano scesi in piazza per la mancata nomina del Commissario straordinario della Sanità e per la grave situazione del sistema sanitario.

«La rappresentante del Governo – hanno dichiarato Sposato, Russo e Biondo – ha ascoltato con grande attenzione e disponibilità le ragioni della nostra protesta e assicurato, nel corso di un colloquio cordiale e costruttivo, un intervento presso l’Esecutivo per rappresentare le nostre richieste, che sono quelle di tutti i cittadini calabresi, i quali rivendicano il diritto ad una Sanità “normale”».

«Rivolgiamo un appello – hanno aggiunto – al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella perché intervenga sul Governo, al fine di voltare pagina sulla brutta vicenda della Sanità calabrese, resa drammatica dalla gravissima pandemia da coronavirus», hanno affermato tra l’altro Sposato, Russo e Biondo nel corso della protesta (con partecipazione contingentata a causa delle norme di prevenzione del contagio da coronavirus) sul piazzale della sede della Regione Calabria, un sit-in convocato dopo il nuovo rinvio della nomina del Commissario ad acta per il piano di rientro.

I tre Segretari generali, dopo aver ricordato l’esposto-denuncia sulla situazione della Sanità depositato nelle mani del Procuratore della Repubblica di Catanzaro, dott. Nicola Gratteri, hanno ribadito con vigore la richiesta al Consiglio dei Ministri perché provveda subito a dare una guida al sistema sanitario regionale, «una guida capace e competente – hanno sottolineato – con un ampio mandato, con la possibilità di scegliere i componenti del proprio ufficio anche al di fuori dell’apparato della Regione».

Bisogna, infatti, con urgenza ampliare la capacità di accoglienza e cura dei contagiati da Covid-19, senza dimenticare i pazienti affetti da altre patologie; rilanciare la sanità territoriale, la medicina d’urgenza e attivare le Usca; riorganizzare la rete ospedaliera.

E, per riportare la Sanità calabrese alla “normalità”, hanno evidenziato, due nodi vanno assolutamente sciolti nel Decreto Calabria: «Uno riguarda la sterilizzazione del debito della Sanità, un debito aumentato e non diminuito in undici anni di commissariamenti decisi dal Governo, quindi non imputabile ai cittadini che non possono più avere un sistema sanitario disastrato e pagarne anche le spese attraverso Irpef e Irap regionali».

L’altro punto cruciale è rappresentato dalla questione delle stabilizzazioni del personale sanitario precario e delle nuove assunzioni, in una regione in cui tra medici, infermieri e personale ausiliario mancano oltre quattromila unità.

«Nell’iter del Decreto Calabria verso la conversione in legge – hanno affermato Sposato, Russo e Biondo – si registra qualche novità positiva con l’approvazione di alcuni emendamenti sollecitati dagli stessi sindacati confederali durante l’audizione presso la Commissione Affari Sociali della Camera. Tuttavia, il testo non deve lasciare spazio a dubbi e «fare chiarezza sul personale, sull’ufficio del Commissario e sul debito nella direzione indicata, altrimenti il rilancio del sistema sanitario regionale sarà impossibile».

«La politica – hanno tra l’altro sottolineato Sposato, Russo e Biondo – deve fare un passo indietro nella gestione della Sanità: ad essa spetta il potere di legiferare e di dare indirizzi, ma va lasciato spazio alla competenza, soprattutto in questa fase delicata in cui si va verso le elezioni regionali».

«Una cosa è certa: non faremo spegnere l’attenzione nostra e dell’opinione pubblica sulla necessità di difendere il diritto alla salute dei cittadini», hanno assicurato Sposato, Russo e Biondo prima di recarsi dal Prefetto di Catanzaro, sottolineando che la protesta e le proposte dei tre sindacati calabresi sono pienamente condivise e sostenute dalle Segreterie nazionali. (rrm)

«PRESIDENTE CONTE VENGA IN CALABRIA»
CGIL-CISL-UIL: CONVOCHI QUI IL CONSIGLIO

Riunire in Calabria un Consiglio dei ministri straordinario, con ordine del giorno la nomina del commissario e il varo della struttura che dovrà aiutarlo nella difficile opera di risanamento del Servizio sanitario regionale. È questa la richiesta che CgilCislUil Calabria hanno fatto al Governo, ribadendo la necessità di tale convocazione, «in considerazione del fatto che dall’ennesima operazione antimafia realizzata dalla Procura di Catanzaro: l’inchiesta “Farmabusiness”, è emerso il coinvolgimento dei livelli istituzionale della nostra regione». Un precedente c’è stato, a maggio dello scorso anno, per presentare lo scellerato Decreto Sanità, quando il Governo (allora giallo-verde) fece passerella in Prefettura a Reggio per vantare i pregi del provvedimento per risanare la sanità calabrese che si sarebbe rivelato un disastro (come, con onestà intellettuale, alcuni grilli hanno persino ammesso).

I sindacati si sono detti pronti «a una mobilitazione popolare, se nelle prossime ore il governo decide di non decidere sulla Calabria. In questa delicata fase non possono essere ammessi ritardi, inadempienze e inottemperanze nei confronti della Calabria. Questo il Governo, finito in una impasse inaccettabile sulla nomina del nuovo commissario ad acta per il piano di rientro dal debito sanitario, lo deve comprendere senza “se” e senza “ma”».

«Per ricordare al presidente Giuseppe Conte ed ai ministri del suo esecutivo – hanno detto i sindacati – che questa terra non può essere tradita nelle sue aspettative siamo pronti a scendere in piazza. La Calabria non può essere trattata e raccontata come sta avvenendo dai media nazionali. Occorre un sussulto d’orgoglio dei cittadini calabresi e la politica nazionale e regionale devono assumersi le responsabilità verso la nostra Calabria».

«Se non avremo risposte concrete alle nostre richieste – hanno aggiunto – scenderemo di nuovo in piazza, giovedì prossimo 26 novembre, a Catanzaro, dinanzi la Cittadella regionale, invitando ad essere presenti i cittadini calabresi, le lavoratrici ed i lavoratori, i pensionati, gli amministratori locali, le forze sociali e produttive.  Manifesteremo perché il Governo continua a sottovalutare la gravità della situazione che la Calabria sta vivendo, sia sotto il profilo sanitario che sotto quello prettamente economico e sociale».

«Una sottovalutazione – hanno proseguito i sindacati – appesantita dallo strano e inaccettabile ritardo che si sta accumulando nella scelta della nuova figura commissariale che dovrebbe subentrare ai dimissionari predecessori Saverio Cotticelli e Giuseppe Zuccatelli, un ritardo appesantito dalla difficoltà di gestione di un avvicendamento atteso e non più procrastinabile. Nei confronti della Calabria si percepisce solo un interesse di facciata, non corroborato da concrete azioni mirate a risolvere le tante, troppe, crisi aperte sul territorio, non ultima quella idrogeologica patita dal Crotonese, che la pandemia da Coronavirus, nelle ultime ore è stata capace di far registrare 444 contagi e 5 morti, sta mettendo in evidenza. Il Sistema sanitario regionale, a causa dell’atavico ritardo infrastrutturale e di una cronica carenza di personale rischia di collassare».

«Per questo – hanno spiegato – non possiamo aspettare, per questo non si può perdere altro tempo. Laddove, nelle prossime ore, non ci dovessero essere novità sostanziali sulla nomina del Commissario e sulla definizione dello strumento idoneo ad assegnargli la possibilità di migliorare sanità e lottare contro la pandemia, siamo pronti alla mobilitazione, per mettere in piazza tutto il nostro disappunto verso lo stato delle cose».

«I calabresi sono stanchi di aspettare – hanno concluso i sindacati –. Per dare speranza e una opportunità alla Calabria, bisogna fare presto. Il tempo soprattutto alle nostre latitudini non è una variabile indipendente, per la risoluzione dei problemi». (rrm)

Sanità in Calabria, Cgil, Cisl e Uil si rivolgono a Gratteri e presentano esposto-denuncia alla Procura

I segretari generali regionali di Cgil, Cisl e Uil, Angelo Sposato, Tonino Russo e Santo Biondo, hanno annunciato di aver incontrato il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Catanzaro, dott. Nicola Gratteri, e presentato, alla Procura della Repubblica e alla Procura presso la Corte dei Conti, un esposto-denuncia sulla questione della Sanità in Calabria.

«Lo avevamo annunciato nei giorni scorsi – hanno detto – dopo l’incredibile intervista dell’ormai ex Commissario Saverio Cotticelli alla trasmissione di Rai 3 Titolo V: riteniamo necessario che sia fatta luce su responsabilità, negligenze e inadempienze che, sommandosi alle già gravi criticità del sistema sanitario regionale, hanno fatto precipitare la Calabria, in piena seconda ondata della pandemia da Covid-19, in una situazione molto preoccupante che appare ad un passo dal crollo, come attestano anche le dichiarazioni e le proteste di un personale sanitario allo stremo e le immagini di ospedali in tilt, con pazienti che versano in gravi condizioni, fermi nei Pronto Soccorso».

«Il nostro esposto-denuncia – hanno spiegato Sposato, Russo e Biondo – ricostruisce tutta la sequenza dei passaggi compiuti da istituzioni e autorità competenti (Governo, Regione Calabria, Commissario ad acta per il Piano di rientro dal deficit) dall’inizio della pandemia e richiama i nostri interventi, i tentativi di dialogo, le prese di posizione, la manifestazione dell’8 luglio davanti alla Cittadella della Regione Calabria, l’incontro dell’8 settembre con il ministro della Salute, Roberto Speranza, e quanto abbiamo messo in atto sino ad oggi per evidenziare come la situazione stesse precipitando e fosse necessario assumere personale sanitario per colmare i troppi vuoti, potenziare i posti letto in Terapia Intensiva e nei reparti insieme all’assistenza domiciliare ai malati Covid, fare chiarezza sui preoccupanti ritardi nel processare i tamponi. Dopo le sconcertanti e incongruenti dichiarazioni dell’ex generale Cotticelli, abbiamo, infatti, messo in luce come, nonostante ripetute sollecitazioni ai soggetti attuatori, il “Piano di riordino della rete ospedaliera in emergenza Covid-19” a firma dello stesso Commissario ad acta, gen. Cotticelli, emanato dalla Regione Calabria il 18 giugno 2020 con il Decreto n. 91, nel quale si prevedeva anche l’obbligo per i Commissari Straordinari/Commissioni Straordinarie Prefettizie delle Aziende Sanitarie Provinciali e Ospedaliere del S.S.R. di attuare quanto in esso contenuto, fosse rimasto soltanto sulla carta e come tali gravissime circostanze avessero causato l’inserimento della Calabria nella “zona rossa”, evidenziando un grave rischio per la sanità e la sicurezza pubblica e comportando pesantissime ricadute economiche e sociali».

«Nell’esposto-denuncia – hanno proseguito i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil Calabria – abbiamo segnalato come, in questo periodo di pandemia, oltre ad errori e/o omissioni nella catena di comando e di controllo delle procedure e all’inefficienza organizzativa, si siano rilevati, tra i diversi soggetti attuatori del Piano anti-Covid, numeri e dati discordanti sui posti letto in Terapia Intensiva, nei reparti, nei numeri dei tamponi effettuati e processati, nonché sull’assistenza domiciliare. Nello specifico, ci siamo riferiti a quanto affermato nel Decreto del Commissario ad acta 18 giugno 2020 34/2020”, dove si legge che: Si è proceduto a potenziare, per quanto possibile, i posti di letto in terapia intensiva e malattie infettive, con la riqualificazione di spazi disponibili o dismessi e con la contestuale riconversione di molti reparti, sia presso gli Hub che presso gli Spoke dislocati nelle cinque province. Attraverso tale operazione è stato possibile incrementare i posti letto disponibili in Terapia Intensiva di oltre il 65% rispetto al numero di posti iniziale ante pandemia».

«Alla luce delle discordanze che stanno emergendo – hanno aggiunto – abbiamo evidenziato anche le dichiarazioni delle Strutture Sanitarie rispetto allo scarto fra le dotazioni di posti letto di Terapia Intensiva dichiarati disponibili e quelli effettivamente disponibili, chiedendo alle Procure di verificare la fondatezza di quanto affermato nel Decreto del Commissario ad acta n. 91/2020 anche in riferimento a questo passaggio: Per la Regione Calabria la suddetta dotazione determina la necessità di rendere attivi complessivamente, n° 280 posti letto. Le linee di Indirizzo organizzative per il potenziamento della rete ospedaliera per emergenza COVID-19 (art. 2 decreto legge 19 maggio 2020 n.34) emanate dal Ministero della Salute in data 29 maggio 2020, hanno registrato nella Regione Calabria una dotazione attuale di n° 146 posti letto. Pertanto al fine di provvedere al raggiungimento del n. 280 pl previsti si procede all’incremento su base regionale di n° 134 posti letto».

«Abbiamo chiesto, quindi –hanno continuato i segretari regionali – di accertare se la prevista dotazione di n. 146 posti letto di terapia intensiva corrisponda alla realtà, in considerazione di affermazioni diverse provenienti dagli addetti ai lavori che individuano una dotazione realmente disponibile inferiore (nn. 113-120 posti letto in Terapia Intensiva) e se, al contrario, la dotazione di n. 146 posti letto di Terapia Intensiva indicata sia quella già prevista (e mai realizzata) dal Piano di Riorganizzazione di cui al Dca n. 30 del 2016. Ritardi e inefficienze hanno evidenziato clamorosamente gli errori e gli abusi di questi anni di commissariamento di una Sanità calabrese priva di controllo; ritardi e abusi che, giorno dopo giorno, pesano sulla pelle dei cittadini oramai stanchi e vessati. Quanto accaduto non è accettabile e riteniamo necessario che sia recuperato alla legalità un settore fondamentale per la nostra regione sia sul piano sociale che su quello economico. Ci siamo, inoltre, riservati di costituirci parte civile nell’eventuale, successivo procedimento penale. Abbiamo deciso di intraprendere questa azione perché lo dobbiamo, per la nostra insostituibile funzione di rappresentanza, ai lavoratori, ai cittadini, alle nostre comunità e alle famiglie calabresi».

«Cogliamo l’occasione – hanno concluso i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil Calabria – per annunciare che martedì 17 novembre saremo in audizione con il ministro della Salute, on. Roberto Speranza, Confederazioni e Federazioni di categoria, per formulare le nostre osservazioni al Decreto Calabria sulle “misure urgenti per il rilancio del sistema sanitario”, prima della conversione in legge». (rrm)

 

“DIALOGO E INTELLIGENZA COLLETTIVA”
LA CGIL: NASCERÀ COSÍ LA NUOVA CALABRIA

di ANTONIETTA MARIA STRATI – Era il 14 febbraio 2020 quando, alla presenza del Premier Conte e dei ministri Giuseppe Provenzano e Lucia Azzolina, a Gioia Tauro veniva presentato il cosiddetto Piano per il Sud.

Un piano ambizioso, che era stato accolto con positività sia dal mondo politico-istituzionale e dai sindacati e che, come scrisse il Premier Giuseppe Conte in una lettera pubblicata su Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia diretto da Roberto Napoletano, serviva per «rilanciare il Sud, abbattere le barriere che dividono il Paese, arginare lo spopolamento delle aree interne, fermare l’esportazione delle nostre eccellenze migliori: i giovani».

Poi venne il Covid, con la conseguente gravissima crisi non solo economica, ma anche sociale, e di questo fantomatico Piano, non se ne parlo più. Nel frattempo, però, in Calabria sono accaduti piccoli “miracoli”: è arrivata l’alta velocità, prima con Italo e poi con Trenitalia, sono incominciati i lavori del Terzo Megalotto della SS. 106 – definiti dalla Cisl Calabria un «simbolo di speranza e ripartenza per la Calabria, per il Sud» – ma, cosa più importante, ci si è resi conto che servono nuove infrastrutture.

Per arrivare a quest’ultima considerazione, è servita la “beffa” del piano Italia Veloce del ministro alle Infrastrutture Paola De Micheli, che aveva il buon proposito di «realizzare un Paese più equo e veloce in termini di raggiungibilità rispetto ai tempi di viaggio, un Paese nel quale l’80% della popolazione vive a meno di 1 ora da una stazione dell’alta velocità», ma che invece vede la Calabria isolata.

«Si scopre, invece – hanno rilevato la presidente Jole Santelli e l’assessore regionale alle Infrastrutture, Domenica Catalfamo – che per la Calabria, ad esempio, si continuerà a percorrere 30 km in un’ora, dato che di interventi che dovrebbero risolvere l’isolamento della regione non se ne vede traccia, nemmeno per i progetti in attesa di completamento da decenni».

Poi, di nuovo il vuoto. La Calabria torna nel suo piccolo angolo buio, per poi ritrovare uno spiraglio di luce nel corso dei lavori del Comitato direttivo della Cgil Calabria, conclusi da Maurizio Landini, segretario generale della Cgil nazionale, dove sono state definite delle proposte per il rilancio della Calabria, che saranno, poi, esposte in apposita conferenza stampa e condivise con il Governo regionale, il Consiglio regionale e la deputazione calabrese del parlamento nazionale.

«Come Cgil Calabria – si legge in un comunicato stampa del sindacato – in questo quadro di profonda emergenza sociale ed economica riteniamo necessario intervenire ed agire con una forte motivazione a sostegno di un nuovo modello di sviluppo, è il momento in cui bisogna elevare l’azione e le politiche pubbliche in un protagonismo per l’efficientamento del modello amministrativo ed in una strategia di politiche economiche atte a produrre e distribuire ricchezza in modo omogenea per classi e territori».

«Per costruire una nuova Calabria – spiega la Cgil – diventa necessario il ruolo ed il dialogo attraverso una diffusa intelligenza collettiva, tra partenariato economico e sociale, tra le istituzioni centrali e regionali, che deve fare leva su una serie di interventi atte a dotare la Calabria di misure di crescita ed occupazione attraverso 11 punti».

  • Completamento processo di decentramento amministrativo, della macchina burocratica regionale, avviato con la l.r. n.34/2002, destinare compiti e funzioni, non residuali, alle amministrazioni provinciali e favorire le riforme istituzionali con fusioni e aggregazioni di Comuni che in alcuni casi non hanno uffici di progetto, non riescono a garantire i servizi ai cittadini e sono destinati allo spopolamento, per ridurre i costi di gestione ed aumentare i servizi di prossimità.
  • Piano per la manutenzione, salvaguardia del territorio dal rischio ambientale, sismico, idrogeologico, attraverso un ufficio unico del piano tra Calabria verde e protezione civile, con sblocco delle assunzioni e turnover.
  • Piano di investimenti pubblici con le partecipate pubbliche nelle aree di competenza Zes con rilocalizzazioni, riconversioni e allocazioni di filiere produttive, alla luce della fragilità del sistema produttivo emerso nell’emergenza Covid-19 e che anche alla luce dell’emergenza sanitaria, sociale ed economica, serve richiedere per la nostra Regione il riconoscimento di “Area di crisi industriale complessa “, per poter essere destinataria dei relativi benefici.
  • Riforma del sistema sanitario regionale, superamento del decreto Calabria, piano operativo condiviso, sblocco delle assunzioni, stabilizzazione ed internalizzazione del precariato, verifica degli accreditamenti nella sanità privata, costruzioni nuovi ospedali.
  • Definizione strategica del Porto di Gioia Tauro con Governance che superi il commissariamento e punti al rilancio dei diversi porti di prossimità dell’autorità portuale, rilancio del sistema aeroportuale calabrese.
  • Attuazione della legge regionale sul welfare, sostegno alle famiglie indigenti, piano socioassistenziale.
  • Piano regionale infrastrutturale, completamento intero tracciato SS 106, alta velocità, piano di recupero urbano, erosione costiera, piano energetico ambientale regionale, rete idrica, innovazione tecnologica a partire dalla digitalizzazione completa del territorio (Fibra ottica e connessione) per l’abbattimento del digital divide ed il miglioramento dei servizi all’imprese e ai cittadini, avvio dei C.i.s.
  • Legge regionale sul diritto allo studio, piano per l’offerta formativa di qualità, piano per approvvigionamento e accesso ai supporti digitali, sostegno economico per il diritto allo studio. (In assenza di una risalita della curva epidemiologica da Covid19, per l’anno scolastico 2020/2021 la Cgil ribadisce il principio inderogabile di far ripartire tutte le attività scolastiche in presenza, ritenendo la Dad (didattica a distanza) strumento squisitamente emergenziale e/o complementare).
  • Rilancio del turismo, con particolare riferimento alla cultura, ai beni archeologici. Ripresa campagna di scavi dei siti di maggiore interesse archeologico con partenariato con le università calabresi.
  • Applicazione legge regionale contro il caporalato con misure anti-sfruttamento come il servizio di trasporto pubblico regionale, il collocamento pubblico attraverso i centri per l’impiego e politiche di accoglienza per il disagio abitativo. Ritenere il caporalato come reato contro i diritti umani e la riduzione in schiavitù, prevedendo per tali motivi un inasprimento delle pene detentive.
  • Attivazione da parte della presidenza della regione del tavolo di coordinamento regionale per la sicurezza e salute sui luoghi di lavoro.

Un progetto di rilancio a 360 gradi, forse un po’ idealistico ma, che se dovesse trovare la sua piena riuscita, potrebbe davvero ribaltare le sorti di una terra che merita solo il meglio. (ams)