24 luglio – I dibattiti sull’informazione, abitualmente, rischiano di diventare discorsi per addetti ai lavori, giornalisti, comunicatori, editori; al contrario, l’incontro su “Stampa, giornali e giornalisti” al Circolo del tennis “Rocco Polimeni” di Reggio Calabria è diventato un vivace confronto su come è cambiato il mestiere di giornalista ma soprattutto su cosa vogliono oggi i fruitori della comunicazione, ovvero lettori, telespettatori, naviganti della rete. Lo spunto al dibattito lo ha dato il bel libro “Il curioso giornalista (Media&Books, 2018) di Mario Nanni, ex capo redattore centrale della maggiore agenzia di stampa italiana, l’ANSA, e cronista parlamentare con oltre quarant’anni di frequentazione dei Palazzi. Il libro di Nanni – utilissimo agli aspiranti professionisti che devono superare l’esame di stato per diventare giornalisti – in realtà è una miniera di informazioni utili sia a chi i giornali li fa che a chi li legge. Il “racconto” di una professione che ha perso un bel po’ di smalto negli ultimi vent’anni e subisce le insidie di una crisi apparentemente irreversibile: si vendono sempre meno giornali, perché è cambiato il modo di informarsi da parte dei cittadini, ma non è calato l’interesse verso l’informazione, anzi, nel corso dell’incontro, si è notato che la domanda di notizie cresce parallelamente alla vertiginosa crescita dell’offerta informativa che Internet propone.
A confrontarsi sul presente, il passato e il futuro di un “mestiere”, che comunque sia rappresenta ancora un traguardo dal fascino immutato per molti giovani, con l’autore del libro Mario Manni sono stati il segretario generale aggiunto della Federazione Nazionale della Stampa Carlo Parisi e il portavoce del Presidente del Consiglio regionale, Giampaolo Latella, moderati da Santo Strati, direttore di Calabria.Live, con l’intervento della voce storica Rai Tonino Raffa. Quattro giornalisti che, tra arguzia e aneddoti della professione, hanno stuzzicato l’interesse del pubblico (e non solo degli addetti ai lavori, presenti in buon numero) che ha mostrato come l’attenzione dei lettori sia sempre crescente sul modo di fare informazione.
Carlo Parisi ha preso spunto dalle pagine del libro di Nanni per evidenziare la decrescita del giornalismo di qualità: l’informazione richiede la massima curiosità del giornalista (senza la quale farebbe male il suo mestiere) ma per produrre giornalismo di qualità serve cultura e formazione, i due elementi base per comunicare adeguatamente. Giampaolo Latella ha sottolineato come le nuove tecnologie abbiano rivoluzionato il modo di fare informazione, concordando con Parisi e Nanni sulle necessità di rivedere il processo formativo dei nuovi giornalisti: i social – ha detto Latella – non sono, come spesso erroneamente si pensa, una minaccia per l’informazione, bensì uno strumento che, se ben utilizzato, può rivitalizzare una professione in crisi. Tonino Raffa ha posto l’accento anche sulla nuova precarietà del lavoro di giornalista, ricordando il modo avventuroso di una volta di giungere al “tesserino” professionale: s’imparava stando dietro ai cronisti, si cercavano le notizie, si consumavano le suole delle scarpe; oggi ci sono le “scuole di giornalismo” ma non formano adeguatamente i giovani per l’accesso alla professione. E Nanni ha rimarcato come le tante facoltà di scienze della comunicazione sono responsabili di non preparare come dovrebbero “comunicatori” di domani: forse – ha detto provocatoriamente – bisognerebbe chiuderle per un po’ come suggeriva Pasolini nei confronti della televisione. Il giornalista Strati ha stuzzicato gli oratori con diverse “provocazioni” sul tema, chiedendo alla fine se non siano cambiati anche i lettori: la risposta, pressochè univoca, ha delineato l’effettivo cambiamento. Il vicepresidente del Circolo “Polimeni”, Ninni Romeo, che ha fatto da padrone di casa nell’incantevole cornice di Pentimele – nel ruolo di lettore abituale di giornali e “consumatore” di tv e internet ha confermato come il libro di Nanni non sia solo per chi scrive, ma anche e soprattutto per chi legge, rivelando chiari e scuri della professione: se mia figlia – ha detto – trent’anni fa avesse letto questo libro avrebbe voluto fare sicuramente la giornalista.
Carlo Parisi, infine, ha voluto sottolineare come la qualità della professione passi attraverso le regole basilari di un lavoro adeguatamente retribuito: i giornalisti italiani sono molto liberi, ma la loro precarietà si deve a editori senza scrupoli e al mancato rispetto dei contratti di categoria. Il futuro dell’informazione passa anche da qui.
II lavoro di giornalista che resta – dice Nanni – un mestiere bellissimo anche se – citando il libro di Franco Calabrò – a volte diventa un “Mestieraccio” ha bisogno di regole, ma soprattutto di studio e formazione. Non esistono cattivi giornalisti, ci sono giornalisti impreparati: l’accuratezza è la regola numero uno, metteteci la cultura e la naturale curiosità e avremo la cosiddetta informazione di qualità. Quella che i lettori, soprattutto i giovani, mostreranno di apprezzare sempre di più. (rrc)