Il reggino Luigi Sbarra sarà il nuovo segretario nazionale della Cisl

Sarà il regginoLuigi Sbarra il nuovo segretario nazionale della Cisl. Succederà, a marzo, ad Annamaria Furlan.

«Avevo già affermato, nei mesi scorsi, con molta chiarezza e serenità – ha dichiarato la Furlan nelle sue conclusioni al Comitato Esecutivo della Cisl ed è stato riportato dall’Agi – che non mi sarei candidata al congresso confederale della Cisl, il cui iter inizierà nei prossimi mesi nei luoghi di lavoro e nei territori, in modo da consentire il ricambio del gruppo dirigente della nostra organizzazione ed un nuovo percorso che deve nascere nella massima unità e con la conferma dei valori di riformismo, rinnovamento e trasparenza, che hanno caratterizzato questi ultimi sette anni. I tempi sono maturi».

«Nei prossimi giorni – ha spiegato –  avvierò come previsto le consultazioni con tutti i segretari delle categorie, delle regioni e degli enti della Cisl, dove proporrò, come tutti sanno da tempo, il nome di Luigi Sbarra, attuale segretario generale aggiunto, come mio successore alla guida della Cisl».

«La nostra intenzione – ha concluso –  è quella di organizzare già nel mese di marzo, il prossimo Consiglio Generale della Cisl per l’elezione del nuovo Segretario Generale e della Segreteria Confederale nel pieno rispetto delle nome di sicurezza anti Covid».

Luigi Sbarra, attuale segretario generale aggiunto, è di Pazzano (RC), ha iniziato la propria esperienza sindacale a Locri, come operatore territoriale Fisba, l’ex federazione dei braccianti agricolidella Cisl.

Nel 1984 perfeziona la propria formazione partecipando al corso lungo per dirigenti del Centro studi Cisl di Taranto. L’anno successivo viene eletto segretario generale della Fisba di Locri. Dal 1988 al 1993 guida la Cisl del comprensorio Locrideo, per poi diventare segretario generale della provincia di Reggio Calabria, dove rimane fino al 2000.

In quell’anno arriva al vertice della Cisl Calabria, ruolo che ricopre fino al dicembre 2009, quando è chiamato a Roma per far parte della segreteria confederale nazionale. Nel 2016 è eletto segretario generale della Fai nazionale, l’attuale categoria dei lavoratori agricoli della Cisl.

Il consigliere regionale del Gruppo MistoFrancesco Pitaro, ha espresso soddisfazione per il calabrese Sbarra ai vertici del sindacato, sottolineato che «se da un lato è motivo d’orgoglio, che a succedere ad Annamaria Furlan e a sindacalisti del calibro di Giulio Pastore, Pierre Carniti e Franco Marini, sia il calabrese Luigi Sbarra, il cui curriculum e la lunga esperienza garantiscono la piena conoscenza delle criticità del Paese e dei ritardi di sviluppo del Mezzogiorno, dall’altro la sua presenza tra i protagonisti sociali della vita del Paese, può essere per le forze più dinamiche e innovative della Calabria che intendono valorizzare i suoi punti di forza per abbattere l’intollerabile divario di cittadinanza col resto del Paese, un sicuro punto di riferimento». (rrm)

Cgil, Cisl e Uil Calabria chiedono tavolo per discutere della Programmazione Europea 2021-2027

I segretari generali di Cgil, Cisl e Uil Calabria, Angelo SposatoTonino RussoSanto Biondo, hanno chiesto al Consiglio regionale della Calabria di «non commettere il grave errore di portare alla discussione d’aula il provvedimento amministrativo numero 96/11^ d’iniziativa della Giunta, denominato “Presa d’atto degli indirizzi strategici regionali per il negoziato sulla programmazione delle politiche europee di sviluppo 2021-2027”, che è stato approvato in Seconda commissione».

«Questo documento, determinante per il futuro della nostra regione – hanno spiegato i tre sindacalisti –, non può essere approvato senza un serio e approfondito confronto con il Partenariato economico e sociale, azione che la stessa Unione europea indica come obbligatoria e propedeutica alla formalizzazione di atti che intervengono sulla programmazione!.

«La programmazione europea 2021/2027 – hanno sottolineato Sposato, Russo e Biondo – non può essere licenziata dopo aver registrato un solo incontro, durato poco più di un’ora, di Partenariato economico e sociale. Sulla corretta gestione dei finanziamenti europei per i prossimi sei anni, così come per quelli afferenti alla programmazione temporalmente appena conclusa, riteniamo di fondamentale importanza che la politica regionali affronti, senza remore o tentennamenti, la discussione di merito con quelle parti sociali che sono autorizzate a farlo, che ne hanno competenza».

«Nessuno pensi di potersi sottrarre al confronto. Nessuno – hanno detto ancora i segretari regionali di Cgil, Cisl e Uil Calabria – pensi di usare la pandemia da Coronavirus come un pretesto per sfuggire alla discussione. L’innovazione tecnologica, che è anche uno dei pilastri sui quali poggiano le politiche di sviluppo europeo e che è una delle basi del provvedimento trattato nella Seconda commissione regionale, il Recovery plan, Piano nazionale di resistenza e resilienza, offre la possibilità di aprire la discussione, bypassando le riunioni in presenza, utilizzando al meglio i canali telematici innovativi ed intelligenti che l’informatica ha messo a disposizione di tutti i cittadini calabresi, Consiglieri regionali compresi».

«Ci risulta, infine – hanno aggiunto – incomprensibile il reiterato atteggiamento di arroccamento da parte di chi governa la cosa pubblica calabrese nei confronti delle forze sociali e produttive. Così a Palazzo Campanella, come ai piani alti della Cittadella regionale. Se al Consiglio regionale chiediamo di non mettere da parte le buone prassi del confronto e della discussione con le componenti del Partenariato economico e sociale, all’assessore Domenica Catalfamo diciamo che gli investimenti che caratterizzeranno il futuro della Calabria non possono essere discussi tra pochi intimi, ma devono essere oggetto di un confronto con gli attori sociali e produttivi del territorio. Pertanto, le proposte inviate dalla Regione al Governo, per modificare e implementare il Piano nazionale di resistenza e resilienza, sono una corsa in solitaria di protagonismo sterile, utile solo a depotenziare la possibilità di rivendicazione infrastrutturale del territorio».

«È fondamentale, insomma – hanno detto ancora – conoscere il contenuto delle 109 cartelle di richieste inviate al Governo. Quali sono le opere strategiche individuate? Con chi se ne è discusso? Quale confronto è avvenuto su argomenti così delicati? Sono domande che devono avere risposta».

«Chiediamo, perciò – hanno concluso – di aprire subito un tavolo su questi temi decisivi per il futuro della nostra regione e per le nuove generazioni. Le risorse europee del quadro pluriennale 2021/2027, che alimenta anche il finanziamento del Recovery fund e delle politiche di coesione, per disposizione della Commissione europea vanno utilizzate dagli Stati membri e dalle Regioni in una logica di complementarietà e in continuità con la riprogrammazione del Por 2014/2020. La Regione, che deve impegnarsi in una verifica delle opere programmate e non realizzate sino ad oggi, commette un errore strategico nell’affrontare questi argomenti in maniera disorganica». (rrm)

La Cisl Calabria chiede confronto su utilizzo fruttuoso del Recovery Fund

La Cisl Calabria ha chiesto al presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte, un confronto sul Recovery Plan. Lo ha reso noto la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan, nel corso del Consiglio generale della Cisl calabrese, che si è svolto online.

Nel corso del suo intervento, la segretaria nazionale ha toccato molti temi legati alla ripartenza e alla necessità di un dialogo vero sull’utilizzo fruttuoso delle risorse provenienti dall’Ue, sottolineando che c’è bisogno di chiarezza e di responsabilità da parte di tutti, in un momento in cui in Italia si continuano ad avere 800 morti al giorno come nel picco della pandemia. Si assiste invece ad un continuo cambiamento di regole e di colori che non agevola la consapevolezza delle persone rispetto a quello che sta drammaticamente avvenendo.

Annamaria Furlan ha evidenziato come ci siano troppi ritardi nell’affrontare sia la fase pandemica sia i problemi dell’economia.

«In Calabria ad esempio, dove – ha detto – la Cisl sta facendo un lavoro straordinario di vicinanza alle persone, se non ci fosse stata l’azione decisa del sindacato confederale si sarebbe forse ancora in attesa della scelta del Commissario per la sanità. E a livello nazionale si registrano rinvii e ritardi in tutte le occasioni di confronto con il Governo. I sindacati sono stati convocati a manovra di bilancio chiusa, senza che ci fosse la previsione di interventi essenziali per il sostegno al Paese e con soli 9 miliardi per la sanità. Si è fatta una grande fatica per la proroga della cassa integrazione Covid e il blocco dei licenziamenti sino a fine marzo. Si rinviano riforma pensionistica e riforma fiscale e, di rinvio in rinvio, le persone soffrono sempre di più».

La Segretaria nazionale ha ricordato che i sindacati confederali hanno manifestato, in luglio a Roma e a settembre in tutte le regioni, per chiedere un confronto su una partita nella quale si decide il futuro di figli e nipoti, di più generazioni, in un Paese in cui il debito pubblico ha raggiunto i 160 miliardi. E se le voci generali degli ambiti di utilizzo dei fondi del Next Generation Eu sono condivisibili, il vero punto è su come gli obiettivi vengono perseguiti e realizzati. Ad esempio, quando per la sanità si prevedono 9 miliardi, mentre ne sono stati tagliati 38, si comprende la distanza dal mettere davvero al sicuro un Paese schiantato dalla pandemia, che ha subìto – non solo in Calabria – tagli nelle strutture, negli investimenti per il personale, nei posti letto.

«Perché allora – ha sottolineato Annamaria Furlan – rifiutare i fondi del Mes, che hanno l’unico vincolo di dover essere impiegati soltanto per la sanità e sono fruibili ad un interesse quasi a tasso zero?».

Nel frattempo, non si hanno assunzioni nella Pa e nella stessa sanità. La proroga di 30.000 precari altrimenti in scadenza, che lavorano in tempo di Covid e poi saranno mandati a casa, non riguarda assunzioni vere. Di queste, neanche una. E sulla scuola, la segretaria della Cisl ha evidenziato come si continuino a dire cose irrealistiche: è stata, purtroppo, chiusa in ottobre perché non c’erano sufficienti garanzie di sicurezza nei trasporti e nelle stesse scuole. Se, infatti, una classe è in quarantena e tutta la classe aspetta una settimana per i tamponi, questo dipende dal fatto che non c’è il personale per eseguirli. Il Governo aveva messo a disposizione delle Regioni 300 milioni per provvedere ai trasporti: le Regioni non ne hanno chiesto neanche un terzo.

Per la Segretaria generale della Cisl, le risorse europee devono essere utilizzate per l’apertura dei cantieri. Per creare lavoro. Così come devono essere impiegate nella riforma della Pa, se questo significa programmare e attuare un grande piano per la digitalizzazione, per la formazione di lavoratori e lavoratrici: quegli stessi lavoratori pubblici che in questi mesi sono stati posti obbligatoriamente in smart working dal datore di lavoro-Stato, senza formazione, con strumenti personali dei lavoratori stessi, senza diritto a disconnessione. Bisogna investire su scuola, università e ricerca, perché da 15 anni si taglia. L’anno scolastico si è aperto con oltre 60.000 cattedre vuote e, in base alle prospettive pensionistiche, l’inizio del prossimo ne vedrà vuote 90.000 cattedre. Come si può parlare di doppi turni se mancano gli insegnanti?

«La Cisl ha chiesto al Presidente del Consiglio un confronto sul Recovery plan – ha sottolineato ancora Annamaria Furlan – perché nel nostro Paese tanti lavoratori non possono contare sugli ammortizzatori sociali, su politiche che accompagnino un disoccupato verso un nuovo posto di lavoro e un lavoratore nel passaggio da un posto a un altro. Sulle politiche attive in questo campo, ha ricordato, non è stato fatto nulla, dopo un unico incontro con la ministra Nunzia Catalfo. Anche la transizione energetica, mentre tutti siamo consapevoli che la scelta green è irreversibile, non si può fare solo per decreto, senza un’azione forte di accompagnamento delle aziende nella transizione: la questione va affrontata con investimenti e un piano serio».

Bisogna, perciò, creare una condizione di forte sinergia per utilizzare bene il Recovery fund, in un Paese che ogni anno manda indietro enormi risorse provenienti dai fondi europei. «Speriamo che si apra un confronto vero», ha affermato la Segretaria generale della Cisl.

«Vi parteciperemo – ha aggiunto – con grande senso di responsabilità e con le nostre proposte. Sarà decisivo perché il 2021 sia l’anno in cui ricominciare a costruire e a sperare oppure un anno drammatico per giovani, anziani, lavoratori in difficoltà, famiglie pensionati. La Cisl continuerà ad essere riferimento di speranza per le persone, con il lavoro straordinario che si fa in Calabria e sugli altri territori. Solidarietà significa anche questo: essere sempre disponibili con i nostri servizi e le sedi e costituire un punto di riferimento anche durante i momenti più difficili».

Nella relazione con cui ha aperto l’incontro, il segretario generale di Cisl Calabria, Tonino Russo ha sottolineato che «nell’anno forse più duro dal secondo dopoguerra, in un Paese schiacciato fra pandemia ed emergenza economica, il sindacato confederale ha compiuto unitariamente sforzi importanti, dimostrando di essere un baluardo contro la deriva: dal blocco dei licenziamenti alle misure per far fronte alla crisi, dalla tutela della sicurezza dei lavoratori alle proposte per far ripartire il Paese. Un lavoro straordinario, molto apprezzato dalla base, per il quale va il ringraziamento alla Segretaria generale Annamaria Furlan, al Segretario generale aggiunto Luigi Sbarra, a tutta la Segreteria confederale».

Mentre vediamo affiorare fibrillazioni nella maggioranza di governo, ha proseguito Russo, «bene ha fatto la Segretaria generale Annamaria Furlan a richiamare il Governo al confronto sul Recovery plan. Non comprendiamo la scelta di pletore di consulenti e strutture parallele né ci convincono le scelte che emergono dalle prime bozze. C’è da colmare un gap di investimenti nel Mezzogiorno. Vediamo poca attenzione e risorse minime per la sanità. Per il Sud e la Calabria il Governo deve fare di più: dalle politiche per il lavoro all’alta velocità ferroviaria, quella vera; dal completamento della Ss 106 in tutto il suo tracciato ai tratti mancanti dell’A2; dalle infrastrutture materiali ed immateriali ad un fisco equo e giusto; dagli investimenti su scuola, ricerca e innovazione a quelli per la mitigazione del rischio idro-geologico, per una forestazione abbandonata che paga la scarsa attenzione e vive gravi difficoltà a causa del taglio dei trasferimenti del Governo».

«Le ragioni dello sciopero del 9 febbraio 2019 e della grande manifestazione di Reggio del 22 giugno 2019 sono ancora lì. Il Paese – ha evidenziato il segretario Russo – riparte se riparte il sud, se si mette al centro il lavoro. Le questioni portate in piazza nell’iniziativa regionale svoltasi a Cosenza il 18 settembre scorso meritano risposte concrete. Il governo apra il confronto con le parti sociali e con il sindacato. Per far ripartire il Paese. Per favorire, nella regione più povera dell’Ue secondo Unioncamere, l’ingresso nel mondo del lavoro di giovani e donne che dalla Calabria fuggono».

Soffermandosi sulla questione sanità, Russo ha sottolineato che «in una Calabria colpita con forza dalla seconda ondata di contagi Covid, i sindacati confederali hanno denunciato storture, inefficienze, omissioni e ritenuto necessario compiere scelte forti, assumendo la responsabilità dell’esposto presentato al Procuratore Nicola Gratteri per chiedere di accertare responsabilità, omissioni ed inadempienze nella gestione dell’emergenza Covid.  Una scelta condivisa e sostenuta dalla Segretaria generale Annamaria Furlan.

«Al nuovo Commissario ex Prefetto Guido Longo, con cui domani, giovedì, avremo l’incontro richiesto dai tre segretari generali – ha sottolineato il Segretario regionale della Cisl – spetta un compito arduo, gravoso, da far tremare i polsi. Noi abbiamo offerto la nostra disponibilità al confronto, a lavorare insieme per ricostruire una sanità degna di questo nome. Fondamentale sarà proporre alla guida di Asp e Ao professionisti competenti. No alle solite logiche spartitorie. La politica, che ha prodotto il disastro, faccia un passo indietro».

«In una Calabria alle prese con tante emergenze irrisolte, dove c’è il rischio che il post Covid segni un punto di non ritorno – ha proseguito Russo – la Regione ha perso prematuramente il proprio Presidente, Jole Santelli. Si è interrotta anzitempo una legislatura segnata anche dall’arresto, nelle ultime settimane, del presidente del Consiglio regionale. In un tale contesto la Cisl è al lavoro per essere un argine alla deriva. Restano irrisolte le tante questioni legate al precariato, ai bacini creati da leggi varie, dietro le quali ci sono storie di diritti negati, di un precariato che serve ad alimentare consenso e che si vuole perpetuare».

«Con iniziative forti – ha aggiunto – manifestazioni, occupazioni, ricevendo avvisi di garanzia, abbiamo conquistato sul campo, sui binari e sulle autostrade, nel confronto con il Governo, grazie al sostegno della Confederazione, norme e risorse per la stabilizzazione dei lavoratori ex lsu-lpu. Dobbiamo essere pronti a raccogliere i frutti di questo lavoro in una situazione socio-economica alimenta in Calabria forme di illegalità, una ‘ndrangheta sempre più forte, pervasiva, pronta ad impossessarsi di pezzi interi di economia legale. Su tutto questo la Cisl tiene ben alzate le proprie antenne sul territorio ed è chiamata non solo a vigilare sui luoghi di lavoro, ma a stare vicino, con i suoi servizi di prossimità, a persone e famiglie per aiutarle a superare molte difficoltà quotidiane, utilizzando gli strumenti che le norme previdenziali e di sostegno prevedono e costruendo un grande patto sociale per un progetto di rinascita del Paese, della Calabria e dei suoi territori».

«Lunedì – ha sottolineato con vigore il segretario regionale della Cisl andando verso la conclusione della relazione – è andato in scena, su quello che dovrebbe essere servizio pubblico, un attacco strumentale e gratuito alla Cisl, ad Annamaria Furlan e a Gigi Sbarra, a noi tutti, ai 4 milioni di iscritti e militanti. Noi conosciamo la verità e sosteniamo il percorso guidato da Annamaria Furlan, un percorso che ha reso la Cisl più forte, più trasparente.  Una casa di vetro.  Pubblichiamo tutto sui nostri siti, bilanci, retribuzioni, tesseramento. Dal 2015, appena Annamaria Furlan si è insediata.  Chi altri lo fa? La Cisl è stata fondata da un ligure, genovese, Giulio Pastore. E da una ligure, genovese, Annamaria Furlan, da chi ha scacciato i mercanti dal tempio, gli stessi che lanciano accuse gratuite, la Cisl è stata rifondata. Siamo fieri ed orgogliosi di questo impegno, di questa Cisl. Siamo al vostro fianco, sempre, con convinzione e determinazione».

«La Cisl calabrese sta facendo un grande lavoro di squadra sul territorio anche attraverso i suoi servizi, e per questo – ha concluso Tonino Russo –  va il mio ringraziamento a tutto il Consiglio, alla Segreteria regionale, al Coordinamento Donne per le importanti iniziative che porta avanti».

Il dibattito ha ripreso i temi della relazione del segretario regionale condividendone in tutto i contenuti ed evidenziando il fatto che l’impegno della Cisl in Calabria mette quotidianamente al centro, con scelte concrete, la persona e la sua dignità. Fortemente sottolineata in tutti gli interventi è stata la vicinanza e il sostegno al lavoro della segreteria nazionale, con in primo piano la segretaria generale Annamaria Furlan e il Segretario generale aggiunto Luigi Sbarra. (rrm)

L’impegno della Cisl in Calabria, Furlan: lavoro indispensabile per dignità persona e per essere popolo

Fratelli tutti. L’impegno della Cisl per la Calabria: come aprire nuove strade? è stato il titolo dell’evento, svoltosi online, organizzato dalla Cisl.

Un confronto a più voci, che si è concluso con le dichiarazioni di Annamaria Furlan, segretario generale della Cisl che ha ribadito che «è indispensabile il lavoro, dice il Papa, per la dignità della persona e per essere popolo. E il Papa parla di pace sociale, dei soggetti del lavoro e dei mediatori sociali come di artigiani di un patto sociale».

Annamaria Furlan ha sottolineato come il messaggio della fratellanza nell’enciclica sia chiaro e diretto, interroghi e dia indirizzi precisi per ognuno rispetto al proprio ruolo, sul piano collettivo e individuale. Il Papa, per la segretaria generale della Cisl, indica a tutti l’universalità della fratellanza che va anche oltre la solidarietà, perché ci pone davanti a un mondo globalizzato dove la differenza è la ricchezza, non un limite. Non c’è pace senza giustizia sociale e non sempre insieme alla democrazia si riesce a garantire giustizia sociale. Perciò è indispensabile il lavoro, per la dignità della persona e per essere popolo.

E bisogna interrogarsi su come si riesce ogni giorno, momento dopo momento e passo dopo passo, a concretizzare un dialogo tra sindacati, associazioni datoriali e istituzioni per restituire dignità alla persona attraverso il lavoro e non il sussidio. Oggi chi opera nella politica e nel sociale ha la responsabilità di creare condizioni migliori per le nuove generazioni, non mettendo più le persone in condizione di scegliere tra lavoro a salute, ma gestendo la transizione che stiamo vivendo operando per il rispetto dell’ambiente e della salute non come alternativo al lavoro, ma al contrario per renderlo concreto.

Riguardo al dibattito aperto nel Paese nel Paese sulle zone rosse, la segretaria generale si è detta stupita, visti i dati, che la Calabria sia stata inserita tra le zone rosse. Aggiungendo che bisogna interrogarsi su quanto abbia inciso nella decisione la realtà del sistema sanitario in Calabria. E su quanto incida il dibattito sull’utilizzo del Mes. Perché c’è stato nel Paese un taglio alla sanità di 38 miliardi, con pesanti ricadute sulle strutture e sul personale. I fondi Mes corrispondono a quanto è stato sottratto alla Sanità: bisogna perciò far prevalere la logica del bene comune e delle priorità nelle scelte collettive e individuali, stringersi intorno a un Paese che sta attraversando un momento drammatico.

Riconoscendo l’importanza del dialogo con gli imprenditori e del loro ruolo sociale, nonché il passaggio decisivo del Patto della fabbrica del 2018, la segretaria generale della Cisl ha evidenziato come sia fondamentale il tema del rinnovo dei contratti e la necessità di operare tutti in questa direzione, per i lavoratori pubblici e privati. Per creare coesione sociale, ha sottolineato, bisogna uscire dalla logica dello scarto e attuare una politica di contrattazione in cui il diritto al lavoro non sia cosa diversa dal diritto alla salute e alla formazione e all’istruzione. Ha concluso con l’augurio che questo momento così terribile possa diventare un monito forte per cambiare priorità, paradigmi, comportamenti, modelli economici e sociali e realizzare il vero diritto al lavoro e alla dignità.

 

Il seminario è stato coordinato dal giornalista Enzo Romeo, vaticanista del TG2 Rai. L’incontro, ha detto in apertura, si sarebbe dovuto tenere in presenza, a Lamezia, ma le direttive per il contenimento del contagio da Covid-19 hanno imposto la scelta della modalità live streaming. Soffermandosi brevemente sull’enciclica Fratelli tutti, la terza di Papa Francesco, prima di dare la parola ai partecipanti al colloquio, Romeo ha evidenziato tra l’altro che si tratta di un’enciclica sociale e che la Calabria vanta una grande tradizione nel cattolicesimo sociale ricordando i nomi di don Carlo De Cardona e don Luigi Nicoletti.

«L’enciclica Fratelli tutti – ha detto Tonino Russo, segretario Generale di Cisl Calabria introducendo il tema – ci parla di quella “prossimità” su cui molto insiste la segretaria generale Annamaria Furlan e che deve caratterizzare l’agire di una forza sociale come il nostro sindacato; una comunità che opera avendo a cuore non solo il vicino, ma anche il lontano, l’estraneo. E il tema dell’amicizia sociale è fonte di ispirazione per qualificare lo stile e l’azione della Cisl, sulla base di tre parole: dignità, dialogo, incontro».

«Nel nostro territorio – ha aggiunto – bisogna realizzare la prossimità essendo lievito, avviando dispositivi di sussidiarietà nella dimensione locale, dal basso. Siamo infatti in una regione in cui bisogna stare vicini alle persone, sostenere quel welfare di prossimità che costituisce una rete sociale spontanea, ma non inesauribile e, soprattutto in questo momento, quasi allo stremo. Il rapporto 2020 della Caritas italiana sulla povertà ci propone lo scenario economico e sociale che scaturisce dalla crisi dovuta al Covid-19 e ci parla del profilarsi di “una grave recessione economica” e di nuove forme di povertà come dopo la crisi del 2008».

Si tratta, per il segretario generale di Cisl Calabria, di «una crisi che in Calabria si abbatte su una situazione già di per sé molto delicata. Come scrive il Papa, il grande tema è il lavoro. I fondi che l’Unione Europea ha finalizzato alla ripartenza devono essere utilizzati al Sud per creare sviluppo e lavoro e devono essere considerati aggiuntivi, non sostitutivi di quelli già previsti nel Piano per il Sud 2030».

«Perciò – ha proseguito Russo – bisogna sostenere le imprese, incoraggiando gli investimenti nel Sud, portando la fiscalità di vantaggio dal 30% al 100% della decontribuzione per dieci anni alle aziende che si impegnano ad assumere e a non licenziare. Bisogna favorire l’ingresso dei giovani e delle donne nel mondo del lavoro; mettere in sicurezza il territorio ed elaborare un modello di sviluppo che tenga insieme crescita e tutela dell’ambiente; investire sull’istruzione e la formazione, sulle infrastrutture materiali (stradali, ferroviarie, portuali) e su quelle immateriali, sulla banda larga. Bisogna sostenere e rilanciare la filiera agroalimentare che è un’eccellenza della Calabria, mentre il Governo taglia 40 milioni di euro sulla forestazione».

«Nel pieno della pandemia – ha detto ancora Russo – siamo ancora costretti ad urlare che urgono la riorganizzazione della medicina territoriale, il riordino della rete ospedaliera, attrezzature tecnologiche, assunzioni di personale sanitario, unità e posti di terapia intensiva, con un piano che utilizzi subito i fondi del Mes».

«Bisogna creare lavoro – ha proseguito Russo – perché dalla Calabria si fugge. I giovani, e non solo i giovani, vanno via per non ritornare più. È il momento di costruire insieme per unire il Paese e non per allargare la forbice tra Nord e Sud anche con progetti di autonomia che produrrebbero lacerazioni nella nostra Repubblica che la Costituzione, all’articolo 5, definisce “una e indivisibile”. È il momento di lavorare a un grande patto sociale per condividere un progetto di rinascita».

A quello di Russo hanno fatto seguito gli interventi di Gianluca Gallo, assessore all’Agricoltura e alle Politiche Sociali della Regione Calabria; Klaus Algieri, presidente di UnionCamere Calabria; Natale Mazzuca, vicepresidente della Confindustria nazionale; Francesca Puglisi, sottosegretario al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Tutti hanno sottolineato il valore dell’iniziativa e della riflessione sull’enciclica, apprezzando, soprattutto in questo momento, l’importanza del dialogo tra istituzioni e parti sociali.

In particolare, l’Assessore Gallo ha evidenziato come in Calabria, se un’agricoltura moderna e al passo con i tempi assurgerà finalmente ad un ruolo strategico, si possa lavorare per la salvaguardia dell’ambiente, creare opportunità di lavoro per i giovani, con il biologico come elemento principale, e la Calabria stessa diventare guida per nuovi processi di sviluppo. Ha, poi, sottolineato, senza intenzione di creare polemiche, ma per chiedere un confronto, come per lui dichiarare la Calabria “zona rossa” sia un’ingiustizia e come il Decreto sulla sanità penalizzi la regione.

Klaus Algieri ha evidenziato che la Calabria non ha bisogno di populismi, ma di scuole di pensiero per riuscire a fare rete fra enti, corpi intermedi e istituzioni. Si deve avere un pensiero di riferimento. Se non si ha una visione, non si riesce ad utilizzare risorse economiche e a progettare il futuro. E questo è un compito al quale tutti sono chiamati.

Natale Mazzuca ha sottolineato, invece, come l’enciclica contenga un messaggio di grande prospettiva che invita a non girarsi dall’altra parte di fronte ai problemi e alle politiche nuove di cui c’è bisogno. L’attività imprenditoriale, ha detto, deve essere orientata alla creazione di opportunità di lavoro e al superamento della povertà. Ha, quindi, richiamato il valore del Patto della fabbrica sottoscritto da Confindustria insieme ai sindacati per dare al Paese una crescita sostenibile, un mercato del lavoro più dinamico ed equilibrato, un nuovo modello di relazioni sindacali che sostenga competitività e politiche di sviluppo del Mezzogiorno.

Occorre semplificare il Paese, ha sottolineato con forza Mazzuca, perché questa realtà complessa va affrontata con determinazione per recuperare la fiducia dei cittadini e delle imprese. L’Italia riparte se riparte il Mezzogiorno. Bisogna perciò creare condizioni di sviluppo e coinvolgere i soggetti sociali nelle scelte. La Calabria può diventare un grande hub logistico manifatturiero per il Mediterraneo e la Zes essere un laboratorio di crescita e di sviluppo.

Francesca Puglisi, sottosegretaria al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, ha evidenziato il messaggio di altissimo valore politico della Fratelli tutti. Un Paese così duramente provato dalla pandemia, ha detto tra l’altro, ha davvero bisogno di un di più di coesione e condivisione nelle scelte del Governo come richiesto dalla CISL, dagli altri sindacati e parti sociali. I temi posti nell’enciclica devono spingere a lavorare insieme. La Sottosegretaria ha poi evidenziato come le scelte del Governo tendano a colmare i divari che attraversano il Paese dal punto di vista infrastrutturale, nel sostegno alle aziende che investono al Sud, nella formazione e nella crescita delle competenze, per un salto in avanti che garantisca a tutti una crescita sostenibile e inclusiva.

«Occorre – ha aggiunto – un grande investimento per una svolta sulle politiche attive, una collaborazione tra pubblico e privato per accompagnare uomini e donne che hanno perso il lavoro verso una riqualificazione e una ricollocazione nel mondo del lavoro proprio perché nessuno deve essere lasciato solo come continuamente ci ricorda Papa Francesco».

«Se la Calabria è stata dichiarata zona rossa – ha concluso – è per la mancata capacità di risposta del sistema sanitario regionale nell’affrontare l’escalation della pandemia, con il problema ulteriore che in Calabria il tracciamento del contagio è molto più lento». (rrm)

CALABRIA, LA FISCALITÀ DI VANTAGGIO
RILANCIA INVESTIMENTI E OCCUPAZIONE

Le risorse che arrivano dall’Europa, dopo la pandemia, possono servire a sostenere misure straordinarie per tutto il Mezzogiorno e la Calabria. Per esempio, come propone il ministro per il Sud Peppe Provenzano, a mettere in pratica una cosiddetta fiscalità di vantaggio per il Sud, finalizzata al lavoro, con un – dice il ministro – «abbattimento del 30% dei contributi previdenziali a carico delle imprese e un incentivo specifico per le donne, perché la questione meridionale è femminile». Per creare lavoro la priorità – afferma Provenzano –è il rilancio degli investimenti pubblici e privati. La via è il Piano Sud 2030 che oggi è parte del Piano Nazionale di Riforme, ma la situazione è straordinaria e non possiamo rassegnarci al rischio di una ripresa senza occupazione, per questo servono misure straordinarie».

In una intervista al Corriere della Sera il ministro Provenzano aveva espresso la sua preoccupazione per la situazione economica del Mezzogiorno. «La crisi è senza precedenti – ha dichiarato a Federico Fubini  del Corriere –, l’impatto economico è maggiore al Nord ma quello sociale è peggiore al Sud: la Svimez stima 380 mila posti di lavoro in meno. Rischiamo una voragine occupazionale e poi una ripresa senza creazione di posti». Il giornalista ha fatto presente che una misura del genere costa cinque miliardi l’anno: come si finanzia? «Sulle coperture – ha replicato Provenzano – si può discutere, vanno valutati anche gli effetti fiscali positivi. Per il 2020 si potrebbe coprire con le risorse europee del fondo di React EU destinate alla coesione».

Fubini ha fatto notare che Carlo Bonomi di Confindustria propone di legare i salari alla produttività in azienda, senza scaricare i costi del lavoro sul bilancio pubblico:
«Bisogna guardare alla produttività di tutti i fattori, e per questo il rilancio degli investimenti pubblici e privati è fondamentale. Quel che serve anche alle imprese è recuperare un clima di fiducia, che si fonda anche nell’investire sulle infrastrutture. Incluse quelle sociali, come un ospedale o una scuola, priorità del Piano Sud».

Il progetto di Provenzano – che conta di portarlo a compimento entro agosto, ha trovato largo consenso tra i sindacati. Per il segretario generale di Cisl CalabriaTonino Russo, le proposte su cui sta lavorando il ministro per il Sud e la Coesione Territoriale, Peppe Provenzano, vanno nella giusta direzione: «non un generico taglio delle tasse», ma «una riduzione del costo del lavoro al Sud con un taglio del 30% dei contributi previdenziali a carico delle imprese” perché “la priorità resta il rilancio degli investimenti pubblici e privati».

«La proposta – ha dichiarato il segretario Russo – va nella direzione che la Cisl da tempo auspica: non servono, infatti, forme di assistenzialismo vecchie e nuove che non risolvono i problemi, ma anzi li aggravano. Garantire più incentivi e più agevolazioni fiscali alle imprese che si impegneranno a non licenziare, a quelle che investiranno nel Mezzogiorno e che creeranno nuova occupazione, è una risposta all’altezza di una crisi che rischia di deflagrare come una vera e propria bomba sociale».

«Lanciamo un appello al Governo – ha sottolineato il segretario generale della Cisl calabrese – perché si consideri il Mezzogiorno come grande priorità per tutto il Paese e perché sugli investimenti programmati e da programmare il Governo ascolti i territori, a partire dalle scelte sull’alta velocità che, a parità di investimenti, chiediamo siano riconsiderate nella direzione dell’Alta Velocità Larg, di ultima generazione».

«Così come chiediamo alla Regione – ha proseguito Russo – che il tavolo del partenariato per la programmazione 2021-2027 della spesa dei fondi comunitari insediato nei giorni scorsi sia davvero occasione di ascolto, confronto e condivisione al fine di individuare le priorità per la Calabria. È il momento, infatti, di programmare perché le risorse europee – quelle ordinarie, quelle provenienti del Recovery fund e, lo ribadiamo, anche dal Mes per rimettere in ordine la Sanità calabrese – siano valorizzate al meglio puntando su innovazione, reti digitali, istruzione e formazione, infrastrutture, mobilità sostenibile e alta velocità, tutela dell’ambiente, messa in sicurezza del territorio e difesa del suolo, tutela del mare e depurazione (abbiamo proposto un “Cis mare pulito”), efficienza della pubblica amministrazione, nuova politica industriale, agroalimentare, rilancio dell’artigianato, del turismo e delle politiche sociali, individuando le forme più efficaci per contrastare le infiltrazioni della criminalità».

«Questi temi e, in generale, il piano di sostegno e di rilancio dell’economia – ha concluso Tonino Russo – saranno venerdì 7 agosto, a Lamezia, al centro dei lavori del Comitato esecutivo di Cisl Calabria, al quale parteciperà il Segretario generale aggiunto della Cisl, Gigi Sbarra, per una riflessione comune che sarà senza dubbio di grande interesse». (rrm)

 

Autostrade del mare. Cisl: ripensare le strategie dei trasporti

Secondo la Cisl Calabria, per voce del suo segretario regionale Tonino Russo, «Nel dibattito sul trasporto di persone e merci da e per la Calabria deve assolutamente entrare un protagonista di primo piano: il mare. Anzi: le autostrade del mare».

Ecco le considerazioni della Cisl.

La discussione sui treni – meglio: sulle infrastrutture sulle quali i treni si muovono – deve infatti allargarsi alle altre vie di comunicazione per pensare allo sviluppo della Calabria in termini progettuali, con lo sguardo rivolto al futuro. Non è più il tempo delle toppe su un vestito troppo lacerato. Facendo tesoro dell’esperienza accumulata in termini di fallimenti, di mancata crescita, di impiego sbagliato di risorse, di tagli negli investimenti e di marginalità nei movimenti di persone e merci, è giunto il momento di ragionare in termini strategici e di rete e non per compartimenti stagni. A tre parole chiave – treni, mare, strade – corrispondono infatti grandi infrastrutture che devono essere create, ripensate o potenziate e che hanno nomi precisi: alta velocità ferroviaria, Porto di Gioia Tauro e sistema portuale della Calabria, rete viaria primaria e secondaria; grandi infrastrutture che possono far uscire la nostra regione dalla marginalità.

Se si considera l’ipotesi di lavoro riproposta in questi giorni dal prof. Francesco Russo, di un’Alta Velocità LARG per il trasporto ferroviario nazionale dei passeggeri, si può certamente pensare al trasporto delle merci via mare sui due versanti tirrenico e adriatico-ionico. I due versanti collegano l’Italia in tutta la sua lunghezza, con la possibilità di utilizzare una serie di porti intermedi, valorizzando sia le potenzialità del Porto di Gioia Tauro come hub per il transhipment dall’Europa e dai Paesi extraeuropei per il Mediterraneo e viceversa, sia quelle ad oggi inesplorate dei Porti nazionali di Corigliano e Crotone come snodi sullo Jonio delle autostrade del mare, supportate dall’asse ferroviario merci in completamento che congiunge già oggi la Piana di Sibari con il Nord Italia e con l’Europa.

Ferrovie

Proviamo a spiegarci meglio. L’alta velocità ferroviaria che il MIT propone oggi per la Calabria, con il collegamento Salerno-Reggio, sembra essere – come ha richiamato in questi giorni il prof. Russo – l’Alta Velocità di Rete (AVR), cioè una ristrutturazione delle linee tirreniche attualmente esistenti, consentendo il trasporto merci su treni pesanti, ma portando la velocità dei treni passeggeri su tutta la tirrenica ad un massimo di 200 km/h, con un investimento economico, dell’ordine di 8-10 miliardi almeno, sproporzionato rispetto alla reale riduzione dei tempi di percorrenza (non più di venti minuti). Sarebbe, appunto, la toppa sul vestito lacerato.

Ci vuole invece un vestito nuovo. L’AVR è, infatti, una tecnologia non utilizzata nel principale itinerario Salerno-Milano: da Salerno verso Nord e sulle trasversali del Nord sono state realizzate o sono in fase di progettazione linee AVAC (Alta Velocità/Alta Capacità) che consentono velocità massime ben superiori, tra i 300 e i 350 km/h, e supportano il traffico dei treni merci pesanti. Le linee AVAC avrebbero costi consistenti nel Sud del Paese, stimati nell’ordine di 20 miliardi almeno.

Siamo, quindi, condannati ad un’Italia a due velocità anche sul piano del trasporto ferroviario? No, se si riprende la proposta formulata negli anni scorsi dalla Regione Calabria: realizzare – sulla base dell’esperienza di altri Paesi europei, come Francia e Spagna – una linea AVL, Alta Velocità LARG (Lean, Agile, Resilient, Green), “con progettazione snella ad altissimo tasso tecnologico, svincolata dalle pesantezze dei treni merci tradizionali, solida e capace di far fronte ai rischi naturali meglio delle infrastrutture attuali, con grande caratterizzazione ambientale”, che consentirebbe una velocità di 300-350 km/h.

Questa tecnologia non permetterebbe il traffico dei treni merci pesanti da 2000 tonnellate e servirebbe prevalentemente al trasporto passeggeri, consentendo di collegare in pochissime ore al resto del Paese le regioni del Meridione, attualmente (e per il futuro, se si pensa solo all’AVR) escluse dalla velocità 300-350 km/h; alleggerirebbe, quindi, il traffico autostradale e quello aereo e l’impatto ambientale sarebbe notevolmente ridotto. Una soluzione che sarebbe in linea, tra l’altro, con l’attuale politica comunitaria di utilizzare il traffico aereo per lo spostamento all’estero e quello ferroviario per gli spostamenti all’interno dei diversi Paesi, decongestionando gli aeroporti.

Le linee ferroviarie attualmente esistenti possono, inoltre, essere potenziate con l’AVR. Questo è particolarmente necessario per il percorso adriatico-ionico, per il quale si deve procedere al completamento dell’elettrificazione di tutta la linea e al raddoppio dei binari dove esiste ancora il binario unico e collegare finalmente Catanzaro, Crotone, Corigliano Rossano liberandole dall’isolamento.

Autostrade del mare

La vera sfida per il trasporto delle merci è dunque, in realtà, quella di lanciare le autostrade del mare, certamente meno inquinanti.

Questa soluzione consentirebbe una migliore qualità e una maggiore agilità dei servizi e aprirebbe prospettive nuove: per il Porto di Gioia Tauro, la cui attività negli ultimi mesi è peraltro aumentata e deve essere messo in condizione di svolgere in pieno il suo ruolo di hub del trasporto merci nel cuore del Mare nostrum; per i Porti nazionali dello Jonio – Corigliano e Crotone – si tratterebbe di definire funzioni di raccordo con il Mediterraneo e di collegamento con la Sicilia e con Malta, stante la possibilità di interscambiare mare e ferro nell’area di Corigliano con relativamente pochi interventi mirati.

Le autostrade del mare basate in un porto del Tirreno possono partecipare all’alleggerimento del traffico autostradale e del traffico di attraversamento dello Stretto con mezzi pesanti. In questo senso è quanto mai necessario chiudere in via definitiva la questione gateway nel porto di Gioia Tauro. Allo stesso modo è necessario pervenire all’immediato finanziamento da parte del Ministero delle Infrastrutture, con i fondi europei PON giacenti nelle casse dello stesso Ministero da anni, delle opere infrastrutturali interne al Porto. È grave ed inaccettabile che le uniche risorse certe per investimenti infrastrutturali siano quelle poste in campo dalla Regione Calabria per la realizzazione della Banchina Ovest. 

Le autostrade del mare basate in un porto dello Jonio, subito Corigliano e a seguire Crotone, possono permettere di collegare con servizi semplici e diretti i porti dei Paesi del Mediterraneo centrale ed orientale. L’importanza del porto di Corigliano è decisamente aumentata con il completamento dell’itinerario ferroviario merci ionio-adriatico. È da richiamare che questo è già considerato itinerario cruciale nel sistema dei corridoi commerciali merci definiti dall’Unione Europea. In questo senso è necessario pervenire immediatamente alla sistemazione del tratto Sibari-Corigliano per permettere lo scambio ferrovia-mare con l’utilizzo del grande porto della Sibaritide.

Bisogna, inoltre, valorizzare tutte le possibilità legate alla Zona Economica Speciale.

Strade

La terza parola chiave – strade – ci dice che devono essere sbloccate le risorse già programmate per il collegamento del Porto di Gioia Tauro alle grandi vie di comunicazione stradali e ferroviarie, risorse inesplicabilmente ferme a Roma, senza dimenticare il completamento dell’A2 e i lavori sulla S.S. 106, con particolare attenzione al macrolotto 3.

Ripensare con urgenza la questione trasporti

Chi deve fare i conti, potrà constatare che, a parità di investimenti, l’idea di cui parliamo tiene insieme trasporto merci e passeggeri, mettendo l’Italia e il suo Mezzogiorno al pari di altri Paesi europei concorrenti nell’industria del turismo e permette di riprendere lo sviluppo economico e la crescita del PIL anche grazie alla velocità negli spostamenti, così come si è verificato in altre zone del Paese e dello stesso Mezzogiorno, che hanno visto crescere di 7 punti percentuali in più proprio il PIL per la presenza dell’Altra Velocità.

Bisogna perciò aprire un serio dibattito con il Governo centrale e la Regione Calabria perché – conclude il Segretario generale della Cisl calabrese – è il momento di ripensare con urgenza la questione dei trasporti nel Sud e in Calabria. Le misure europee per fronteggiare la crisi economica possono offrire le risorse necessarie a liberare le regioni meridionali da una mortificante marginalità cui sono state condannate non per decreto divino, ma da politiche miopi». (rp)