L’Ugl Calabria si schiera a difesa del porto di Gioia Tauro: Porteremo a Roma la direttiva

O si cambia per il Porto di Gioia Tauro o porteremo a Roma il dramma di una regione. È quanto hanno annunciato il segretario Generale Ugl Calabria, Ornella Cuzzupi, ed il segretario Responsabile Territoriale e Nazionale per i porti Francesco Cozzucoli, assicurando che porteranno in Parlamento «lavoratori, imprenditori, donne e giovani calabresi per protestare contro questa vergognosa direttiva europea (ETS 959/2023) che, una volta attuata, inginocchierebbe il porto di Gioia Tauro con tutte le drammatiche ricadute che ne scaturiscono».

L’Ugl ha rimarcato, con forza, i danni sociali ed economici derivanti dall’applicazione, evidenziando inoltre come non si comprenda l’atteggiamento dei parlamentari europei appartenenti alle forze politiche italiane che condividendo simili atti provocano effetti devastanti per la nostra gente e la nostra nazione

«Abbiamo già fatto presente al ministro dei Trasporti e al Presidente del Consiglio la situazione,  evidenziando l’assoluta necessità di reimpostare i criteri dell’applicazione di una direttiva europea che pone seri problemi senza, tra l’altro, raggiungere gli obiettivi previsti. Si, perché condividere una tale indicazione – continuano i dirigenti sindacali – senza valutarne le effettive ricadute in termini occupazionali e sociali e senza rendersi conto che nella pratica serve a ben poco (considerati la vicinanza di scali non soggetti a normative europee che di fatto “ruberebbero” utenza) non solo è stupido, ma sintomo di una pericolosa disattenzione politica che non può non essere valutata dalla gente!».

Il porto di Gioia Tauro dopo un decennio di crisi, grazie a decennali battaglie sindacali, ha riconquistato il suo ruolo leader del settore nel Mediterraneo e l’Ugl non intende far perdere tutto quanto conquistato a fatica.

«Per evitare una tragedia occupazionale e sociale, la nostra Organizzazione – hanno concluso Cuzzupi e Cozzuzoli – è pronta a portare la protesta in Parlamento affinché tutti si rendano conto che la Calabria non può essere una terra da sacrificare sull’altare degli interessi politici!». (rcz)

Unindustria Calabria: Direttiva Ets mette a rischio sistema economico e sociale della regione

Il Comitato di presidenza degli Industriali ha evidenziato le criticità per la Calabria a seguito della direttiva europea Ets che avrà effetti nefasti sullo scalo.

Per gli industriali, infatti, che si sono riuniti nei giorni scorsi per confrontarsi sulle prospettive a tinte fosche che si stagliano sul futuro del Porto di Gioia Tauro, hanno denunciato come è «a rischio l’intero sistema economico e sociale regionale» con la direttiva Ets.

All’incontro, convocato dal presidente Aldo Ferrara, hanno partecipato Natale Mazzuca, past president Unndustria Calabria e componente del Consiglio Generale di Confindustria; Giovan Battista Perciaccante, presidente Confindustria Cosenza e Ance Calabria; Domenico Vecchio, presidente Confindustria Reggio Calabria; Rocco Colacchio, presidente di Confindustria Vibo Valentia; Mario Spanò, presidente Confindustria Crotone; Daniele Diano, presidente Comitato Piccola Industria Unindustria Calabria; Umberto Barreca, presidente Gruppo Giovani Imprenditori Unindustria Calabria;  i direttori Dario Lamanna, Unindustria Calabria e Confindustria Catanzaro;  Luigi Leone, Ance Calabria; Rosario Branda, Confindustria Cosenza; Anselmo Pungitore, Confindustria Vibo Valentia; Daniela Ruperti, Confindustria Crotone; Francesca Cozzupoli, Confindustria Reggio Calabria.

«C’è forte preoccupazione per il futuro del Porto di Gioia Tauro e quindi per tutto il sistema economico Calabrese – ha detto al termine della riunione il presidente Ferrara –. La Direttiva comunitaria n. 2023/959 ETS rischia concretamente di scrivere l’ultimo e più triste capitolo della storia di un’infrastruttura logistica il cui apporto funzionale è strategico non solo per la Calabria, ma per tutto il Paese».

«È bene chiarire che i temi della sostenibilità ambientale – ha aggiunto – ancorché importantissimi per Confindustria e strettamente connessi alla strategia dello sviluppo per la Calabria, non debbano essere utilizzati in maniera strumentale e ideologica per condannare al declino lo scalo portuale di Gioia Tauro».

Che il porto sia una piattaforma strategicamente determinante per la Calabria è un concetto contenuto tutto in due dati: stando a quanto diffuso dall’Autorità portuale, lo scalo determina quasi il 50% del Pil privato calabrese e rappresenta la più grande piattaforma logistica dell’Italia e dell’Europa meridionale, uno dei più grandi hub portuali del Mediterraneo. Ma soprattutto è scenario di ingenti investimenti da parte di uno dei più importanti player internazionali del transhipment: il depotenziamento del porto causerebbe inevitabilmente lo spostamento degli investimenti privati su altri porti impoverendo Gioia Tauro e la Calabria. Inoltre, accanto alle questioni prettamente economiche e produttive, Unindustria sottolinea anche il forte rischio sociale potenzialmente derivante dagli effetti della direttiva europea: «Il Porto di Gioia Tauro – ha aggiunto Ferrara – conta milleseicento addetti, che diventano più di quattromila se si guarda all’indotto complessivo. Nella terra in cui la disoccupazione è già ai vertici nazionali e il reddito pro capite è tra i più bassi in Italia, parliamo di una potenziale ricaduta negativa enorme e gravissima sulle sorti della regione». 

Alle sorti di Gioia Tauro si legano strettamente quelle della Zona Economica Speciale, uno dei temi più seguiti da Unindustria Calabria: «Siamo fortemente convinti dell’alto valore aggiunto che la Zes può rappresentare per la Calabria – ha spiegato il presidente –. Ma tutte le facilitazioni e i vantaggi che finora hanno consentito agli insediamenti produttivi che hanno creduto nella Zes calabrese di svilupparsi rapidamente scompariranno, rendendo così la nostra regione sempre meno capace di attrarre investimenti nazionali e internazionali. Senza considerare, poi, quanto sia importante il Porto per l’export calabrese viste le difficoltà logistiche per le imprese locali nell’arrivare sui mercati internazionali: si rischia di perdere anche questa possibilità». 

Alla luce della crisi energetica scaturita dal conflitto in Ucraina, in queste ultime ore aggravata dal riaccendersi del conflitto israelo-palestinese, c’è anche un ulteriore fattore che è fonte di preoccupazione per Unindustria Calabria ed è riferito al futuro della regione e del Paese: «L’area del Porto di Gioia Tauro è individuata quale sito ottimale per il rigassificatore, un’ulteriore infrastruttura capace di rendere la Calabria centrale nella strategia energetica nazionale. Inoltre, ad esso sarebbe connessa la piastra del freddo, altro asset determinante per la logistica di tutto il Mezzogiorno. Fermare lo sviluppo del Porto e dei progetti ad esso connessi, significa troncare di netto il futuro della Calabria, del Mezzogiorno, dell’Italia intera», ha concluso Ferrara.

Unindustria Calabria annuncia, infine, che il prossimo 17 ottobre sarà presente alla manifestazione a sostegno del Porto di Gioia Tauro. (rcz)






L’europarlamentare Grant (Lega): Pd ha votato Ets che colpisce Porto di Gioia Tauro

L’europarlamentare della Lega, Valentino Grant, ha denunciato come il Pd ha votato per la direttiva europea Ets che «potrebbe avere  avere conseguenze drammatiche sul Porto di Gioia Tauro in materia di competitività e posti di lavoro, senza peraltro portare risultati in fatto di tutela dell’ambiente, dal momento che molte compagnie andrebbero a operare in altri porti che non rispettano gli standard Ue».

«Cui prodest? Questo schiaffo ai porti e alle imprese italiane – ha aggiunto – ha purtroppo una firma, che è quella delle forze politiche che hanno votato l’Ets al Parlamento Europeo e l’inclusione del settore marittimo all’interno del sistema di scambio europeo di quote Co2. Su tutte, la sinistra e il Pd, che ancora una volta non hanno avuto alcuna esitazione a sostenere l’ennesimo provvedimento Ue che sacrifica sull’altare dell’ideologia green interi settori produttivi».

«È curioso che ora le stesse forze politiche – ha proseguito – alle prese con le proteste del territorio, stiano tentando equilibrismi dialettici per giustificare la propria posizione, come Pedicini che afferma che Ets aiuterà il porto, o di metterci una pezza come Picierno che chiede incontro al Commissario Ue. Un modo per evitare di trovarsi in questa situazione c’era: non votare Ets così com’era, sostenere gli emendamenti della Lega che avrebbero evitato questo impatto prevedibile».

«La Lega si è opposta, unica forza italiana a farlo – ha concluso – e ora solo grazie a noi e a un nostro emendamento si può trovare una soluzione: perché il Pd lo aveva rigettato? Impossibile prendere lezioni da chi ha votato a favore di Ets e ha costretto l’Italia a trovarsi in questa difficile e spiacevole situazione». (rrm)

Il Consiglio regionale sottoscrive una mozione per fermare la direttiva Ue

Impegnare la Regione Calabria a farsi portavoce al Governo e alle competenti istituzioni comunitarie, affinché vengano apportati i necessari correttivi alla normativa “Fit for 55” che rischia di arrecare danni irreversibili all’economia prodotta dal Porto di Gioia Tauro. È quanto chiede la mozione presentata dal presidente del Consiglio regionale, Filippo Mancuso, e dai capigruppo capigruppo di centrodestra in Consiglio regionale: Michele Comito (FI), Giuseppe Neri (Fd’I), Giuseppe Gelardi (Lega), Giacomo Crinò (Forza Azzurri), Giuseppe Graziano (Unione di Centro)  e Giuseppe De Nisi (Coraggio Italia).

«Il  nuovo regime fiscale che  entrerà in vigore il 1 gennaio 2024 – hanno spiegato – con l’applicazione della direttiva Ue ‘Fit For 55’, se non tempestivamente stoppato, rischia di arrecare danni irreversibili all’economia prodotta dall’infrastruttura portuale principale della Calabria e, più in generale,  a tutte le infrastrutture portuali italiane, oltre che all’economie del sistema sociale di tutti i paesi ospitanti analoghi realtà portuali».

«Rendere più conveniente, per i grandi vettori marittimi – hanno aggiunto – utilizzare porti di transhipment extraeuropei piuttosto che quelli comunitari, significa generare un’inaccettabile e consistente perdita di competitività degli scali europei, incluso il Porto di Gioia Tauro, una vera eccellenza della regione e del Paese».

Nella mozione si ricorda che «la Commissione Europea recentemente ha adottato un pacchetto di misure, denominato “Pronti per il 55 %” (Fit for 55”, in inglese), finalizzate al contenimento dell’inquinamento climatico, che propone una serie di iniziative legislative per raggiungere entro il 2030 gli obiettivi del Green Deal europeo; – in particolare, l’Unione Europea con tale pacchetto si propone di giungere alla riduzione delle emissioni di gas serra del 55 per cento (da qui il nome del pacchetto) rispetto ai livelli del 1990, avendo come obiettivo di arrivare alla “carbon neutrality” per il 2050».

«Tale normativa – viene spiegato – entrerà in vigore il prossimo 1 gennaio 2024 e, nel settore del trasporto marittimo, comporterà l’immediata applicazione di una tassazione aggiuntiva a carico degli armatori proprietari di navi con una stazza superiore alle cinquemila tonnellate; – nello specifico, tale tassazione andrà a colpire le grandi navi portacontainer, utilizzate esclusivamente per le lunghe tratte, in quanto, sfruttando la loro stazza oggi è possibile abbattere i costi di spedizione consentendo di caricare e trasportare molta più merce in un unico viaggio; – nel pacchetto di misure “Fit for 55” è previsto che la nuova tassazione sia calcolata, oltre che in relazione alla tipologia di nave, anche in rapporto alla rotta ed alla distanza da questa percorsa, (infatti, è prevista l’applicazione del 100 % della tassazione se gli scali di partenza o destino sono ubicati in territorio comunitario ovvero, un abbattimento della tassazione del 50% se lo scalo di partenza o destino sono ubicati in territorio extra-Ue)».

Nella mozione, la maggioranza ha rilevato che «l’applicazione del nuovo regime fiscale renderà, con ogni evidenza, più conveniente, per i grandi vettori marittimi, utilizzare porti di transhipment extraeuropei piuttosto che quelli comunitari, avendo come conseguenza una consistente perdita di competitività degli scali di transhipment europei, (a titolo esemplificativo, una nave proveniente da uno scalo extraeuropeo, attraverso il canale di Suez, potrà facilmente aggirare la tassazione al 100% approdando in un porto di trasbordo nordafricano e non più, come accade oggi a Gioia Tauro, prima di arrivare alla sua destinazione finale in Europa ed ancora, una nave di passaggio nel Mediterraneo, per raggiungere l’oceano atlantico o indiano, potrà eludere tale tassazione evitando di toccare i porti Ue)».

Questa direttiva, dunque, se rimanesse così com’è stata concepita, «creerà – si legge nella mozione – uno scenario molto preoccupante poiché nel breve termine comporterà la perdita di competitività e di centralità degli scali italiani a partire da Gioia Tauro, con gravi conseguenze dal punto di vista economico, sociale ed occupazionale per l’intero sistema economico nazionale; – l’applicazione della misura Eu-Ets rischia non solo di penalizzare i porti europei a vocazione transhipment, come il porto di Gioia Tauro, ma creerà una condizione di scarsa competitività per tutti i porti di trasbordo collocati all’intero del territorio comunitario».

«In Italia quasi il 28% di tutti i container movimentati ed il 77% di quelli trasbordati (magari su navi più piccole per raggiungere porti di dimensioni inferiori) passano da Gioia Tauro – viene rilevato – e che l’hub portuale calabrese dà lavoro a quasi seimila lavoratori, 1.600 direttamente e 4.000 indirettamente (secondo i dati dell’Autorità portuale); – il porto di Gioia Tauro è evidentemente, uno tra i principali porti europei in virtù della sua capacità di accomodare le grandi navi portacontainer».

Per la maggioranza di Palazzo Campanella «imporre un tributo così esoso per i mercantili che scelgono di fare scalo nei porti europei del Mediterraneo, prima di approdare in quelli del Nord Europa o americani – viene evidenziato – appare una scelta illogica che riflette la distanza tra la visione burocratica dell’Europa e gli interessi reali dei Paesi aderenti ed al contempo, non garantisce nel complesso alcuna riduzione di gas nocivi per il nostro pianeta».

Da qui la mozione, affinché si intervenga non solo per impedire gravissimi danni al Porto di Gioia Tauro, ma anche «a tutte le infrastrutture portuali italiane oltre che all’economie del sistema sociale di tutti i paesi ospitanti analoghi realtà portuali». (rrc)