Trame 13, Francesca Nava: In Calabria non si ricorre più alla sanità pubblica

Concorsi deserti, emigrazione sanitaria, privatizzazione: è questo il quadro sconcertante sulla sanità pubblica sempre più simile a una società per azioni anche in Calabria, che è stato portato sul palco di Trame 13, attraverso un dibattito a più voci per fare il punto sul sistema sanitario calabrese.

«La Calabria è commissariata da quattordici anni, il debito è inquantificabile, non è più un territorio attrattivo. I medici non vogliono più lavorare in Calabria. I cittadini sono rassegnati, non ricorrono più alla sanità pubblica. Non c’è più consapevolezza dei propri diritti». È quanto ha detto la giornalista Francesca Nava sul palco di Trame 13, facendo il punto sulla sanità in Calabria.

Nava, assieme ad Antonella BottiniMarianna De Marzi, a marzo hanno curato l’inchiesta andata in onda a marzo su Rai 3 nel programma Presadiretta, dal titolo Sanità spa. E, di questa inchiesta, fa parte la storia di Salvatore Naccari, a cui era stata diagnosticata una sinusite cronica in una struttura sanitaria di Vibo, senza alcun controllo approfondito, anche per una mancanza di macchinari, rivelatasi, poi, un carcinoma nasofaringeo mai notato precedentemente dopo una visita a Legnano.

«Dal 2010 c’è stato un progressivo disinvestimento sulla sanità pubblica, che ha fatto crescere l’investimento sulla sanità privata dal 12 al 25%.  La Calabria non ha diritto ai diritti essenziali. Rimborsa le regioni del nord con ulteriori risorse per chi va via», ha denunciato Luca Bianchi, direttore della Svimez.

«L’emigrazione sanitaria toglie ai territori – ha ribadito –. Se perdiamo il faro della sanità, rinunciamo alla Costituzione. L’autonomia differenziata rinuncia al sogno di erogare a tutti i cittadini. L’autonomia differenziata. Non è previsto finanziamento per i livelli essenziali di assistenza. Stiamo discutendo. L’autonomia è una tassa per tutti, una tassa doppia per i cittadini del Sud».

Come si deduce dal report promosso da Svimez,  “Un Paese, due cure. I divari Nord-Sud nel diritto alla salute” nel 2022, dei 629 mila migranti sanitari (volume di ricoveri), il 44% era residente in una regione del Mezzogiorno. E secondo le valutazioni dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), nel biennio 2021-2022, in Italia circa il 70% delle donne di 50-69 anni si è sottoposta ai controlli: circa due su tre lo ha fatto aderendo ai programmi di screening gratuiti. La copertura complessiva è dell’80% al Nord, del 76% al Centro, ma scende ad appena il 58% nel Mezzogiorno.

Al dibattito, moderato dalla giornalista di LA7 Patty Torchia, ha partecipato anche la vicepresidente della commissione sanità Amalia Cecilia Bruni che sulla “fuga” dal Sud per ricevere assistenza in strutture sanitarie del Nord, soprattutto per le patologie più gravi, ha detto: «il Gemelli è fatto per 1/3 di personale calabrese. Va fuori però chi può, tutti gli altri rinunciano alle cure». Bruni si è scagliata duramente contro l’autonomia differenziata definendola “un’insulsaggine inaccettabile di questo Governo». (rcz)

Trame 13, Legambiente: In Calabria aumentato di oltre 20% reati nel ciclo del cemento

In Calabria i reati nel ciclo del cemento sono aumentati oltre il 20% rispetto all’anno precedente. È quanto hanno reso noto Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente e Anna Parretta, presidente di Legambiente Calabria che, ospiti di Trame 13, hanno anticipato i dati del Rapporto Ecomafia 2024 sul ciclo illegale del cemento che sarà presentato l’11 luglio a Roma.

«Le case costruite illegalmente, denuncia sempre l’Istat nell’indicatore “abusivismo edilizio” curato insieme al Cresme, sono cresciute del 9,1% in un anno, come non succedeva dal 2004», è stato anticipato, sottolineando come anche nella nostra regione «cresce l’impatto del cemento illegale».

I reati accertati dalle forze dell’ordine e dalle Capitanerie di porto in questa “filiera” dell’ecomafia sono stati 1.046 nel 2023, con una crescita del +20,1% rispetto al 2022, con 1.230 persone denunciate (+29%). Aumentano leggermente anche i sequestri (2 in più rispetto al 2022) e diminuiscono le persone arrestate (2 invece di 6). La provincia più interessata dall’illegalità nel ciclo del cemento è quella di Cosenza (266 reati con 301 persone denunciate), seguita da Reggio Calabria (182 reati) e da Vibo Valentia (143). Dal 2019 al 2023 in Calabria sono stati accertati 5.258 reati nel ciclo illegale del cemento (alla media di oltre mille reati l’anno), con 5.764 persone denunciate, 31 arresti e 1.767 sequestri.

Una regione storicamente segnata dall’abusivismo edilizio che ha beneficiato a lungo di una sostanziale impunità e di una diffusa indifferenza. La Calabria, infatti, ha le percentuali più basse rispetto a Campania, Sicilia, Puglia e Lazio (oggetto del monitoraggio “Abbatti l’abuso” realizzato da Legambiente nel 2023 nelle cinque regioni più colpite dal fenomeno del “mattone illegale”), sia dei Comuni che hanno risposto al questionario (appena 54, pari al 13,4% del totale regionale e al 21% della popolazione servita), sia delle ordinanze di demolizione eseguite: appena il 9,6% delle 6.197 ordinanze emesse dal 2004 al 2022. Insomma, nove volte su dieci l’abusivo in Calabria la fa franca. Segnali di reazione positiva sono arrivati dalla Giunta regionale, come l’abbattimento dell’ecomostro di Palazzo Mangeruca, a Torre Melissa, in provincia di Crotone.

La stessa giunta regionale, per iniziativa del presidente Occhiuto, ha aderito alla proposta fatta da Legambiente di organizzare insieme la raccolta dei dati sulla lotta all’abusivismo da parte di Comuni, Prefetture e Procure della Repubblica. Un primo passo fondamentale per conoscere meglio le dimensioni del fenomeno e mettere a punto una strategia con cui contrastarlo. Perché l’industria del mattone illegale non si è mai fermata, purtroppo, soprattutto nel Mezzogiorno, come ha denunciato l’Istat nel Rapporto sul Bes (Benessere equo e sostenibile) del 2022: ogni 100 case costruite legalmente, infatti, se ne realizzano 42,1 abusive.

«Il fenomeno dell’abusivismo edilizio è cresciuto del 20% nel 2023. Al Sud su 100 abitazioni, 42 sono costruite illegalmente. Il ciclo illegale del cemento colpisce in maniera importante tutto il Mezzogiorno Italia e, in particolar modo la Regione Calabria. I dati che emergono dal Rapporto Ecomafie sono allarmanti»k, ha dichiarato Parretta, spiegando come «negli ultimi 5 anni Legambiente ha deciso di analizzare quale fosse la situazione nelle cinque regioni più colpite, tra cui la Calabria, che si colloca ai primi posti della classifica. Delle oltre 6.000 ordinanze di demolizione, qui ne vengono eseguite solo il 9,6%».

«Come raccontano i dati del nostro Rapporto Ecomafia – ha detto il presidente Ciafani – la criminalità ambientale è ancora molto presente. Viene contrastata ormai da qualche anno, dal 2015, con i nuovi delitti contro l’ambiente che sono stati inseriti nel Codice penale dopo 21 anni di lavoro da parte nostra insieme a Libera. Mancano ancora alcuni delitti su filiere che sono ancora molto pervase dalle organizzazioni mafiose. Penso alle agromafie, quindi le mafie in agricoltura, ai delitti contro gli animali, che non sono ancora presenti nel Codice penale e che muovono grandi interessi criminali in Italia e nel resto del mondo».

«La Calabria, purtroppo, nelle classifiche dell’illegalità ambientale del nostro Paese – ha concluso – è stata sempre ai vertici, nella top 5. Questo perché il ciclo illegale del cemento, il ciclo illegale dei rifiuti, lo smaltimento delle acque reflue non corrette, continuano ad essere un problema molto presente in tutte le province».

Festival Trame, Avviso Pubblico: Calabria al primo posto per minacce a Enti e Regioni

Con 51 episodi di atti intimidatori e minacce subite, la Calabria è la regione più colpita. È quanto ha reso noto Avviso Pubblico, l’Associazione he oggi riunisce 584 tra Enti locali e Regioni impegnati nella promozione della cultura della legalità democratica, che ogni anno, da oltre dieci anni, pubblica il Report “Amministratori sotto tiro”.

Nella nostra regione, in particolare, nella sola provincia di Cosenza se ne sono registrati 30 in 15 differenti aree comunali. Seguono la Campania, la Sicilia e la Puglia. Più in generale, il 55% dei casi di aggressione e minacce si verifica nei comuni con un numero di abitanti inferiore a 20mila, mentre il 21% si riferisce ad amministrazioni sciolte recentemente per infiltrazioni mafiose. Una fattispecie, questa, che riguarda ben 42 Comuni.

Nel totale, sono stati 315 gli atti intimidatori, tra aggressioni, minacce e atti vandalici, ai danni di sindaci, amministratori locali e dipendenti della Pubblica Amministrazione censiti nel 2023, il 3,5% in meno rispetto al 2022, quando erano 326.

Lo studio, presentato durante la tredicesima edizione di “Trame. Festival dei libri sulle mafie” in corso a Lamezia Terme, oltre a riportare i dati, analizza il fenomeno nella sua complessità, individuando le Regioni e le Province più colpite e distinguendo le intimidazioni e le minacce per tipologia.

«Il rapporto mira a fare un focus sul problema degli atti intimidatori nei confronti degli amministratori locali, ma ha anche l’obiettivo di dare speranza al Paese e dimostrare che non tutti i politici sono soggetti a un tipo di regole che scoraggia le persone e che le invita a rivolgersi ad un altro status che non è quello di diritto, ma quello mafioso», ha spiegato Michele Abbaticchio, vicepresidente di Avviso Pubblico, durante il suo intervento a Trame.

«Secondo il report la Calabria torna a essere la prima regione con più atti intimidatori subiti», ha commentato Giuseppe Politanò, Vicesindaco di Polistena e Coordinatore Regionale di Avviso Pubblico in Calabria, durante il dibattito di Trame dal titolo “Il Coraggio di ogni giorno”.

«Forse quel senso di coraggio che spesso viene richiesto ai nostri amministratori locali – ha proseguito – è più forte nell’immaginario collettivo del Paese che nella realtà quotidiana dei nostri sindaci. Penso infatti che siamo arrivati a un punto in cui quella scelta, ossia di essere coraggiosi, coincida con la normalità. Essere se stessi e mettere l’interesse per la collettività al centro, queste le cose che un buon amministratore deve tenere sempre a mente». (rcz)