di EMILIO ERRIGO – Senza voler scomodare i filosofi ancora vivi e i quelli morti, rimanendo nel ragionamento semplice e concreto, cercherò con l’intendimento di farcela, di spiegare a mio modo di rappresentare i fatti della vita, cos’ è il bene e il male, nel mondo e in Calabria.
Leggendo l’inizio del fortunato libro di successo, dal titolo Uscita di sicurezza, edito nel 2012 da Rizzoli, scritto dal prof. Giulio Tremonti, già Ministro dell’Economia e delle Finanze, politico impegnato di profonda e poliedrica cultura, che ho avuto modo di conoscere per motivi professionali di servizio in mare, ho letto un passo introduttivo del libro, molto significativo.
In buona sostanza per attirare il lettore e incuriosirlo, al fine di farlo continuare nella lettura della sua creatura letteraria, il caro Professore, indimenticabile Ministro dell’Economia e Finanze, ricorre alla tecnica del linguaggio figurativo ed evocativo, dell’Arca di Noè, rappresentativa del “bene” e della salvezza, e il “Titanic”, simbolo del “male” connesso con lo storico naufragio, verificatosi il 14-15 aprile del 1912, nelle acque dell’Oceano Atlantico, e del conseguente disastro navale, che causò la morte per annegamento, di oltre 1500 incolpevoli vite umane e la salvezza di sole 700 persone.
Potremmo citare altri casi di collisioni e sinistri navali, che simboleggiano e rappresentano male, a noi più vicini nel tempo, ricordo ai lettori e sostenitori di Calabria.Live, il disastro della Nave traghetto Moby Prince, entrata in collisione nelle acque antistanti il Porto di Livorno, il 10 aprile del 1991, con la Nave Petroliera, Agip Abruzzo, che causò la morte per asfissia e incendio, di 140 vite sfortunate, tra donne, uomini e bambini.
Altro diverso naufragio navale con il “male vincente sul bene”, riguardò la Nave da crociera “Costa Concordia” , incidente e conseguente parziale affondamento, verificatosi, il 13 gennaio del 2012, nelle acque adiacenti l’Isola del Giglio, (Toscana), a causa di una estesa falla apertasi nell’opera viva (carena) dello scafo, a seguito di un ingiustificato errore di rotta (incontrollata e invigilata), per colpe forse ancora da accertare, a carico di chi avrebbe dovuto vigilare e controllare e non l’ha fatto o l’ha fatto male, e conseguente collisione contro uno scoglio, che causò la morte per annegamento di 34 persone.
In Calabria il bene e il male, sono tutta altra cosa, di imprevedibili incidenti, sinistri, naufragi, collisioni, disastri aerei, navali o ferroviari. In quella “amara e bella terra mia”, il male e bene sono presenze costanti, che accompagnano la vita e la morte di ognuno dei carissimi Cittadini Calabresi.
La vita e il bene in Calabria, sono nel cuore dei Calabresi, nel loro forte carattere, nella quasi naturale forza di rassegnazione, nel loro innato spirito di solidarietà umana, capacità di accettazione delle avversità e contrarietà che la vita riserva loro.
Il male, la morte e la conseguente sofferenza, i Calabresi l’hanno conosciuti con le calamità naturali originati da numerosi e disastrosi imprevedibili terremoti, alluvioni, con la partecipazione alle due disastrose guerre politiche mondiali e alle guerre per la conquista del potere economico e il dominio del territorio della malavita organizzata e criminale. Il bene e il male in Calabria, sono strettamente correlati, il primo, con il benessere economico, civile e sociale, mentre il male con la malavita criminale, sia quella organizzata, generalmente intesa come causata dal comportamento illegale, delinquenziale e criminogeno, che dal più male più grande ancora esistente che sembra ignorato dalla politica e dai governanti, generato dalla mancanza di lavoro, assoluta insufficienza di reddito necessario per vivere una vita giusta, onestà, dignitosa e umanamente accettabile.
In Calabria il bene e il male, vengono considerati come elementi strutturali naturali, con i quali occorre dover convivere a fin di bene e saperli vivere con tutta la forza di volontà possibile, attenuando il male, con coscienza e volontà, nel bene e nel male, volenti o nolenti, da vincenti o da perdenti. Il bene e il male, sono come due squadre di calcio, che giocano le loro prevedibili e programmate partite di un campionato di calcio interminabile, senza arbitro di campo e di linea, ne con un vincitore o perdente finale.
In Calabria tutti possono perdere l’occasione di vincere tante partite e assaporare il gusto piacevole della vittoria del bene, come tutti si potranno trovare loro malgrado, ad assaporare l’amarezza prolungata e dolorosa della sconfitta.
Importante è capire e convincersi ed essere consapevoli, che il male e il bene in Calabria, quelli causati e originati dai comportamenti politici, sociali, umanamente accettabili, possono essere meglio gestiti e controllati con atti di sana e buona volontà.
Basta volerlo e il bene pubblico e privato, prevarrà sul male, male che in Calabria parrebbe incurabile. (er)
[Emilio Errigo è nato in Calabria, Generale di Brigata in ausiliaria della Guardia di Finanza, Docente Universitario di Diritto Internazionale e del Mare, e Consigliere Giuridico nelle Forze Armate]