ISOLA CAPO RIZZUTO (KR) – La conferenza stampa conclusiva di “Ricicla Estate 2021”

Il 2 settembre, alle 11, nella Sala Consiliare del Comune di Isola Capo Rizzuto, sarà presentato il bilancio di Ricicla Estate, la campagna di sensibilizzazione di Legambiente Calabria, in collaborazione con Conai, il Consorzio Nazionale Imballaggi.

Quest’anno i dati saranno arricchiti anche dal lavoro svolto in 18 spiagge con il beach litter e sarà presentata la “top five” dei rifiuti maggiormente presenti.

Sarà anche l’occasione per evidenziare come comuni e cittadini hanno accolto l’iniziativa, quali difficoltà o resistenze sono state riscontrate.

Alla campagna hanno partecipato oltre 30 comuni, coinvolgendo oltre 600 persone tra adulti e bambini, il tutto rispettando le norme sulla sicurezza anti covid.

Alla conferenza stampa interverranno la presidente di Legambiente Calabria Anna Parretta, la direttrice di Legambiente Calabria e coordinatrice della campagna, Caterina Cristofaro e la referente per l’Area progetti territoriali speciali CONAI, Maria Concetta Dragonetto. Sono stati invitati: l’assessore all’ambiente della Regione, Sergio De Caprio e la sindaca di Isola Capo Rizzuto, Maria Grazia Vittimberga(rkr)

Legambiente Calabria: Il Tar boccia il calendario venatorio

Legambiente Calabria ha reso noto che Giancarlo Pennetti, presidente del Tar Calabria, ha sospeso il calendario venatorio della Regione Calabria per la stagione 2021-22 in seguito al ricorso presentato dalle Associazioni Ambientaliste: Legambiente Calabria, Lega Nazionale per la Difesa del Cane, Lipu Calabria e WWF Calabria (Avvocati Angelo Calzone e Domenico Sorace).

La sospensione riguarda l’apertura anticipata della caccia alle specie Tortora selvatica e Quaglia, che il calendario venatorio aveva fissato rispettivamente per le giornate del primo e del 4 settembre e dell’11 e del 12 dello stesso mese e l’apertura della caccia al 19 settembre per le specie, che rimarrà sospesa fino all’udienza camerale del 22 settembre. Le associazioni chiedono a questo punto che la Regione provveda tempestivamente a comunicare a tutti i soggetti interessati le variazioni sopraggiunte in seguito al decreto.

Per entrambe le specie, Tortora e Quaglia, il Tribunale amministrativo ha ritenuto sussistente il pericolo del danno arrecato da un’apertura anticipata della caccia, tenuto conto del parere dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra. Lo stesso Istituto, tenuto per legge a esprimere pareri tecnico-scientifici in materia di attività venatoria,  con nota del 15 giugno 2021, aveva anzi  chiesto alla Regione la sospensione totale della caccia alla Tortora , moratoria indicata dallo stesso Ministero della Transizione Ecologica a tutte le regioni con nota del 22 marzo scorso, a causa del precario stato di conservazione della specie, mentre per la Quaglia era stata contestata l’apertura di settembre , prevista invece dal calendario venatorio calabrese.

Al di là degli aspetti tecnici, le associazioni ambientaliste criticano duramente il pervicace atteggiamento  decisamente filovenatorio della Regione Calabria che, nonostante le numerose diffide trasmesse dalle associazioni a partire dal mese di aprile, fino all’istanza di revoca in autotutela del 24 agosto, nella quale si chiedeva una modifica del calendario venatorio, in linea con quanto fatto da altre regioni, non ha esitato a condannare a morte migliaia di animali scampati agli incendi devastanti delle scorse settimane, aprendo addirittura in anticipo la caccia, proprio nelle stesse giornate in cui veniva invocato l’intervento dello Stato per il “disastro ambientale” che ha colpito la regione. Un provvedimento, quello della preapertura, che non è stato adottato neppure da regioni con una consistenza di cacciatori ben superiore a quella della Calabria, come ad esempio la Toscana.

Ancora una volta, la Calabria non ha tenuto conto di tutte le osservazioni critiche dell’Ispra, racchiuse in sei pagine fitte fitte di contestazioni riguardanti soprattutto le date di apertura e chiusura per quasi tutte le specie e le inadempienze degli stessi uffici regionali. Basti pensare che i dati sui carnieri annuali, che le regioni dovrebbero trasmettere puntualmente all’ISPRA sulla base dell’esame dei tesserini venatori, sono stati trasmessi solo lo scorso 27 maggio e limitatamente alle stagioni 2015-16 e 2016-17. In definitiva: non vengono forniti i dati sugli abbattimenti per come prevede la legge, non si tiene conto di tutti gli animali, soprattutto piccoli ancora nel nido o inetti al volo, finiti carbonizzati negli incendi e la nostra solerte Regione cosa fa? Anziché posticipare l’apertura o sospendere la caccia, per come previsto dall’articolo 19 della Legge 157/92 in caso “di particolari condizioni climatiche o calamità”, apre in anticipo, a specie in pericolo e fino a febbraio, come regalo finale.

Evidentemente alla “Cittadella” aspettano che non resti più nulla a cui sparare per decretare la chiusura della caccia. (rcz)

Incendi, Legambiente Calabria: Occorre fare chiarezza sulle responsabilità

Legambiente Calabria ha ribadito la necessità di fare chiarezza sulle responsabilità su «un’emergenza infinita che ha mietuto vittime e danni, colpendo zone agricole e aree boscate di pregio come ha ripreso a fare in Aspromonte e da ultimo nell’Area marina protetta di Capo Rizzuto dov’è stato ridotto in cenere il bosco di Sovereto».

«Sull’origine dolosa degli incendi non ci sono dubbi – ha aggiunto –. E non ci sono dubbi sulla inadeguatezza del sistema di prevenzione e spegnimento degli incendi boschivi della Calabria basato su un Piano regionale Aib che non previene nulla e costa tantissimo alle casse pubbliche».

«La situazione è fuori controllo in ogni parte della regione – ha proseguito – dove gli incendiari, braccio operativo degli interessi criminali, agiscono praticamente indisturbati costringendo i vigili del fuoco a rincorrere gli incendi senza nessuna possibilità di prevenire i danni. Dovrebbe essere chiaro che quando si arriva a dover contare sui canadair e sui mezzi aerei per contrastare gli incendi la partita è in gran parte già persa e si può’ solo fare la conta dei danni. Nonostante questo, non possiamo lasciare il campo alla disperazione perché si può e si deve agire di più e meglio di quanto visto nella nostra Calabria: esistono metodi di prevenzione suggeriti dalla scienza e Piani Aib ben strutturati in altre Regioni che si possono prendere a modello ed adattare facilmente  alla nostra realtà».

«L’esperienza insegna – ha spiegato Legambiente Calabria – che la lotta ai roghi si può fare e si può anche vincere, utilizzando strumenti e strategie già sperimentati con successo in altri contesti. L’anomalia calabrese è quella di non avere un Piano Aibadeguato, di non avere una Pubblica Amministrazione che risponde pienamente ai principi di efficacia ed efficienza  e pubblici funzionari  a partire dalla Regione, che rispondano delle proprie azioni».
«L’anomalia calabrese, ancora più che italiana – ha proseguito ancora – è  quella di non avere una classe politica che si assuma le proprie responsabilità. Dopo la stagione degli incendi occorrerà fare chiarezza sulle responsabilità della Regione e di Calabria Verde e di tutta la filiera attivata per prevenire  la fallimentare stagione di fuoco a cui stiamo assistendo».
«Sicuramente – ha aggiunto – sarà necessario indagare e chiarire alcuni episodi ancora più eclatanti di altri come l’incendio che ha devastato il Bosco di Sovereto su cui da anni incombe la minaccia dei roghi e le mire degli interessi criminali. Il bosco in questione è nell’Area marina protetta Capo Rizzuto nel comune di Isola Capo Rizzuto, è un’area pubblica di proprietà dell’Arsac su cui gli interventi di gestione e prevenzione dagli incendi boschivi avrebbero dovuto realizzarli Calabria Verde. Un’area di grande pregio ambientale ma ad altissimo rischio per la quale Legambiente e altre associazioni locali hanno chiesto interventi di tutela e di prevenzione degli incendi che non sono stati realizzati. Mancata realizzazione che costituisce il motivo per cui oggi subiamo la dolorosa perdita di un bosco la cui responsabilità è dei vertici della Regione e degli Enti strumentali Calabria Verde e Arsac».
«Stiamo assistendo a tanti, troppi errori ed inadempienze – ha concluso – su cui riflettere per invertire radicalmente la direzione. Occorre prevenzione  programmazione e controllo del territorio. A partire da ora e sui temi ambientali più urgenti per la nostra regione. Dopo la stagione degli incendi non vogliamo dover piangere  ed indignarci anche per i mancati interventi in materia di dissesto idrogeologico e per i disastri delle imminenti  piogge autunnali». (rcz)

Cattivo funzionamento depuratore di Catanzaro, il Tar dà ragione a Legambiente

Il Tar della Calabria, in merito alla vicenda del cattivo funzionamento del depuratore di Catanzaro in località Verghello, ha dato ragione a Legambiente Calabria, assegnando  al Comune di Catanzaro il termine di 15 giorni dalla comunicazione per assicurare a Legambiente Calabria l’accesso ai dati e documenti richiesti già con istanza del luglio 2019.

Nell’anno 2019 Legambiente, nell’ambito della protesta dei cosiddetti “lenzuoli bianchi”, ha sostenuto un gruppo di cittadini del quartiere lido di Catanzaro, stanchi di subire gli effetti di un sistema di depurazione storicamente fatiscente e mal funzionante.

Al sindaco di Catanzaro, Sergio Abramo, come ad altre Autorità, è stato presentato l’esposto Mal’aria sul depuratore di Verghello. Con tale segnalazione, Legambiente, insieme ai cittadini chiedeva al Comune di Catanzaro trasparenza sugli interventi adottati precedentemente e successivamente alla delibera n.119/2019 del 03.04.2019 per la manutenzione e la rifunzionalizzazione dell’impianto di depurazione in località Verghello: informazioni ambientali, in merito alla funzionalità dell’impianto di depurazione delle acque reflue e sull’utilizzo degli investimenti stanziati già nell’anno 2006 per la costruzione della nuova rete fognaria e di depurazione della città.

Legambiente ha portato avanti la mobilitazione cittadina presentando al Comune di Catanzaro, in data 2 luglio 2019, istanza di accesso agli atti ed alle informazioni ambientali relativi al sistema di depurazione  di Catanzaro.

A fronte del silenzio serbato dall’Amministrazione locale sull’istanza, l’Associazione con gli avvocati Mancuso e Parretta, ha poi depositato ricorso ex art. 117 c.p.a al Tribunale Amministrativo nei confronti del Comune di Catanzaro e della SoT.Eco. s.p.a., gestore del servizio e parte controinteressata del giudizio.

Nell’anno 2019, il Tar per la Calabria, sede di Catanzaro, con la sentenza n. 2155/2019 ha ordinato al Comune di Catanzaro di consentire entro 30 giorni alla Legambiente Calabria – Associazione di Promozione Sociale – l’accesso agli atti e alle informazioni ambientali relativi al sistema di depurazione di Catanzaro espressamente indicati e richiesti, condannando l’amministrazioneal pagamento delle spese di giudizio. A distanza di due anni il comune di Catanzaro, a fronte della protesta cittadina,  ha consentito solo un accesso parziale, così costringendo nuovamente Legambiente a ricorrere al Tar per ottenere, in sede di ottemperanza,  l’esatta esecuzione della sentenza non impugnata dall’ente  ed ormai passata in giudicato.

«Dopo due anni, con la sentenza n. 1428/2021 del  Tar Catanzaro – ha dichiarato Andrea Dominijanni, presidente del Circolo Airone di Catanzaro – vengono chiariti gli obblighi per il Comune di Catanzaro derivanti da una sentenza in materia di accesso agli atti ed alle informazioni ambientali, i tempi entro cui l’ente deve pienamente agire e le eventuali conseguenze di una sua prolungata inerzia».

«La sentenza del Tribunale amministrativo regionale costituisce una vittoria per i cittadini – ha dichiarato la presidente di Legambiente Calabria, Anna Parretta – che hanno diritto alla trasparenza dei dati riguardanti l’ambiente e la salute da parte della Pubblica Amministrazione. Legambiente Calabria è, e continuerà, ad essere a fianco dei cittadini nella tutela dell’ambiente e della salute pubblica, sollecitiamo ancora una volta l’Amministrazione comunale all’effettiva risoluzione di tutte le problematiche relative al depuratore ed alla rete fognante della città, non ancora risolte.  Ogni cittadino di Catanzaro e chiunque si trovi ad essere presente sul territorio ha pieno diritto a respirare aria pulita ed a bagnarsi in un mare salubre e cristallino». (rcz)

Demolizione villette Caminia, Legambiente Calabria: Un segnale importante di ripristino della legalità

Per Anna Parretta, presidente di Legambiente Calabria, la demolizione delle villette a Caminia di Stalettì, costruite abusivamente sul demanio, a pochi metri dal mare, in violazione della normativa urbanistico-edilizia, «è stato un primo segnale forte ed importante di ripristino della legalità».

Si tratta in totale di circa 70 villette su un’area di oltre 5.000 mq che, da decenni, deturpano una della località più belle e suggestive dell’intera costa jonica calabrese a causa dell’inerzia protratta delle Istituzioni competenti.

Le demolizioni sono state effettuate dopo l’operazione congiunta denominata Sea View, in base alle indagini dirette dalla Procura della Repubblica con a capo il dott. Nicola Gratteri, e segue i provvedimenti di sgombero e di sequestro operati a seguito della decisione del Tar Calabria, di respingere il ricorso presentato da alcuni cittadini proprietari dei manufatti.

«Legambiente Calabria – ha spiegato la presidente Parretta – è al fianco delle pubbliche amministrazioni, a partire dal Comune di Stalettì, che stanno, finalmente, svolgendo il proprio ruolo restituendo Caminia all’uso collettivo. Restiamo in attesa della demolizione di tutte le villette abusive, incluse quelle ancora sub iudice, un vero ecomostro diffuso per come è stato definito, e del conseguente recupero ambientale effettivo del territorio. Il circolo “Cassiodoro” di Legambiente svolge un attento ruolo di monitoraggio del territorio.   Non vogliamo che restino ferite aperte come quella, ben visibile, rimasta a Stalettì dopo l’abbattimento di parte di villaggio Lopilato, seguito ad anni di lotte ambientali».

«Ricordiamo che – ha concluso il presidente regionale dell’Associazione ambientalista – per come raccontato annualmente dal rapporto Ecomafia, la Calabria è, purtroppo, saldamente ai primi posti della classifica dell’illegalità nel ciclo del cemento. Legambiente, anche con la campagna “Abbatti l’abuso” lavora quotidianamente per arrivare alla demolizione di quell’80% di  immobili già colpiti da ordinanze di demolizione ma ancora in piedi, in spregio alla normativa vigente». (rcz)

Conferimento rifiuti a Crotone, Legambiente Calabria: Invece di trovare soluzione, si ricorre alla discarica

La presidente di Legambiente CalabriaAnna Parretta, ha espresso sconcerto in merito all’ordinanza del presidente f.f. della Regione, Nino Spirlì, che ha autorizzato il conferimento di tutti i rifiuti calabresi a Crotone, nella discarica di Columbra, e ha sottolineato come «invece di sviluppare la differenziata e aprire nuovi impianti di riciclo, in Calabria si ricorre sempre e solo alle discariche».

«Sembra di assistere – ha detto – allo stesso inaccettabile film degli ultimi 20 anni: non si diffonde la raccolta differenziata in tutti i Comuni calabresi, non si aprono nuovi impianti di riciclo e quindi si ricorre sempre alla solita aberrante soluzione dello smaltimento in discarica. Ci libereremo dalla dittatura dei signori delle discariche solo con una vera assunzione di responsabilità da parte di tutti, a partire dai Comuni, dalla Regione e dai cittadini, per fare sempre meglio la differenziata e facilitare la realizzazione degli impianti di riciclo».

«In Calabria – ha proseguito la presidente Parretta – ci sono ancora troppi Comuni inadempienti sulla raccolta differenziata che dal 2012 avrebbe dovuto superare la percentuale del 65%, a partire da alcuni Capoluoghi di provincia come Crotone con il 12%, Reggio Calabria con il 42% e Vibo Valentia con il 48%, dove si producono i maggiori quantitativi di rifiuti e che quindi sono inevitabilmente i principali conferitori di rifiuti in discarica. Ma la differenziata non basta, servono anche gli impianti industriali per riciclarli. Senza la realizzazione e l’entrata in esercizio di nuovi impianti per avviare a riciclo i rifiuti differenziati, a partire dall’umido domestico per la produzione di compost e biometano, da realizzare con processi partecipativi per garantire il pieno coinvolgimento dei territori, rischiamo di assistere solo alla penultima emergenza rifiuti. Tra qualche mese, infatti, in assenza di questi interventi strutturali che dovrebbero adottare i Comuni e la Regione, piomberemo in una nuova emergenza rifiuti, senza venirne definitivamente a capo, come già avvenuto negli ultimi decenni».

«La discarica di Crotone per rifiuti speciali destinati temporaneamente ai rifiuti urbani nel periodo estivo – ha detto ancora la presidente di Legambiente Calabria – è una scelta emergenziale figlia di una mancata programmazione e realizzazione di interventi risolutivi che dura da decenni e che va a togliere, tra l’altro, volumetrie ad un impianto che dovrebbe servire per la bonifica del SIN della città. L’inefficienza del modello delle gestione dei rifiuti in Calabria sta nell’impiantistica – ci sono più discariche e inceneritori che impianti per il riciclo delle altre frazioni – ma anche nella modalità di raccolta con i cassonetti stradali che determina bassa percentuale di differenziata e diseconomie».

«Infatti – ha concluso – il costo medio per abitante all’anno per gestire i suoi rifiuti è di circa 165 euro mentre se, ad esempio, si passasse ad un modello più evoluto (raccolta porta a porta, maggiore quantità e qualità della differenziata, tariffazione puntuale) la cifra che potrebbe risparmiare mediamente ogni cittadino all’anno è di circa 26 euro, a dimostrazione che migliorando e investendo nel miglioramento del servizio si risparmia anche economicamente».

Dati Calabria

 Nel 2019 sono state prodotte 767 mila tonnellate di rifiuti In Calabria, di cui circa il 48% (367 mila tonnellate) è stato differenziato. Il dato medio regionale di RD è sotto l’obiettivo del 50% previsto al 2009 (11 anni fa) con dati su scala provinciale ancor più eclatanti (RD provincia di Crotone 31%, Reggio Calabria 36%, Vibo Valentia 41%, Catanzaro 54% e Cosenza 59%).

Nelle 5 discariche presenti (dati 2019) sono andate ben 309 mila tonnellate di rifiuti urbani (il 40%) a cui si aggiungono le 106 mila tonnellate incenerite nell’inceneritore di Gioia Tauro.

L’organico è la voce predominante dei rifiuti urbani prodotti (163 mila tonnellate delle 367 mila differenziate) seguito dalla carta (87 mila tonnellate). Per gestire l’organico sono presenti 6 impianti di compostaggio per 85 mila tonnellate trattate e 1 impianto anaerobico/aerobico che ne tratta altrettante 85 mila tonnellate a Rende (Cs).

Le piattaforme presenti che trattano gli imballaggi sono 25 di cui 5 per carta, 17 per legno e 3 per carte e legno. Non ci sono impianti per trattare la plastica. (rcz)

Legambiente: In Calabria solo 7 Comuni sono ‘rifiuti free’

Su 404 Comuni in Calabria, solo otto sono rifiuti free. È quanto è emerso dalla 28esima edizione di Comuni Ricicloni di Legambiente, il dossier realizzato nell’ambito del medesimo concorso con cui, fin dal 1994, Legambiente premia i migliori risultati nella gestione dei rifiuti, e che dal 2016 vede il suo principale focus nei Comuni Rifiuti Free, ossia i centri a bassa produzione di indifferenziato destinato a smaltimento.

I comuni vincitori sono stati divisi per regione e per categoria: sotto i 5mila abitanti, tra i 5mila ei 15 mila, sopra i 15 mila abitanti e per capoluoghi e, per la Calabria, è San Benedetto Ullano a essere stato insignito come Comune Riciclone, insieme ad altri 46 Comuni italiani.

Per quanto riguarda, invece, i Comuni Rifiuti Free, tra le Province calabresi, è quella di Cosenza a dominare le presenze con 5 comuni; Vibo Valentia con un solo comune e Catanzaro con uno. In cima alla classifica dei comuni rifiuti free calabresi troviamo San Benedetto Ullano (Cs), che per i risultati raggiunti ha ottenuto anche il titolo di “comune riciclone” a livello nazionale: con 1.453 abitanti, ha raggiunto l’80,3% di raccolta differenziata (rd) ed una produzione pro capite di secco residuo di 52,2 kg all’anno. Seguono: Mongiana con 699 abitanti, 74,5% di rd e 53,9 kg di secco residuo all’anno; Pietrafitta con 1212 abitanti, 83,7% di rd e 54,3 kg di secco; Carolei  con 3178 abitanti, 81,8% di rd e 54,3 kg di secco; Cerisano (Cs)con 3109 abitanti, 81,6% di rd e 57,3 kg di secco; Gimigliano con 3232 abitanti, 79,2% di rd e 58,7kg di secco. Chiude la classifica Aiello Calabro con 1.626 abitanti, 65% di rd e 74,7 kg di secco residuo pro capite all’anno.

«Quanto emerge dal dossier Comuni Ricicloni – ha dichiarato la presidente di Legambiente Calabria, Anna Parretta – ci conferma che, nonostante l’esiguità dei comuni calabresi che hanno raggiunto risultati importanti, il passaggio ad un’economia di tipo circolare è possibile. È necessario però incentivare la comunicazione e l’informazione per i cittadini affinchè si possa realizzare una raccolta differenziata di qualità, ma soprattutto aiutare i comuni con interventi mirati tra i quali, per esempio, l’applicazione della tariffazione puntuale, in nome del principio “chi inquina paga” e la realizzazione di impianti di riciclo e riuso in ogni provincia calabrese».

Tra le realtà più rappresentative di questa edizione, meritevoli della menzione Conai “Teniamoli d’occhio” è stata premiata anche la Calabria, oltre a Puglia e Campania, con l’Ambito territoriale ottimale di Vibo Valentia che comprende 50 Comuni per un totale di 160.000 abitanti. (rrm)

Il mare più bello 2021, Legambiente Calabria: Ottenute solo tre vele, emblematico e paradossale per Calabria

«È emblematico e paradossale che la Calabria non raggiunga i vertici della classifica». È quanto ha dichiarato Anna Parretta, presidente di Legambiente Calabria a seguito della presentazione della guida annuale Il mare più bello 2021, dove vengono segnalati i comprensori balneari più belli e sostenibili della Penisola e che vede la Calabria, ottenere solo tre vele nei comprensori di Capo Vaticano e Costa degli Dei, Costa Viola, Costa dei Gelsomini, Costa dei Saraceni, Costa degli Aranci e Costa dei Greci, mentre le altre località calabresi presenti nella guida raggiungono solo due o una vela.

La presidente Parretta, dunque, ha evidenziato come «nella nostra regione sono necessarie, ancor più che altrove, urgenti strategie sui temi della tutela ambientale e del turismo sostenibile. Alla base della selezione operata dalla guida, infatti, ci sono le valutazioni emerse dai monitoraggi effettuati da Goletta Verde di Legambiente, ma anche l’attenzione alle attività sostenibili ed ecologiche».

«La Calabria – ha aggiunto – ha moltissimo da offrire con i suoi circa 800 km di coste, le sue spiagge spesso ancora deserte o poco affollate, la vicinanza tra le coste e montagne altrettanto belle, la grande biodiversità delle sue aree protette, i suoi borghi, la sua storia e le sue tradizioni enogastronomiche di qualità. Ma la Calabria è anche una regione che deve essere amata e curata come merita da cittadini e, soprattutto, da amministratori troppo spesso “distratti” e che, invece, ha un forte bisogno di politiche efficaci su molti fronti, a partire da quello della depurazione, che sta comportando multe salate da parte dell’Europa. Il turismo sostenibile ha potenzialità enormi nella nostra regione e può costituire un importante volano di sviluppo di qualità e di occupazione. L’auspicio è che, il prossimo anno, con l’impegno di tutti, la Calabria possa vedere molte delle sue bellissime località costiere fregiarsi delle 5 vele».

«La ventunesima edizione di questa guida è una promessa di benessere e felice abbandono alla natura – ha dichiarato Franco Iseppi, presidente del Touring Club Italiano – tanto più preziosa quanto più dura è la prova che la pandemia ha imposto a tutti. Da questa prova usciamo con la possibilità, e per certi versi la necessità, di ripensare il nostro rapporto con l’ambiente fondandolo su più stringenti logiche di sostenibilità, responsabilità, rispetto della terra e delle generazioni future».

«Un paradigma – ha aggiunto – cui l’accurato censimento degli ambienti marini e dei relativi comprensori turistici italiani che qui proponiamo, frutto della lunga collaborazione tra Touring Club Italiano e Legambiente, è legato fin dalle origini. Ne risulta non una classifica, ma una mappatura geografica che fotografa le eccezionali ricchezze dei mari e dei laghi italiani e segnala le buone pratiche ambientali, amministrative, turistiche che contribuiscono a conservarle e a farle conoscere».

«Le località al vertice della nostra classifica – ha dichiarato Sebastiano Venneri, responsabile Turismo di Legambiente – sono quelle che avranno più possibilità di vincere le sfide del futuro, quelle in grado cioè di coniugare al meglio le tematiche ambientali con le prospettive di sviluppo economico, che sapranno più di altre cogliere le opportunità che verranno dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e tradurle in occasione di rinascita e rafforzamento del tessuto economico e, soprattutto, di quello sociale».

«È chiaro a tutti – ha aggiunto – che le grandi sfide che abbiamo di fronte, a cominciare dalla sfida climatica, la più dura di tutte, non potranno essere affrontate e vinte con il bagaglio di pratiche esistenti; è evidente quanto il piano di finanziamenti che l’Europa sta mettendo in campo dovrà essere orientato prima di tutto a stringenti criteri ambientali». (rrm)

Legambiente Calabria: Intervenire con urgenza per la discarica abusiva a San Leonardo di Cutro

Legambiente Calabria, ha ribadito che bisogna intervenire, con urgenza, in merito alla discarica abusiva a San Leonardo di Cutro.

Legambiente Calabria ed i suoi circoli locali, in particolare il circolo “Le Castella”, sono al fianco del Comitato cittadino per la salvaguardia della salute e dell’ambiente nato a San Leonardo di Cutro e nel Marchesato. Il Comitato, presieduto da Franco Scarpino, si sta battendo per porre l’attenzione sulla gravissima situazione esistente nelle aree circostanti l’isola ecologica, sita in via Portofino, frazione di San Leonardo, posta sotto sequestro, e trasformata in una vasta discarica abusiva.

«Si tratta di una situazione grave per l’ambiente e per la salute della cittadinanza – ha dichiarato Anna Parretta, presidente di Legambiente Calabria – inconcepibile per un paese civile e fortemente penalizzante per l’economia di un territorio a forte vocazione turistica. È una situazione insostenibile ed illegale su cui occorre gettare un cono di luce e sulla quale le Istituzioni preposte devono intervenire urgentemente».

La discarica abusiva, infatti, si trova nei pressi di due grandi strutture ricettive che ospitano 60mila turisti a stagione. «La situazione di degrado del Comune di Cutro – ha dichiarato Antonio Lanatà, presidente del circolo di Le Castella –  coinvolge purtroppo anche la spiaggia, priva delle opportune opere di pulizia e di tutela del verde. Come Circolo abbiamo già chiesto un incontro al Commissario del Comune di Cutro».  (rkr)

Pulizia spiagge, Legambiente Calabria: Le Amministrazioni rispettino i propri obblighi normativi

Anna Parretta, presidente di Legambiente Calabria «chiede, con forza, a tutte le Amministrazioni competenti, di ottemperare ai propri obblighi normativi, perché, oltre alla meritoria opera dei volontari, non occorre dimenticare che vivere in un ambiente sano e pulito è un preciso diritto che deve essere garantito ad ogni cittadino».

«L’estate 2021 è ormai alle porte ed in Calabria, grazie ad una sensibilità ambientale che negli anni è cresciuta sempre di più, si stanno susseguendo diverse iniziative di pulizia del territorio, ed in particolare sulle spiagge, da parte di volontari, appartenenti ad associazioni o semplici cittadini» ha spiegato la presidente Parretta, sottolineando come, però, «seppure essenziali per contribuire al miglioramento della società, le iniziative di pulizia da parte dei volontari non possono e non devono bastare poiché non possono sostituire le attività che le pubbliche amministrazioni sono chiamate, per legge, ad effettuare».

«Le spiagge, ad esempio – ha aggiunto – sono parte integrante del territorio comunale e pertanto i Comuni devono intervenire obbligatoriamente adottando azioni preventive e di vigilanza oltre che effettuare la pulizia degli arenili con ogni dovuta cautela per tutelare i delicati ecosistemi costieri. Analoghi obblighi, da parte delle Amministrazioni competenti, esistono rispetto ai corsi d’acqua, al territorio ed a cigli stradali, spesso ridotti a pericolose ed indecorose discariche abusive indegne di un Paese civile».

«L’abbandono ed il deposito incontrollato di rifiuti – ha spiegato – è vietato ed è soggetto a pesanti sanzioni. Inoltre, i responsabili sono tenuti a procedere alla rimozione, al recupero o allo smaltimento dei rifiuti ed al ripristino dello stato dei luoghi in solido con i proprietari. La pubblica amministrazione ha il potere di disporre ed intimare ed anche di provvedere all’esecuzione in danno dei soggetti obbligati». (rcz)