L’OPINIONE / Giovanni Cuda: L’Università Magna Graecia manterrà la propria presenza nel centro storico

di GIOVANNI CUDANel suo discorso d’insediamento, dopo aver prestato giuramento come 35° Presidente degli Stati Uniti, John Fitzgerald Kennedy, rivolgendosi a tutti i cittadini americani ed agli amministratori della cosa pubblica, proclamò la famosa frase: «Non chiedete cosa può fare il vostro Paese per voi, chiedete piuttosto cosa potete fare voi per il vostro Paese».

Vorrei partire da questa citazione per rispondere con toni pacati – al contrario di quanto mi pare facciano i due consiglieri comunali Corsi e Costanzo – al presunto tradimento perpetrato dal sottoscritto ai danni della città in qualità di Rettore dell’Università Magna Graecia.

Come ho avuto modo di spiegare ai giornalisti da cui sono stato contattato, le ragioni che mi hanno convinto a riportare presso il Campus di Catanzaro il corso di laurea in Sociologia nulla hanno a che fare con improbabili strategie di desertificazione del centro storico, ma sono piuttosto dettate da uno sforzo di razionalizzazione ed ottimizzazione delle strutture didattiche attualmente a disposizione del nostro Ateneo, che vedono diversi corsi “in sofferenza” di aule e che potranno trovare allocazione presso la sede di Via degli Eroi, che ha una capacità di circa 400 posti, ben superiore agli studenti del corso di laurea in Sociologia.

Non comprendo, onestamente, le ragioni sulla base delle quali i due consiglieri sostengono che «Umg vuole arroccarsi al campus e magari guardare verso Lamezia Terme»; nessuna iniziativa in questa direzione è attualmente in corso di programmazione; fra l’altro, come Corsi e Costanzo dovrebbero sapere, è operativo da anni presso l’ospedale di Lamezia il corso di laurea in professioni sanitarie infermieristiche, e non mi pare che per questo si sia gridato allo scandalo. 

Quanto allo “smantellamento” della Facoltà di Medicina, trovo del tutto anacronistici i ragionamenti campanilistici dei nostri disattenti interlocutori: la Scuola di Medicina di Catanzaro è un patrimonio non cittadino, ma di tutta la Calabria, e la possibilità di decentrare il primo triennio del corso di laurea interateneo in Medicina e Chirurgia e Tecnologie Digitali da Arcavacata a Crotone, trasferendo contestualmente la sede amministrativa presso Umg, è un’iniziativa virtuosa perché consentirà ad 84 studenti di frequentare questo corso presso una città, Crotone, che vanta un’antichissima tradizione medica e che ha un estremo bisogno di rivitalizzarsi sotto l’aspetto culturale e sanitario.

Concludo questo mio intervento rassicurando, non Corsi e Costanzo, ma i miei concittadini, che l’Ateneo che ho il privilegio di guidare manterrà e, sperabilmente, potenzierà la propria presenza nel centro storico.

Quanto all’intimidatoria “chiusa” dei nostri interlocutori, ritornando al mio incipit, suggerisco che, piuttosto che “vigilare sull’evolversi della vicenda”, essi dovrebbero domandare a sé stessi non cosa l’Università possa fare per la città, ma cosa loro avrebbero dovuto fare e faranno per la crescita del nostro Ateneo. 

Non mi risulta che i loro sforzi in questa direzione siano stati numerosi ed efficaci. i(gc)

[Giovanni Cuda è Rettore dell’Umg]

L’OPINIONE / Gregorio Corigliano: La Schlein ed il presente

di GREGORIO CORIGLIANONon è semplice per nulla risolvere il problema europeo Fitto-Meloni: ha implicazioni politiche di immensa caratura. C’entra la Meloni, la destra europea, la sinistra ma anche la Schlein ed il Pd.

E questo perché proprio quest’ultimo partito sta vivendo un momento di ripresa superiore ad ogni aspettativa. Non sono solo le difficoltà interne alla maggioranza di governo che portano all’attenzione del Paese la giovane leader del Pd, ma soprattutto le speranze che si colgono a piene mani sul futuro del Nazareno. Diventa ogni giorno che passa una chiara alternativa ad un governo alle prese con guerriglie interne, complotti, problemi giudiziari di non poco conto. E questo perché Elly Schlein ha saputo impostare impegni e programmi che sembrano ave messo fine alle correnti ed ai tronconi in cui il partito lasciato da Renzi, da Zingaretti e da Letta era diviso, compresi i cacicchi di recente memoria. Adesso sembra esser tornati ai tempi in cui Roberto Morrione, storico direttore di Tg Rai, si era preso la briga di coordinare e condurre in porto le battaglie di Prodi e Veltroni o quando Marco Minniti e Franco Marini si incontravano a Piazza del Gesù per dar vita all’attuale creatura politica che, com’era giusto che fosse, non pochi problemi sta creando alla Meloni. Problemi politici perché per quelli di altro genere si sanno organizzare da soli, da Lollobrigida, alla Santanchè, a Fazzolari, a Sangiuliano e compagnia.

C’è voluta la Schlein che Susanna Turco ha appena chiamato “L’imprevista” nella sua ultima fatica letteraria. Ai cosiddetti esterni, I’imprevista davvero sia nella scalata ai vertici, sia nel non consentire di perpetuare antichi rituali. Lo stesso Bonaccini, pur capace e impegnato, adesso coordina politicamente il modo di essere oggi di quell’Ulivo, che aveva portato Prodi e successori a sconfiggere un modo di pensare, figlia di quella ibridazione tra culture diverse. Sembra esserci piena consonanza, ribadisce la giovane leader ( è nata nel 1985!) nel rapporto col pensiero cattolico e democratico, con quanto il Papa ha scritto in “Laudato Sì”.

E cioè dare ascolto ai poveri, ai migranti, ai temi dell’ambiente e così via. Non si è risparmiata un giorno, consapevole della necessità degli sforzi necessari da fare (e fatti) per essere credibile. Ha finito? Certo che no, ma rispetto a quando si è misurata ed ha vinto la sfida con i vecchi cacicchi passi in avanti ne sono stati fatti e parecchi. Deve continuare la battaglia intrapresa, non può interrompere mentre la luce si intravede ed altre sorprese arriveranno, già si profilano all’orizzonte grazie anche alle fatiche iniziate ed avviate e da concretizzare. E’ importante, però, che si proceda con l’intendimento di raggiungerle le mete che dovranno dare alla società ed al Paese le soddisfazioni che fino ad oggi non sono arrivate o, peggio, sono andate deluse.

Anche la stessa “vicenda Fitto” non può filare “liscia e striscia” come fosse una questione che deve affrontare e risolvere solamente il Pd. La Schlein, per questo, vuole giustamente vedere le carte. Non si può sostenere sic et simpliciter che il Pd si deve far carico del ruolo che tocca all’esponente dei Fratelli d’Italia che, dopo ave lasciato il Movimento giovanile della DC, dove avevamo fatto esperienza comune ed aver maturato con successo altre esperienze di grande rilievo, ha scelto la destra per proseguire il suo impegno politico e di governo. Probabilmente la soluzione è quella della rinuncia da parte di Meloni della vicepresidenza esecutiva per Fitto così da tener conto che il Pd è opposizione in Italia e maggioranza in Europa.

Non si può rompere l’unità a sinistra e non ci espone all’accusa di non fare l’interesse del Paese. L’impegno europeista da parte del ministro in carica dovrebbe essere scontato. Lo sarà? (gc)

 

L’OPINIONE / Pasquale Amato: Tre ragioni per dire no all’autonomia

di PASQUALE AMATOHo firmato con assoluta convinzione per il Referendum contro l’Autonomia Differenziata spinto da tre ragioni che ritengo fondamentali: Per impedire che, mediante la “spesa storica”, si renda immodificabile il divario Nord-Sud dell’Italia, vanificando qualsiasi futuro tentativo di rompere la spirale perversa creatasi dopo il 1861 e mai risolta. Si condannerebbe il Sud all’eterna condizione di area marginale, alimentando spinte separatiste che porterebbero alla fine della Repubblica italiana.

Per bloccare l’ipotesi nefasta delle venti repubblichette che renderebbero ancora più evanescente il peso dell’Italia nell’ambito della politica europea. Ambito in cui già sta perdendo terreno nella competizione permanente con gli altri Stati, poco disponibili a privarsi di pezzi di sovranità.

Per non indebolire il cammino già tortuoso dell’Unione Europea. Obiettivo sempre più indispensabile nella società globale in cui dominano gli Stati di grandi dimensioni. Uno scenario in cui l’Europa si muove come un gigante dai piedi di argilla per effetto dell’azione frenante dei sovranismi. Un’Italia ridotta a 20 repubblichette, oltre a un disastroso regresso interno che coinvolgerebbe anche le regioni più ricche, contribuirebbe ad affossare definitivamente la costruzione del sogno di Ventotene degli Stati Uniti d’Europa. (pa)
[Pasquale Amato è storico]

L’OPINIONE / Giacomo Saccomanno: Sul Ponte tante affermazioni senza conoscere il progetto

di GIACOMO SACCOMANNOInterventi senza senso con il solo scopo di tentare di essere protagonisti per un giorno nel sistema dei media! Oramai si legge di tutto e, spesso, notizie inesistenti o ancor più del tutto false. Dal cantante al politico che cercano spazio in settori che non gli appartengono e che non hanno la dignità, prima di parlare, di informarsi correttamente.

È un rincorrersi di “baggianate” che hanno portato la Calabria ad essere una delle ultime regioni d’Italia per mancanza di adeguati impianti. Come può crescere una regione se non ha corrispondenti infrastrutture? Ripetutamente si afferma che, invece, del Ponte sullo Stretto si dovrebbe pensare alle strade, alle ferrovie, alle scuole, ecc. A parte che la spesa del ponte ammonta a circa 8 miliardi e, quindi, poco si potrebbe fare con tale importo, non può non evidenziarsi che in oltre 50 anni, da quando si parla di ponte, non è stato fatto nulla e la Calabria, come la Sicilia, sono rimaste tali e quali ed anzi forse peggiorate. Quindi, appare una evidente “baggianata” dire che, invece, del ponte si dovrebbero fare le infrastrutture. Se queste non sono state realizzate nei decenni passati si vorrebbe comprendere come si potrebbero eseguire oggi e con quali modalità! Ecco, quindi, una grande ed immensa fake news!

A tali assertori di notizie non vere vorrei sono indicare qualche esempio di come un progetto complessivo di infrastrutture non può essere spezzettato, ma deve inserirsi in un percorso sistematico e sostenibile. Cosa si vuol dire? Il ponte sarà un attrattore delle necessarie infrastrutture che sono fondamentali per la crescita della Calabria, della Sicilia e del Sud in generale.

Esempi: 1. Parere positivo per l’alta velocità ferroviaria della Commissione Via del Mase per la realizzazione dell’intervento Rfi su due lotti del progetto, per circa 100 chilometri di opere ed 8 miliardi di euro, che attraverseranno la Campania e la Basilicata per sfociare in Calabria e sino a Praia a Mare, lavori da concludersi entro il 2026; 2. progettazione degli altri lotti sino a Reggio Calabria, i cui lavori dovrebbero concludersi entro il 2030-2032, nello stesso anno indicato dal Governo come data per l’inaugurazione del Ponte sullo Stretto; 3. rafforzamento dei collegamenti ferroviari verso la Sicilia, Potenza, Cosenza e il porto di Gioia Tauro, con la previsione di un hub strategico per il trasporto merci.

Questo solo un piccolo esempio di cosa accadrà con la realizzazione del ponte, senza poi aggiungere l’inizio dei lavori su tratti della SS 106, con progettazione per quelli mancanti, elettrificazione della linea Jonica, completamento delle trasversali, adeguamento autostrada nel tratto di Rogliano, opere complementari per ingresso ponte ed aree limitrofe. Solo alcune indicazioni di un progetto di sviluppo reale della Calabria e della Sicilia ove sono previsti interventi per oltre 50 miliardi.

Ai delatori e impreparati si può solo dire, con serenità, che i protagonisti di questa rivoluzione strutturale sono pronti ad un confronto reale in modo tale che l’informazione sia corretta e non si continui, per posizioni prese e partitiche di chi non è riuscito in oltre 50 anni a fare nulla, a veicolare una informazione deviata. A costoro la scelta del luogo, del giorno e delle modalità per un confronto costruttivo e oggettivo nell’interesse della nostra terra e della crescita di questa, con la creazione di migliaia di posti di lavoro, che hanno obbligato, finora, le risorse migliori a lasciare il Sud. (gs)

[Giacomo Saccomanno è componente del Cda Stretto di Messina]

L’OPINIONE / Franz Caruso: Un patto tra Regione, Comuni e Università per lo sviluppo dell’area urbana

di FRANZ CARUSO – Si dice che Giacomo Mancini avesse sulla scrivania  del suo ufficio ministeriale tre faldoni: per l’Italia,  per il Mezzogiorno, per la Calabria con un’appendice corposa per Cosenza. Non so cosa abbia Roberto Occhiuto sul tavolo della presidenza della Giunta. Ma è  siderale la distanza che si registra nel suo operato rispetto ai bisogni dei calabresi. Certamente riserva pochissima attenzione alla sua città natale. Pochi fatti e solo annunci per la Calabria, un atteggiamento oggettivamente di chiusura verso Cosenza.

Molto impegno per portare medici cubani, nessuna certezza per la costruzione del nuovo ospedale e per la riqualificazione dell’ Annunziata. Per non parlare del definanziamento della metropolitana leggera Cosenza-Rende-Unical.  La metrotranvia, come il nuovo ospedale Hub, d’altro canto, erano e sono infrastrutture di straordinaria importanza, già finanziate e pronte per essere realizzate, che potevano cambiare il volto dell’area urbana e della nostra provincia, contribuendo alla crescita più generale della Calabria. Ed, invece, non se ne fa nulla, perché? C’è veramente astio verso la governance di palazzo dei Bruzi o ci si trova difronte ad una scelta politica rivolta ad osteggiare la crescita della città? Nell’uno e nell’ altro caso  sarebbe comunque grave. Per quanto mi riguarda non intendo mollare. Bene, anzi benissimo la città unica, ma sono proprio queste problematiche che creano diffidenze e sospetti.

Ancora di più accentuati dalla modalità impositiva e non condivisa con cui la Regione intende procedere per la fusione. La mia ostinazione mi induce a proporre un “Patto per la città e l’area urbana” tra Regione, Comuni dell’area urbana e Università. Tutto ciò intanto per fare chiarezza e decidere in maniera risoluta sulla vicenda Ospedale e sulla realizzazione di un collegamento stabile con l’università. Sin dalla nascita della Università è stata proposta infatti, la necessità di un collegamento stabile, veloce, sicuro e sostenibile, in grado di dare forma e sostanza alla stessa città unica.

Queste questioni non possono più essere rinviate, pena il lento declino della potenzialità di cui questa area urbana ancora dispone per poter esercitare una funzione direzionale e strategica nell’ ambito del sistema territoriale regionale. (fc)
[Franz Caruso è sindaco di Cosenza]

L’OPINIONE / Rocco Romeo: La sicurezza è un valore anche nei centri che sembrano dimenticati

di ROCCO ROMEOPiù di un mese fa, in un silenzio quasi totale da parte dei media, un episodio accaduto a Torano Castello (CS) ha portato alla luce una questione che non può essere più ignorata. Quello che inizialmente potrebbe sembrare un fenomeno locale, nasconde in realtà un problema più ampio e profondo.

L’11 giugno 2024, durante la manifestazione per l’elezione del sindaco rieletto, la situazione è degenerata in un clima di guerriglia. I manifestanti hanno bloccato le strade, assediato le case di diversi cittadini, tra cui candidati a sindaco, consiglieri, professionisti e le loro famiglie. Un clima di terrore che ha visto insulti, manifesti diffamatori, rumori di clacson in piena notte, lancio di sassi e fuochi pirotecnici. Alcuni cittadini sono stati invitati a uscire di casa e, in casi estremi, aggrediti o investiti con le auto.

L’intervento tempestivo dei Carabinieri di Torano Castello, del Comandante Naccarato, del Maresciallo Bocciori e dei Carabinieri di Rende ha evitato che la situazione degenerasse ulteriormente. Tuttavia, non è pervenuta alcuna presa di distanza o scuse ufficiali da parte del sindaco eletto o dell’amministrazione comunale. Un silenzio che potrebbe essere percepito come un tacito incoraggiamento a ripetere simili atti di violenza.

Questo episodio rappresenta una ferita grave per la comunità locale e mette in luce un problema che non può essere sottovalutato: la sicurezza. Nonostante il ruolo centrale che Torano Castello gioca nel territorio, il presidio storico della Caserma dei Carabinieri sembra essere sempre più incerto. Il sindaco di San Martino di Finita e il Prefetto discutono, mentre al Comune di Torano Castello tutto tace.

È impensabile che, nonostante i milioni di euro già spesi, non si riesca a garantire il ritorno della Caserma dei Carabinieri a Torano Castello. La comunità, tramite il Comitato “Uniti per la Caserma”, ha già promosso una raccolta firme per sensibilizzare la cittadinanza e si oppone fermamente a qualsiasi ipotesi di trasferimento.

Esistono strutture idonee per ospitare la Caserma, come lo stabile destinato a Villa Rosa, nuovi edifici, o la possibilità di costruire una nuova struttura in pochi mesi con moderni prefabbricati antisismici. La domanda resta: chi ostacola il ritorno dei Carabinieri a Torano Castello?

Questa situazione, ormai insostenibile, rappresenta una macchia per le istituzioni locali e nazionali. La comunità chiede una rapida risoluzione di questa impasse, perché la sicurezza è un diritto di tutti, anche nei centri che sembrano dimenticati. Torano Castello non si arrende e lotterà per mantenere ciò che è giusto e necessario per la propria comunità: la presenza della Caserma dei Carabinieri. (rr)

 

L’OPINIONE / Eduardo Lamberti Castronuovo: Si ospiti Fedez in qualunque altro momento, non a Festa di Madonna

di EDUARDO LAMBERTI CASTRONUOVOQuesta locuzione probabilmente andava bene nel medioevo. Oggi non è più attuale e, a mio sommesso parere, non può e non deve riferirsi a nessuno. Neppure quando la fonte più che autorevole è autoritaria. Che la chiesa reggina, come scrivono numerose testate online, abbia voluto mettere fine alle polemiche circa la partecipazione del cantautore Fedez ai festeggiamenti civili in onore della Madonna della Consolazione, non mi convince per nulla, sia per il contenuto che per le argomentazioni addotte.

Mi risulta che molti sacerdoti, addirittura durante l’omelia abbiano aspramente criticato la presenza di questo “signore” tra coloro i quali dovrebbero festeggiare con il popolo, attingendo alle risorse comunali in maniera cospicua. Ma questo è un altro tema che qui non trattiamo. Come faccia l’organo ufficiale della chiesa reggina ad esortare il popolo consigliando di accogliere anche chi si oppone fortemente alla fede cattolica, resta sinceramente un mistero. E non è certo un mistero glorioso!

Qualche anno fa, oltre ogni ragionevole dubbio, l’Arcivescovo di Reggio del tempo, disse con chiarezza che i festeggiamenti civili devono, non possono, essere in linea con quelli religiosi, visto che essi sono dichiarati in onore della Patrona della città. Gli stessi portatori della vara, benemerita associazione che porta davvero sulle spalle il peso della processione, hanno emanato un comunicato stampa dove evocano, oltre che il disappunto, anche le parole di sua Eccellenza Mons. Ferro, arcivescovo rimasto nel cuore dei reggini per la sua saggezza e bonomia.

Che la chiesa cattolica accolga tutti è assolutamente accettabile, se non addirittura auspicabile, ma che si accolga durante le feste mariane, un tizio che mette in dubbio con le parole delle sue canzoni addirittura la verginità di Maria Santissima e l’esistenza di quello che è il canone fondante della fede cattolica, cioè la resurrezione, non ha nulla a che vedere con il perdono ben che meno con l’accoglienza.

Si ospiti Fedez in qualunque altro momento dell’anno anche perché i suoi fans con gridolini al seguito, riteniamo senza conoscere neppure le parole delle sue canzoni, sono sicuramente tanti. Ma la festa della patrona della città è sacrosanta ed inviolabile. Ed è altra cosa rispetto alle sagre gastronomiche.

La voce del popolo è condensata nel motto dialettale: «Cu terremotu, cu guerra e cu pace, sta festa si fici sta festa si faci», non mi sembra di ricordare che ci siano anche quelli come Fedez in questo motto.

Non ci sarebbe mai stato se non ci fosse un’amministrazione sorda ed incapace di interpretare la pietà popolare. La processione altro non è che un momento in cui si manifesta la pietà di un popolo che si è posto sotto la protezione di Maria Santissima della Consolazione. Non la si può offendere con chi ne dissacra l’immagine oltraggiandola oltremisura. (rrc)

L’OPINIONE / Gerardo Pontecorvo: Il bilancio degli incendi boschivi è già drammatico

di GERARDO PONTECORVO – La pioggia degli ultimi giorni ha fermato gli incendi boschivi che imperversavano sul territorio della città metropolitana. Infatti, anche quest’anno abbiamo dovuto assistere alla devastazione di migliaia di ettari di boschi percorsi dal fuoco (nel 2023 erano stati ben 3759 ettari) favorita da un sistema di avvistamento e spegnimento di terra del tutto inadeguato. Basti pensare che il Piano Antincendi boschivi della Regione Calabria per questa stagione estiva prevedeva per tutto il territorio metropolitano appena 55 addetti allo spegnimento e 8 addetti all’avvistamento! Eppure, già il Piano dell’anno scorso ammetteva che «vaste aree sono completamente scoperte e che quindi le squadre non garantiscono un intervento immediato e adeguato in funzione degli elementi naturali a rischio».

 Per chi non volesse fermarsi alle frettolose dichiarazioni di “efficienza” messo in luce dal sistema antincendio nella stagione in corso basterebbe una breve escursione nell’entroterra reggino (Terreti, Straorino, Ortì e dintorni) per rendersi conto della reale dimensione del “fenomeno incendi” che il supporto dei mezzi aerei (della Regione e dello Stato) non riesce evidentemente a controllare. A riprova di questo fallimento operativo è interessante leggere i dati della superficie media dei singoli incendi che l’anno scorso era stata di 34 ettari (la più alta in Calabria) e che è certamente destinata a crescere anche quest’anno. 

Sarebbe forse superfluo ricordare che oltre alla grave perdita di biodiversità vegetale e animale, le conseguenze degli incendi saranno anche un sensibile aumento di CO2 nell’atmosfera, un accentuarsi della crisi idrica, ulteriori danni economici nel settore agricolo e forestale e un peggioramento del già delicato quadro idrogeologico con il successivo formarsi di frane diffuse lungo i versanti più ripidi, e vere e proprie alluvioni a seguito delle piogge soltanto un po’ più intense del solito.

E cosa è stato fatto per la prevenzione indiretta e diretta degli incendi che si sarebbe dovuta incentrare sull’informazione e sull’educazione ambientale promossa anche dalle amministrazioni locali, e su interventi concreti sul territorio come disposto dalla Legge regionale 22 dicembre 2017, n. 51? Ai sensi dell’art. 8 della legge la Città metropolitana e i singoli comuni avrebbero dovuto provvedere entro il 31 maggio per le strade di competenza alla pulizia delle banchine, cunette e scarpate, mediante la rimozione di erba secca, residui vegetali, rovi, necromassa, rifiuti e ogni altro materiale infiammabile, creando idonee fasce di protezione, per evitare il propagare del fuoco alle aree circostanti o confinanti. E i pascoli e i boschi demaniali si sarebbero dovuti proteggere con una adeguata manutenzione colturale e la creazione di viali parafuoco. Eppure, per queste inadempienze la norma prevede adeguate sanzioni che però nessuno provvede ad elevare.

Si assiste puntualmente a cerimonie di inaugurazione per la messa a dimora di qualche albero ornamentale mentre nello stesso momento a pochi chilometri di distanza migliaia di alberi e animali vengono divorati dalle fiamme! E tra non molto, nella ricorrenza della festa degli alberi, ci saranno le ennesime passerelle istituzionali per la piantumazione di uno o due alberelli a dimostrazione del proprio interesse per la natura…

Basta con dichiarazioni bugiarde, discorsi retorici e gesti simbolici! Che si progettino e finanzino, piuttosto, consistenti rimboschimenti per compensare almeno in parte i boschi perduti negli incendi.

La federazione metropolitana di Europa Verde ritiene che questa situazione non si possa più accettare, e che l’ambiente debba essere difeso in primo luogo dagli enti (Regione, Città metropolitana, comuni) con l’impiego di consistenti risorse economiche e umane. Deve essere un impegno prioritario e concreto che può creare anche notevoli opportunità lavorative, come abbiamo analizzato, anche nel campo della prevenzione e della lotta attiva agli incendi. 

La tutela dell’ambiente non è una scelta ma un dovere che ogni amministrazione responsabile dovrebbe fare proprio per il bene presente e futuro del territorio e di chi lo abita. (gp)

[Gerardo Pontecorvo è portavoce della Federazione Metropolitana di Europa Verde/Verdi Reggio Calabria]

      

L’OPINIONE / Giuseppe Falcomatà: Autonomia norma fascista che mina la democrazia, i diritti e l’uguaglianza tra le persone

di GIUSEPPE FALCOMATÀ – L’autonomia differenziata è una norma fascista come ogni legge che mina la democrazia, i diritti e l’uguaglianza fra le persone. Le cose vanno chiamate col loro nome e dobbiamo continuare a costruire un’alternativa di programma e di colazione ai governi di destra della Regione e del Paese.

È un accordo fra partiti giocato sulla pelle dell’Italia e sul futuro dei cittadini. Su queste cose tiene il Governo e non possiamo accettare che il Presidente della Regione Calabria, dopo aver votato sì all’autonomia differenziata in Conferenza Stato-Regioni, esprima dubbi a legge ormai approvata. Se aveva perplessità poteva e doveva esprimerla nella sede giusta, svolgendo appieno il ruolo istituzionale di difesa del territorio di cui ha l’onore di essere Presidente. Non l’ha fatto. Anzi, si è tirato indietro anche di fronte alla possibilità di impugnare la norma insieme ad altri Presidente di Regione. Non credo che i calabresi possano continuare a farsi prendere in giro. La Regione Calabria ha tanti problemi che il regionalismo differenziato aquirà.

Non può passare inosservato che dentro lo stesso partito ci sia chi esce pavidamente dall’aula per non opporsi ai diktat di fazione oppure, in Senato, che il relatore della legge sia stato un parlamentare calabrese celebrato dallo sventolio di bandiere di chi, a Pontida, invoca la secessione. Su queste basi si fonda questo Governo: lo scambio delle riforme. Stanno insieme così. Nel frattempo, però, in Calabria continuiamo a faticare e a morire, a dover capire in che direzione va il nostro Paese e se è la stessa che ci chiede l’Unione Europea. Perché se l’Ue ci da i finanziamenti per fare gli asili nido, il Governo italiano non li distribuisce per gestirli. Questa è l’autonomia differenziata: affonda le unghie nella carne viva delle famiglie. Oggi la certezza è che ci sia un difetto di nascita, una discriminazione rispetto alle possibilità di chi nasce qui e chi altrove.

Abbiamo registrato l’ennesima aggressione a personale medico e paramedico del Gom. Questo avviene non solo perché nei nostri ospedali esistono problemi di sicurezza, ma per i limiti dell’organizzazione dell’offerta e delle infrastrutture della rete ospedaliera sul territorio metropolitano. Perché, se sono stati sottratti i fondi del Pnrr per l’ospedale di Locri o il nosocomio della Piana, è del tutto evidente che ogni cosa debba essere gestita dal Gom impossibilitato ad impattare una domanda così forte. Ma, invece, si fanno contratti a 6 e 3 mesi, concorsi ai quali non partecipa nessuno, nonostante siano tanti i medici e gli infermieri che vorrebbero ritornare a costruire un futuro nella loro terra che sia stabile, sicuro e non provvisorio. Sono temi che la Regione, titolare esclusiva della materia sanitaria, non può continuare ad eludere, ancor più se la figura del Governatore coincide con quella del commissario straordinari.

Assistiamo a tutto questo mentre siamo costretti a registrare l’estate peggiore per le coste calabresi con i depuratori che non funzionano, con la gestione centralizzata e l’erogazione dell’idrico fortemente voluta dalla Regione che ha portato numerose crisi nei territori ed i sindaci bersagliati dalla popolazione, con gli incendi dei nostri boschi rispetto a quali non si è fatto nulla. Però, per qualcuno, la buona notizia è che, forse, Uber arriverà anche in Calabria. Ecco, attraverso la battaglia sull’autonomia differenziata, dobbiamo iniziare a costruire un percorso di alternativa a questo governo regionale di influencer e lo dobbiamo fare sui temi, portando all’attenzione dell’opinione pubblica le inefficienze ed i problemi non risolti da chi, a gennaio, sarà al quinto anno di governo della Regione, un centrodestra che è stato alla guida della Calabria per 22 degli ultimi 30 anni. Non crediamo alla favoletta che è da poco che governano.

Questa è la battaglia sulla quale ci dobbiamo concentrare anche in vista del prossimo referendum e della realizzazione di una forza e di un programma politico alternativo, come coalizione, al centrodestra regionale e nazionale. (gf)

[Giuseppe Falcomatà è sindaco di Reggio Calabria]

L’OPINIONE / Francesco Arillotta: Reggio Capitale della Cultura una bella occasione

di FRANCESCO ARILLOTTARappresentare, anche solo per 365 giorni, la Cultura Italiana, cioè la civiltà italiana, è un intento che fa onore alla Comunità reggina; un impegno che questa Comunità è in grado di onorare, proprio grazie al grande, immenso, eccezionale patrimonio culturale che la caratterizza sotto tutti i punti di vista.

Quella che segue, è una elaborazione promozionale che l’Associazione ‘Amici del Museo archeologico nazionale di Reggio Calabria’, ricca dei suoi 66 anni di continua, intensa e proficua attività, presenta; ed è solo una contenuta parte di ciò che Reggio Calabria potrebbe e deve evidenziare.

Naturalmente, si fa riferimento alla sua Storia, ed a quanto, ed a come, questa sua Storia, riesca a rappresentare la esatta dimensione dell’apporto che Reggio ha dato e continua, nel suo certo futuro, a dare a quella Cultura Mediterranea, di cui Essa è stata spesso, e vuol continuare ad essere, brillante e determinante crocevia. 

Nell’auspicio che l’odierno impegno sia valida occasione per presentare il nostro Futuro, fatto di innovazione tecnologica, agricoltura d’avanguardia, turismo di livello internazionale.

Non è ricordata l’Arte reggina, sotto tutte le sue innumerevoli accezioni, da Ibico a Oreste Lionello, da Klearkos a Alessandro Monteleone, da Nosside a Gilda Trisolini e a Leopoldo Trieste. 

Così come non ci si appella a quella natura che, pure, come giustamente ricorda Leonida Repaci, nella nostra terra è benedetta: per gli onirici panorami che offre dalla cima di Montalto e per gli incontri straordinari con la maliziosa e sfuggente Fata Morgana. Manca anche la voce ‘Enogastronomia’, certamente elemento importantissimo sello scenario socio-economico-culturale della nostra Città.

Ma… unicuique suum. 

Con questa segnalazione, l’Associazione ‘Amici del Museo archeologico nazionale di Reggio Calabria’, tutta insieme: presidente, consiglio direttivo e soci, dichiara la sua disponibilità a partecipare al grande sforzo che la società reggina dovrà compiere, nell’immaginare e nel proporre, prima, un progetto vincente, e nel realizzarlo poi, nei dodici mesi dell’anno 2027.

Fra le tante condizioni che il bando pone per perché si dia risposta favorevole alla domanda di riconoscimento di Capitale della Cultura Italiana del 2027, ce ne sono due che crediamo siano fondamentali: coinvolgimento del territorio e proiezione del programma nel tempo. Si vuole, cioè, che l’intero territorio provinciale venga coinvolto nelle iniziative culturali che si programmano. Inoltre, si chiede che più voci del programma prevedano effetti duraturi nel contesto culturale e sociale della città che si candida. 

Quello che segue vuol essere solo un esempio di coinvolgimento delle strutture presenti nel circuito della Città Metropolitana. E con la proposta dei grandi percorsi storici, si vuol suggerire la realizzazione di servizi culturali di lunga applicazione, capaci di trasformare completamente l’offerta turistico-culturale della Civica Istituzione. 

Avanziamo, quindi, qualche ipotesi di convegni, mostre ed altre iniziative culturali promozionali da organizzare nel corso dell’anno 2027.

Crediamo sia fondamentale coinvolgere innanzitutto le maggiori Istituzioni culturali cittadine, a cominciare dall’Università (Dipartimento di Agraria: “Il bergamotto di Reggio Calabria” – Dipartimento di Architettura: “Il liberty di Reggio Calabria” – Dipartimento di Ingegneria: “Reggio sismica”). E, a seguire, il Conservatorio Musicale: (Festival di musiche di Francesco Cilea). 

E ancora: l’Accademia di Belle Arti (far venire da tutto il mondo le opere di Antonello da Messina), nonché “cento opere d’arte su San Giorgio”. Altre mostre, di grande impatto: “Le colonne lignee medievali di Terreti” conservate al Victoria and Albert Museum di Londra; «Il volume originale del ‘Commento al Pentateuco’», anch’esso in prestito dalla Biblioteca Palatina di Parma; “La lapide reggina del culto ad Apollo, Diana e Vesta” giacente al British Museum di Londra. 

Coinvolgere, per esempio, anche la Stazione Sperimentale delle essenze, per un convegno su «Erbe aromatiche e piante officinali: la biodiversità reggina». O chiedere alla Società Ponte dello Stretto di organizzare un convegno e una mostra su “La Storia dell’attraversamento dello Stretto di Messina”.

Fondamentale, sarebbe, ripetiamo, programmare la continua fruibilità dei grandi percorsi turistico-culturali della Città Metropolitana: “I musei (che sono 20, fra statali e non) e le aree archeologiche (che sono ben 15)»; “I nostri luoghi religiosi storici” (da Polsi a San Fantino, dalla cattedrale di Gerace all’Eremo della Consolazione);”I castelli (da Bagnara a Monasterace, da Scilla a Reggio Calabria), e le torri (da Torre Galea alla Torre di Donna Canfora, da Torre Cavallo a Torre San Fili”.

Tutto quello che precede è soltanto un piccolo stralcio di quello che Reggio Calabria può offrire. 

E auspichiamo che così sia. (fa)