L’OPINIONE / Michele Sapia: Prevenzione e lavoro ambientale per superare la cultura dell’emergenza»

di MICHELE SAPIASono bastati pochi giorni di piogge intense per mettere in ginocchio un’intera regione. Assistiamo in queste ore ad alluvioni e frane, strade, vie di collegamento ed edifici distrutti, territori e campi allagati a causa dell’eccezionale portata delle precipitazioni che hanno colpito la Calabria.

Non è però questo il momento delle polemiche e delle accuse, ma è l’ora della responsabilità, di sostenere un confronto tra istituzioni, autorità e parti sociali per una vera e propria pianificazione regionale per contrastare il dissesto idrogeologico, mettendo al centro la prevenzione, il lavoro ambientale-forestale, il valore del presidio umano e la multifunzionalità del bosco. 

Sono indispensabili responsabilità e consapevolezza che tali fenomeni atmosferici, così violenti, sono destinati ad aumentare, come diretta conseguenza dei cambiamenti climatici in atto.

La soluzione più adeguata, per arginare le continue emergenze in un territorio come la Calabria che, come rileva l’Ispra, ha il primato di essere la regione italiana più esposta ai fenomeni alluvionali, è quella di ingenti investimenti in prevenzione.

Occorre una pianificazione trentennale che consideri la vulnerabilità del territorio calabrese, la sua particolare conformazione, segnata da ripidi pendii e migliaia di corsi d’acqua, che con le piogge possono rapidamente ingrossarsi, ma anche contrastare la cementificazione selvaggia, evitando di costruire in aree a rischio.

Fondamentale sarà inoltre un piano di riforestazione in quelle aree danneggiate, la manutenzione e il controllo dei corsi d’acqua, migliorare le infrastrutture ambientali esistenti e costruirne di nuove progettate per resistere a questi eventi atmosferici estremi, per garantire la sicurezza di popolazioni e attività produttive. 

Ma tali propositi rischiano di restare soltanto sulla carta, se non sarà valorizzato in Calabria il lavoro nei comparti del sistema ambientale e agricolo, con i lavoratori che dovranno essere i veri protagonisti di queste politiche di prevenzione e tutela del territorio calabrese, al centro di quella necessaria transizione ambientale e sostenibile, che dovrà garantire prima di tutto sicurezza e presidio umano, recupero di intere aree abbandonate, sviluppo e miglioramento delle opere infrastrutturali, nel solco di quanto fatto a partire dalla metà degli anni Cinquanta dagli operai forestali e addetti alla bonifica: interventi di sistemazione idraulica, consolidamento di terreni franosi, rimboschimento, realizzazione di infrastrutture civili con conseguente miglioramento della qualità della vita delle popolazioni, tutti interventi che hanno generato sicurezza, servizi e opportunità.

Il dissesto idrogeologico in Calabria rappresenta una delle principali sfide ambientali e sociali e come tale va affrontata, attivando sinergie che favoriscano il dialogo tra i soggetti interessati, con l’ausilio di università e centri di ricerca, sostenendo l’importante lavoro di chi opera per la messa in sicurezza del territorio e favorendo un indispensabile ricambio generazionale per immettere nuove energie, nuovi profili professionali e competenze, tecnologie e intelligenza artificiale al servizio dell’uomo e delle comunità. 

Solo insieme, in un’ottica partecipata e in una visione lungo periodo sarà possibile interrompere la “cultura dell’emergenza”, consapevoli che le risorse per la prevenzione e il lavoro agro-ambientale rappresentano investimenti per un futuro del territorio più sicuro, meno vulnerabile a fenomeni di erosione, frane e alluvioni, più green e sostenibile, aperto ad occasioni di sviluppo, specie per le future generazioni. (ms)

[Michele Sapia è segretario generale Fai Cisl Calabria]

 

L’OPINIONE / Giusy Iemma: No ai tagli ragionieristici sulle guardie mediche

di GIUSY IEMMA – I sindaci del territorio catanzarese, in occasione dell’assemblea dei giorni scorsi, hanno trovato un importante momento di sintesi per incidere, attraverso gli organismi previsti dalla legge regionale, sulle scelte in atto in ambito sanitario che toccano da vicino le nostre comunità. L’argomento più attuale e urgente su cui i sindaci saranno chiamati a confrontarsi e a determinarsi è sicuramente la nuova programmazione della rete sanitaria territoriale, disposta dalla Regione Calabria, che così come è prospettato rischia di tradursi in un concreto smantellamento del servizio di continuità assistenziale.

L’esigenza di recepire le disposizioni dell’Accordo Collettivo Nazionale non può avere come conseguenza una serie di tagli ragionieristici alle guardie mediche, togliendo riferimenti certi e stabili ai territori. L’ambito di Catanzaro, e la Calabria in genere, soffrono di carenze storiche e di peculiarità non indifferenti e ogni processo di riorganizzazione non può non tenere conto dell’esigenza di salvaguardare la piena accessibilità all’assistenza sull’intero territorio.

I presidi di prossimità sono insostituibili per tante persone, soprattutto anziane, considerando le criticità delle aree interne, esposte al rischio isolamento, e la fondamentale e necessaria vicinanza che i servizi devono avere rispetto ai cittadini. Tagliare queste postazioni avrà come effetto quello di far ricadere tutto il carico di lavoro sui Pronto soccorso che, già in crisi con la fuga dei medici verso altri lidi, saranno ancora più sotto pressione.

La questione si intreccia, dunque, con la non più rinviabile esigenza di riorganizzare fattivamente la medicina territoriale nella direzione di una maggiore vicinanza e prossimità, garantendo alle persone percorsi di semplificazione, riconoscibilità, accoglienza. C’è da parte nostra la volontà e l’impegno di sostenere, in maniera collegiale, l’azione dei sindaci i quali non si tireranno indietro rispetto al diritto alla salute dei cittadini che va difeso e rappresentato nella fondamentale interlocuzione con l’Asp e con la Regione Calabria. (gi)

L’OPINIONE / Franco Germanò e Ersilia Cedro: Al Comune di Reggio una deriva autoritaria

di FRANCO GERMANÒ ED ERSILIA CEDRO – Che il De Profundis per Reggio Calabria fosse già stato recitato lo si sapeva già, dieci anni or sono, che Reggio stia vivendo uno dei periodi più bui della propria millenaria storia, con giovani che vanno via a migliaia per costruire  il proprio futuro altrove senza far più ritorno, con attività commerciali costrette ad abbassare le saracinesche, con servizi pubblici scadenti e garantiti male ed a singhiozzo, con centinaia di milioni di euro fermi, che se investiti potrebbero cambiare volto alla Città, per la ormai conclamata incapacità gestionale-amministrativa dell’attuale governo della città, con la più totale assenza di programmazione in grado di tracciare le linee di sviluppo per gli anni a venire. In questo quadro desolante la maggioranza di centro-sinistra decide di dare uno strappo a qualsiasi regola di garanzia all’interno di Palazzo San Giorgio.

Quel che è accaduto e sta accadendo costituisce un precedente assai singolare e gravissimo. Da un lato la proposta di modificare il Regolamento del funzionamento delle Commissioni Consiliari (che sono emanazioni del Consiglio), che comprime i diritti di controllo e vigilanza dei consiglieri comunali, attraverso la quale si vorrebbe violare il diritto di ogni singolo Consigliere Comunale di poter verificare qualsiasi atto amministrativo prima del suo arrivo in aula, impedire di convocare in audizione Dirigenti, Assessori, Sindaco, Funzionari per l’approfondimento e la richiesta di chiarimenti sulle questioni poste all’ordine del giorno, dall’altro si vorrebbe vietare addirittura il diritto di rendere pubblico ciò di cui si discute in Commissione.

Un bavaglio di sovietica memoria nei confronti dei Consiglieri Comunali e dei giornalisti.

Ma se ciò non bastasse, i Consiglieri di centrodestra sono stati letteralmente buttati fuori da Palazzo San Giorgio, impedendo loro di tenere, dentro la sede istituzionale, la conferenza stampa per denunciare la gravità di quanto stesse accadendo.

Il sindaco e la sua maggioranza hanno scambiato la casa di tutti noi reggini per la loro proprietà privata e le loro decisioni autoritarie, che ledono diritti costituzionali e di legge riconosciuti ai rappresentati istituzionali, per “atti legittimi”.

Falcomatà e i suoi “compagni di sventura”  hanno oltrepassato ogni limite della decenza istituzionale, evidenziando, con il loro modus operandi, la volontà di porre il “bavaglio” a chiunque osi mettere il naso nei loro atti, Consigliere, giornalista o semplice cittadino che sia, manifestando evidenti limiti politici ed un’accentuata propensione alla totale mancanza di trasparenza che si configura con la palese volonta’ di “nascondere” il loro operato amministrativo.

Bene hanno fatto i Consiglieri Comunali di centrodestra a manifestare tutto il loro disappunto ed il loro sdegno verso questa deriva autoritaria, chiedendo al Prefetto di essere ricevuti.

Fratelli d’Italia è accanto ai Consiglieri, li sostiene e li sosterrà in questa battaglia di di democrazia, di trasparenza e di verità attivando ed informando sin da subito i propri canali istituzionali governativi.

Il momento è decisivo e non c’è e non ci sarà spazio politico per chi dovesse ritenere che tutto ciò non sia da considerare importante.

[Franco Germanò e Ersilia Cedro sono rispettivamente Responsabile FDI Enti Locali e Rapporti con i Partiti e presidente Fdi Reggio]

L’OPINIONE / Francesco Assisi: No a discrimini tra Centro e Marina nel rilancio della città di Catanzaro

di FRANCESCO ASSISI – Esprimo una certa preoccupazione per quanto emerso ieri, durante il confronto tra l’on. Antonello Talerico e il consigliere Gianni Parisi, neo membro della maggioranza Fiorita, poiché dalle (a dire il vero poche) argomentazioni formulate da quest’ultimo è apparso evidente l’intento speculativo di questo nuovo corso dell’amministrazione.

In buona sostanza, il consigliere Parisi, risultando quale fiduciario e longa manus di tutti i signorotti della Catanzaro bene, ha palesemente e sfrontatamente annunciato degli interventi finalizzati ad investire sul centro della città ma, al contempo, pregiudizievoli per i residenti e, in genere, per i frequentatori del quartiere Marina.
Interrogato da Talerico su quali fossero i punti programmatici elaborati per il rilancio di tutta la città, il bravo contabile prestato alla politica ha snocciolato, peraltro senza grande chiarezza e precisione, interventi a sostegno unicamente del centro storico, quali maggiori collegamenti con l’università e l’aumento delle strisce bianche, mentre per il quartiere marinaro ha anticipato solo la volontà di procedere all’installazione delle strisce blu per eliminare quello che, a suo dire, è un ingiusto privilegio! Tutto questo con il chiaro intento di spostare il baricentro del mondo studentesco, che ormai si è focalizzato a sud della città, verso la zona centrale al fine evidente di valorizzare il patrimonio immobiliare dei suoi amici della “Catanzaro che conta”.
Ma come si può pensare di rilanciare l’economia di una città capoluogo di regione puntando solo su una zona circoscritta? Catanzaro è una sola e deve progredire all’unisono. Quanto alle strisce blu, le stesse hanno senso in un centro storico che purtroppo non ha molti parcheggi, anche al fine di limitare soste troppo prolungate. Al contrario, i parcheggi a pagamento nel quartiere marinaro, ne mortificherebbero definitivamente l’attrattività turistica, già compromessa dalla grave carenza di strutture e servizi adeguati.
La verità è che Parisi e compagni, quando escono dal centro storico devono impostare il navigatore, non sapendo neanche dove si trovino e come stiano le periferie, per non parlare del fatto che d’estate non vivono quello che dovrebbe essere il maggiore polo turistico della città preferendo le spiagge di Montepaone e Soverato.
Per quanto mi riguarda, mi batterò sempre contro tali atteggiamenti e scelte discriminatori nei confronti della Marina e, in generale, dei quartieri periferici, confidando nel contributo dei miei colleghi consiglieri comunali, anche di quelli che attualmente sono in maggioranza, che conoscono davvero e intendono affrontare, con impegno e serietà, le problematiche di queste zone. (fa)
[Francesco Assisi è consigliere comunale di Catanzaro]

L’OPINIONE / Filippo Veltri: Se il Pci lo difende un attore

di FILIPPO VELTRI – «Ai tempi di Berlinguer c’era la fatica e la lotta per realizzare dei sogni. La società sembrava trasformabile, grazie al rapporto tra persone e i rappresentanti del popolo, che non erano lì a vendere nulla o sé stessi, come spesso succede oggi, ma ad ascoltare volontà e bisogni. Berlinguer era un segretario che ascoltava, nel Pci c’era una ricchezza di punti di vista, si cercava la linea comune. Oggi l’unica strategia è recuperare questa condizione collettiva’».

Parole e musica non di un vecchio dirigente del Pci (ce ne sono ancora in vita… ce ne sono e stanno muti!) ma di un attore, Elio Germano, che interpreta Enrico Berlinguer nel film di Andrea Segre “Berlinguer – La grande ambizione”, in uscita nelle sale italiane il prossimo 31 ottobre e presentato in anteprima alla Festa del cinema di Roma.

E per chiarire in maniera definitiva come stanno le cose Germano ha aggiunto, in risposta ad una domanda sul fallimento dell’ideologia comunista: «È fallita quella che ha dato vita ai totalitarismi. L’idea del Pci italiano di un socialismo nella democrazia che rende i diritti eguali per tutti e’ altra cosa. È l’unica forma di sicurezza possibile: se la ricchezza viene distribuita che bisogno c’e’ di rubare? Si è cercato di cancellare una storia che sembra quasi dimenticata».

Sarebbe dunque giunta l’ora che il bravissimo Elio Germano cambi lavoro: a sinistra c’è bisogno di lui! (fv)

L’OPINIONE / Pietro Ciucci: Da Associazioni e No Ponte affermazioni generiche

di PIETRO CIUCCI – Le osservazioni emerse sui media presentate dalle associazioni Ambientaliste e dai comitati contrari al ponte sullo Stretto, sono ancora una volta generiche, non circostanziate e non documentate. La documentazione predisposta dalla Stretto di Messina, per rispondere alle integrazioni richieste dal Mase sul progetto definitivo del ponte, è al contrario di quanto affermato, il risultato di un lavoro molto approfondito che ha coinvolto un gruppo di progettazione multidisciplinare costituito da società, professionisti e professori universitari di primaria rilevanza, in ambito nazionale e internazionale.

L’ambiente, la salute pubblica, il rispetto per la biodiversità sono priorità al centro del nostro progetto. Affermare, poi che il ponte è un ‘progetto ideologico, voluto politicamente, indipendentemente dalla sua utilità e realizzabilità’ è una mancanza di rispetto nei confronti del Parlamento e del Governo che hanno confermato la valenza strategica del ponte destinando importanti risorse per la sua realizzazione.

Impatto su avifauna: dati raccolti ornitologi di grande esperienza

I dati sul volume della migrazione nello Stretto sono stati aggiornati da parte di ornitologi di grande esperienza con una nuova campagna di monitoraggio tramite radar a scansione orizzontale e verticale. E incredibile l’affermazione relativa a “radar mal posizionati”. Le quote di volo riferite al livello del mare e misurate col radar verticale, hanno evidenziato che la quota media delle tracce diurne è stata di circa 750 metri, mentre la quota media delle tracce notturne è stata di circa 890 metri, quindi molto al di sopra delle strutture del ponte.

Il ponte non poggia su faglie attive

Tutte le faglie presenti nell’area dello Stretto di Messina sono note, censite e monitorate, comprese quelle del versante calabrese. I punti di contatto con il terreno dell’Opera, sulla base degli studi geosismotettonici eseguiti, sono stati individuati evitando il posizionamento su faglie attive.

Analisi Costi benefici: 3,9 miliardi di euro di Valore Attuale Netto Economico e Tasso di rendimento al 4,51%

L’analisi costi benefici, condotta seguendo le linee guida europee e nazionali, ha mostrato che la realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina è in grado di contribuire in maniera molto significativa al miglioramento del benessere collettivo, apportando significativi benefici netti alla collettività nazionale, migliorando sia gli espetti economici sia quelli ambientali. I principali indicatori sintetici testimoniano un Valore Attuale Netto Economico (Vane) di 3,9 miliardi di euro (attualizzati 2023) e un Tasso interno di rendimento economico (Tire) del 4,51%, a fronte di un costo investimento 13,5 miliardi. A livello complessivo, tenuto conto dei trasferimenti modali in favore della ferrovia, nell’arco temporale 2024-2063, si stima una riduzione di circa 12,8 milioni di tonnellate di C02.

Traffico: anche per l’Autostrada del Sole si sosteneva che non c’era traffico  

Anche per l’Autostrada del Sole si sosteneva che non c’era traffico, al contrario per il ponte gli studi effettuati mostrano che già oggi il traffico complessivo Sicilia – resto d’Italia negli ultimi anni, tra il 2011 e il 2022, ha registrato per le diverse modalità di trasporto una crescita del 20,3% per i passeggeri e del 24,2% per le merci, nonostante la crisi economica del 2010/12 e gli effetti del Covid19. Il Ponte porterà un aumento dei passaggi dagli attuali 2,7 milioni di veicoli totali/anno a oltre 4 milioni di veicoli totali/anno.

“Effetto cumulo” considerato

Il  concetto di cumulazione degli effetti e la relativa considerazione per la messa a punto di mitigazioni che consentissero di ridurre gli impatti specifici ed anche quelli cumulativi, ha permeato le azioni di analisi, verifica e mitigazione di soluzioni territoriali e ambientali complesse, quali quelle di seguito elencate a puro titolo esemplificativo e non esaustivo: l’analisi degli stagni dei Ganzirri è stata incentrata in considerazione degli aspetti idrogeologici, di salinità, di influenza tidale, ecosistemici, comprese anche specifiche misure correntometriche per valutare l’interscambio trai due specchi d’acqua; i ripascimenti costieri sono stati valutati e selezionati in funzione di aspetti sinergici relativi all’idrodinamica costiera, agli aspetti litologici e a quelli degli ecosistemi marini; gli interventi idraulici sono stati prima analizzati e verificati tramite modello 2D e poi definiti progettualmente in funzione dell’idrologia, dell’idraulica della rete idrografica di superficie, dell’idraulica di piattaforma e anche della sostenibilità idrica; l’impatto e le soluzioni mitigative per il disturbo luminoso del ponte e dei cantieri sono stati valutati e sviluppati in funzione sinergica degli aspetti degli ecosistemi marini, della fauna marina, nonché dell’interferenza con gli uccelli migranti e del disturbo con quelli nidificanti; molti degli interventi di compensazione rivestono carattere sia naturalistico, che paesaggistico.

Naturalmente, come da prassi e normativa, anche le simulazioni numerico-previsionali acustiche e atmosferiche sono stata impostate ed eseguite inserendo e valutando il contributo cumulativo delle diverse sorgenti di inquinamento presenti all’interno delle aree di valutazione. I modelli di simulazione e di diffusione adottati per l’analisi dei vari impatti, unitamente ai dati di concentrazione inquinanti rilevati e reperiti dagli Enti per calibrare i modelli, hanno tenuto conto dell’effetto cumulativo.

L’opzione zero già valutata e scartata con studi comparativi

La valutazione dell’“l’opzione zero” è stata svolta nella fase progettuale di pertinenza, ovvero quella preliminare. Tale valutazione ha comportato il confronto tra i due sistemi di attraversamento dello Stretto, ponte e collegamento marittimo, finalizzato al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile nonché di integrazione e sviluppo territoriale.

La soluzione ponte è risultata fortemente preferibile alla soluzione del traghettamento potenziato, in particolare per il raggiungimento dei seguenti principali risultati: drastico abbattimento delle emissioni di gas di scarico; consistente riduzione dei tempi di attraversamento che per il traffico su ferrovia si riducono in media di oltre 2h e per il traffico su gomma di circa 1h; sensibile riduzione della congestione delle aree urbane; maggior grado di integrazione socioeconomica delle aree urbane dello Stretto; positivi effetti sull’economia e sul quadro occupazionale.

Salute Pubblica: non è vero che manchi uno studio approfondito

La relazione sulla salute pubblica predisposta, analizza i fattori di rischio per la salute pubblica associati alla realizzazione del ponte, con rimando agli specifici approfondimenti condotti nell’ambito delle altre componenti (Atmosfera, Rumore, Vibrazioni, Acque) considerate quali fonti di inquinamento per la salute pubblica. Valuta lo stato ambientale attuale nell’area di intervento e correla le cause di rischio potenziale per la salute pubblica con le opere in progetto, sia per la fase di costruzione sia per la fase di esercizio.

La relazione ha delineato quindi una valutazione previsionale dello stato ambientale concernente la salute pubblica e conclude che l’adozione degli interventi di mitigazione inclusi in fase di progettazione assolve il compito di garantire il mantenimento di un adeguato livello di protezione per la Salute Pubblica, grazie anche al Progetto di Monitoraggio Ambientale e al Sistema di Gestione Ambientale dei cantieri, quali efficaci strumenti di conoscenza e prevenzione del rischio.

Cantierizzazione: adottati criteri di salvaguardia dell’ambiente molto rigidi

Il progetto ambientale della cantierizzazione prevede, nel pieno rispetto della legislazione vigente, criteri di salvaguardia dell’ambiente molto rigidi che afferiscono agli impatti potenziali emersi per la fase di cantierizzazione dal processo valutativo del Sia. Le misure di mitigazione e le procedure operative di cantiere che si intende adottare riguardano vari ambiti tra cui: gestione del materiale di scavo, previsioni di impatto acustico e vibrazionali dei cantieri operativi e scavo delle gallerie, alterazioni di qualità dell’aria nei bassi strati dell’atmosfera, gestione dei rifiuti, tutela delle risorse idriche e del suolo, gestione delle acque di lavorazione, impatto luminoso,  gestione di eventi accidentali potenzialmente contaminanti, inserimento dei cantieri nel territorio. Si ritiene che le azioni mitigative previste attenueranno di molto/annulleranno il potenziale inquinamento ambientale generato dalla fase di cantiere.

Prima dell’apertura dei cantieri (fase ante operam), durante la fase di realizzazione del ponte e dopo la realizzazione del ponte (fase post operam), è prevista l’attuazione del Progetto di Monitoraggio ambientale che riguarderà sia le aree di cantiere direttamente interessate dall’Opera, che la cosiddetta “area vasta”, un’area  più estesa rispetto a quella strettamente interessata dai lavori.

Il monitoraggio delle componenti ambientali “in corso d’opera” consentirà di individuare eventuali cambiamenti ed intervenire tempestivamente in caso di anomalie  nella fase di costruzione.  Le componenti ambientali monitorate riguarderanno, tra l’altro, lo stato fisico dei luoghi e viabilità dei cantieri, l’atmosfera, il Rumore e le Vibrazioni, le acque, il suolo e il sottosuolo.

È importante sottolineare che i dati relativi al monitoraggio saranno condivisi con gli Enti di controllo attraverso una piattaforma informatica dedicata.

Infine, la previsione di Piani di Gestione Ambientale dei cantieri consentirà di definire l’organizzazione della cantierizzazione garantendo, anche attraverso l’interfaccia con il Piano di Monitoraggio, il controllo costante degli aspetti ambientali di cantiere.

Aspetti idrici cantieri: tempi di realizzazione delle opere previste per l’approvvigionamento idrico assolutamente coerenti con le fasi realizzative

Per l’approvvigionamento idrico dei cantieri del ponte sullo Stretto non saranno pregiudicate in alcun modo le forniture delle Città di Messina e Villa San Giovanni. Nell’attuale fase di aggiornamento del progetto definitivo, il progettista ha valutato uno specifico piano per la sostenibilità idrica dei cantieri. In un’ottica di ridondanza, anche al fine di seguire l’evoluzione temporale del cantiere, è stata individuata come soluzione ottimale la realizzazione di nuovi campi pozzi.

Si evidenzia che i quantitativi degli approvvigionamenti sono superiori ai fabbisogni dei cantieri e ciò consentirà l’immissione in rete di un surplus già durante l’esecuzione dell’opera, lasciando a disposizione delle amministrazioni comunali tale fabbisogno aggiuntivo. I tempi di progettazione, approvazione e realizzazione delle opere previste per l’approvvigionamento idrico dei cantieri del ponte sullo Stretto di Messina, sono assolutamente coerenti con le fasi realizzative e non determinano alcun allungamento dei tempi.

Studio di Incidenza Ambientale individua complesso quadro di specifiche misure di compensazione

La Commissione Tecnica di Verifica dell’impatto ambientale (CTVA) nel 2013 non ha espresso un parere negativo sulla Valutazione di Incidenza Ambientale (VIncA) bensì ha evidenziato, come esito della propria istruttoria, la sussistenza di un’incidenza negativa su alcuni siti della Rete Natura 2000. Al riguardo, si conferma che, nell’ambito della Progettazione Definitiva, lo Studio di Incidenza Ambientale è stato oggetto di una completa e profonda rivisitazione e integrazione che tiene conto dei criteri, delle modalità e delle procedure di analisi e sviluppo più aggiornate. Tale Studio tiene conto delle precedenti valutazioni istruttorie della CTVA e, a valle di tutti gli approfondimenti condotti e all’adozione di misure di mitigazione, individua un complesso quadro di specifiche misure di compensazione per far fronte alle incidenze significative negative residue, in linea con quanto previsto dall’art. 6 della Direttiva 92/43/Cee. (pc)

[Pietro Ciucci è AD della Società Stretto di Messina]

L’OPINIONE / Enzo Musolino: Le disuguaglianze nell’accesso ai farmaci ci condannano alle mancate cure

di ENZO MUSOLINO – È purtroppo esperienza ormai comune di molti pazienti oncologici calabresi: l’emigrazione sanitaria cui siamo costretti da anni riguarda anche l’approvvigionamento di farmaci di ultima generazione, più efficaci, meno tossici, molto costosi.

L’Ocse è da tempo che denuncia questo squilibrio: c’è una disparità d’accesso agli antiblastici in Europa, c’è una disparità tra i cittadini nei singoli Stati, soprattutto in quelli – come l’Italia – in cui la Sanità e’ regionalizzata, nei quali la cristallizzazione delle diseguaglianze va di pari passo con il disavanzo delle Aziende sanitarie.
Anche i cittadini di Villa, come quelli di Reggio e di tutta la Regione, vivono, sulla propria pelle, questa insopportabile differenza, sperimentano l’utilizzo di farmaci salva vita “diversificati” per territorio.  Si può godere di una certa cura “innovativa” a Milano e non a Reggio? È giusto rassegnarsi ad una qualità di vita e a cure diverse solo perché la Sanità calabrese è in disavanzo?
Si può accettare la qualifica di “cittadini di serie B” solo perché non si riesce ad appianare un bilancio?  Con questa nota vogliamo rivolgerci al Presidente Occhiuto, nella doppia veste di Governatore della Regione e di Commissario ad acta per il ripiano del disavanzo sanitario, chiedendogli: è vero che in Italia non è omogeneo l’accesso ai farmaci antitumorali di ultima generazione? È vero che il disavanzo calabrese limita gli specialisti nella prescrizione dei farmaci più costosi? È vero che i seguenti farmaci antiblastici Atezolizumab (Tecentriq ),  Nivolumab (Optivo ), sono al momento non erogabili in tante Asl del territorio calabrese?
Occorre affrontare questo dramma con verità e sobrietà.  Qui non serve dividersi tra destra e sinistra perché è in gioco l’aspettativa di vita dei nostri figli. Non possiamo arrenderci ad un Governo che si limita a commissariare le sanità regionali in deficit, senza porsi il problema – immediato – dell’ intervento sostitutivo perequativo, del ricorso a fondi Nazionali che tentino di “unire” un Paese che è diviso tra chi ha la speranza di guarire e chi ha la certezza di non farcela, solo perché si è residenti in Regioni diverse.
Sappiamo una cosa: non ci bastano risposte generiche, non possiamo più attendere un “risanamento” che tarda a produrre effetti concreti.
Lo Stato, il Governo, ha il dovere di intervenire in applicazione di precisi precetti costituzionali:  art. 32 Cost, co. 1: La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti;  art.117, co. 2, lett. m: Lo Stato ha legislazione esclusiva nelle seguenti materie: (…) determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale.
I nostri concittadini si recano negli ambulatori dei territori calabresi, accedono alle cure chemioterapiche ma non hanno la certezza di essere curati come se vivessero a Reggio Emilia.
È giusto tutto questo? Solleviamo queste domande dallo Stretto, dall’Area vittima, prossimamente, del più grande sperpero di denaro pubblico della recente Storia calabrese: i 14 miliardi di euro che stanno per essere investiti nell’ inutile “Ponte sullo Stretto” gridano vendetta, come “piange il cuore” aver visto sprecate – sempre a causa del Ponte – le risorse calabresi del Fondo di Coesione e Sviluppo.
Di fronte allo scandalo dei farmaci non disponibili per i calabresi, innanzi al baratro della diseguaglianza che “spezza” vite umane per mancate cure adeguate, come si fa ad accettare una tale enorme sottrazione di risorse solo per accontentare gli appetiti elettorali di una forza politica al Governo del Paese?
Presidente Occhiuto, chiediamo risposte, pretendiamo rispetto per i diritti di cittadinanza dei calabresi. (em)
[Enzo Musolino è segretario cittadino del Partito Democratico]

L’OPINIONE / Mariaelena Senese: È evidente che le morti sul lavoro sono un’emergenza strutturale

di MARIAELENA SENESE – È ormai evidente che la questione degli infortuni mortali sul lavoro è diventata un’emergenza strutturale, con numeri che confermano una situazione drammatica e consolidata.

Nei primi otto mesi del 2024, si sono registrati 680 decessi sui luoghi di lavoro, 23 in più rispetto allo stesso periodo del 2023, un trend in costante crescita che richiede risposte urgenti e adeguate.

Il decreto sulla patente a crediti, purtroppo, è non solo una misura insufficiente e fuorviante, ma la solita “norma bandiera” che non affronta il vero problema: la prevenzione degli infortuni prima che accadano.

L’obiettivo primario dovrebbe essere quello di impedire le morti sul lavoro, agendo in modo concreto sulla prevenzione e non solo nel post-incidente. Anche la premier ha oggi riconosciuto quanto noi denunciamo da sempre: “La sicurezza deve essere una priorità nazionale”. Meglio tardi che mai!

La sicurezza non è solo un insieme di norme, bensì anche il modo in cui queste vengono applicate e sanzionate. Spesso, infatti, la loro efficacia dipende dall’etica delle imprese, un tema troppo poco discusso.

In molti casi, i lavoratori pagano con la vita il veleno dei subappalti, dove il lavoro nero prolifera e il risparmio sui costi della sicurezza diventa la chiave per ottenere profitto a discapito della vita umana.

Nella dinamica dei subappalti a cascata è necessario valorizzare la figura del Coordinatore della sicurezza in fase di esecuzione, come previsto dal Decreto legislativo 81/2008. Questo ruolo è fondamentale per coordinare le attività delle diverse imprese coinvolte in un cantiere, riducendo i rischi e aumentando i controlli sull’intera filiera.

La sicurezza sul lavoro è una responsabilità comune e serve l’impegno coordinato di tutti gli attori della filiera: Regioni, Asp, Inail, Itl, Inps e Rlst.  È indispensabile migliorare il dialogo e il coordinamento tra questi enti, incrociando i dati a disposizione e monitorando le specificità territoriali. In questo contesto, è prioritario potenziare gli organi ispettivi con figure dedicate ai settori maggiormente colpiti da infortuni mortali.

Proponiamo inoltre la tracciabilità della formazione attraverso un portale digitale, dove gli attestati possano essere caricati online per contrastare il fenomeno dei certificati falsi. Riteniamo inoltre fondamentale l’uso obbligatorio di tecnologie di sicurezza avanzate sui macchinari da cantiere, con sistemi di arresto automatico in caso di rischio. Non è accettabile che si continui a morire schiacciati da macchine di movimento terra come accadeva negli anni ’50.

Il miglioramento delle condizioni di sicurezza sul lavoro deve diventare una priorità concreta e tangibile. La sicurezza non può più essere considerata una variabile sacrificabile per il profitto. (ms)

[Mariaelena Senese è segretaria generale Uil Calabria]

L’OPINIONE / Paolo Bolano: La rabbia contro uno Stato distante da Reggio

di PAOLO BOLANO – Ho visto con i miei occhi un automobilista che gettava il sacchetto della spazzatura sulla strada. La distanza non mi ha consentito di leggere la targa. Io che lotto da anni per avere una città normale, vivo a Reggio Calabria, mi “bolle il sangue” vedendo queste cose. Lo stesso accade per “zia Saveria”.

Comunque, Andiamo avanti e permettetemi di fare qualche breve considerazione. Le nostre mamme che amavano la città pulivano la “rua” tutti i giorni e coltivavano i fiori davanti casa per fare Reggio bella e gentile. Oggi quattro trocloditi puntano a sporcare la città. Capisco la rabbia di questi cittadini contro l’amministrazione comunale, contro uno Stato distante da Reggio. Ma questo non giustifica nulla.

Chiariamo meglio. Le famiglie hanno problemi di tutti i generi. Non c’è lavoro, le tasse sono altissime, i servizi pubblici carenti, mancano le fogne, le strade i marciapiedi. Se vai in un ufficio per risolvere un problema se non ti raccomandi torni dieci volte. E poi hai anche il politicante troglodita che ti innervosisce con la sua ignoranza.

Poi ci sono i tuoi figli che ti hanno lasciato in cerca di lavoro. Sono laureati. Hai speso tanti soldi per mantenerli all’Universita. A Milano lavorano. Guadagnano 1500 euro che per Reggio potevano bastare. A Milano no, l’affitto costa mille euro. Ecco che devi ancora intervenire. Dalla tua misera pensione devi spedire almeno 500 euro per l’affitto stabilito dai polentoni.

Così la tensione aumenta assieme alla rabbia contro tutti, contro il mondo intero. Certo non dico questo per giustificare quel mascalzone e maleducato che getta la spazzatura in mezzo alla strada. Mi guaderei bene! Ergo. Alziamo la vista. Gli storici ci dicono che le due Italie si sono formate nel medioevo. Al Nord l’ordinamento comunale favoriva la partecipazione del popolo al governo locale. Ecco da dove sbuca l’amore per il bene pubblico. Al Sud il barone disincentivava gli investimenti nell’istruzione, la plebe sfruttata serviva solo per lavorare la terra e portare i frutti al castello. C’era rabbia.

Nel Regno delle due Sicilie, anche con il colto Federico II, non veniva favorita la partecipazione popolare. Era tutto il contrario dell’Italia dei Comuni. Insomma, si va avanti con un Sud dove i baroni comandavano e i sudditi obbedivano. Di partecipazione al governo locale da parte delle plebi non si parlava mai.

Possiamo dire correndo con la storia, che quelle abitudini si sono tramandate fino a oggi. La mancata partecipazione al governo locale ti porta rabbia e veleno contro i governanti incapaci. Ecco che incazzati come sono i cittadini oggi del terzo millennio, non sanno a che Santo votare. Infatti, non votano. Disprezzano la cosa pubblica e chi governa. Se possono danneggiarla è un piacere, se poi gettano il sacco della spazzatura sulla strada si sentono appagati, felici per aver colpito il bagaglio.

Ma, nel caso specifico, il delinquente stava colpendo me. Io ero dietro, correvo con la mia vettura dietro il troglodita che ha gettato il sacco della spazzatura, e ho dovuto fare una frenata complicata – e fortunata al tempo stesso – per evitare l’incidente.

Meno male che dietro di me non c’era nessun altro automobilista. Sono fortunato? Fate voi! (pb)

L’OPINIONE / Santo Gioffrè: In Calabria facciamo finta che vada tutto bene

di SANTO GIOFFRÈ – Insomma, ieri sera (lunedì ndr), nel TG Rai Calabria, abbiamo ascoltato, e visto, un bollettino di guerra simile a quelli che giungono da Gaza: 1) La Calabria è la Regione più povera d’Europa; 2) Un giorno sì e l’altro ieri pure, ormai, non esistono aree che non protestino perché prive di assistenza sanitaria, persino quella di bassa qualità perché la Calabria è la prima Regione d’Europa priva di sanità pubblica.

Ma il paradosso è che, invece di trovare medici, ora e subito, e non giocare con i conti delle Asp a favore di farma-factoring, si assiste a continue inaugurazioni di Facoltà di Medicina e Chirurgia. Attenti, però, perchè se ciò si dovesse trasformare solo in uno strumento per dare sfogo a qualche baronia di III livello, sponsorizzata dal potere regionale di turno con l’ansia di allargare il manierismo del consenso sterile, col tempo, il tutto, si ritorcerà contro la Calabria stessa.

Il rischio è che, in epoche tristi di spopolamento e di de-strutturazione della Calabria, se non si realizzeranno le relative infrastrutture medico-didattiche di altissimo livello, con imponenti finanziamenti, come fu per Catanzaro, il tutto rimarrà una mera operazione di clientelismo elettoralistico, pericoloso però, perché la parcellarizzazione e la svalutazione di una facoltà medica, che dovrebbe formare medici del III millennio e che dovrebbe misurarsi con le super finanziate e specializzate facoltà mediche d’Europa, ci porterà alla condizione di scarto di società, più di quanto ora siamo.

Insomma, in epoche di autonomia differenziata, se non si faranno, ripeto, impiegando ingenti finanziamenti, le infrastrutture scientifico-didattiche degne delle migliori facoltà, non si otterrà altro che l’accettazione della ghettizzazione dei medici che si laureeranno in Calabria.

E, mentre la Calabria, entro 10 anni, perderà il 50% della sua popolazione, si sazieranno solo gli appetiti politici e di becero populismo al ribasso che, a lungo andare, non porterà, o resterà, nulla alla poca Calabria che rimarrà. Ricordo i miei colloqui con Gino Strada, quando doveva venire a fare il Commissario alla sanità in Calabria e i pusillanimi al governo non ebbero il coraggio di nominarlo. Strada aveva l’ambizione, con Emercency, di creare in Calabria, ormai terra di frontiera, un Centro Medico-Chirurgico di primissimo livello che, oltre l’assistenza di altissima qualità, avrebbe formato medici tali da sfidare persino gli americani, con gli incentivi morali giusti per farli rimanere in Calabria. Qualcuno, persino, arrivò a dirgli di starsene dov’era con qualche strana telefonata.

3) La Calabria, visto lo sdarrupato sistema infrastrutturale, occupa il primo posto per mortalità sulle strade. A fronte di tutto ciò, il calabrese ride, ride sempre e fa finta che tutto va bene. Tra poco, la Calabria e la Guayana Francese, oltre che essere affratellati nell’infinitesima ultima postazione nelle classifiche, alleveranno scimmie, che saranno parte evoluta di ciò che adesso c’è. Non so se, da medico, ho reso bene il pensiero. (sg)