Al Teatro Belli di Roma si presenta l’antologia delle poesie di Lorenzo Calogero

di GIUSY STAROPOLI CALAFATI Si è ancora in tempo per incontrare Lorenzo Calogero, ascoltarlo e farsi rapire dai suo versi musicalissimi. Al Teatro Belli di Roma la risposta è sì.

Lorenzo Calogero continua a intrigare e affascinare. Un poeta capace di cogliere le sfumature più sottili della realtà e di trasfigurarle in versi che esplorano “il mistero del rispecchiarsi eterno della vita e della morte,” come scrive Aldo Nove nella prefazione alla nuova antologia Poesie scelte 1932–1960, edita da Lyriks e curata da Nino Cannatà.

Un volume bilingue con le traduzioni in inglese di John Taylor e impreziosita da un’opera inedita di Emilio Isgrò in copertina, sarà presentata il 18 dicembre 2024 alle ore 18:30 al Teatro Belli di Roma. L’evento vedrà la partecipazione di poeti, letterati, attori e artisti che renderanno omaggio a una delle figure più luminose e, al contempo, più enigmatiche del panorama poetico del Novecento europeo.

La poesia di Lorenzo Calogero è un respiro profondo che regge il peso del bene e del male, oscillando tra il sublime leopardiano e l’intuizione surreale. “Il demiurgo di Melicuccà,” come lo definisce Aldo Nove, non cerca parafrasi né semplificazioni: la sua opera invita a un esercizio di attenzione, a un’immersione nella percezione pura, dove il linguaggio diventa tramite per accedere a mondi simbolici. La sua voce, sovratemporale, parla al lettore contemporaneo con sorprendente immediatezza, affrontando il senso di vuoto e solitudine che permea il nostro tempo.

Nella sontuosa e ricercata antologia, Lyriks ripropone una selezione di poesie tratte dai quaderni di Villa Nuccia, accompagnate da manoscritti e riflessioni inedite, offrendo uno sguardo rinnovato su un’opera che, pur avendo rischiato l’oblio, conserva un valore inestimabile. La nuova edizione, aggiornata e illustrata, non si limita a celebrare Calogero: vuole restituire alla sua poesia il ruolo centrale che merita, sottraendola alle dicerie e ai preconcetti che troppo spesso ne hanno oscurato la sua suggestiva luce.

Durante la presentazione, il contributo critico e artistico sarà affidato a Claudio Damiani, uno dei più significativi poeti italiani contemporanei, e a Sonia Gentili, storica della letteratura e poetessa. Carlo Emilio Lerici, figlio del primo editore di Calogero e direttore del Teatro Belli, insieme a Marcello Sambati, poeta e attore candidato al Premio Ubu 2024, offriranno ulteriori prospettive sull’autore, mentre Nino Cannatà, regista ed editore, approfondirà la genesi e il valore dell’antologia, lanciata in anteprima al Salone del Libro di Torino, lo scorso maggio, presso l’area istituzionale della Regione Calabria e presentata al pubblico presso la Festa della Poesia a Melicuccà, lo scorso agosto. Le letture saranno affidate a Silvia Gussoni, con intermezzi musicali originali a cura di Francesco Chieffo mentre la conduzione sarà di Gisella Blanco.

Lorenzo Calogero, dopo la sua morte, ha visto una riscoperta postuma che lo ha portato a essere definito dalla critica italiana ed estera come “il nuovo Rimbaud italiano.” Gli eleganti volumi pubblicati da Roberto Lerici negli anni ’60 hanno acceso l’interesse internazionale sul poeta calabrese capace di scomodare i grandi critici e poeti come Sinisgalli, Montale, Luzi, Caproni, Sereni. Tuttavia, gli oltre 800 quaderni manoscritti di Calogero sono rimasti in gran parte inediti per decenni, un silenzio che questa antologia vuole provare ad interrompere con coraggio e lungimiranza.

“Un’orchidea ora splende nella mano”, Poesie scelte 1932–1960, con la versione inglese a fronte, non è solo un contributo al panorama letterario: è un invito a tutti i lettori a riscoprire una voce lirica potente, una delle più grandi del Novecento europeo. Un’occasione per lasciarsi trasportare dall’intensità di una poesia che, oggi più che mai, sa parlare al cuore dell’uomo. 

L’appuntamento romano con Calogero è un rendez-vous imperdibile a cui non si può mancare, se ci si vuole immergere in quell’immenso ‘Poco suono’, in grado di far vibrare lo spazio stellato e oltre. (gsc)

L’OPINIONE / Santo Gioffrè: E ora parliamo di Lorenzo Calogero

di SANTO GIOFFRÈDurante la bella iniziativa a Melicuccà su Calogero, ho sentito, da spettatore in ultima fila, che sta per nascere, su iniziativa del Comune e sull’onda della stessa riuscitissima manifestazione, una Fondazione Calogero e che, come prima cosa, chiederanno che tutti i quaderni del Fondo Calogero dell’Unical ritornino a Melicuccà per, poi, continuare il lavoro fin qui fatto con l’obiettivo non solo di pubblicarli, ma di renderli accessibili a tutti coloro che, nel mondo, hanno o stanno studiando Calogero.

Lì c’erano tre dei nipoti del grande Poeta. Compresa una signora dimorante in Firenze la quale, nel dire, qualche perplessità l’ha manifestata in relazione ai tanti “coglioniggiamenti” (espressione coniata da Lorenzo Calogero stesso subito dopo aver ricevuto il Premio Villa San Giovanni) dei quali, nei tanti anni, Calogero è stato vittima.

Su Calogero c’è stato, negli ultimi 25 anni, troppo fumo e niente arrosto in giro.

Essendo stato per ben 8 anni assessore alla Cultura della Provincia di R.C. (1998-2002/2007/2011) fumo ne ho incontrato parecchio.

Mi sono imbattuto in Calogero, la prima volta, quando andai a trovare la sua tomba a Melicuccà, nel 2000. Il camposantaro non riusciva a ricordare dove fosse. Dopo un giorno di ricerca, la individuai nel posto più infame del cimitero. In un sottoscala, appena si entrava in un grande stanzone di sepolture, nella parte più bassa in balia all’acqua ogni volta che pioveva.

Cioè, letteralmente, ogni volta che pioveva la sua sepoltura era bagnata dall’acqua, dimenticato da tutti. Grande fu la mia rabbia. Ma come, tutti, a parole e in cerca di affari, si riempivano la bocca su Calogero e, poi, da 40 anni le sue ossa erano lì, buttate come il più misero degli uomini senza la pietà né dei parenti né di tutti questi grandiosi uomini di alta cultura? Prima di tutte le barzellette, il rispetto della memoria sui resti, cazzo! Andai in Comune a chiedere, amareggiato, tornai a Reggio e, immediatamente, convocai tutti. Chiesi al sindaco d’individuare un’area del cimitero dove costruire, subito, una degna tomba-mausoleo. Finanziai in toto l’opera. Seguii i lavori della nuova tomba, giorno dopo giorno, insieme all’ing. Martino.

Quando fu finita, in una bella cerimonia, lo seppellimmo in questa nuova e degnissima dimora. Ecco cosa vuol dire l’amore e il ricordo.

Tra l’altro, io conservo un ricordo dolorosissimo e personale che mi riporta a Calogero. Quando, nel 1956-57 era ricoverato a Villa Nuccia, a Catanzaro, mia madre era ricoverata nel reparto femminile e mio padre mi raccontava, sempre, di averlo conosciuto. Ora, al di là di tutto, ritengo che la via della Fondazione, se nascerà , sia quella giusta, nella speranza che si possa fare ciò che finora non si è fatto.

Questi sono i fatti di una Terra periferica che rischia di scomparire insieme ai suoi immensi bacini culturali, tra Salvini e mercanti di ogni genere ed io ne ho incontrati parecchi in quel ruolo che per così tanti anni ho ricoperto.

E non li sopportavo, non li sopportavo proprio, con il loro bel parlare, i loro curriculum, le loro petulanti richieste precedute da preamboli di buone intenzioni e che si riducevano in richieste, sempre, di vil pecunia. Io non ho mai posseduto il senso dei soldi e della proprietà, porca la miseria. In vecchiaia dovrò resettarmi, cazzo! (sg)

A Melicuccà un bel convegno sul grande poeta Lorenzo Calogero

Lorenzo Calogero, un grandissimo poeta calabrese, nato a Melicuccà, più conosciuto in Europa che in Calabria. Un bel convegno nel suo paese natale,  organizzata dal Comuni, dal Liceo scientifico “Alessandro Volta” e dal Circolo Rhegium Julii ha reso omaggio alla figura e l’opera del poeta. Bello anche il titolo dell’incontro che si è svolto presso l aFonte Rimatisi: Mandai lettere d’amore. Lorenzo Calogero tra la solitudine del Paese e l’inquietudine del novecento.

Moderata con grande sobrietà dalla Pprof. Giovanna Monorchio, la serata si è aperta con i saluti del sindaco Emanuele Oliveri e del presidente del Rhegium Giuseppe Bova. Tutti hanno ricordato l’importanza di rinsaldare la ricerca e l’approfondimento critico di autori di conclamato valore come Calogero, Fantino, Seminara, Altomonte, La Cava, Strati e tante altre personalità per rafforzare il ruolo e il contributo che il capitale umano e culturale della Calabria ha dato al nostro Paese.

Momento centrale della serata sono stati gl’interventi dell’apprezzato linguista Paolo Martino, docente della Lumsa e della scrittrice Benedetta Borrata.

Paolo Martino ha ricordato la dimensione lirica di Calogero e le cocenti delusioni dallo stesso patite in vita per l’indifferenza dimostrata delle case editrici verso l’opera di questo grande poeta. Un artista del primo novecento che si può ben definire come un “sacerdote della poesia” per l’intimo legame, quasi un consunstazione, tra la sua esistenza e la poesia. Un’opera da leggere come una sorta di frag-mentum, come un insieme di illuminazioni destrutturate, ma ricche di una emozionante visione.

Martino ha ricordato gli studi che, con lui, alcuni residenti (come Natale Pace) hanno avviato da giovani su Lorenzo Calogero e il tentativo di pubblicare delle riviste per approfondirne la tematica e la forza del lirismo calogeriano. Ma ha evidenziato anche come di Calogero poeta europeo si siano occupati, forse tardivamente, Leonardo Sinisgalli, Eugenio Montale, Giuseppe Tedeschi, Elio Pecora e ancora Stefano Lanuzza, Carmelina Sicari, Rodolfo Chirico, Pino Bova.

Purtroppo l’esito del prolungato disinteresse verso il poeta e la sua opera è stato determinante nel suo destino ed ha certo giocato un ruolo decisivo anche nella sua tragica fine. Anche post mortem la vicenda Calogero suscita ancora diversi perplessità e sconcerto: nonostante un importante convegno organizzato a Cosenza da Vito Teti, nessun nuovo testo è stato pubblicato dall’Unical e i suoi numerosi scritti restano ancora inediti e giacenti senza alcun progetto di recupero. Una grave mancanza questa, che è il sintomo di un grande vuoto culturale che nemmeno la presenza della più grande università calabrese riesce a colmare.

Benedetta Borrata è stata protagonista di un intervento particolarmente incisivo da cui sono emerse importanti informazioni sulla personalità di Lorenzo Calogero, sugli aspetti caratterizzanti lo stile e la poetica dell’autore e aneddoti rivelatori di complesse problematiche che hanno segnato la sua vita. Sono state commentate anche alcune lettere dei fitti carteggi che Lorenzo Calogero ha mantenuto con Giuseppe Tedeschi e Leonardo Sinisgalli, veri scopritori del poeta e della sua poesia che gli stessi relatori hanno indicato come voce importante del nostro Novecento. 

Le relazioni sono state intervallate dalla lettura di versi dell’autore, da parte di alcuni allievi del Liceo scientifico “A. Volta”, già impegnati in un lavoro di ricerca, come risulta dagli atti pubblicati dallo stesso Rhegium Julii.

Le conclusioni della serata sono state tratte dalla Dirigente scolastica Marisa Monterosso, una presenza importante nel mondo della scuola che ha colto subito l’importanza del Progetto connesso alla valorizzazione degli autori calabresi proposta dal Circolo Rhegium Julii ed ha realizzato con gli studenti del Liceo Volta tre tesine su Lorenzo Calogero ora pubblicate dalla stessa associazione.

«L’inquietudine che caratterizza l’opera di Lorenzo Calogero – ha detto la Monterosso – fatta di connubi e sperimentazioni, l’ha reso figlio insieme del suo tempo e figlio di Melicuccà e della Calabria. Del Novecento lo caratterizza la crisi esistenziale, ma la solitudine e l’isolamento che traspaiono dai suoi versi esprimono un rapporto controverso con il suo paese d’origine, Melucuccà, che pure costituì il suo cordone ombelicale con il mondo e il suo rifugio».

Il convegno si è concluso con un concerto jazz particolarmente coinvolgente del trio Armonie mediterranee composto da Martino Schipilliti, e Giancarlo e Francesco Mazzù. (rrc)