LA CALABRIA E I DATI IMPIETOSI NEI REATI
CONTRO IL SUO MARE: È QUARTA IN ITALIA

di ANTONIETTA MARIA STRATI – In Calabria il mare è sempre più violato: la regione, infatti, si classica quarta con 2.371 reati a fronte di 103.778 controlli pari al 10,3% del totale nazionale. Sono i «dati impietosi» emersi dal Report Mare Mostrum di Legambiente Calabria, in cui viene rilevato che le persone denunciate sono 2.629, 14 quelle arrestate. Sono 579 i sequestri effettuati, 3151 gli illeciti amministrativi e 3498 le sanzioni amministrative con un valore delle sanzioni erogate di 14.466.423 euro.

Il dato “migliora” se si considera il numero di infrazioni per km di costa, dato che la Calabria scende all’undicesimo posto.

Continuano a crescere i reati nel ciclo del cemento, dall’abusivismo edilizio alle occupazioni del demanio marittimo: 1.046 reati in Calabria con un incremento del 20,1% che porta la nostra regione al quarto posto. La Calabria è al terzo posto nella classifica del mare inquinato con 828 reati, il 13% del totale, e 675 illeciti amministrativi. La Calabria è quarta nella classifica della pesca illegale con 336 reati e 461 illeciti amministrativi e settima per violazioni del codice della navigazione e nautica da diporto, anche in aree protette, con 161 reati e 400 illeciti amministrativi.

Dati «impietosi» li ha definiti Anna Parretta, presidente di Legambiente Calabria «e ci dimostrano che soprattutto riguardo al ciclo illegale del cemento ed alla mala depurazione, occorre invertire velocemente la rotta. Le cronache giudiziarie continuano a rivelarci gravi problematiche a carico di decine di depuratori in tutte le province calabresi, confermando le attività di monitoraggio effettuate da Legambiente attraverso la campagna Goletta Verde, per come rilevato dall’inchiesta denominata “Scirocco”».

«Il mare continua a subire minacce insostenibili – ha proseguito – nonostante sia tra le risorse naturali più belle ed importanti della regione e costituisca un volano essenziale anche per l’economia calabrese. Occorre una presa di coscienza profonda da parte di tutti i cittadini e di tutte le amministrazioni per fermare le illegalità e tutelare l’ambiente e la salute perché il mare ed i territori costieri in Calabria sono di vitale importanza».

Ma i reati ambientali non sono solo un problema calabrese: gli illeciti, purtroppo, aumentano ogni anno a un ritmo sempre più intenso: 25.545 le persone denunciate nel 2023 in Italia, in aumento del 43% rispetto al 2022. Cresce, però, l’efficacia dell’azione repressiva, come dimostra il numero di persone arrestate (204, +98,1% rispetto al 2022) e quello dei sequestri, pari a 4.026, in crescita del 22,8% sul 2022. Un reato su due (50,3%) si concentra nelle 4 regioni a tradizionale presenza mafiosa,Campania (3.095 illeciti penali), Sicilia (3.061), Puglia (3.016) e Calabria (2.371)che guidano nell’ordine, come numeri assoluti, la classifica regionale, seguite dal Lazio (1.529 reati) e dalla Toscana (1.516). Nelle prime dieci regioni figurano anche Sardegna, Veneto, Liguria e Marche.

Insieme alle violazioni amministrative, la media è di 8,4 illeciti per km di costa, uno ogni 119 metri. Ciclo illegale del cemento (10.257 reati, +11,2% rispetto al 2022), ciclo illegale dei rifiuti e mare inquinato (6.372, +59,3%), pesca illegale (4.268 illeciti penali, +11,3%) si confermano i reati più diffusi. Preoccupa anche la violazione delle normative che regolano la nautica da diporto:2.059 illeciti penali accertati nel 2023, + 230% rispetto al 2022.

Cosa fare, allora, per contrastare i danni dell’illegalità ambientali? A tal proposito, l’Associazione ha lanciato un pacchetto di 10 proposte che hanno al centro quattro macro temi: la lotta all’abusivismo edilizio, su cui l’Associazione ambientalista «chiede, ad esempio, di velocizzare l’abbattimento degli immobili abusivi, anche prevedendo finanziamenti a favore dei Comuni che eseguono le ordinanze di demolizione e alle procure della Repubblica, alle procure Generali e alle Prefetture per l’esecuzione delle sentenze di condanna in materia di abusivismo edilizio; la lotta alla maladepurazione, per uscire dalle onerose procedure d’infrazione dell’Unione europea, investendo sulla realizzazione e/o sull’adeguamento dei sistemi fognari e di depurazione, migliorando in generale l’intero sistema di gestione, efficientando il trattamento delle acque reflue».

E ancora, «il tema dei rifiuti – si legge – dando, ad esempio, piena attuazione alla normativa di recepimento della Direttiva 2019/883 relativa agli impianti portuali di raccolta per il conferimento dei rifiuti delle navi e regolamentare in maniera stringente lo scarico in mare dei rifiuti liquidi (acque nere ed acque grigie, acque di sentina, ecc.), istituendo, per esempio, delle zone speciali di divieto di qualsiasi tipo di scarico, anche oltre le 12 miglia dalla costa;  promuovendo politiche attive e misure per la prevenzione nella produzione e per la lotta all’abbandono e la dispersione dei rifiuti; il contrasto della pesca illegale, con adeguati interventi normativi e sanzioni davvero efficaci».

«Anche quest’anno, a fronte dell’impegno quotidiano delle Capitanerie di porto e delle forze dell’ordine contro l’aggressione alle coste e al mare del nostro Paese, con il nostro report Mare mostrum– ha dichiarato Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente –ribadiamo l’esigenza di rafforzare il ruolo e le attività di competenza di tutte le istituzioni coinvolte, dai singoli Comuni alle Regioni e alle Arpa».

«La nostra Associazione – ha aggiunto – da sempre impegnata in attività di monitoraggio e di volontariato, come quelle svolte grazie a Goletta verde, alle indagini Beach litter e alla campagna “Spiagge e fondali puliti”, avanza dieci proposte a Parlamento e Governo per tutelare in maniera più efficace lo straordinario patrimonio ambientale marino del Belpaese. Bisogna potenziare l’attività di demolizione degli immobili abusivi, e non prevedendo nuovi condoni, ammodernare e completare il sistema di fognature e depuratori, potenziare l’economia circolare e prevedere sanzioni più severe per la pesca illegale».

 «Il ciclo illegale del cemento – ha commentato Enrico Fontana, responsabile Osservatorio ambiente e legalità di Legambiente – rappresenta la quota più significativa dei reati ambientali analizzati anche in questa edizione di Mare Monstrum, a causa, principalmente, della miriade di abusi edilizi che continuano a sfregiare l’Italia».

«Un fenomeno devastante per lo sviluppo sociale, ambientale ed economico dell’intero Paese – ha aggiunto – che colpisce principalmente il Sud, in particolare le regioni a tradizionale insediamento mafioso, e le aree costiere, le perle estive del Belpaese e su cui bisogna intervenire con una mano decisa e con abbattimenti non più rimandabili. L’abusivismo edilizio lungo le coste, inoltre, fa da moltiplicatore dei fenomeni d’inquinamento, a causa degli scarichi diretti in mare degli immobili costruiti illegalmente». (ams)