di MAURO NICASTRI*
*Presidente Associazione Italian Digital Revolution
In una recente intervista, rilasciata ad un quotidiano nazionale, il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha chiarito che, nei progetti che saranno finanziati dal Recovery Fund, «la parte del leone la faranno il green ed il digitale. Molti progetti sono stati pensati per rafforzare il tessuto produttivo, con particolare riguardo alle medie e piccole imprese: ingenti risorse entreranno nel programma “transizione 4.0” che renderà le nostre imprese più digitali, più verdi, più innovative».
L’Italia sconta un grave gap sul digitale sia nei confronti dei Paesi del G20 sia rispetto agli altri Paesi dell’Unione Europea. Essere, oggi, competitivi nel digitale significa essere competitivi in ogni settore economico e sociale.
Nell’ultimo anno, tutti i paesi dell’Ue hanno migliorato le proprie performance nel digitale. I Paesi scandinavi hanno ottenuto i punteggi più alti nel Desi 2020 e sono tra i leader mondiali nella digitalizzazione. L’Italia è tra i pochi altri paesi europei che sconta un notevole ritardo negli investimenti nel digitale, che sta facendo perdere, in modo significativo, competitività alle proprie aziende.
Il Rapporto Desi – Integrazione della tecnologia digitale da parte delle imprese – ha evidenziato che la stragrande maggioranza delle Pmi italiane non sfrutta le opportunità riservate dai servizi avanzati nel campo del digitale, con solo il 17% di loro che utilizza servizi cloud e solo il 12% analisi dei big data.
Il nuovo Piano Nazionale Transizione 4.0, che sarà largamente finanziato con il Recovery Fund italiano, prevede investimenti per circa 24 miliardi di euro e vedrà l’incentivazione degli investimenti privati nel campo tecnologico fra i suoi principali obiettivi.
È, ormai, di vitale importanza, per il futuro del nostro Paese, investire nelle piattaforme digitali abilitanti per la domanda di servizi in rete come la sanità, la scuola, la giustizia, il turismo, l’agricoltura, i pagamenti elettronici e avviare programmi di accelerazione per le competenze digitali, smart working, servizio pubblico d’identità digitale (Spid), digital security per la Pa e le imprese.
Occorre, rapidamente, tracciare una roadmap tecnologica per pianificare il futuro del nostro Paese. Non è più pensabile tentare di rincorrere i progressi e le opportunità offerte dall’innovazione tecnologica e dal digitale in generale.
È necessario prevedere i futuri scenari, ed investire in tempo utile nella realizzazione delle infrastrutture tecnologiche e nella formazione del capitale umano. L’attuale situazione emergenziale, che ha messo ulteriormente in evidenza i punti deboli del sistema Italia, non ci consente di perdere altro tempo dietro a logiche campanilistiche e di bottega; il futuro dei nostri figli si gioca ora, e chi ha la responsabilità di guidare il nostro Paese, anche avvalendosi delle migliori risorse intellettuali in campo, deve avere il coraggio di portare avanti senza compromessi le proprie decisioni. (rrm)