C’è grande attesa per il convegno internazionale su Euromediterraneo e Atlantismo, in programma mercoledì 15 dicembre alle 16 alla Temple University di Roma.
L’incontro – che si potrà seguire in streaming – sarà l’occasione per presentare il secondo numero di MedAtlantic – Segnali, scenari e sogni d’Occidente, che porta il titolo Salvare la Terra: Cop26: ultima fermata Glasgow. Si tratta di un magazine mensile innovativo, diretto dallo stesso Strati insieme al prof. Mauro Alvisi, economista, saggista e docente universitario, che vuole raccontare fatti, eventi, persone e personaggi di un’area vasta, sempre più unita (almeno idealmente) e i cui destini che condizioneranno il futuro dei nostri figli e nipoti.
Prestigioso il tavolo dei relatori presenti all’evento: Emilia Zankina, Phd Dean Temple University Rome, Gregory Overton Smith, antropologo Temple University Rome, Andrea Agostinelli, presidente Autorità Portuale Gioia Tauro, Mario Baccini, presidente Ente per il Microcredito, Irene Manzella, Twente University (NL), Roberto Cardaci, sociologo dell’Università di Torino, Erika Del Fiacco, impresa e Propr. Intellettuale Università La Sapienza, e Mauro Alvisi, economica, scrittore e condirettore di MedAtlantic. Modera Santo Strati.
L’Europa deve guardare con occhio sempre più attento all’atlantismo: è necessario soprattutto alla luce dei nuovi scenari che la pandemia da coronavirus ha disegnato nel mondo: serve uno sforzo comune, a respiro internazionale, che l’Europa e i Paesi del Mediterraneo devono impegnarsi a sostenere per un ruolo da protagonisti. È quanto è emerso dall’incontro Euromediterraneo e Atlantismo svoltosi all’Università Mediterranea di Reggio Calabria, in occasione della presentazione del nuovo mensile internazionale MedAtlantic, diretto dal giornalista Santo Strati e dal prof. Mauro Alvisi, docente presso la stessa Università. Un’aula magna affollata di studenti ha seguito con attenzione gli interventi degli ospiti in presenza (oltre a Strati e Alvisi) l’ammiraglio Andrea Agostinelli, il rettore della Mediterranea Marcello Zimbone e il direttore del Decisions Labs e della Scuola di Dottorato della stessa Università prof. Massimiliano Ferrara e di quelli in remoto: don Isidoro Sanchez Garcia Presidente della nota Fondazione Università La Laguna delle Canarie, l’ing. Renato Vitaliani, docente emerito dell’Università di Padova e l’antropologo oxfordiano Gregory Overton Smith della Temple University di Roma.
Il padrone di casa, prof. Zimbone, ha introdotto gli ospiti mettendo in evidenza il ruolo della comunicazione dell’Europa nel quadro atlantico: le attenzioni del mondo culturale tendono a essere circoscritte ad ambiti sempre più ristretti, questo nuovo mensile – ha detto Zimbone – rivela una scelta strategica che va oltre il Mediterraneo per le sue implicazioni che non sono limitate all’Unione Europea o al continente africano ma travalicano anche l’Atlantico. È un modo per innescare anche dei ragionamenti che si avvicinano e tendano al sogno: i nostri giovani devono imparare a guardare lontano, oltre quelle che sembrano le proprie potenzialità, in modo da dare sfogo a un’energia espressiva che parta proprio dal Mediterraneo che appare sempre più al centro delle strategie mondiali.
Il presidente dell’Autorità portuale di Gioia Tauro, amm. Agostinelli ha sottolineato il potenziale di tutta l’area e illustrato gli sviluppi al di sopra delle aspettative che il Porto di Gioia ha saputo realizzare. Il Porto di Gioia condivide una posizione geografica baricentrica rispetto alle rotte commerciali, che per esempio dal Far East vanno verso l’Atlantico, o quelle destinate al Nord-Europa. «Il Porto ha sofferto una crisi gravissima negli anni passati – ha detto Agostinelli –, ma da quella crisi ci siamo ripresi: due anni e mezzo orsono c’è stato un cambiamento di rotta con un cambio di gestione commerciale del più grande terminal contenitori d’Europa. Ci tengo a sottolineare le eccellenze del porto calabrese di Gioia: è un gioiello meraviglioso creato trent’anni fa con tutt’altri scopi e per l’intuizione di un imprenditore genovese trasformato in un porto di transhipment che oggi è diventato il leader nazionale come connettività (con collegamenti a 60 porti europei e 122 porti nel mondo), 34° nel mondo. Manca una cultura del mare, anche nella stessa città metropolitana: dobbiamo parlare con le istituzioni e con le accademie. Oggi parliamo della posizione della Calabria nel Mediterraneo ma dobbiamo rilevare che non è mai stata una regione marittima, anzi dal mare temeva le invasioni, ma occorre ora costruire una cultura della portualità che deve tradursi in un grande potenziale di occupazione: non servono solo ingegneri e scienziati, serve anche il personale di terra che si occupi della movimentazione e va formato. Diventa anche questa un’opportunità per tantissimi giovani del territorio. Ci sono grandi differenze rispetto al passato: il porto progetta direttamente e cresce. È dunque da tenere presente questa realtà nello scenario internazionale, in un quadro di crescita e sviluppo non solo della Calabria, ma dell’intero Paese».
Il prof. Vitaliani ha illustrato l’eccellenza raggiunta dai progettisti italiani e ha sottolineato l’esigenza di fare cultura sul costruito nel Mediterraneo, imponendo il modello italiano su quello (spesso sbagliato) atlantico.
Don Isidoro Sanchez Garcia, già Europarlamentare presidente dell’Università La Laguna, coadiuvato nella traduzione dal prof. Enzo Cutini, ha sottolineato come sia importante creare collegamenti tra le università del Mediterraneo e dell’Atlantico per sviluppare suggestive sinergie culturali transnazionali: «occorre creare ponti di conoscenza per i giovani dell’area mediterranea con interscambi di grande e rilevante portata».
Secondo l’antropologo texano Smith «c’è un cambiamento in corso nel mondo e l’atlantismo deve costituire un elemento prioritario per lo sviluppo del Mediterraneo e dei suoi popoli, dove affondano le radici del mondo classico. Non a caso dagli Stati Uniti vengono a studiare a Roma molti studenti, affascinati dalla civiltà mediterranea: sono oltre un centinaio le università americane che mandano i propri studenti in Italia (oltre 20mila) e l’Italia è tra le prime destinazioni degli studenti americani con la Spagna e l’Inghilterra».
Il prof. Massimiliano Ferrara ha illustrato lo scenario socio-economico dell’area medatlantica e spiegato perché la Cina ha saputo conquistare spazi (per esempio in Africa) ai quali non pensava più nessuno, dove si producono materie prime (tipo il silicio) che risultano fondamentale per la catena produttiva mondiale. C’è una strategia economica internazionale che vede nuovi protagonisti nel quadro geopolitico mondiale: questa esperienza pandemica, allora, ci aiuterà forse a capire meglio come sarà il mondo tra dieci-vent’anni, sull’onda lunga del neoatlantismo che di fatto ha superato il mito americano.
Alvisi e Strati, infine, hanno spiegato le ragioni che hanno portato alla realizzazione di questo nuovo mensile: MedAtlantic è nato da un’intuizione del prof. Alvisi, messa in pratica con un comune e laborioso impegno, con l’obiettivo di raggiungere un vasto pubblico in cerca di approfondimenti di cultura, politica e società della nuova dimensione del mondo mediterraneo permeato dall’ispirazione atlantista. Accanto all’edizione cartacea (italiana) sono previste le edizioni digitali anche in spagnolo e in inglese. (rrc)
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