Emergenza Peste suina africana, Sasso (Lega): Cacciatori come parte della soluzione

Il commissario regionale della Lega, Rossano Sasso, ha evidenziato l’importanza dei cacciatori come parte integrante della soluzione al problema dell’emergenza della peste suina africana.

Lo ha fatto nel corso di un’audizione in Commissione Agricoltura, in cui Sasso ha sollevato diverse questioni urgenti confrontandosi con il Commissario Straordinario nazionale, Giovanni Filippini.

«Ho apprezzato la chiarezza – ha detto Sasso – con la quale lei ha detto che i cacciatori rappresentano una forza considerevole per la soluzione dell’emergenza, come è stato dimostrato nella regione Sardegna. In questo momento vorrei farle alcuni quesiti che riguardano la regione Calabria, dove evidentemente abbiamo dei cluster che però non sono minimamente paragonabili a quelli che lei ha evidenziato, purtroppo devo dire drammaticamente, al Nord».

«E, quindi – ha detto – vado nello specifico: in provincia di Reggio Calabria, in particolar modo nella zona due, nella quale, in seguito all’ordinanza numero cinque del 2 ottobre 2024, la caccia e l’attività venatoria sono state chiuse in maniera totale. In che modo pensa si possa attuare il depopolamento dei cinghiali?».

Ha poi aggiunto: «Ho sentito parlare di bio-regolatori e quindi di un’attività coordinata e controllata con l’esercito, come previsto dal recente decreto agricoltura. Potrebbe essere quella una soluzione? Il settore dell’agricoltura rappresenta un’attività vitale per questa regione e non ci sono stati neanche i risarcimenti da parte della città metropolitana, quindi agricoltori, allevatori e anche cacciatori vivono questa situazione con estremo disagio».

«Visto che i casi sono isolati nella regione Calabria – ha detto – e l’ultimo caso di peste suina risale a circa un anno fa, è possibile iniziare ad immaginare un restringimento delle zone rosse, considerando che nelle zone cosiddette cuscinetto non ci sono episodi particolari?», ha proposto il commissario della Lega, evidenziando come «è chiaro che qui l’attenzione di tutti noi deve essere quella di preservare la salute pubblica, però se fosse possibile iniziare a ragionare anche sulla possibilità, per esempio, di autorizzare l’attività venatoria in zone dove non c’è mai stato nessun episodio».

«Considerando che l’attività venatoria – ha proseguito – finisce il 31 dicembre e iniziava il 1 ottobre, però adesso in regione Calabria non è ancora possibile, i cinghiali continuano a moltiplicarsi. Oltre alla peste suina, l’attività dei cinghiali è disastrosa per il comparto agricolo. Se fosse possibile pensare anche a un prolungamento dell’attività venatoria».

Il Commissario Filippini ha elogiato la Calabria per i progressi compiuti, dichiarando: «Mi permette anche di fare un plauso alla regione Calabria, perché come sapete il 20 settembre siamo riusciti a togliere la zona tre, che era la zona infetta per il suino domestico».

«Abbiamo ancora la zona due nell’ordinanza – ha detto Filippini –. In tutte le zone 2, 3 e anche zona 1, ho inserito una frase che permette, a fronte di situazioni epidemiologiche e dati di sorveglianza favorevoli, di poter fare delle deroghe. Questo cosa significa? Significa che ho la necessità, insieme al gruppo di esperti, di avere dati e informazioni dai territori. Se siamo in presenza di dati relativi alla sorveglianza e alla sicurezza, si potrà dare una deroga. Per quanto riguarda la zona due, si può depopolare il cinghiale non attraverso lo strumento della caccia, ma attraverso lo strumento del controllo».

«Abbiamo stabilito che è possibile effettuare il depopolamento di cinghiali con 15 persone e tre cani in zona due, in maniera sempre coordinata e controllata – ha proseguito –. Se non facciamo questo, rischiamo di diffondere ancora di più la malattia. Invece, dobbiamo trasformare questa ondata epidemica in un’azione centripeta, andando a togliere mano a mano le zone infette».

«Questo è il nostro obiettivo – ha sottolineato –: controllarla, confinarla e andare a ridurre progressivamente la zona due. Lo stesso si può fare in zona uno, che è quella più delicata. Se un cinghiale infetto in incubazione viene cacciato e si sposta in zone bianche, allarghiamo ancora di più il rischio di diffusione».

«Per la Calabria, le eventuali deroghe – ha spiegato – potranno essere concesse solo quando saranno inviati i dati epidemiologici e di sorveglianza, che però dovranno essere favorevoli. È fondamentale che queste deroghe siano supportate da dati certi, che dimostrino l’assenza di rischi per la diffusione della malattia. Soltanto in presenza di queste informazioni precise, si potrà valutare la possibilità di allentare le restrizioni e concedere deroghe per la gestione della Peste Suina Africana».

«Per questo chiedo a tutti, ma soprattutto ai cacciatori, che considero le vere sentinelle dei territori insieme ad agricoltori e allevatori, di aiutarci. Questa è una battaglia – ha concluso –che si vince tutti insieme, facendo sorveglianza e agendo in maniera coordinata, altrimenti rischiamo di perdere il controllo della situazione». (rrm)

A Reggio confronto sulla gestione del cinghiale nell’emergenza della peste suina africana

Si è svolto, a Palazzo Alvaro di Reggio Calabria, il convegno-workshop Gestione Integrata del cinghiale in emergenza Peste Suina Africana, organizzato dall’Atc RC1 con il supporto scientifico di Dream Italia, Società Italiana Ecopatologia della Fauna (SIEF) e dallo Studio Associato Alpvet con il patrocinio della Città Metropolitana di Reggio Calabria.

Una due giorni, dunque, incentrata sul tema della gestione del cinghiale con particolare riferimento al contrasto alla Peste suina africana. Oltre al Commissario Atc RC1, Massimo Canale, sono intervenuti relatori vari in rappresentanza di associazioni di categoria, dei relativi settori tecnico-scientifici e di quelli istituzionali. Nel corso dell’evento sono stati rendicontati i risultati di gestione del cinghiale con un focus sull’utilizzo dei sistemi di cattura in dotazione ai bio-regolatori nell’ambito delle misure di depopolamento del cinghiale stesso.

Sia il sindaco metropolitano Giuseppe Falcomatà che il delegato metropolitano Salvatore Fuda, sono intervenuti sulla tematica.
In particolare, entrando nel merito, Falcomatà l’ha ritenuta «una due giorni interessante per aver offerto un punto di visto più ampio sulla problematica della Peste Suina Africana, coinvolgendo specialisti del settore per una riflessione più ampia sulla gestione nazionale del fenomeno ma anche per la valorizzazione della carne da selvaggina sia sull’aspetto sanitario che dello smaltimento delle carcasse».

«Interessanti – ha aggiunto il sindaco – gli spunti anche sui risvolti professionali rispetto a figure specialistiche come i bioregolatori. Credo che momenti come questi possano consentirci di dare risalto alla tematica per risolvere il problema relativo alla peste suina e tutti gli altri aspetti connessi; non solo sul nostro territorio metropolitano ma anche su quello nazionale».

Salvatore Fuda, nel ringraziare il commissario Massimo Canale per il lavoro svolto, ha rimarcato «l’importanza di un incontro tematico su un’emergenza del genere non solo per contrastare, in collaborazione ed in linea con gli indirizzi della Regione Calabria, il fenomeno della Peste suina africana ma anche per salvaguardare importanti segmenti della nostra economia territoriale».

«Ricordiamo, infatti – ha aggiunto – che la problematica riguarda la catena degli allevamenti suini in genere e non solo i cinghiali; quindi tutta la filiera alimentare della trasformazione finalizzata ai prodotti derivati. L’Impegno dei cacciatori ha quindi una ricaduta importante su più fronti e, come città metropolitana, stiamo provando a dare ordine al settore augurandoci che arrivi presto il trasferimento delle funzioni da parte della Regione; perché non basta la sola delega per un auspicato pieno esercizio supportato anche da concreti trasferimenti di risorse». (rrc)

Peste suina africana nel Reggino, adottate nuove misure per arginare la malattia

Il gruppo di lavoro riunitosi a Reggio Calabria, coordinato dal  commissario straordinario alla Peste suina africana, Vincenzo Caputo, alla presenza dell’assessore regionale all’Agricoltura, Gianluca Gallo, e del deputato Francesco Cannizzaro, ha stabilito delle nuove misure per arginare e circoscrivere l’avanzata della malattia nel Reggino. Nello specifico, potenziamento dei controlli, altri punti di raccolta e esame delle carcasse, nuovi corsi di formazione di bioregolatori.

Presenti,  tra gli altri, anche il direttore del Dipartimento Agricoltura della Regione, Giacomo Giovinazzo; Giorgio Piraino, dirigente del settore veterinario e delegato del subcommissario per la sanità, Iole Fantozzi; il dirigente del settore agricoltura per la provincia di Reggio Calabria, Domenico Ferrara; il responsabile del settore veterinario dell’Asp reggina, Francesco Nirta; il presidente dell’ente Parco d’Aspromonte, Leo Autelitano. Con loro, altresì, i rappresentanti di Città Metropolitana, Prefettura, Asp, Atc Reggio Calabria, Carabinieri Forestali, Nas.

La riunione è servita per fare il punto della situazione e pianificare le ulteriori iniziative da mettere in campo per arginare la diffusione della malattia che colpisce suini e cinghiali selvatici ed il cui ultimo caso accertato risale, nel territorio reggino, allo scorso luglio.

Nel valutare positivamente i risultati del lavoro sin qui svolto dalla struttura regionale creata per contrastare la propagazione del morbo, esprimendo particolare apprezzamento per la scelta di investire anche sui corsi di formazione di bioregolatori (3.000 quelli abilitati nelle settimane passate, al termine di specifici percorsi formativi), il commissario Caputo ha assicurato piena disponibilità per sostenere le iniziative messe in campo dalla Regione, di concerto con gli altri soggetti istituzionali interessati.

Da qui le decisioni assunte: si procederà da subito all’attivazione del gruppo operativo territoriale, già istituito, guidato dal dirigente Piraino, con il compito di attuare e monitorare le azioni necessarie, che troveranno analitica elencazione in un piano straordinario di intervento al cui interno, per come concordemente stabilito, troveranno spazio specifiche attività.

Tra queste, ad esempio, la fornitura di gabbie speciali per la cattura dei cinghiali; l’implementazione del numero dei punti di igiene e raccolta delle carcasse, da sottoporre a controllo veterinario; la programmazione di altri corsi di formazione in materia di biosicurezza, con impegno della Regione a favorire il moltiplicarsi di incontri formativi e informativi dedicati in primis proprio ai cacciatori-bioregolatori, il cui ruolo, prezioso ed essenziale, non solo nelle zone con maggiori restrizioni,  è destinato ad acquisire sempre maggior rilevanza nell’ambito del piano di eradicazione della malattia, la cui attuazione sarà sostanzialmente demandata agli stessi cacciatori-bioregolatori. Coinvolti, inoltre, anche a raccoglitori di funghi e frequentatori dei boschi, per giungere alla definizione di una rete di sorveglianza diffusa del fenomeno.

Unico l’obiettivo: fermare l’avanzata della Psa nelle aree rosse, fino ad eradicarla.

Traguardo in vista del quale si procederà inoltre – a tutela degli allevatori – all’adozione di misure che consentiranno, in via prioritaria agli allevamenti con regime rafforzato di biosicurezza, il graduale ripopolamento dei suini abbattuti in seguito all’istituzione della zona rossa. (rrc)