Nell’edizione di oggi dell’ L’altra Voce dell’Italia, la “nuova” anima del Quotidiano del Sud, c’è una bella intervista a cura della giornalista Giuliana Carosi al «talentuoso direttore d’orchestra internazionale» Filippo Arlia.
«La musica classica va conservata – si legge nell’articolo della giornalista Carosi – va reinventata. Solo così può avvicinare la gente, sopratutto i ragazzi. Solo così puoi evitare la fuga di talenti».
«Filippo Arlia, classe 1989 – lo presenta così la giornalista Carosi – è uno dei più giovani e talentuosi direttori d’orchestra internazionali. Dopo aver calcato il palcoscenico in 25 Paesi del mondo, Arlia torna in Italia per riportare la musica classica a Catanzaro».
Nell’articolo il Maestro Arlia, che punta a progetti più ampi, come la realizzazione del primo teatro stabile calabrese, parla della situazione dei teatri in Calabria, spiegando che «la Calabria è l’unica regione italiana senza un teatro stabile».
«Abbiamo quattro Conservatori e 5mila studenti di musica – si legge nell’intervista – Sa dove andranno al termine degli studi? Fuori, lontano.».
«Non voglio questa fuga di cervelli – prosegue il Maestro Arlia – della mia terra, voglio che si esprimano qui, che la arricchiscano. Ecco perché abbiamo pensato di dare vita, a Catanzaro, al Politecnico delle Arti, una sorta di Hub della musica che accorperà le realtà artistiche del territorio per costruire un’orchestra stabile».
Il Maestro, nell’intervista, racconta che il progetto è stato possibile grazie alla sinergia tra realtà come il Conservatorio Tchaikowsky, l’Università Magna Grecia di Catanzaro, la Fondazione Politeama, il Comune e la Provincia di Catanzaro e le diverse Associazioni che hanno dato il loro contributo.
«Stiamo per firmare il protocollo d’intesa – ha spiegato il Maestro Arlia – poi inizieremo subito, con I Pagliacci di Leoncavallo: il Conservatorio e il teatro coprodurranno l’opera».
Nel corso dell’intervista, inoltre, si parla del problema dei giovani, che sono restii ad avvicinarsi alla musica classica. Secondo il Maestro, si tratta di un problema che non non è presente solo in Italia, ma anche in Europa, in quanto si vuole conservare la musica classica.
«Al contrario – ha spiegato il Maestro Arlia – invece, oggi si dovrebbe reinventare, interpretare e proporre in un modo diverso. Non è un caso se i conservatori si chiamino così».
«Il musicista di oggi emula – ha proseguito il Maestro – e questo rende la musica classica anacronistica. Vorrei, invece, passasse un messaggio diverso: la musica classica non è roba per vecchi».
«Ragazzi, suonate con maggior libertà, e rendete quest’arte attuale». (rrm)