IL VERO PROBLEMA NON È IL RANDAGISMO
MA L’ABBANDONO: SI FACCIA PREVENZIONE

di ANTONIO LOIACONOIl randagismo in Calabria è una piaga sociale complessa, e nessuno lo sa meglio di Caterina Semerano, presidentessa e fondatrice dell’Associazione Adozione “Oasi Argo” di Cirò Marina, la quale insieme ai soci del sodalizio si occupa di recuperare ed accudire i cani randagi e quelli abbandonati dagli esseri umani!

Nella nostra intervista, Semerano ha affrontato con passione e fermezza la questione, denunciando le gravi carenze istituzionali e proponendo soluzioni concrete per un problema che affonda le radici non solo nell’abbandono degli animali, ma in una cultura ed in un sistema di gestione che necessitano di un cambiamento radicale.

Il randagismo in Calabria rappresenta una delle emergenze sociali più critiche della regione, ma viene sistematicamente trascurato dalle istituzioni. La discrepanza tra i dati ufficiali e quelli reali è solo la punta dell’iceberg di una gestione inefficace e disorganizzata. Secondo i dati ufficiali del Ministero della Salute, nei canili e nei rifugi calabresi sarebbero presenti solo 1.096 cani, ma i numeri reali raccontano una storia diversa: sono almeno 17 mila i cani che popolano le strutture della regione. Questo scarto allarmante indica non solo una mancata comunicazione, ma anche un problema di monitoraggio che ha avuto conseguenze significative sulla gestione delle risorse e sull’efficacia delle politiche di prevenzione del randagismo.

Secondo Semerano, parlare di randagismo è riduttivo.

«Molti dei cani che vediamo vagare per le strade calabresi non sono randagi, ma animali abbandonati dai loro proprietari», ci dice Caterina. Questa distinzione è fondamentale, perché trasforma il problema da una questione di gestione di animali selvatici ad una questione di responsabilità umana e civica. «Il vero problema non è il randagismo, ma l’abbandono», afferma Semerano, ponendo l’accento su come l’incuria e la mancanza di responsabilità da parte dei proprietari generino non solo sofferenza per gli animali, ma anche costi sociali ed economici rilevanti.

Caterina difende con forza l’operato dei volontari, spesso ingiustamente criticati o sottovalutati. «Alle volontarie ed ai volontari – secondo la fondatrice dell’Oasi Argo – dovrebbero essere “baciati i piedi” per il lavoro che svolgono. Essi non solo salvano vite animali, ma alleggeriscono il peso economico sui Comuni, che altrimenti sarebbero obbligati a gestire in prima persona il problema. I volontari aiutano i Comuni a non spendere soldi», spiega Semerano, ribadendo come il loro impegno sia un servizio indispensabile per la comunità.

Il costo della gestione dei canili in Calabria è significativo: circa 17.000 cani sono ospitati nei rifugi ad un costo medio di 2-2,50 euro al giorno per animale! Semerano evidenzia come questo rappresenti un danno erariale evitabile. «Se si investisse in prevenzione, in particolare attraverso campagne di sterilizzazione obbligatorie e gratuite, il numero di cani abbandonati diminuirebbe drasticamente, riducendo così i costi per i Comuni e migliorando la qualità della vita degli animali».

«Investire nella prevenzione, invece che nel pagamento dei canili, è la chiave per risolvere il problema – afferma Caterina Semerano – proponendo un approccio a lungo termine che possa finalmente spezzare il ciclo di abbandono e sofferenza».

Uno dei problemi principali, secondo Caterina, è la mancanza di una cultura che veda il cane come un vero e proprio membro della famiglia. Troppo spesso, i cani sono considerati “semplici animali,” e vengono abbandonati al primo segno di difficoltà. Questa mentalità porta inevitabilmente ad un aumento del numero di animali abbandonati e, di conseguenza, ad un aggravarsi del problema del randagismo.

Semerano non risparmia critiche alle istituzioni locali e regionali, che accusa di non aver rispettato la legge del 1991, la n. 281, che regolamenta la gestione degli animali d’affezione e la prevenzione del randagismo.

«La mancanza di azioni concrete da parte dei sindaci, delle Asl e delle regioni ha portato a un perpetuarsi del problema, senza che nessuno sia stato chiamato a rispondere per i danni causati. Perché nessuno è stato denunciato? Perché nessuno paga per questo danno?», si chiede Semerano, facendo appello ai cittadini affinché prendano coscienza dell’importanza di una gestione responsabile ed attiva del problema.

«L’inadeguatezza nel fornire dati aggiornati da parte della Regione Calabria dal 2018 – ha proseguito la responsabile dell’Oasi Argo – ha comportato la perdita di fondi essenziali, che avrebbero potuto essere utilizzati per arginare il fenomeno. La Regione aveva a disposizione 1,2 milioni di euro per la costruzione di canili sanitari, ma nessun Comune ha presentato richiesta per utilizzarli, preferendo invece convenzioni con strutture private. Questa scelta è indicativa di una mancanza di programmazione o, peggio ancora, un disinteresse verso una soluzione strutturale del problema».

L’intervista a Caterina Semerano non è solo una denuncia, ma un richiamo all’azione. La fondatrice dell’Associazione Argo offre una visione chiara e concreta di come affrontare il randagismo, mettendo al centro la prevenzione, la responsabilità istituzionale e la valorizzazione del volontariato. In un contesto come quello calabrese, dove il problema del randagismo è particolarmente acuto, le sue parole rappresentano una speranza ed una guida per un cambiamento necessario ed urgente.

Il randagismo in Calabria è un problema complesso che richiede un approccio sistematico e coordinato. Attraverso una gestione trasparente, l’utilizzo efficace dei fondi disponibili ed il rafforzamento del coordinamento interistituzionale sarà possibile affrontare questa emergenza in modo efficace e duraturo. Il tempo delle soluzioni tampone è finito; è ora di adottare strategie lungimiranti che mettano fine a questa piaga sociale. (al)

CATANZARO – Martedì tavolo di confronto tra Asp e i sindaci sul fenomeno del randagismo

Martedì 27 febbraio, a Catanzaro, alle 11.30, nella Sala Concerti del Comune, si svolgerà un incontro tra i sindaci della Provincia di Catanzaro e i rappresentanti dell’Asp di Catanzaro sul randagismo.

Il tavolo di confronto è stato convocato, d’intesa con l’Aspdi Catanzaro, dal sindaco di Catanzaro, Nicola Fiorita.

La problematica del randagismo sta assumendo una dimensione sempre più importante, talvolta un’autentica minaccia per la sicurezza dei cittadini come testimoniano le ripetute richieste di intervento. L’incontro è finalizzato a fare rete tra le Istituzioni presenti, definendo le responsabilità e un cronoprogramma di interventi sul territorio per realizzare soluzioni a tutela dei cittadini e nel rispetto degli animali. (rcz)

Il fenomeno del randagismo è un problema culturale

di ARISTIDE BAVAIl fenomeno del randagismo nel territorio della Locride è certamente un fenomeno molto complesso ed è caratterizzato dalla presenza di moli cani e gatti vaganti sul territorio. questo fenomeno è stato messo in risalto nel corso di un convegno organizzato dai Lions Club di Locri, Siderno e Roccella che ha avuto luogo presso la sede de Lions di Locri, in Piazza stazione.

Al convegno ha preso parte, Angela Aguì, presidente dell’Associazione “Anime randagie” di Bovalino che nata nel 2016 grazie alla caparbietà di un gruppo di volontari e alla loro passione per gli animali costituisce una verra e propria oasi che permette la cura ed il recupero di animali abbandonati a se stessi e destinati ad una vita brutale e a una morte certa. Il convegno, aperto alla cerimoniera del Club di Locri, Giulia Arcuri, si è sviluppato su una attenta analisi del delicato fenomeno definito dai partecipanti un vero e proprio ” problema culturale”.

I lavori, dopo i saluti di Vincenzo Mollica e Lorenzo Maesano, rispettivamente presidenti dei Club di Siderno e di Locri, sono stati introdotti da Beatrice Toniolo che attraverso importanti esempi è entrata nel cuore del problema lamentando l’assenteismo anche istituzionale che vige sul randagismo. Subito dopo è stata Maria Luisa Muscoli ad affrontare l’argomento s0offerrmandosi sulla normativa ( scarsa e poco conosciuta) oggi esistente.

Si è soffermata sulla legge 281 del 14 agosto 1991 (legge quadro in materia di animali d’affezione e prevenzione del randagismo) sulla norma che stabilisce che le regioni “disciplinano con propria legge l’istituzione dell’anagrafe canina presso i Comuni le Asl e provvedono a determinare criteri per il risanamento dei canili comunali e la costruzione di rifugi e il possibile intervento dei Comuni o delle Comunità montane per il risanamento dei canili comunali esistenti o la costruzione di rifugi.

Normative però quasi completamente disattese. Poi è stata Angela Aguì a sviluppare una corposa relazione non solo parlando della attività della Associazione “Anime randagie” ma soffermandosi  sul delicato fenomeno che – ha detto – è fortemente influenzato dalle capacità del territorio  e dall’atteggiamento delle persone. È stato evidenziato che gli animali non sterilizzati, costituiscono un elemento che porta ad una riproduzione incontrollata e quindi ad un sovrappopolamento di randagi e anche dei numerosi rischi che si corrono.

Il dibattito che ha caratterizzato la fase successiva del convegno ha messo in risalto l’assenteismo della stessa Asp, che a tutt’oggi, non ha fatto nulla per fare ripartire un adeguato servizio di accalappiacani e il disinteresse di molti sindaci che non hanno realizzato idonei canili o stipulato convenzioni con i privati ed è stato evidenziato che i veri animali randagi sono quelli di cui non si ha un controllo e che quindi mancano di identificazione, sterilizzazione e cure sanitarie.

Ecco la necessità di affrontare il delicato fenomeno per garntire appositi luoghi di salvezza e rinascita per queste che sono state definite “anime sfortunate”, alle quali è doveroso dare una possibilità di vita e di speranza. I lavori sono stati conclusi dal Presidente della XI Circoscrizione Lions, Giuseppe Ventra che ha auspicato una opportuna sensibilizzazione del problema e una rivalutazione complessiva del fenomeno del randagismo. (ab)

 

Randagismo, l’allarme del Comune di Rende: Servizio di cattura interrotto da giugno

L’assessore di Rende, Domenico Ziccarelli, ha chiesto alla Regione e all’Asp di ripristinare il servizio di cattura dei cani randagi, che è stato sospeso a seguito del mancato rinnovo  della convezione da parte dell’Asp con l’azienda che si occupa dell’accalappiamento, oltre al taglio da parte del governo regionale dei fondi destinati al servizio.

Il taglio di questo servizio «fondamentale per l’incolumità dei nostri cittadini», per Ziccarelli – «hanno portato  a questa situazione di disagio e pericolo per la nostra comunità e non solo. Si pensi che il servizio dovrebbe coprire ben cento comuni».

Il comune di Rende, da parte sua, ha «da sempre adempito ai propri doveri. Abbiamo convenzioni con il canile rifugio e con il canile sanitario, due terzi dei cani vano in adozione grazie anche a collaborazione con le associazioni di volontariato e, come di nostra competenza, segnaliamo i randagi presenti sul territorio che –ha sottolineato l’assessore- possono essere catturati solo dall’Asp».

Dal primo luglio il comando dei vigili «più volte ha segnalato il problema all’Azienda Sanitaria Provinciale, lo stesso sindaco ha scritto nei giorni scorsi al Prefetto, ma, ad oggi, ci troviamo a dover affrontare da soli questa stringente criticità – ha spiegato l’assessore – Rende è un territorio vastissimo e già tante sono le segnalazioni da parte dei nostri cittadini. L’Università della Calabria, Macchialonga, la zona industriale e Quattromiglia le zone maggiormente colpite dal fenomeno del randagismo. La ripresa del servizio di cattura dei cani randagi nel nostro territorio deve essere ripresa: non è più tollerabile da parte di una comunità civile come la nostra questa situazione. Siamo e saremo sempre dalla parte dei cittadini e a loro tutela ci batteremo affinché non si sottovaluti questo problema». (rcs)

Randagismo in Calabria, Vivi Piemonte: Attivato tavolo di lavoro con tutti gli attori istituzionali

In Calabria è stato avviato il Tavolo di Lavoro con tutti gli attori Istituzionali ivi compreso il Ministero della Salute contro la piaga del randagismo. Lo ha reso noto l’Associazione Vivi Piemonte, guidata dal presidente Giuseppe Contestabile, parlando di «una svolta culturale ed epocale di cui la regione Calabria  in primis  si è fatta portatrice delle istanze degli amanti degli animali essere senzienti».

«Questa – spiega una nota dell’Associazione  – è un’occasione storica per la Calabria e per i calabresi  nel campo della tutela e benessere degli animali domestici, ci auguriamo che possa diventare un punto riferimento  positivo da imitare per tutte le altre regioni».

L’Associazione, poi, ha fatto sapere di aver chiesto di «coinvolgere tutti i comuni e la popolazione in particolare le zone rurali e insieme alle Asp  per campagna di sterilizzazione a tappeto e microcippare cani e gatti con registrazione all’anagrafe canina  e avvio campagna  di adozione; stop ai viaggi della speranza di molti cani al Nord Italia anche all’estero,  il più delle volte finiscono invece  nei rifugi del nord Italia, creando condizioni ottimali per una loro migliore qualità della vita, a casa, in Calabria».

E ancora, un mini corso per i possessori dei cani, un corso alla polizia locale per i controlli nel rispetto della tutela e del benessere degli animali; una campagna informativa in particolare nelle scuole sul rispetto e, anche, sulla positività  degli animali esseri senzienti  sulle nostre anime  e nella vita sociale».

Infine, l’Associazione ha sottolineato la necessità di «migliorare la legge regionale, alzando il livello di tutela e benessere degli animali domestici, in particolare sul divieto di detenere i cani  alla catena tranne per i motivi giustificati dei medici veterinari, se è possibile sin da subito con un’ordinanza per via degli incendi boschivi rischiano di morire bruciati come purtroppo è già successo, perché in molte zone del Sud è ancora pratica comune tenere i cani legati in aree di campagna, lontano dalle abitazioni, dove gli animali non sono monitorati e non possono essere salvati in caso di pericolo».

«Ora bisogna fare in fretta – ha concluso Vivi Piemonte –  non c’è più tempo da perdere: si deve avviare subito concretamente in primis,  la campagna sterilizzazioni e del microchip  su tutto il territorio». (rrm)

Randagismo, protocollo d’intesa tra Isola Capo Rizzuto, Crotone, Enpa e Asp

È stato sottoscritto, nei giorni scorsi, tra il Comune di Isola Capo Rizzuto, il Comune di Crotone, l’Enpa e l’Asp un protocollo d’intesa per il prelevamento dei cani vaganti su tutto il territorio di Isola Capo Rizzuto, un accordo che prevede la rimozione, la castrazione e la sterilizzazione degli animali da parte del canile Martorana di Crotone.

Un atto importante considerando che nell’ultimo periodo è aumentato in modo esponenziale il numero di cani vaganti che, talvolta, possono anche diventare pericolosi per l’incolumità pubblico. Di fatto, l’accordo è stato fortemente voluto dall’Amministrazione Comunale, con l’iter seguito dal vice sindaco Andrea Liò, al fine di arginare questo grave problema considerando, soprattutto, l’avvio della stagione estiva. Dopo una serie di interlocuzioni con le parte interessati e, messo più volte in evidenza la problematica, si è finalmente arrivati alla firma di questo importante accordo.

Il documento è stato siglato tra i Sindaci dei Comuni di Isola Capo Rizzuto e Crotone Maria Grazia Vittimberga e Vincenzo Voce; l’Azienda Sanitaria di Crotone nella persona del commissario Domenico Sperlì e l’Ente Nazionale Protezione Animali, nella persona del suo presidente Avv. Trocino. Il protocollo d’Intesa prevede che il Comune di Isola Capo Rizzuto, in cambio del servizio, fornisca al canile una cisterna per l’acqua da 5000 litri.

Nello specifico l’intese prevede la cattura degli animali vaganti da parte dell’Enpa su segnalazione del Comune o dell’Asp; successivamente i veterinari dell’Asp provvederanno ad eseguire la profilassi veterinaria, la sterilizzazione/castrazione e la microchippatura degli stessi provvedendo ad intestare il cane al Comune di Isola Capo Rizzuto, per poi tenere lo stesso animale in degenza post operatoria per un periodo di circa dieci giorni. Poi subentrerà la collaborazione delle associazioni locali ed in modo particolare “I randagi di Isola Capo Rizzuto” e “Anta Onlus Capo Rizzuto”. L’obiettivo è quello di ridurre sensibilmente la presenza di cani randagi sul territorio, un atto che viene formalizzato per la prima volta grazie alla ferma volontà dell’amministrazione comunale e al lavoro dell’ufficio Servizi Sociali.

L’accordo è in forma provvisoria in attesa della realizzazione del Canile Provinciale previsto dal Piano Straordinario del Randagismo avviato dalla Regione Calabria nel 2018 al fine di risolvere l’atavico e cronico problema che affligge tutti i comuni calabresi. (rkr)

 

Gigliotti (Adiconsum Calabria): Randagismo un problema mai davvero affrontato

Michele Gigliotti, presidente di Adiconsum Calabria, ha sottolineato come «a causa dei tragici fatti di Satriano è tornato nuovamente alla ribalta il problema del randagismo dei cani, mai davvero affrontato e anzi troppo spesso sottovalutato».

«È necessario sottolineare – ha proseguito Gigliotti – che tale fenomeno è conseguenza anche dell’abbandono da parte dei padroni dei loro animali domestici. Le mancanze di cure, la necessità di reperire cibo, le condizioni di cattività in cui questi animali sono costretti a vivere scatenano spesso nei cani e gatti randagi reazioni violente ed incontrollate che purtroppo – come nel caso di Simona Cavallaro, la giovane di Soverato – possono degenerare in veri e propri attacchi mortali».

Nell’esprimere vicinanza alla famiglia di Simona, vittima della feroce aggressione, il Presidente di Adiconsum Calabria auspica che «al più presto sia fatta pienamente luce su quanto accaduto nella pineta di Satriano e, soprattutto, che non vengano spenti i riflettori e si provveda subito ad affrontare l’annoso problema, individuando soluzioni definitive ad una realtà estremamente preoccupante.

«Per debellare il randagismo – ha proseguito ancora Gigliotti – è imprescindibile: 1) identificare con microchip il proprio cane e anche il proprio gatto; 2) sterilizzare i propri animali, in modo particolare se sono liberi di uscire senza controllo, e non farli riprodurre».

Adiconsum, Associazione a difesa dei Consumatori e a tutela dell’Ambiente, ritiene fondamentale che Asp ed Enti territoriali agiscano in sinergia e attuino, contro il randagismo, misure concrete. Allo stato attuale, la soluzione migliore per evitare situazioni di pericolo è quella di avvisare sempre la Polizia Municipale affinché, attraverso l’Asp, si possa intervenire tempestivamente.

«Un ultimo appello – ha concluso il Presidente di Adiconsum Calabria – mi sento di rivolgere a chi sta pensando di accogliere un animale domestico in famiglia. I nostri animali costituiscono una responsabilità per i padroni. Solo coloro i quali si sentono pronti a prendersene cura attuando i comportamenti previsti dalla legge (obbligo di vaccini, assicurare condizioni di vita ottimali dal punto di vista igienico-sanitario, garantire cibo e acqua) saranno ricambiati con fedeltà e affetto; chi invece li abbandona al proprio destino, non se ne prende cura e magari li maltratta concorre a creare gravi contesti di pericolo per l’incolumità e la vita altrui». (rcz)

Tragedia di Satriano: l’inascoltato appello di un anno fa del consigliere regionale Anastasi contro il randagismo

La tragedia della pineta di Satriano, dove la giovanissima Simona Cavallaro, è stata aggredita e sbranata da un brando di cani, in gran parte randagi o non registrati, è sconvolgente scoprire che già un anno fa in Consiglio regionale Marcello Anastasi aveva lanciato l’allarme sul rischio di aggressione di animali ai danni di persone nel territorio calabrese.

Era esattamente nel mese di agosto dell’anno scorso che il consigliere regionale di “Io resto in Calabria” Marcello Anastasi, aveva lanciato un’allerta sui  livelli critici  raggiunti dal fenomeno del randagismo in Calabria e sulle inadeguate  risorse economiche messe a disposizione dalla Regione Calabria a favore degli enti e delle associazioni per fronteggiarne il problema. Ancora oggi rimangono tanti  nel territorio  gli animali abbandonati, che oltre a poter essere  aggressivi e portatori anche di Zoonosi evidenziano come il fenomeno dell’abbandono  aumenti soprattutto in estate.

Sul problema del randagismo e del rischio di aggressione di animali abbandonati ai danni delle persone  che grava in molti comuni calabresi, Marcello Anastasi, ricorda  pure le preoccupazioni dell’ex Sindaco del Comune di  Seminara nei riguardi di   possibili casi di aggressione da parte di numerosi cani abbandonati e liberi per le strade del paese, impossibilitato allora a  poter fronteggiare il problema a seguito delle ristrettezze economiche e della mancanza di aiuto concreto da parte di altre Istituzioni competenti.

L’attuale caso di  Simona Cavallaro, la ragazza di 20 anni di Soverato, attaccata e uccisa da un  branco di cani, riaccende  i riflettori sulla questione per la quale il consigliere regionale Marcello Anastasi, purtroppo aveva già visto lontano. Oggi ritornando sull’argomento  ancora una volta pone all’attenzione l’urgenza di intervenire  da parte della Regione Calabria nel ripartire consistenti e adeguate risorse economiche  per affrontare il problema ipotizzando la realizzazione di  una  massiccia campagna di sensibilizzazione e prevenzione mass mediale che preveda  il coinvolgimento di scuole e  associazioni.

Anastasi
Marcello Anastasi, consigliere regionale IriC

«Serve  – ha dichiarato Anastasi – rafforzare il controllo del territorio nei boschi e  in prossimità delle discariche abusive o di cassonetti della spazzatura che finiscono spesso per incrementare la presenza di cani abbandonati. Nelle province calabresi serve  un numero maggiore di  rifugi sanitari dotati di  locali adibiti ad ambulatori con dotazioni strumentali adeguate,  unità tecniche di recupero degli animali, incrementare le azioni di  sterilizzazione  dei cani e il loro smistamento nelle varie  strutture  che ancora oggi risultano numericamente  insufficienti rispetto al reale bisogno. Credo sia necessario che  molti comuni calabresi  ancora inadempienti  debbano  adeguarsi  alle necessarie convenzioni per fruire di servizi utili a dare ricovero e accoglienza agli animali randagi presenti nel loro territorio ma anche di  occuparsi   dei cani di proprietà ovvero che hanno un padrone, responsabilizzandolo. Ogni proprietario è obbligato per legge a prendersi cura del proprio cane e quindi di non lasciarlo vagare nel territorio senza essere controllato. I Comuni sono responsabili del randagismo nel proprio territorio e dovrebbero dotare i vigili di un lettore di microchip, cosa che allo stato attuale sembra non essere. I vigili dovrebbero predisporre dei controlli per la microchippatura dei cani ed in caso contrario applicare le relative sanzioni anche per la mancata custodia. Nel caso della ragazza di Satriano, non si trattava di cani randagi ma di un branco di cani non microchippati e non controllati dal proprietario,  tant’è che lo stesso proprietario avrebbe potuto negarne la proprietà, proprio per la mancanza di microchip. In questo caso se il proprietario avesse voluto non ammettere la proprietà dei cani, la responsabilità del tragico accaduto sarebbe ricaduta sul Sindaco del Comune». (rp)