Il gruppo di lavoro riunitosi a Reggio Calabria, coordinato dal commissario straordinario alla Peste suina africana, Vincenzo Caputo, alla presenza dell’assessore regionale all’Agricoltura, Gianluca Gallo, e del deputato Francesco Cannizzaro, ha stabilito delle nuove misure per arginare e circoscrivere l’avanzata della malattia nel Reggino. Nello specifico, potenziamento dei controlli, altri punti di raccolta e esame delle carcasse, nuovi corsi di formazione di bioregolatori.
Presenti, tra gli altri, anche il direttore del Dipartimento Agricoltura della Regione, Giacomo Giovinazzo; Giorgio Piraino, dirigente del settore veterinario e delegato del subcommissario per la sanità, Iole Fantozzi; il dirigente del settore agricoltura per la provincia di Reggio Calabria, Domenico Ferrara; il responsabile del settore veterinario dell’Asp reggina, Francesco Nirta; il presidente dell’ente Parco d’Aspromonte, Leo Autelitano. Con loro, altresì, i rappresentanti di Città Metropolitana, Prefettura, Asp, Atc Reggio Calabria, Carabinieri Forestali, Nas.
La riunione è servita per fare il punto della situazione e pianificare le ulteriori iniziative da mettere in campo per arginare la diffusione della malattia che colpisce suini e cinghiali selvatici ed il cui ultimo caso accertato risale, nel territorio reggino, allo scorso luglio.
Nel valutare positivamente i risultati del lavoro sin qui svolto dalla struttura regionale creata per contrastare la propagazione del morbo, esprimendo particolare apprezzamento per la scelta di investire anche sui corsi di formazione di bioregolatori (3.000 quelli abilitati nelle settimane passate, al termine di specifici percorsi formativi), il commissario Caputo ha assicurato piena disponibilità per sostenere le iniziative messe in campo dalla Regione, di concerto con gli altri soggetti istituzionali interessati.
Da qui le decisioni assunte: si procederà da subito all’attivazione del gruppo operativo territoriale, già istituito, guidato dal dirigente Piraino, con il compito di attuare e monitorare le azioni necessarie, che troveranno analitica elencazione in un piano straordinario di intervento al cui interno, per come concordemente stabilito, troveranno spazio specifiche attività.
Tra queste, ad esempio, la fornitura di gabbie speciali per la cattura dei cinghiali; l’implementazione del numero dei punti di igiene e raccolta delle carcasse, da sottoporre a controllo veterinario; la programmazione di altri corsi di formazione in materia di biosicurezza, con impegno della Regione a favorire il moltiplicarsi di incontri formativi e informativi dedicati in primis proprio ai cacciatori-bioregolatori, il cui ruolo, prezioso ed essenziale, non solo nelle zone con maggiori restrizioni, è destinato ad acquisire sempre maggior rilevanza nell’ambito del piano di eradicazione della malattia, la cui attuazione sarà sostanzialmente demandata agli stessi cacciatori-bioregolatori. Coinvolti, inoltre, anche a raccoglitori di funghi e frequentatori dei boschi, per giungere alla definizione di una rete di sorveglianza diffusa del fenomeno.
Unico l’obiettivo: fermare l’avanzata della Psa nelle aree rosse, fino ad eradicarla.
Traguardo in vista del quale si procederà inoltre – a tutela degli allevatori – all’adozione di misure che consentiranno, in via prioritaria agli allevamenti con regime rafforzato di biosicurezza, il graduale ripopolamento dei suini abbattuti in seguito all’istituzione della zona rossa. (rrc)