di FRANCO BARTUCCI – Si è svolto a Camigliatello Silano il consueto incontro annuale di Sila Officinalis, un appuntamento ormai consolidato. L’edizione di quest’anno è stata la 20esima edizione, nel panorama delle iniziative volte a promuovere il territorio silano e le risorse da esso espresse.
Nato come mostra micologica, questo evento, ha cambiato pelle nel corso degli anni divenendo, come declina l’acronimo del titolo, Sistema Integrato di Sviluppo Locale per la Natura e l’Ambiente – Officina delle Idee Sostenibili, che si pone come spazio di incontro e riflessione tra professionisti del settore, aziende, parti sociali, referenti politici e ricerca scientifica, al fine di dare risposte alle domande di innovazione e sostegno per lo sviluppo di un territorio, quello silano appunto, che come tutti i territori di montagna soffre di difficoltà a creare impresa e reddito il che genera fenomeni di spopolamento e difficoltà socio-economiche.
L’edizione di quest’anno è stata dedicata al mondo delle piante officinali, che, tra alimentazione e nutraceutica, rappresentano il futuro dell’agroalimentare in Calabria.
L’ingente patrimonio di biodiversità calabrese, infatti, ad oggi è sottoutilizzato, sia come risorsa alimentare, pensiamo alla ricchezza di specie fitoalimurgiche presente nella flora della nostra regione, ma ancor meno come rimedio salutistico. Eppure il fatturato delle officinali in Italia, ma in tutto il mondo, è aumentato negli ultimi anni, sia in volume che in attenzione da parte dei consumatori, tanto da rendere necessaria la normativa di legge (75/2018) per una riforma epocale dell’intero settore che accomuna le attività di prima trasformazione a quelle agricole.
Questo è quanto è emerso dalla relazione del Dr. Gentile (CIA) che ha oltretutto sottolineato come la prima trasformazione produce una ricaduta sul valore aggiunto che rende ancora più attrattivo il settore per quelle imprese che intendano puntare su questo ambito.
Naturalmente, sia la coltivazione che la eventuale trasformazione per usi non strettamente alimentari, richiede competenza specifica (necessità di corsi di formazione) e ricerca scientifica applicata, che garantisce la “qualità” non soltanto in termini di massa critica, ma in termini di caratteristiche organolettiche e salutistiche espresse da quella componente di phytochemicals che sono strettamente correlabili al territorio di produzione.
Questo permette di presentare le officinali calabresi come materia prima di qualità per applicazioni nutraceutiche, farmaceutiche e cosmetiche, dimostrate scientificamente da ricerche importanti condotte nel settore. Oltre che da Università e Cnr, è la ricerca privata a rendere ragione dell’importanza delle officinali in Calabria. Sono già diversi gli spin off e le start up innovative che a vario titolo supportano con la ricerca scientifica lo sviluppo del settore, è quanto ha affermato Lisa Bilotti, presentando le attività della start up Naturextralab che fa della ricerca nel settore nutraceutico il suo cavallo di battaglia, puntando sulla qualità proprio delle officinali della flora calabrese per la loro specifica composizione.
Alla rassegna silana sono intervenuti anche Antonio Ricciardi, titolare dei laboratori Rima (una realtà nel panorama della produzione di integratori alimentari in Italia) che ha ben dettagliato l’uso di specie officinali nella produzione di nutraceuticise adeguatamente supportata da una tracciabilità sulla produzione e sulla trasformazione che renda ragione dell’impiego industriale, e la dottoressa Munno, neo eletta vicepresidente dell’ordine provinciale dei dottori agronomi e forestali, che ha presentato interessanti dati sulle coltivazioni in Calabria in relazioni alla disponibilità di suolo e alla predisposizione naturale della regione.
Ecco che allora la particolare composizione geopedologica della Calabria, associata al suo clima tipicamente mediterraneo, diventano habitat ideale per molte coltivazioni di qualità proprio nei terrori più svantaggiati, quelli di montagna, non a caso area di parchi nazionali e riserve naturalistiche. In queste aree tuttavia vivono ed operano aziende che basano il loro reddito su produzioni tipiche del territorio e che vedrebbero le officinali come un elemento di indubbio valore aggiunto alla redditività aziendale. È quanto è emerso nella tavola rotonda che ha chiuso i lavori di “sila officinalis” e alla quale hanno partecipato gli esponenti delle principali associazioni di categoria.
«Tutte le parti convenute hanno concordato – ha dichiarato il prof. Giancarlo Statti, Ordinario di Biologia Farmaceutica del Dipartimento di Farmacia e Scienza della Salute e della Nutrizione dell’Università della Calabria e relatore della giornata – che a monte dell’impegno aziendale per la produzione agricola o la raccolta e trasformazione dello spontaneo, occorre un piano di filiera che si inserisca all’interno di una normativa di legge che specifichi, a livello regionale, alcune dinamiche che la legge nazionale (75/2018) demanda alle regioni stesse per specificità di interventi».
«Le recenti elezioni regionali – ha spiegato – lasciano ancora in sospeso la nomina del nuovo Assessore regionale per l’agricoltura, ma ciò non toglie che dall’edizione del 2021 di Sila Officinalis è riemersa con chiarezza la necessità di aprire un tavolo tecnico per ottenere anche in Calabria una legge di regolamentazione del settore la cui mancanza (solo 4 regioni in Italia mancano di questa legge) non permette al settore di effettuare un salto di qualità decisivo».
Il servizio giornalistico trova una sua giusta conclusione dando spazio al pensiero della dott.ssa Lina Pecora, agronoma, componente del Consiglio Nazionale Conaf, con delega all’Innovazione, nonché co-fondatrice del laboratorio territoriale Sila Officinalis (Sistema Integrato di Sviluppo Locale per la Natura e l’Ambiente – Officina delle Idee Sostenibili), che ha raggiunto la sua ventesima edizione con il supporto organizzativo dell’Ordine degli Agronomi cosentino, dell’Università della Calabria, del Parco della Sila e dal Gruppo Naturalistico Micologico Silano.
«La ventesima edizione di Sila Officinalis – ci ha dichiarato la dott.ssa Lina Pecora – è stata particolarmente innovativa ed istruttiva. Le relazioni di imprese e start up innovative attive nel campo delle piante officinali ci hanno fatto capire come sia possibile creare reddito e nuove opportunità lavorative anche in questo settore».
«Non è stato facile in questi 20 anni – ha proseguito – ma abbiamo realizzato non solo attività convegnistica di rilievo nazionale ed internazionale, ma abbiamo promosso il mantenimento di una rete di relazioni tra multi actor stakeholder permanenti, che di fatto ha visto nascere: progetti di ricerca innovativi, nuove collaborazioni tra imprenditori calabresi, italiani ed internazionali, creazione di gruppi operativi dell’innovazione (Misura 16.1 del PSR), nuova visione del mondo della ricerca a servizio delle imprese».
«Adesso – ha concluso – dobbiamo puntate maggiormente al dialogo tra istituzioni, professionisti e società civile, facendoci promotori anche dell’approvazione di una legge regionale sulle piante officinali». (fb)