di GREGORIO CORIGLIANO – “Scusi c’è lo Stato?”. “No, non c’è, chi lo cerca?” “Un vecchio giornalista calabrese”!” “Perché è venuto a Roma, vada a Catanzaro, non lo sa che lo Stato si è trasferito, forse lo trova lì”!
A Catanzaro, mi dico, in quella che chiamano la città dei tre colli, dove spesso non riescono a mettersi d’accordo, come a Palermo (una metropoli al confronto) neanche per eleggere uno “straccetto” di sindaco (diceva così Montanelli scrivendo che Emilio Colombo, non aveva avuto tempo per trovarsi, appunto, uno straccetto di moglie)? “Non lo so, provi…” Mi addormento agitato, dopo lunga pezza e le immancabili preghiere della sera. Poi Morfeo mi abbraccia comunque, perché aveva fatto anche lassù quattro dosi di Pfizer e quindi non aveva alcun timore di prendere il Covid. Sta un po’ con me, poi corre dalla signora Morfea ed io mi sveglio.
È tutto buio e silenzioso intorno a me. I miei occhi si sono appena aperti, ma non vedo alcuna luce nelle tenebre, allora penso. Dove ho bussato, dove sto vivendo? In Calabria. In Calabria? E dov’è? C’è, c’è, mi rispondo. Mi riaddormento. Ed il subconscio, impersonificato da un usciere, mi aggiunge: “sono settanta anni che bussa alla porta per trovare lo Stato e non lo trova mai!” Bussi, certo che busso. E nessuno risponde? “No, anzi, qualcuno apre la porta, ma poi sparisce. L’usciere dice ancora” aspetti qui, che adesso lo Stato arriva!” Allora, ubbidisco ed educatamente, di fronte ad un impiegato del ministero, aspetto. Ho aspettato tanto a dire il vero, davvero anni, andando e tornando più volte, ma lo Stato non è arrivato. Cammino per i corridoi e reincontro lo stesso usciere, almeno così mi era sembrato, perchè gli assomigliava molto. Scusi bisogna attendere ancora? son qui che aspetto da tempo.
“E lei chi è?” Mi dice. Non ricorda? “No”! Le avevo chiesto di poter parlare con lo Stato. “A me non di certo, forse a mio padre, mi aggiunge. Era il figlio dell’usciere della prima volta. “Adesso ancora lo Stato non c’è, dice ancora, forse torna! Aspetti ancora, altrimenti vada a Catanzaro, se vuole sbrigarsi prima”! A Catanzaro, mi dico, a Catanzaro o a Reggio? Boh! “Scelga Lei, è lo stesso, là ci sono due regioni! “Due regioni? Parto più confuso che persuaso, e decido di andare a Reggio, che è la mia provincia di nascita. Cammino per il Lungomare e non vedo grandi palazzi, come immagino debba essere quello della Regione, chiedo e tutti mi dicono di andare avanti, poi a sinistra, quindi a destra, poi di passare per il centro.
Un altro mi vede guardingo e chiede di cosa cercassi. Lo dico, la Regione. “la Regione? “È proprio, lì, vede, indicandomi un palazzone nuovissimo (non sapendo che era già crollato un tetto) lì c’è un pezzo di regione!” Come un pezzo? “Sì, sì, chieda che glielo spiegheranno, quando entra. Allora, ricordo da solo che ogni tanto si alza qualcuno che dice, facciamo tutto a Catanzaro! Mai nessuno che osi dire facciamo tutto a Reggio. Ed il bello è che qualcuno per vincere le elezioni e fare il Sindaco, insiste, e se non fosse per un amico di Bossi ,persona intelligente, sarebbe ancora lì a gridare “Catanzaro, caput mundi!”.
Nonostante gli osservatori politici dicano che ormai la città abbia perso ruolo e peso politico. Chiedere non costa, si guadagnano quattro righe sui giornali e due ai telegiornali. Entro, dopo aver esposto il mio problema, mi indirizzano al secondo piano, busso alla porta, attendo l’arrivo di qualcuno, un funzionario, un dirigente! Niente. Passa una persona che ricordo di aver conosciuto, molti anni prima, spiego il problema. E subito mi dice, che sarei dovuto andare al quinto piano. Mi accompagna senza bisogno di ulteriore pass ma, per mia sfortuna, quella persona che mi avrebbe potuto dare delucidazioni era impegnata in Commissione.
Sì perché a Reggio, ci sono le commissioni permanenti, anche quella che studia il fenomeno della ‘ndrangheta. Nulla, devo tornare l’indomani perché il dirigente esperto mi avrebbe detto tutto sul problema della sanità, che mi stava a cuore, e non mi sarebbe convenuto perdere tempo. Intanto si erano fatte le 14. Scendo in ascensore e mi dirigo verso il bar! Fila lunghissima, mi metto in coda, riesco a beccare il vassoio, trovo ancora un panino e un dolce reggino. Che fortuna i dolci di Reggio, si sa sono una delizia. Rientro a casa, dopo aver incontrato un vecchio collega dell’Ept che mi conferma la necessità di tornare per avere le giuste informazioni. L’indomani, invece, decido di andare a Catanzaro, come pure mi era stato suggerito.
A Catanzaro sanno tutto. Parto per il capoluogo, arrivo al palazzo, pur lontano dal centro, ma non trovo parcheggio, Mi fermo ad una garitta dove c’è una guardia giurata. Scusi questa è la Regione, vero? “Oh, certo, ma, ma voi non “dicevate” il telegiornale? eravate bravo, mi ricordo che raccontavate i litigi di Palazzo San Giorgio (già perché la Regione di Reggio aveva sede, prima, nel palazzo del Sindaco, i giovani lo sanno?) qua che fate? Chi volete? Vorrei parlare col dirigen… “Lo chiamo e preannuncio la vostra visita”.
Il dirigente che aveva pensato lui non c’era. Prova con un altro, la guardia. Questo risponde e gli dice che c’è giù “quello del telegiornale” che vorrebbe parlare con lui. Mi scrive su un pezzo di carta nome, piano ed interno. Entro, vado verso l’ascensore. Occupato. Provo all’altro, pure occupato. Salgo attraverso le scale per andare al quinto piano, interno dieci. Busso alla porta della stanza indicatami mi riceve un funzionario, al quale chiedo cosa fare per risolvere la “questione” del pronto soccorso di Cosenza. Non era lui il funzionario responsabile, ma un altro. Vado dall’altro al sesto piano, parlo con un altro che mi rimanda ai cieli soprani. “Il Paradiso”. Lì se non hai l’autorizzazione del Buon Dio, difficilmente parli. Con la solita scusa che ero quello del telegiornale, la capo usciera mi riceve. Le espongo il problema a nome della collettività. Scusi, una donna usciere capo? “Non si preoccupi, ma i miei colleghi, in cinquant’anni sono diventati tutti dirigenti”.
Le spiego il problema e mi dice “signor giornalista, lei ha dimenticato i suoi stessi servizi al Tg3? Stanno dibattendo ancora, ma presto risolveranno il problema, a quel che so io, ma aspetti che adesso le passo il dirigente. Scusi, non c’è, attenda, arriva subito facendomi entrare nella stanza con divani, sedie, poltrone, piante, quadri. Mi accomodo e noto sulla scrivania la mazzetta dei giornali intonsa. La prendo, li apro, leggo prima l’uno, poi l’altro. Ed il dirigente non arriva. E’ ora di pranzo, ma il dirigente non arriverà più. Scendo, sconsolato e chiedo del bar. “Ca ccà non simu a Reggiu, bar ondavimu!” Triste e sconsolato me ne torno a casa, al mare. Prenoto per Roma per tornare al ministero. Ci vado allo stesso ufficio, trovo sempre il figlio dell’usciere di prima. Si ricorda e mi chiede. “Ha fatto tutto a Catanzaro?” No, purtroppo. E felice: “presto tutto tornerà qui ed io, proprio io, le risolverò il problema del prontissimo soccorso”! Continua il sogno o son desto? (gc)