di FRANCO CIMINO – Ho partecipato ieri alla conferenza stampa indetta dall’Associazione “Eventi senza venti” per presentare il ritorno del gran carnevale a Marina di Catanzaro, che dai lontani anni Sessanta, prima con l’indimenticabile Ettore Biondi e poi per vent’anni e più con l’estro geniale di Umberto Catacchio, il “ forestiero” più marinoto degli stessi marinoti che il grande quartiere abbia mai potuto annoverare tra i suoi cittadini.
Il resto l’ha fatto l’infaticabile Enzo Tarzia, che ha introdotto la serata con una relazione assai interessante, ricca di dati storici, alcuni inediti, e di proposte importanti, colorate dagli interventi simpatici e intelligenti del duo ormai inscindibile Rino e Giulio, i due “vigili urbani”, che Marina da decenni attendeva per diventare più ordinata almeno nel traffico. Federica Falbo, la giovane e preparata presidente dell’associazione, ha illustrato il programma di massima, che vede il Carnevale iniziare domenica mattina e concludersi con la sfilata dei carri, quest’anno provenienti dalla vicina Squillace, sul nostro bel lungomare.
Il sindaco, presente all’incontro, ha dichiarato pure lui cose importanti. Il primo, la più attesa, che il prossimo Carnevale e quelli successivi saranno pienamente presi in cura dall’Amministrazione per farne presto uno dei più belli e seguiti carnevali italiani. Un Carnevale, il nostro, capace di portare, anche per suo merito, la Città all’attenzione dell’opinione pubblica nazionale. “Una nuova Viareggio?” Si è domandato Rino, l’attore, per me l’artista pieno, no. Certamente no.
Per dirla con lui: «una nuova Castrovillari, invece, la piccola città che ha dimostrato come, con i pochi mezzi a disposizione, anche in Calabria si possa organizzare un grande Carnevale». Tutto bello, anche i pochi presenti, ben accolti dalla padrona di casa, Caterina Vitaliano, artista bellissima, titolare della sala mostra, al centro del Corso, che ha ospitato l’incontro. Un incontro che io, intervenuto in conclusione, ho considerato puntuale e prezioso. Puntuale, perché giunge in un momento in cui forte é il contributo del sociale e del privato sociale per il rilancio economico e culturale del capoluogo, divenuto purtroppo debole sempre più debole per assenza di una politica che ne sapesse utilizzare la creatività all’interno di una grande visione di Catanzaro, città della Cultura e della Bellezza, non solo la sua propria. Preziosa, perché restituisce memoria a una memoria dimentica di sé e del suo dovere di essere spinta per il presente ed energia per la costruzione del futuro.
Questa riconciliazione dell’incerto presente con la memoria collettiva, non può non esaltare, mantenendole ferme, figure marinote che nella loro umiltà hanno rappresentato il genio creativo e il coraggio di metterlo a disposizione della comunità, anche attraverso autentiche invenzioni dal grande valore predittivo di ogni positività. Di Franco Riga, ancora non abbiamo finito di celebrarne le qualità, di Ettore Biondi l’indimenticabile creatore a raffica di mille cose straordinarie e del suo amore di “straniero” per Marina, oltre che per la Sila, diremo compiutamente più avanti, per adeguatamente ringraziarlo vivificandolo nella mutata realtà. Oggi, però, il pensiero pieno e grato, deve essere rivolto all’immenso Umberto Catacchio, l’ingegnere per tutti, l’uomo che ha inventato il Carnevale a Marina, dove la prima lettera dell’alfabeto, riceve ancora oggi il suo antico significato. Quello della specificità del luogo per lo svolgimento di quel Carnevale, per quella durata e quel suo congeniale “ impazzamento”.
Catacchio, non è stato, diciamo con prudenza di linguaggio, compreso dalla gente e dalle istituzioni, le quali l’hanno visto più come un saltimbanco, che non come sarebbe stato considerato altrove. E, cioè, un genio dell’arte e dello spettacolo, un vero ingegnere di quell’evento straordinario capace di coniugare economia, interna, cultura, originale, e spettacolo popolare. Popolare perché partecipato dalla gente in carne e ossa. Tutta la gente, dai bambini agli anziani, protagonisti e fruitori del loro stesso spettacolo.
Di Umberto Catacchio potremmo dire tanto altro e di più. Della sua cultura personale, per esempio, della sua competenza scientifica nel campo che fu il suo lavoro, purtroppo trascurato fino a impoverirne le sue tasche per quanto di ogni sua risorsa ha donato a Marina e al suo Carnevale. Potremmo dire ancora della sua educazione e del suo senso di rispetto verso tutti. Della sua dignità di uomo. Del suo garbo e della sua gentilezza con cui si porgeva alle persone e con i quali sapeva sostenere, con correttezza e compostezza, qualsiasi pur vivace discussione. E della sua fine eleganza indossata, come abiti e stile, su un corpo davvero bello. Eleganza mai indebolita, vieppiù, invece, rafforzata da quei cappelli da cui mai si separava e coi quali copriva una capigliatura folta e grigia risparmiata, fino alla fine dei suoi giorni, alla calvizie. Potremmo dire tanto di ciascuno di questi singoli temi.
Oggi, però, con il ritorno del “suo” Carnevale, possiamo dirgli quel grazie enorme che non gli abbiamo detto mai. Questo grazie, per essere anche riparatore verso di lui, deve essere della Città tutta intera e portato sul piatto che si addice a una istituzione che sa premiare i suoi cittadini migliori. Il grazie più adeguato per l’ingegnere Catacchio è quello di dedicargli una delle vie del percorso compiuto dal Carnevale. Una via che potrebbe mettere insieme l’evento e la persona. Questa la dicitura: “via del Carnevale Umberto Catacchio.” Sono certo che i marinoti e i catanzaresi tutti condividano questa proposta e, di più, che il Sindaco, sollecitato anche dai consiglieri comunali che vivono a Marina, saprà prontamente realizzarla. (fc)