Prosegue il calvario dei 7 mila tirocinanti calabresi che operano presso Enti pubblici e privati e i Ministeri.
Si tratta di padri e madri di famiglia, lavoratori disoccupati e appartenenti all’ex bacino della mobilità in deroga che reclamano il diritto al lavoro dopo anni di tirocinio prestato senza alcun diritto contributivo e previdenziale, «pertanto schiavi di quel sistema che è chiamato comunemente “lavoro nero legalizzato”».
«Dopo l’incontro del 07/09/2020 – si legge in una nota dei tirocinanti – con le principali sigle sindacali (Uil, Cgil, Cisl) con l’assessore al lavoro regionale Fausto Orsomarso presso la Cittadella regionale, nei giorni scorsi è stato redatto un comunicato relativo alla questione “drammatica” dei tirocinanti calabresi indirizzata al ministro del Lavoro Nunzia Catalfo e in cui si parla di un ipotetico incontro per trattare appunto la vertenza tirocinanti senza indicare alcuna data per trattare la questione».
«Prosegue, pertanto – si legge ancora – il disagio dei tirocinanti calabresi, molti dei quali alla fine del proprio percorso appunto di tirocinio, si sono ritrovati a casa dopo anni di servizio e senza alcuna concreta chimera di contrattualizzazione, a causa del rimpallo di competenze che la regione Calabria rimanda incessantemente al Governo PD-M5S».
«Di recente – scrivono i tirocinanti calabresi – il presidente della regione Calabria, Jole Santelli ha peraltro affermato: “La regione Calabria è impegnata a contrattualizzare il precariato storico regionale dove ha competenza”. L’impressione è che per i tirocinanti calabresi si prospetta un futuro sempre più vicino sulla strada dopo anni di competenze acquisite nei settori in cui hanno prestato servizio cioè Enti pubblici e privati e presso Ministeri (Giustizia, Miur, Mibact). Pertanto per queste persone oltre al danno, si prospetta una clamorosa beffa. Seguiranno Aggiornamenti». (rrm)