di PINO NANO – «Permettetemi di rubarvi un minuto in più perché ieri sera ho avuto il privilegio di cenare con alcuni giovani qui a Reggio, radunati in un immobile confiscato alla criminalità organizzata intorno ad un’associazione che si propone di accompagnarli nel faticoso e spesso insidioso percorso della ricerca della propria strada nel mondo: ho visto giovani che stanno realizzando i loro sogni professionali, che hanno trovato il loro percorso di studi anche universitari o hanno trovato la loro occupazione lavorativa magari dopo anni di sbandamento e di smarrimento».
È questo uno dei passaggi-chiave della relazione che la ministra della Giustizia Marta Cartabia ha tenuto sabato 22 gennaio, in Corte d’Appello a Reggio Calabria, alla inaugurazione ufficiale dell’Anno Giudiziario in Calabria, e tutto questo per parlare al mondo giudiziario che l’ascoltava e la seguiva da ogni sede giudiziaria d’Italia dei giovani di questo nostro Paese e del loro futuro. “Volti sorridenti ho visto qui a Reggio Calabria – dice Marta Cartabia – non ne vediamo tanti tra i giovani in questi tempi, ragazzi che sanno farsi compagnia e sanno trasmettersi il gusto di restituire agli altri il tanto che hanno ricevuto, giovani coppie, con i loro figli, che si affacciano ora nel mondo».
«Tocca a noi preparare le condizioni per un futuro che possa essere di vera possibilità per loro: uno di loro raccontava di essere stato letteralmente salvato – lui diceva miracolato – dall’incontro con questa realtà e strappato dalla sua rabbia interiore, che lo stava indirizzando verso la via della malavita».
La ministra della Giustizia, Marta Cartabia, la sera prima aveva infatti visitato a Reggio il Villaggio dei Giovani, bene confiscato alla criminalità organizzata e gestito dall’Associazione Attendiamoci Odv da oltre 12 anni. Accompagnata dall’assistente spirituale don Valerio Chiovaro e dal presidente Alfredo Pudano, la professoressa Cartabia ha avuto modo di visitare i locali del Villaggio, di vedere i laboratori per la creatività, le zone residenziali, la cappella e ogni luogo messo a disposizione per la formazione giovanile.
Ma di cosa parliamo in realtà?
La storia di Attendiamoci ha inizio da un sogno condiviso: “cambiare il mondo”. E per cambiare il mondo nulla è più indicato che posare lo sguardo sulla propria realtà di appartenenza, cominciando a “stravolgerla” positivamente. “Attendiamoci” è una Organizzazione di Volontariato nata a Reggio Calabria il 27 settembre del 2001 dall’entusiasmo di un prete straordinario, Don Valerio Chiovaro, oggi Presidente dell’Ucsi in Calabria (Unione Stampa Cattolica Italiana), e di quattro studenti universitari, Giovanni Mazza, Domenico Paino, Alfredo Pudano e Giuseppe Falcone, che «condividevano – leggiamo sul sito ufficiale dell’Associazione reggina – la bellezza di una amicizia vera e la necessità di contagiare al bene».
Ecco allora che questa nuova “realtà”, si affacciava in un contesto nel quale molte associazioni allora lavoravano, e lavorano ancora –per necessità e con grande servizio – su disagi evidenti e disagiati già riconoscibili. Malati, poveri, emarginati, drogati, ma nessuno si spendeva per i cosiddetti normali che, abbandonati al proprio destino, avrebbero potuto intraprendere percorsi non virtuosi. Da qui la scelta di campo, che don Valerio trasforma in una mission vera e propria: «interessarsi di coloro ai quali in pochi si interessano, ai giovani che incontriamo ogni giorno per le strade delle nostre città, nella consapevolezza che nessuno sia normale, ma speciale, capace di determinarsi al bene se, lungo la grande avventura della giovinezza, incontra le persone giuste».
Le attività iniziali – racconta don Valerio Chiovaro – partono in un magazzino per metà sotterraneo, di circa 40 mq nel cuore di Reggio Calabria. “Volti, anime, corpi… una tenda. Le prime proposte formative si articolano in itinerari triennali per giovani dai 18 ai 28 anni attraverso riunioni formative, laboratori, esperienze residenziali (campi lavoro, di formazione anche alle life skills) ed esercizi per curare la dimensione spirituale. I focus di questo primo periodo sono persona, la dimensione affettiva, la vita di relazioni».
Don Valerio ne fa una questione di principio: «Quella di Attendiamoci è stata una scelta di campo: interessarsi ai giovani “normali” nella consapevolezza che nessun giovane sia normale, ma speciale, capace di determinarsi al bene se, lungo la grande avventura della giovinezza, incontra le persone giuste. Professionalità, ma anche familiarità, accoglienza, servizio e gratuità sono gli ingredienti principali che hanno permesso ad Attendiamoci di crescere, diventando un punto di riferimento per Reggio Calabria e, oggi, anche per i giovani a Milano, Pavia, Roma, Siena».
«È in mezzo a questi giovani – sottolineato nel suo intervento ufficiale Marta Cartabia – che ho respirato davvero quel fresco profumo della libertà, per prendere in prestito le parole di Paolo Borsellino. Ecco, io penso che questi ragazzi, -io ho incontrato un’associazione, ma chissà quante ne conoscete voi in questa terra, per quello che avete raccontato – e che queste realtà sono il primo baluardo contro l’illegalità e la malavita, perché hanno scoperto un’alternativa ben più affascinante e convincente dei modelli oppressivi imposti dalla ‘Ndrangheta».
Dentro il Villaggio visitato, Marta Cartabia trova un tesoro inimmaginabile, e di questi giovani ascolta le loro storie personali e la loro voglia di riscatto in una terra così tanto bella quanto difficile.
«Ho visto giovani che stanno realizzando i loro sogni professionali, che hanno trovato il loro percorso di studi anche universitari o hanno trovato la loro occupazione lavorativa magari dopo anni di sbandamento e di smarrimento. Volti sorridenti, ragazzi che sanno farsi compagnia e sanno trasmettersi il gusto di restituire agli altri il tanto che hanno ricevuto: giovani coppie, con i loro figli, che si affacciano ora nel mondo».
Non ha nessun dubbio l’ex Presidente della Corte Costituzionale: «Quella che l’Associazione Attendiamoci ha costruito e sostiene- ripete ai magistrati presenti alla cerimonia ufficiale in Corte d’Appello a Reggio Calabria- è la più grande opera di prevenzione: intercettare le inquietudini dei giovani, accompagnarli nella ricerca del loro posto nel mondo, significa strapparli dalla rete della criminalità organizzata e indebolirne la presa sul territorio».
Per Marta Cartabia sono proprio loro, i giovani, i veri destinatari del Piano di ripresa in atto nel Paese – che è appunto il Next Generation Eu – insieme alle indispensabili, ovvie indagini e ai presidi di sicurezza, insieme alle necessarie risposte di giustizia, dei processi. Insieme all’accertamento delle responsabilità per i crimini e ai ristori per le vittime, non si interrompa mai per un radicale ed effettivo contrasto ad ogni forma di criminalità organizzata quel lento, silenzioso, delicato ma fondamentale lavoro di semina di una cultura diversa, che passa attraverso la formazione dei giovani, vero argine alla malattia della corruzione, del sotterfugio e del sopruso.
Pieno di impegni formali l’appello finale che l’ex Presidente della Corte Costituzionale affida ai taccuini dei cronisti presenti alla cerimonia reggina.
«Abbiamo davanti a noi – dice ancora la ministra Cartabia – una grande occasione di rinnovamento, favorita proprio dalla crisi aperta dalla pandemia e dagli aiuti europei del Piano di ripresa e resilienza: il ruolo del ministero, in questo contesto, è essenzialmente quello di assicurare più risorse e più strumenti a tutti gli uffici giudiziari, perché possano svolgere sempre al meglio la loro altissima funzione. Personale, a partire dai magistrati e dal personale amministrativo, risorse per l’edilizia e per la digitalizzazione».
Entrando nelle maglie più specifiche della crisi della giustizia italiana, Marta Cartabia non nega che «Anche qui a Reggio Calabria i vuoti di organico, soprattutto nel personale amministrativo dei dirigenti, rendono più difficoltoso il lavoro di tutti: conosco i numeri delle scoperture – il 15% a Reggio Calabria – così come conosco il bisogno di rinforzi di magistrati che sono stati drammaticamente sottolineati dal Presidente e che si avverte in questo distretto impegnato insieme a quello di Catanzaro anche in importanti processi – ampi, numerosi, complessi – contro la criminalità organizzata».
Faremo di tutto quindi – conclude la ministra – per fare in modo che i rinforzi arrivino: «I concorsi in magistratura sono ripartiti e – come potete immaginare – con le restrizioni dovute alla pandemia anche assolvere a questi banali adempimenti che dovrebbero essere la vita ordinaria del ministero ha richiesto un lavoro impegnativo di cui ringrazio tutti gli uffici ministeriali. Le prove per i 310 posti in magistratura sono già nella fase di conclusione della correzione degli scritti e a dicembre si è aperto questo nuovo bando per 500 magistrati».
Ma perché Marta Cartabia viene proprio in Calabria per raccontare queste cose?
Lo dice lei stessa senza nessun giro di parole: “Ho raccolto con piacere il vostro caloroso invito ad essere qui oggi – la prima volta, come sottolineava il presidente Gerardis – perché penso che sia giusto che lo Stato, il Ministero, il Governo sia presente proprio là dove la giustizia attraversa le sfide più impegnative”.
Ma poi aggiunge: «La prima volta qui a Reggio Calabria, ma per due anni di seguito il ministro ha scelto proprio la Calabria per la cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario nelle corti di appello: se lo scorso anno il ministro era presente a Catanzaro e oggi a Reggio è per esprimere e rinnovare da qui una particolare vicinanza a questa terra che è splendida, che sappiamo essere attanagliata da un gioco che la grava, ma anche da un percorso virtuoso di riscatto nei confronti della ‘Ndrangheta e dal suo insidioso contagio criminale. Come è stato detto la battaglia continua, ma non è ancora stata conclusa».
Grazie professoressa Cartabia! (pn)