di GIUSY IEMMA – Tra i tanti temi di questa campagna elettorale, tenuti volutamente ai margini per non aprire riflessioni che risulterebbero controproducenti per il centrodestra, c’è quello dell’autonomia differenziata.
Un argomento questo di cui si parla ormai dal lontano 2017. La richiesta di maggiore autonomia è stata avanzata da nove regioni (Lombardia, veneto, Emilia-Romagna, Piemonte, Liguria, Toscana, Marche, Umbria e Campania), in due si è svolto un referendum che ha confermato la richiesta (Lombardia e Veneto) e oltre a queste ultime anche con Emilia-Romagna e Piemonte si è giunti alla fase di intese tra regioni e Governo. Al di là della cronaca politica e dei tecnicismi la preoccupazione dei territori meridionali resta quella di essere sacrificati a logiche amministrative e di potere. Ancora una volta.
Quello che dovremmo auspicare prima di tutto da rappresentanti della nostra regione in Parlamento è che di autonomia differenziata non si parli più perché così come concepita penalizza le regioni più deboli e, tra queste, la Calabria. La priorità deve essere la parità di diritti civili e sociali dei cittadini, ovunque essi si trovino. Da Udine a Enna. E questo lo dice la Costituzione. I diritti sociali – prima di tutto sanità e istruzione – devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale e solo allora, la Regione che vuole investire su un comparto piuttosto che su un altro lo potrà fare liberamente, ma mai a discapito dei livelli essenziali delle prestazioni.
E, questo, richiede tempo ed impegno, perché vanno trovate le risorse e vanno storicamente individuati tali livelli con il coinvolgimento di tutte le soggettività istituzionali e sociali. La battaglia che dobbiamo condurre, quindi, è quella da un lato, di ‘cancellare’ qualsivoglia iniziativa volta a differenziare fra territori, così come vuole la destra, e, dall’altro, di perseguimento della equa distribuzione in materia di servizi e di diritti sul tutto il territorio.
In una parola non si può puntare sull’autonomia differenziata, bisogna prioritariamente applicare la Costituzione e garantire i diritti civili e sociali. E nei fatti, tanta strada deve essere fatta per parlare di un Paese unito e uguale nei diritti da Nord a Sud. (gi)